Una riunione di famiglia non va come previsto. Espandi ▽
Michelle ha tre passioni: suo nipote Lucas, la sua migliore amica Marie-Claude e i funghi che raccoglie nei boschi. La sua unica afflizione è Valérie, figlia ingrata che le rinfaccia il passato. Un incidente a tavola e una quiche di funghi tossici dopo, un equilibrio già fragile si rompe. Valérie accusa Michelle di averla deliberatamente avvelenata e le impedisce d'ora in avanti di rivedere Lucas. A rimettere le cose a posto ci pensa Vincent, figlio di Marie-Claude. Forse.
Dopo l'esuberante commedia Mon crime, François Ozon cambia genere (e generazione) e passa al polar rurale ficcato nella campagna borgognona. Con un gioco sapiente di ellissi, il regista chiede allo spettatore di riempire emotivamente gli spazi vuoti e di comporre con tutto quello che resta fuori campo, di considerare tutti i punti di vista e di dubitarne costantemente.
In breve, spetta al pubblico decidere se i nostri eroi hanno commesso un crimine o sono stati solo (s)fortunati, spetta a noi fare luce su un mistero che Ozon si diverte a offuscare, conducendo il suo film verso l'onirismo realistico di Sotto la sabbia. Recensione ❯
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Un film necessario che ritrae un'esperienza di militanza dimenticata dalla storia. Ma rivivificata dal cinema. Drammatico, Germania2024. Durata 124 Minuti.
La storia vera di Hilde e Hans Coppi, militanti dell'"Orchestra rossa", gruppo di oppositori al nazismo nei primi anni della guerra. Espandi ▽
Nel 1942, mentre l'esercito tedesco sta già affrontando le prime capitolazioni, a Berlino una giovane assistente medica Hilde Rake entra in un gruppo di oppositori al nazismo poi conosciuto come l'"Orchestra rossa". Qui, in un'oasi di pace e felicità idealmente lontana dall'oppressione del regime, Hilde s'innamora di Hans Coppi e lo sposa. Dopo un'estate passata a fare attività clandestina (per lo più volantinaggio e tentativi di inviare lettere alle forze alleate), Hilde viene arrestata dalla Gestapo e interrogata. In carcere darà alla luce un figlio, e sarà giustiziata poco dopo. Cosa resta del suo esempio?
Berlino, estate '42 è un ritratto dolce e malinconico di un'esperienza di militanza dimenticata dalla storia ma rivivificata dal cinema. In particolare, Dresen trasforma la cronaca storica nell'elegia di una donna indomita, spaventata e per questo umanissima, confermandosi autore capace di comporre ritratti femminili di notevole impatto.
Nell'incontro tra storia e finzione, il regista sa fare del solido cinema drammatico, trasformando un episodio minore in un monito universale sulla necessità di resistere contro un potere abnorme. Recensione ❯
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Un uomo torna alla sua città natale ma il viaggio non si rivelerà come aveva programmato. Espandi ▽
Jérémie torna da Tolosa alla cittadina della provincia francese in cui è cresciuto per partecipare al funerale del panettiere locale, che è stato suo datore di lavoro negli anni della giovinezza. Martine, la vedova ancora piacente, lo accoglie a braccia aperte ma Vincent, il figlio del defunto, è meno entusiasta. Anche il parroco del paese e un amico di vecchia data di Jérémie e Vincent entrano a far parte di quel gioco di equilibri (e di potere) che si sposta continuamente, ma mantiene il nuovo arrivato al centro dell'attenzione (e dei desideri) di tutti. Saranno le passeggiate nel bosco, apparentemente in cerca di funghi, il terreno su cui si giocherà la battaglia finale per la supremazia.
Il film sembra un po' un giallo alla Chabrol e un po' una fiaba nera (non a caso i personaggi si avventurano ripetutamente in un bosco misterioso), ma in realtà è tutto Alain Guiraudie, il regista e sceneggiatore francese che con una decina di titoli (il più memorabile è Lo sconosciuto del lago, ma è notevole anche il recente L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice) ha definito la sua poetica libera e impossibile da incasellare in un genere, o in una narrazione codificabile. Recensione ❯
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L'opera prima di un nipote d'arte che mostra una sensibilità personale che non si rifà a quella degli illustri parenti. Drammatico, Norvegia2024. Durata 100 Minuti.
Un bambino è accusato di aver oltrepassato i limiti con il suo migliore amico. Espandi ▽
Halfdan Ullmann Tøndel porta sulle spalle il nome di due nonni non di poco peso: Ingmar Bergman e Liv Ullman.
Questo però non ha inficiato per nulla la realizzazione della sua opera prima che mostra una sensibilità personale che non si rifà a quella degli illustri parenti. Il plot di base può inizialmente far pensare a Carnage di Roman Polanski ma la contestualizzazione nell'edificio scolastico (unica location del film) ne modifica totalmente gli sviluppi. Innanzitutto perché il regista ha insegnato nella scuola elementare e conosce bene le dinamiche che intercorrono al suo interno. Poi perché l'ambientazione norvegese fa sì che da subito si crei un clima particolare. Grazie ad uno Stato che interviene molto e positivamente sul sociale, il personale della scuola ha a disposizione dei protocolli di intervento studiati sul piano pedagogico. In questa occasione però nessuno aveva previsto una molestia sessuale a sei anni e la povera insegnante, delegata inizialmente dal direttore a gestire il caso, non sa da che parte incominciare. Recensione ❯
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Un ritratto dei ventenni di oggi, alla ricerca di utopie e speranze che non gli sono state concesse, della loro voglia di vivere e amare e della loro grande infelicità. Espandi ▽
Bianca ha 23 anni, dovrebbe frequentare l’università, ma non ci va mai. Ha poche ossessioni: il tempo che passa, la droga e Angelica. Da quando vivono insieme, tutto corre più veloce. Anche la loro amicizia, tra amore e dipendenza. Bianca ha un quaderno su cui scrive appunti per i suoi libri, ma vorrebbe annotarci altro: che perdiamo tutto continuamente e che alla fine, forse – tra le strade notturne di Roma e l’albero che si intravede, muto, dalla finestra di casa – niente andrà perduto. L’opera prima di Sara Petraglia convince per la sua naturalezza nel raccontare due ragazze poco più che ventenni in cerca di se stesse. Uno dei pregi maggiori dell’opera prima di Sara Petraglia – sì la figlia dello sceneggiatore Sandro e non se ne parli più – è la schiettezza, sic et simpliciter. Perché è un pregio? Perché raccontare con semplice naturalezza, senza approcci moralistici, senza giudicare, due donne di vent’anni o poco più, Bianca e Angelica, è qualcosa di inedito e, in certa misura, di scandaloso. Certo la riuscita del film, che si muove su corde che è un attimo pizzicare male, è dovuta alla naturalezza della sceneggiatura ma, soprattutto, all'adesione totale ai personaggi delle due interpreti, Tecla Insolia, sempre più sorprendente e Carlotta Gamba in un ruolo fantasmatico. Recensione ❯
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Un film visceralmente personale che esprime attraverso la leggerezza la paura della morte. Drammatico, Italia2024. Durata 92 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un uomo è ricoverato in ospedale. Vive tranquillamente questa condizione fino a quando irrompe un'irrquieta compagna di reparto. Espandi ▽
Un uomo trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni. È ricoverato da un po' ma quella condizione sembra il modo migliore per vivere la sua vita, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Si sta davvero bene lì dentro e anche se qualche compagno di reparto si sente intrappolato, per lui ci si può sentire anche liberi come da nessun'altra parte. Quella preziosa routine scorre senza intoppi fino a quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto. È una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condizione soprattutto le regole non scritte. Non è disposta ad aspettare, vuole lasciare quel posto migliorando o addirittura peggiorando. Vuole vivere come si deve o morire, come capita a chi finisce lì dentro. Lui viene travolto da quel furore, prima cercando di difendersi e poi accogliendo qualcosa di incomprensibile. Quell'incontro gli servirà ad accettare che se scegli di affrontare veramente il tuo cuore e le tue emozioni, non c'è alcun riparo possibile. Recensione ❯
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La coraggiosa opera seconda di Stefano Sardo che decide di portare sul grande
schermo una storia ambientata durante la pandemia. Drammatico, Italia2024. Durata 103 Minuti.
Un originale noir sentimentale, ricco di sorprese e sconvolgenti rivelazioni, in cui i ruoli di vittima e carnefice si ribaltano, dando vita a insoliti cambi di prospettiva. Espandi ▽
Quando inizia il lockdown a Roma, Luca (Riccardo Scamarcio), insegnante di filosofia del liceo, si ritrova a viverlo da solo perché la moglie Sara (Maria Chiara Giannetta), medico, vive praticamente in ospedale per fronteggiare l'emergenza. Mentre il mondo si ferma, la sua attenzione si concentra sulla nuova vicina, Amanda (Mariela Garriga). Quando il desiderio lo spinge a rompere la distanza che li separa, Luca è travolto da una passione incontrollata che sconvolgerà la sua vita con conseguenze inaspettate. Durante il lockdown al protagonista del film accade qualcosa di travolgente con l'apparizione di Amanda che scatenerà una passione più pericolosa della stessa pandemia.
È in qualche modo coraggiosa l'opera seconda di Stefano Sardo che decide di portare sul grande schermo una storia ambientata durante la pandemia nei confronti della quale, secondo studi recenti, è stato avviato un processo di rimozione nel discorso pubblico da una larga maggioranza di persone che, anche come meccanismo di difesa, non ne vuole più sentire parlare. Recensione ❯
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Una donna inizia a insegnare francese a Seoul pur non avendo nessuna competenza. Espandi ▽
Nessuno sa da dove provenga la donna. È seduta su una panchina del parco con un registratore per bambini. Dice di venire dalla Francia. Non avendo soldi né mezzi per mantenersi, le è stato consigliato di insegnare il francese. È così che si ritrova ad avere come allieve due donne coreane. Alla donna piace camminare a piedi nudi e sdraiarsi sulle rocce. Prova a vivere la vita nel modo più razionale possibile ma le cose per lei restano difficili, come sempre. Per trovare un po' di conforto, si affida ogni giorno alla bevanda alcolica coreana del makgeolli. Recensione ❯
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Il racconto di un padre premuroso di un bambino malato ma entusiasta della vita, un'onda di tenerezza e commozione. Espandi ▽
Austin, soprannominato Ace Man, ha 13 anni e all'attivo già 27 fratture: è affetto da osteogenesi imperfetta, una malattia genetica che fa sì che le sue ossa particolarmente fragili si spezzino per un nonnulla. Austin ha anche una forma di autismo che lo rende logorroico e ipercinetico, un vulcano incontenibile di emozioni che la sua famiglia - composta dal padre Scott, la madre Teresa (a sua volta affetta da osteogenesi imperfetta) e il fratello minore Logan (che invece non ha nessuna patologia genetica) - fatica a gestire.
La storia di Il bambino di cristallo inizia durante la notte in cui "si è rotto proprio tutto": e questa frase non si riferisce allo scheletro fragile di Austin ma al padre Scott che, completamente ubriaco, ha schiantato l'auto contro un albero, con i due figli a bordo,, rivelando che ad essere fatti "di cristallo" in famiglia non erano solo Teresa e Austin.
L'interpretazione di Zachary Levy, attore alto oltre un metro e novanta e noto come il supereroe comico di Shazam!, è qui davvero commovente, proprio perché fa leva sull'inadeguatezza di un'immagine ostinatamente "leggera" e di un modo superficiale di affrontare la vita. Recensione ❯
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Sorrentino cammina a braccetto con l'orrore, mescolando miseria e nobiltà. In una Napoli bella e perduta, dove c'è sempre posto per tutto. Drammatico, Italia2024. Durata 136 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
A circa due anni da È stata la mano di Dio , Paolo Sorrentino torna a Napoli per raccontare la vita di una donna di nome Partenope. Espandi ▽
Parthenope è una incantevole giovane donna nata dalle acque che seduce ogni uomo che incontra, persino il fratello Armando, suo primo e indimenticabile amore. Parthenope è anche la sirena al centro del mito fondante della città di Napoli che, come scriveva Matilde Serao nelle Leggende napoletane, "vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni, e corre ancora sui poggi, erra sulla spiaggia, si affaccia al vulcano, si smarrisce nelle vallate".
E la protagonista di Parthenope di Paolo Sorrentino fa esattamente questo, perdendosi continuamente e attirando a sé scrittori omosessuali, docenti universitari, prelati addetti ai miracoli e boss della camorra. Ma il più devoto resta Sandrino (col diminutivo che il regista affida ai suoi alter ego), amico fin dalla perfetta estate in cui lui e la sua sirena, e Armando con loro, "sono stati bellissimi e infelici".
Sorrentino riflette sull’età che avanza paragonata ad una giovinezza perfetta, su ciò che non gli sarà mai dato di comprendere ma anche sulla capacità di vedere come “l’ultima cosa che si impara quando è venuto a mancare tutto il resto”. E Parthenope è intriso in dosi uguali di malinconia e di scontento: ma “a Napoli c’è sempre posto per tutto”, anche per l’incapacità di fare pace col passato e di imparare dai propri errori: vale per le città come per gli esseri umani. Recensione ❯
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Un'opera attuale sulla difficoltà, o addirittura impossibilità, di un dialogo. Vincent Lindon sempre una garanzia. Drammatico, Belgio, Francia2024. Durata 110 Minuti.
Pierre, operaio nelle ferrovie, ha due figli uno dei quali, il maggiore, si avvicina a gruppi di estrema destra che rappresentano l'esatto contrario dei principi del padre. Espandi ▽
Pierre, ferroviere cinquantenne, alleva i suoi due figli da solo. Quando Louis, il più giovane, lascia casa per studiare alla Sorbona di Parigi, Fus, un po' più grande e non molto bravo negli studi, diventa sempre più riservato. Affascinato dalla violenza, si ritrova coinvolto in gruppi di estrema destra, antitesi dei valori di suo padre. Recensione ❯
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Un ragazzo inizia una tesissima ricerca della sua amata nel Mid West americano, Espandi ▽
L’orto americano è basato sul romanzo omonimo a firma di Pupi Avati, che oltre alla regia cofirma anche la sceneggiatura insieme al figlio Tommaso. La vicenda narrata è misteriosa, anche perché sembra alludere ad un limite sfumato fra realtà e follia, immagini concrete e visioni fantasmagoriche dal possibile risvolto psichiatrico. La ricostruzione d’epoca è precisa ed evocativa non solo di un periodo ma anche di una dimensione magica. Ma ci sono anche aspetti stranianti che vanno al di là delle intenzioni narrative. È soprattutto la trama convoluta e raminga a lasciare perplessi, rendendo arduo per lo spettatore seguire il filo della vicenda. Avati è abilissimo nel creare atmosfere sospese, insinuare dubbi sulla verità delle immagini alle quali stiamo assistendo, e indagare il lato oscuro delle persone e delle cose. Ma L’orto americano rischia di risultare davvero troppo poco comprensibile per consentirne un vero apprezzamento, e l’incantamento passa in secondo piano rispetto al disorientamento. Recensione ❯
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Un sapiente Guillaume Canet in un gioco cinematografico riuscito. Che sarebbe piaciuto anche a Simenon. Drammatico, Thriller - Francia2024. Durata 100 Minuti.
Tratto dal romanzo "La morte di Belle" di Georges Simenon, amatissimo scrittore belga e celebre giallista tradotto in 47 lingue con 550 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Espandi ▽
Pierre e sua moglie Cléa conducono un'esistenza tranquilla in una piccola città di provincia. Lui è un insegnante, mentre lei gestisce un negozio di ottica. La coppia ospita Belle, la figlia di un'amica. La loro vita viene completamente stravolta quando la ragazza viene trovata morta nella loro casa. Poiché Pierre era l'unico presente nell'abitazione al momento della tragedia, diventa l'unico sospettato. Subisce interrogatori umilianti dalla polizia, l'ostracismo dei colleghi e l'ostilità dei residenti della cittadina, dove tutti sanno tutto. Perché la domanda sulla bocca di tutti è la stessa: chi ha ucciso belle? Recensione ❯
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Un girone dantesco in una Napoli molle. Marco D'Amore getta il cuore oltre ogni ostacolo. Drammatico, Italia2024. Durata 110 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La Napoli di Caracas è una città abbandonata e sfatta, bellissima. Abusata e sfrontata. Dannata. Espandi ▽
Giordano Fonte è un celebrato scrittore napoletano che torna dopo tanti anni nella sua città dove annuncia che smetterà di scrivere. Caracas è un uomo che non ama le mezze misure, milita in un gruppo violento di estrema destra e sta per convertirsi all'Islam. Yasmina è la sua amata, drogata persa nei vicoli della città. Dal loro incontro-scontro, dopo il buio della notte, s'intravede una nuova alba per Napoli.
Marco D'Amore, attraverso il romanzo di Ermanno Rea "Napoli Ferrovia", torna a raccontare la sua Napoli dove i labirinti personali dei tre protagonisti cercano una salvifica via di uscita. Sceglie di raccontare questo intreccio, con il viaggio labirintico nella città, fisico e mentale dei tre protagonisti, prediligendo in parte i toni da girone dantesco, affidando alla fotografia di Stefano Meloni il compito di mostrare una Napoli notturna, bagnata, molle e ammuffita
Ma se l'ambientazione sovraccarica funziona, l'accumulazione con l'amplificazione degli elementi musicali incessanti, la voce fuori campo di Servillo, gli onirismi e poi i vari finali e sottofinali a effetto, finiscono per costituire una ridondanza barocca che rischia di annebbiare e confondere per eccesso un film che getta il cuore oltre ogni ostacolo. Recensione ❯
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Una storia vera di resilienza e trasformazione, di cui Salles offre una declinazione trattenuta e personale. Drammatico, Storico - Brasile, Francia2024. Durata 135 Minuti.
Ambientato nel 1971 in Brasile, un paese stretto nella morsa della dittatura militare, il film racconta la storia di una madre costretta a reinventarsi quando la vita della sua famiglia viene sconvolta da un atto di violenza arbitraria. Espandi ▽
Brasile, 1971. Rubens Paiva, ex deputato laburista, vive con la moglie Eunice e i cinque figli a Rio de Janeiro. Il colpo di stato del 1964 lo ha espulso dalla scena politica e ha instaurato una dittatura militare che spaventa Eunice e le fa temere per l’incolumità della figlia maggiore Veronica, simpatizzante dei movimenti studenteschi antigovernativi. Ad essere portato via da casa, un giorno in fretta e furia, da un manipolo di sconosciuti armati, è invece Rubens. Non farà mai più ritorno. Il film è la storia della donna, Eunice, raccontata nel mémoire dell’unico figlio maschio, Marcelo Rubens Pavia, oggi giornalista e scrittore. La porta sulle spalle e sul volto l’attrice Fernanda Torres, che si fa contenitore in carne e ossa della dignità della persona reale che rappresenta. Ricordare questa vicenda e mettere pubblicamente al bando certe pratiche è necessario perché non continuinino a esistere. Ma Ainda estou aqui non è solo una storia di denuncia o di memoria: è anche un racconto di trasformazione. La tragedia che colpisce Eunice ribalta ogni cosa e la costringe a reinventarsi, con una nuova consapevolezza. Recensione ❯
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