gabriella
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lunedì 5 maggio 2025
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e il naufragar m''? dolce in questo mare
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Nel 2010 Clint Eastwood, aveva trattato l'esplorazione della "vita sospesa", quello stato tra veglia e sonno , quel limbo in cui il corpo è distaccato, senza peso dall'immobilità del coma, e riusciva a farlo con un tocco di poesia e profondità che rimanevano impressi. Anche Valerio Mastandrea nel suo "Nonostante", di cui è attore e regista si chiede cosa ci sia al confine della vita e riesce non solo a creare una poetica intensa e struggente, ma ci mette dentro quella leggerezza , quella vaporosità e quell'ironia che da sempre lo contraddistinguono. Il luogo della vicenda è un ospedale,dove ci sono alcune persone che si aggirano avanti e indietro tutto il giorno, interagiscono tra loro , ancorandosi ogni tanto a qualche sostegno per delle improvvise folate di vento, e poi vigilano i loro corpi immobili in un letto in attesa di un risveglio o della morte definitiva.
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Nel 2010 Clint Eastwood, aveva trattato l'esplorazione della "vita sospesa", quello stato tra veglia e sonno , quel limbo in cui il corpo è distaccato, senza peso dall'immobilità del coma, e riusciva a farlo con un tocco di poesia e profondità che rimanevano impressi. Anche Valerio Mastandrea nel suo "Nonostante", di cui è attore e regista si chiede cosa ci sia al confine della vita e riesce non solo a creare una poetica intensa e struggente, ma ci mette dentro quella leggerezza , quella vaporosità e quell'ironia che da sempre lo contraddistinguono. Il luogo della vicenda è un ospedale,dove ci sono alcune persone che si aggirano avanti e indietro tutto il giorno, interagiscono tra loro , ancorandosi ogni tanto a qualche sostegno per delle improvvise folate di vento, e poi vigilano i loro corpi immobili in un letto in attesa di un risveglio o della morte definitiva. Lui non sembra preoccupato della sua situazione, anzi, sembra quasi si senta al sicuro da rischi e imprevisti, finché arriva Lei, nervosa, impaziente, tellurica, insofferente allo stato apatico dei suoi compagni ,l’esatto contrario di lui, infatti l’approccio iniziale non promette nulla di buono, ma ben presto lui si fa contagiare dall’impeto di lei, per la prima volta sente di potersi avventurare i in qualcosa di coinvolgente, di significativo, di fare un salto nel vuoto. Innamorarsi in una situazione che più precaria non si può -E’ una metafora efficace che ben si adatta alla realtà odierna, di gente sempre meno motivata a prendere iniziative, assumersi responsabilità e rischi,preferendo rimanere dentro una bolla piuttosto che vivere le emozioni e riemergere alla vita. Così il nostro protagonista, passivo di fronte le situazioni, pare non accorgersi del tempo che precipita dentro di lui, sembra essere uscito dalle pagine di un racconto di Dino Buzzati, in quel tempo perennemente sospeso, che a un certo punto però decide di sfidare, perché finalmente ha trovato un motivo per restare aggrappato alla vita, con paura ma anche con coraggio, perché l’amore rompe le sicurezze. Il film di Valerio Mastandrea è intrigante ella sua semplicità mai banale, l’attore e regista romano sa prendersi i suoi rischi, s’interroga su cosa significhi essere vivi, ma sopratutto l’importanza di lasciare traccia del proprio vissuto, la speranza di non essere dimenticati, vivere nei ricordi di qualcuno significa mantenere la vita oltre l’oblio della morte. Bravi anche il resto del cast, una bella rivelazione Dolores Fonzi, un’attrice argentina che per temperamento del personaggio interpretato mi ricorda la Celinda Salvatierra ( Finchè c’è prosecco c’è speranza), impetuosa donna andina in contrasto con un abitudinario e melanconico ispettore Stuky., la breve apparizione di Barbara Ronchi, Lino Musella, una sempre nevrotica Laura Morante, e l’interpretazione di Giorgio Montanini, un sensitivo a metà strada tra il mondo dei vivi e quello dei morti, ruolo determinante in quell’anello di congiunzione della memoria. E non a caso il film di Valerio è dedicato al padre scomparso nel 2023 , che omaggia in una desolante scena in spiaggia, un anziano che guarda senza vedere il mare, già lontano dalla vita, dal mondo, la memoria che scolora e si porta via tutto. Che rimane, se non cogliere il testimone e lasciarsi trasportare dal flusso di ricordi, sentimenti, sensazioni, emozioni?
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antonio salvo
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domenica 6 aprile 2025
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la paura di essere dimenticati
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Il film lascia in sospeso lo spettatore tra il prima ed il dopo. Nel mezzo c' e' il faditico e tanto osannato "momento" che guida il modo di vivere di tanti soprattutto nell' ambito delle relazionii così come oggi vengono vissute attraverso i social.Il momento riassume un punto, solo questo e niente più'. Gli attori interpretano il ruolo delle anime di corpi inerti che attendono il destino di un inizio o di una fine inermi, distaccati, nella loro solitudine della vita reale. Grande assente il telefono, messaggio subliminale per gli spettatori "collegati", a chi e cosa non si sa, e soprattutto non ha alcuna importanza allo scopo relazionale. Le anime non vogliono essere cercate o trovate in questo loro spazio rappresentato dalla propria stanza, la stanza dell' attesa, altro pilastro della trama.
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Il film lascia in sospeso lo spettatore tra il prima ed il dopo. Nel mezzo c' e' il faditico e tanto osannato "momento" che guida il modo di vivere di tanti soprattutto nell' ambito delle relazionii così come oggi vengono vissute attraverso i social.Il momento riassume un punto, solo questo e niente più'. Gli attori interpretano il ruolo delle anime di corpi inerti che attendono il destino di un inizio o di una fine inermi, distaccati, nella loro solitudine della vita reale. Grande assente il telefono, messaggio subliminale per gli spettatori "collegati", a chi e cosa non si sa, e soprattutto non ha alcuna importanza allo scopo relazionale. Le anime non vogliono essere cercate o trovate in questo loro spazio rappresentato dalla propria stanza, la stanza dell' attesa, altro pilastro della trama. Poi le emozioni distaccate, ciniche tipiche di questo momento che rappsenta il momento storico attuale. A nessuna di queste anime importa di nulla e di nessuno, anche di chi nel mondo reale li cerca perché prevale il cinismo. Il tema del film dirompe nel mezzo, non a caso, ed è il ricordo, il ricordo che si insinua tra il prima ed il dopo e che è l' unico elemento prezioso da salvaguardare. Il ricordo di una persona riesce a dare vita o morte a cio' che ha valore e resta. La paura che tutto finisca in un niente per sempre senza ricordo e' il magico tema del film.
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rosalinda gaudiano
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sabato 12 aprile 2025
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...un?opera coraggiosa espressa in una favola ,,,
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Quando il Cinema è EMOZIONE...
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Quando il Cinema è EMOZIONE...
...un’opera coraggiosa espressa in una favola surreale che si carica di un’umanità disarmante, raccontata in un luogo indefinito dove sono di casa turbamento e memoria...
Un reparto d’ospedale. Nel silenzio costante si odono i suoni ripetuti delle macchine che tengono in vita i degenti in coma profondo. Lui occupa una stanza tutta sua. Un incidente del destino lo ha ridotto in coma: un bambino gli è piombato addosso cadendo dall’alto di un palazzo. Lui interagisce con Curiosone, altro degente in coma. Poi c’è una donna, Veterana( Laura Morante), sempre degente, scontrosa, annoiata. Ogni tanto per i corridoi passa un giovane portato ripetutamente a fare esami diagnostici. Tutto sommato questi personaggi godono della reciproca vicinanza. Ma un giorno Lui scopre che non ha più la sua stanza, è stata occupata da una giovane donna irrequieta e irrispettosa di ogni regola. Lei non accetta il tempo , vuole che il suo destino si compia in fretta : o morire o risvegliarsi alla vita. Valerio Mastandrea alla sua seconda regia, con “Nonostante” compie un’opera coraggiosa espressa in una favola surreale che si carica di un’umanità disarmante, raccontata in un luogo indefinito dove sono di casa turbamento e memoria. E’ la vita che viene presa in considerazione. La vita a cui i comatosi si aggrappano e lottano fino all’ultimo istante. Un quadro idilliaco dove chi “aspetta” comunque vive una dimensione parallela fatta di pulsioni sentimenti dolori e gioie… come l’innamoramento. La vita che aspetta di tornare vita o di lasciare che il vento la annienti del tutto. Un film corale, che arriva giusto a cuore riuscendo a prendere per mano il telespettatore e farlo sentire partecipe di una situazione anomala in cui sorprende un’umanità che aspetta il destino finale ma non si arrende, con le sue presenze tra i letti d’ospedale, nei corridoi , nei prati incolti, e guardando l’immensità eterna del mare. E nonostante Valerio Mastandrea scrive, con Enrico Audenino, una sceneggiatura audace, riesce a tutto tondo in un messaggio straordinario e coinvolgente che esula dalla routine di Cinema conosciuto. Il Lui, è caratterizzato magistralmente da Valerio Mastandrea, supportato dalla brava Dolores Fonzi, la Lei scontrosa, che non accetta di esistere senza vivere.
E come sempre, BUONA VISIONE , al Cinema
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clara stroppiana
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sabato 10 maggio 2025
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una ri-animazione
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Valerio Mastandrea, al suo secondo lungometraggio dopo Ride del 2018, ambienta la storia di Nonostante in un ospedale. Meglio dire che l’ospedale fa solo da sfondo rarefatto a una condizione dell’essere, il coma, inteso come una terra di confine, un precario margine, un limbo, o lembo fragile, in cui si muovono ”color che son sospesi”. La parola deriva dal greco Koma che vuol dire sonno, e la medicina lo definisce come uno stato di non coscienza. Mastandrea invece lo immagina come uno spazio tutt’altro che vuoto e ci racconta una storia fantastica dove, se i corpi giacciono in un letto senza dare segnali di vita che non sia quella vegetativa, qualcosa di loro (spirito, anima, energia, fantasma?) vive pensieri, relazioni, emozioni.
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Valerio Mastandrea, al suo secondo lungometraggio dopo Ride del 2018, ambienta la storia di Nonostante in un ospedale. Meglio dire che l’ospedale fa solo da sfondo rarefatto a una condizione dell’essere, il coma, inteso come una terra di confine, un precario margine, un limbo, o lembo fragile, in cui si muovono ”color che son sospesi”. La parola deriva dal greco Koma che vuol dire sonno, e la medicina lo definisce come uno stato di non coscienza. Mastandrea invece lo immagina come uno spazio tutt’altro che vuoto e ci racconta una storia fantastica dove, se i corpi giacciono in un letto senza dare segnali di vita che non sia quella vegetativa, qualcosa di loro (spirito, anima, energia, fantasma?) vive pensieri, relazioni, emozioni. Invisibili agli altri, i personaggi di Nonostante guardano il sé disteso nel letto, se ne distaccano e continuano quella loro esistenza in bilico tra un possibile risveglio con il ritorno alla pienezza dell’esistere e della coscienza, o il definitivo passaggio al non esistere.
Una materia drammatica, una tematica complessa che la sceneggiatura originale, e ben venga tra tanti film “liberamente tratti” da opere letterarie, affronta con toni lievi, a tratti ironici, senza mai scadere nella banalizzazione. A firmarla è lo stesso regista insieme ad Enrico Audenino, già suo collaboratore per Ride. Superata la prima battuta con la quale Mastandrea, che ha riservato a se stesso il ruolo di “lui”, il protagonista, invita i suoi due amici (l’austera Laura Morante e il curiosone Lino Musella) ad entrare nell’ospedale perché è arrivata l’ora delle visite, lo spettatore si rende conto che i tre personaggi abitano una dimensione altra. Sebbene il loro aspetto sia del tutto realistico, qualcosa non torna. Il trasferimento dallo spazio esterno all’interno e poi al reparto, ben sottolineato dalle musiche originali di Tòti Guðnason, ha la leggerezza quasi di una danza di corpi senza peso di cui nessuno nota la presenza. Subito è chiaro lo sdoppiamento, il doppio ruolo giocato dallo stesso interprete dello stesso personaggio: un sé inerme di cui amici e parenti aspettano con ansia il risveglio, e l’altro da sé attivo nello spazio fisico e ancor più in quello della mente e dei sentimenti, consapevole di poter essere portato via da un momento all’altro da un vento potente che non lascia scampo. Efficace la metafora visiva del disperato aggrapparsi alla vita anche quando ai nostri occhi appare come una vita parziale, mutilata. Eppure qualcuno si trova a suo agio in quella condizione sospesa, lontana dagli scossoni dell’esistenza come la conosciamo, non ha rimpianti, né desideri in quello stallo in cui sta, senza più nemmeno un nome che lo identifichi mentre il suo corpo nel letto è un numero in una stanza.
A scompaginare gli equilibri arriva “lei” (Dolores Fonzi) che risveglia in “lui” il batticuore dell’amore, ben altra cosa dal pulsare persistente dell’organo vitale di quell’altro che giace nel letto. Le domande già suscitate dalla storia che fin qui abbiamo visto scorrere sullo schermo, si arricchiscono di altri temi, primo fra tutti il ricordo come unica possibilità di sopravvivenza per chi un giorno è stato, abbiamo amato e ci ha amati, ma che ormai è “volato via”. Coloro che i medici non sono riusciti a ri-animare ovvero, come dice la parola, a rimettere dentro la carne l’anima/il soffio vitale, per ricomporre l’unità dell’essere. Pensieri e interrogativi che appartengono ai credenti come ai non credenti con risposte diverse. Nonostante non vuole fornire soluzioni definitive, ma nemmeno provvisorie. Prende per mano lo spettatore, lo accompagna dentro il dubbio e ne stempera lo struggimento. Un film con il ritmo giusto per non disperdere i pensieri che suscita, con pochi personaggi caratterizzati da tratti essenziali e ben interpretati dagli attori. Un film che si avvicina senza presunzione e con toni delicati a contenuti difficili, emoziona e ci lascia con un finale sospeso in cui è possibile trovare conforto.
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spione
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lunedì 19 maggio 2025
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il dolore del non ricordo
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Ci sono film basati su violenza gratuita, morti e sparatorie, film basati su inseguimenti tra auto e implausibili prodezze di stuntpersons, film basati su truculente gesta di zombie e vampiri, film in cui i protagonisti sono talmente belli e buoni e perfetti che alla fine l?amore trionfa per forza, film basati su dialoghi stereotipati, artificiosi e scialbi o su battute che riportano lo spettatore alla terza media (bench? non facessero ridere gi? allora). E poi ci sono film basati su caratteristiche che gli amanti dei generi precedenti definirebbero ?roba da ch*cch* intellettualoidi?, come intelligenza, leggerezza di tocco, sensibilit?, delicatezza, sincerit? e ? perch? no! - poesia. Ed ? proprio in questo ambito che si situano ?Nonostante? e il suo regista e protagonista, qui in versione ?riedizione aggiornata? - 28 anni dopo! - del molto na?f Walter Verra di ?Tutti gi? per terra?.
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Ci sono film basati su violenza gratuita, morti e sparatorie, film basati su inseguimenti tra auto e implausibili prodezze di stuntpersons, film basati su truculente gesta di zombie e vampiri, film in cui i protagonisti sono talmente belli e buoni e perfetti che alla fine l?amore trionfa per forza, film basati su dialoghi stereotipati, artificiosi e scialbi o su battute che riportano lo spettatore alla terza media (bench? non facessero ridere gi? allora). E poi ci sono film basati su caratteristiche che gli amanti dei generi precedenti definirebbero ?roba da ch*cch* intellettualoidi?, come intelligenza, leggerezza di tocco, sensibilit?, delicatezza, sincerit? e ? perch? no! - poesia. Ed ? proprio in questo ambito che si situano ?Nonostante? e il suo regista e protagonista, qui in versione ?riedizione aggiornata? - 28 anni dopo! - del molto na?f Walter Verra di ?Tutti gi? per terra?.
Non ? mai facile affrontare il tema della morte, soprattutto dovendo rimanere all?interno di un mercato culturale che non manca mai di assecondare i bisogni fondamentali del pubblico pi? vasto: distrazione e fuga nelle illusioni. Questo film lo fa, e lo fa molto bene, con misura, rispetto e una certa ironia, ma in maniera non inaccettabile anche per chi ?al cinema ci vado solo per non pensare?.
In un?epoca in cui va di moda il ?sospeso? (dal caff?, al pane, fino ai vestiti e perfino alle cure mediche), le ?vite sospese? di ?Nonostante? ci conducono in punta di piedi a una possibile risposta a un Grande Interrogativo di sempre: che cosa succede quando lo ?spirito? si distacca dal corpo per fluttuare ? in maniera assai agile, in questo caso - in quell?immaterialit? di cui (tocca ammetterlo) nulla sappiamo e da sempre molto congetturiamo.
Cast ridotto di eccellente livello, tra cui spiccano una Laura Morante sempre identica a se stessa, Lino Musella, l?argentina Dolores Fonzi e Giorgio Montanini, nei panni di quello che ? a mio avviso il personaggio pi? azzeccato del film: l? ?anello di congiunzione? tra i due mondi, quello dei corpi e quello delle anime, significativamente incarnato non gi? in un medium, santone o sciamano avvolto da un alone di mistero, ma in un sfigatone sovrappeso ?dar c?re grande? che canta in modo pietoso (nel senso deteriore del termine) e si barcamena facendo il dog sitter, perch? ovviamente di volontariato non si campa.
Stupenda colonna sonora di T?ti Gu?nason e toccante dedica al padre del regista (morto un paio d?anni fa), immaginato con il corpo su una spiaggia in bassa stagione e la mente gi? ?volata via?, come tutti - prima o poi - con anima e soma siamo destinati a fare.
In ?La ricotta?, a un giornalista che gli chiede un?opinione sul ?nostro grande regista Federico Fellini?, Pasolini fa dire a Orson Welles: ?Egli danza?. Ecco: la mia umile opinione sul regista Valerio Mastandrea ? esattamente ?Egli vola?. E dal cinema si esce con un bel groppo in gola.
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spione
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lunedì 19 maggio 2025
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il dolore del non ricordo
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Ci sono film basati su violenza gratuita, morti e sparatorie, film basati su inseguimenti tra auto e implausibili prodezze di stuntpersons, film basati su truculente gesta di zombie e vampiri, film in cui i protagonisti sono talmente belli e buoni e perfetti che alla fine l?amore trionfa per forza, film basati su dialoghi stereotipati, artificiosi e scialbi o su battute che riportano lo spettatore alla terza media (bench? non facessero ridere gi? allora). E poi ci sono film basati su caratteristiche che gli amanti dei generi precedenti definirebbero ?roba da ch*cch* intellettualoidi?, come intelligenza, leggerezza di tocco, sensibilit?, delicatezza, sincerit? e ? perch? no! - poesia. Ed ? proprio in questo ambito che si situano ?Nonostante? e il suo regista e protagonista, qui in versione ?riedizione aggiornata? - 28 anni dopo! - del molto na?f Walter Verra di ?Tutti gi? per terra?.
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Ci sono film basati su violenza gratuita, morti e sparatorie, film basati su inseguimenti tra auto e implausibili prodezze di stuntpersons, film basati su truculente gesta di zombie e vampiri, film in cui i protagonisti sono talmente belli e buoni e perfetti che alla fine l?amore trionfa per forza, film basati su dialoghi stereotipati, artificiosi e scialbi o su battute che riportano lo spettatore alla terza media (bench? non facessero ridere gi? allora). E poi ci sono film basati su caratteristiche che gli amanti dei generi precedenti definirebbero ?roba da ch*cch* intellettualoidi?, come intelligenza, leggerezza di tocco, sensibilit?, delicatezza, sincerit? e ? perch? no! - poesia. Ed ? proprio in questo ambito che si situano ?Nonostante? e il suo regista e protagonista, qui in versione ?riedizione aggiornata? - 28 anni dopo! - del molto na?f Walter Verra di ?Tutti gi? per terra?.
Non ? mai facile affrontare il tema della morte, soprattutto dovendo rimanere all?interno di un mercato culturale che non manca mai di assecondare i bisogni fondamentali del pubblico pi? vasto: distrazione e fuga nelle illusioni. Questo film lo fa, e lo fa molto bene, con misura, rispetto e una certa ironia, ma in maniera non inaccettabile anche per chi ?al cinema ci vado solo per non pensare?.
In un?epoca in cui va di moda il ?sospeso? (dal caff?, al pane, fino ai vestiti e perfino alle cure mediche), le ?vite sospese? di ?Nonostante? ci conducono in punta di piedi a una possibile risposta a un Grande Interrogativo di sempre: che cosa succede quando lo ?spirito? si distacca dal corpo per fluttuare ? in maniera assai agile, in questo caso - in quell?immaterialit? di cui (tocca ammetterlo) nulla sappiamo e da sempre molto congetturiamo.
Cast ridotto di eccellente livello, tra cui spiccano una Laura Morante sempre identica a se stessa, Lino Musella, l?argentina Dolores Fonzi e Giorgio Montanini, nei panni di quello che ? a mio avviso il personaggio pi? azzeccato del film: l? ?anello di congiunzione? tra i due mondi, quello dei corpi e quello delle anime, significativamente incarnato non gi? in un medium, santone o sciamano avvolto da un alone di mistero, ma in un sfigatone sovrappeso ?dar c?re grande? che canta in modo pietoso (nel senso deteriore del termine) e si barcamena facendo il dog sitter, perch? ovviamente di volontariato non si campa.
Stupenda colonna sonora di T?ti Gu?nason e toccante dedica al padre del regista (morto un paio d?anni fa), immaginato con il corpo su una spiaggia in bassa stagione e la mente gi? ?volata via?, come tutti - prima o poi - con anima e soma siamo destinati a fare.
In ?La ricotta?, a un giornalista che gli chiede un?opinione sul ?nostro grande regista Federico Fellini?, Pasolini fa dire a Orson Welles: ?Egli danza?. Ecco: la mia umile opinione sul regista Valerio Mastandrea ? esattamente ?Egli vola?. E dal cinema si esce con un bel groppo in gola.
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antonio galeotti
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martedì 1 aprile 2025
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riabilitazione: dal cinismo all''amore
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“Nonostante” è un film che colpisce il mondo interiore: affascina, intriga, emoziona e lascia pensierosi e perplessi sugli interrogativi tra la vita e l’aldilà.
Due sono gli elementi da cui sono partito per dare un senso a cosa ha suscitato in me questa proiezione.
I personaggi non hanno nomi propri: Lui, Lei, Curiosone, Moglie Curiosone, Volontario, Veterana, Giovane Nonostante, Sfascio Nonostante. Sono corpi in coma (tranne il volontario), inanimati e passivi, che non hanno né coscienza né volontà. Dai loro corpi si scinde un’entità spirituale che si muove liberamente al di fuori di ogni convenzione materiale, reale, fisica in una onirica dimensione completamente libera da ogni limitazione spazio-temporale.
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“Nonostante” è un film che colpisce il mondo interiore: affascina, intriga, emoziona e lascia pensierosi e perplessi sugli interrogativi tra la vita e l’aldilà.
Due sono gli elementi da cui sono partito per dare un senso a cosa ha suscitato in me questa proiezione.
I personaggi non hanno nomi propri: Lui, Lei, Curiosone, Moglie Curiosone, Volontario, Veterana, Giovane Nonostante, Sfascio Nonostante. Sono corpi in coma (tranne il volontario), inanimati e passivi, che non hanno né coscienza né volontà. Dai loro corpi si scinde un’entità spirituale che si muove liberamente al di fuori di ogni convenzione materiale, reale, fisica in una onirica dimensione completamente libera da ogni limitazione spazio-temporale. C’è solo l’interrogativo sul desiderio o il timore di uscire dal coma oppure la paura di morire definitivamente, forse con la dissoluzione perfino dell’anima.
Il film è dedicato al padre del regista. Padre che nella scena appare in una spiaggia seduto passivo e assente, non in grado di interagire: probabilmente rappresenta la perdita di coscienza prima della morte. Lui porta Lei in quella spiaggia con la speranza di rendere partecipe il padre che Lui ha superato il suo cinismo in una ritrovata speranza di vivere una vita con amore. Forse rappresenta il desiderio del figlio di comunicare di aver finalmente ricevuto l’eredità morale e spirituale del padre.
Lo spettatore non può che immedesimarsi in questa duplice e paradossale emozione di pentimento e di riabilitazione prima che sia troppo tardi. Uno stato vegetativo simbolico e onirico come occasione di riabbracciare la vita con rinnovato sentimento (Lei) e di far simbolicamente morire il bisogno autodifensivo dell’essere cinico (Lui). Darsi un’occasione per un’esperienza catartica di amore e di purezza spirituale senza le limitazioni dell’immanenza corporea e delle pochezze materiali del quotidiano.
Il film lascia aperto l’interrogativo sul come mettere in connessione e in comunicazione questi due mondi emozionali nella speranza che non vada persa l’esperienza metafisica e onirica di una coscienza da risvegliare.
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francesca meneghetti
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domenica 30 marzo 2025
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messaggiare oltre i confini della vita
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Tre persone su una panchina di fronte all?obitorio assistono a una scena triste che si pu? immaginare. Poi uno dei tre, interpretato da Mastandrea, dopo aver visto delle persone, esclama: ci sono visite e si allontana velocemente, usando tutti i mezzi disponibili (gambe, carrozzina, montacarichi), per arrivare nella ?sua? stanza, dove giace un uomo, che ? lui stesso, in stato comatoso e dove giungono per una visita le persone prima avvistate. Si comprende allora che lui, con gli altri amici della panchina, e altri ancora, rappresenta la soggettivit? di queste persone ?in pausa?, sospese tra vita e morte.Se ne ignorano volutamente il nome e la storia, perch? l? non contano. Tra loro, non visti dagli altri esseri umani pienamente in vita (tranne uno, che sar? messaggero) stabiliscono delle relazioni: si confortano, vanno in gita, litigano pure per la stanza pi? confortevole.
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Tre persone su una panchina di fronte all?obitorio assistono a una scena triste che si pu? immaginare. Poi uno dei tre, interpretato da Mastandrea, dopo aver visto delle persone, esclama: ci sono visite e si allontana velocemente, usando tutti i mezzi disponibili (gambe, carrozzina, montacarichi), per arrivare nella ?sua? stanza, dove giace un uomo, che ? lui stesso, in stato comatoso e dove giungono per una visita le persone prima avvistate. Si comprende allora che lui, con gli altri amici della panchina, e altri ancora, rappresenta la soggettivit? di queste persone ?in pausa?, sospese tra vita e morte.Se ne ignorano volutamente il nome e la storia, perch? l? non contano. Tra loro, non visti dagli altri esseri umani pienamente in vita (tranne uno, che sar? messaggero) stabiliscono delle relazioni: si confortano, vanno in gita, litigano pure per la stanza pi? confortevole. E pure si innamorano, con la paura di uscire da questo stato sospeso perch? dopo, qualunque sia la via d?uscita, non si ritroveranno pi?. Da questo punto di vista, sono pi? fortunati dei viventi normali, che pensano di avere l?eternit? davanti e cos? si lasciano sfuggire occasioni di incontro e di comunicazione, perch? cercano di impedire il non detto. La vicenda si svolge in un ospedale di forma circolare come il Panocticon: una struttura moderna, confortevole (persino i divani nelle stanze dei pazienti), silenziosa, tranne i suoni rimici e ossessivi delle macchine che monitorano i livelli vitali. Alcune scene si svolgono per? all?esterno. Ventate improvvise e violente, fino a spingere al volo, stanno a denotare i cambiamenti di stato: o si esce dal coma, o si passa oltre. Bench? l?ambientazione e le tematiche non siano propriamente allegre (? probabile il riferimento a un vissuto di Mastandrea con il padre, cui il film ? dedicato, morto precocemente), lo sdoppiamento tra i corpi giacenti a letto e le loro ?coscienze? molto attive nella gestione della quotidianit?, alleggerisce molto l?atmosfera. Si aggiungano la grazia, l?ironia, la facilit? alle battute di un attore molto amato, qui nei panni di neo-regista, oltre che sceneggiatore. Il risultato ? un film originale, se non geniale, che non si conclude con il classico lieto fine, ma che salva l?istanza della comunicazione oltre le barriere esistenziali.
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cardclau
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lunedì 31 marzo 2025
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il mistero della vita
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Questo è un film, apparentemente, più adatto alla gioventù che all’età matura. Forse perché la gioventù vive di sogni, indispensabili per credere a un mondo migliore, mentre l’età matura, purtroppo, ha i piedi troppo ben radicati nella terra per perdere tempo su di essi, e quindi è sostanzialmente incapace di pensarlo, un mondo migliore. Max Planck, prussiano, aristocratico, capo del dipartimento di fisica di Berlino all’inizio del novecento, era convinto che in fisica avesse detto tutto nel seicento Isaac Newton, e che sarebbe bastato aggiungere qualche postilla per avere un quadro completo. Max Planck si occupava di emissione di calore dai corpi oscuri, e osservò che l’energia era liberata in pacchetti, non in modo lineare.
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Questo è un film, apparentemente, più adatto alla gioventù che all’età matura. Forse perché la gioventù vive di sogni, indispensabili per credere a un mondo migliore, mentre l’età matura, purtroppo, ha i piedi troppo ben radicati nella terra per perdere tempo su di essi, e quindi è sostanzialmente incapace di pensarlo, un mondo migliore. Max Planck, prussiano, aristocratico, capo del dipartimento di fisica di Berlino all’inizio del novecento, era convinto che in fisica avesse detto tutto nel seicento Isaac Newton, e che sarebbe bastato aggiungere qualche postilla per avere un quadro completo. Max Planck si occupava di emissione di calore dai corpi oscuri, e osservò che l’energia era liberata in pacchetti, non in modo lineare. Fu Albert Einstein che capì che aveva spalancato la porta su un campo enorme, la fisica quantistica. Alla fine della sua vita Max Planck scrisse: “Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e al loro posto si forma una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari.” La riflessione sulla morte impegna chiunque, meno i giovani che hanno il compito, e la responsabilità, di portare avanti la vita; di più i meno verdi, chiamati a rendere di conto di ciò che hanno investito nella vita per le generazioni future. Nonostante è un film di fantasia, apparentemente stralunato, strampalato, sognante, bellisssimo, che si pone domande sul tipo di rapporto che potrebbe esserci tra coloro che son “sospesi”, tra la vita e la morte, e che non appartengono né all’una, né all’altra. Ma sono delle “presenze”. In compagnia delle altre “presenze”.
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