fabriziog
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martedì 12 marzo 2024
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film simbolico
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Una Napoli alchemica, una Napoli sotterranea, una Napoli misterica, una Napoli tormentata, una Napoli fra fasti e degrado, fra nazi-fascismo e islamismo, una Napoli onirica: questa è l’opera di Marco D’Amore, “Caracas”, con un sempiterno straordinario Toni Servillo e lo stesso regista che riveste anche i panni di attore co-protagonista, pur se non riesce ad abbandonare il ruolo di Ciro nella serie televisiva “Gomorra”.
Le tinte rosso plumbee accompagnano una fotografia incantevole (Stefano Meloni) lungo molteplici storie poggianti sulle immaginifiche creazioni intellettuali di un venerato scrittore partenopeo, Giordano Fonte (interpretato da Toni Servillo), che, fra realtà e proiezioni della mente, ritorna in una Napoli irriconoscibile, nella quale Caracas (Marco D’Amore) si sbatte nella ricerca disperata di una verità, di una certezza, che sia il Duce o Allah, l’amore o l’amicizia.
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Una Napoli alchemica, una Napoli sotterranea, una Napoli misterica, una Napoli tormentata, una Napoli fra fasti e degrado, fra nazi-fascismo e islamismo, una Napoli onirica: questa è l’opera di Marco D’Amore, “Caracas”, con un sempiterno straordinario Toni Servillo e lo stesso regista che riveste anche i panni di attore co-protagonista, pur se non riesce ad abbandonare il ruolo di Ciro nella serie televisiva “Gomorra”.
Le tinte rosso plumbee accompagnano una fotografia incantevole (Stefano Meloni) lungo molteplici storie poggianti sulle immaginifiche creazioni intellettuali di un venerato scrittore partenopeo, Giordano Fonte (interpretato da Toni Servillo), che, fra realtà e proiezioni della mente, ritorna in una Napoli irriconoscibile, nella quale Caracas (Marco D’Amore) si sbatte nella ricerca disperata di una verità, di una certezza, che sia il Duce o Allah, l’amore o l’amicizia.
La pellicola traccia molte narrazioni, quante sono quelle vaneggiate da Fonte e quelle ricostruite dallo spettatore, che si imbatte nella densità dell’arpeggio recitativo di Servillo, nella pungente musicalità dialettale di D’Amore e nella tragica fisicità e mimica della sua donna tossica, Yasmina (Lina Camelia Lumbroso).
L’attenzione dello spettatore deve punteggiare ogni scena girata: la distrazione rimuove la poeticità artistica dell’ambientazione e delle sue multiformi atmosfere.
Fabrizio Giulimondi
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barbara75
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sabato 2 marzo 2024
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caracas: il dipanarsi delle emozioni
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Amore. È la prima parola che mi viene in mente in questa recensione, che non è una recensione tecnica, ma un flusso di coscienza. Dicevo Amore, come misura della conoscenza degli altri. Attraverso la ragione capisci, attraverso l'amore senti.
Senti, come Caracas, tutte le volte che qualcosa, una mancanza, ti ha spinto nella paura e nell'ebrezza di un abisso. Senti che ciò che ami può portarti a un'ossessione, come Giordano, soverchiato dai suoi personaggi e dalla storia stessa, al punto dall'esserne diventato egli stesso parte incontrollata. Come Yasmina, compulsiva amante di una misera via d'uscita, corrotta nell'anima, erotica e licenziosa Napoli, che fa parte di una relazione triangolare con Caracas e con l'eroina.
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Amore. È la prima parola che mi viene in mente in questa recensione, che non è una recensione tecnica, ma un flusso di coscienza. Dicevo Amore, come misura della conoscenza degli altri. Attraverso la ragione capisci, attraverso l'amore senti.
Senti, come Caracas, tutte le volte che qualcosa, una mancanza, ti ha spinto nella paura e nell'ebrezza di un abisso. Senti che ciò che ami può portarti a un'ossessione, come Giordano, soverchiato dai suoi personaggi e dalla storia stessa, al punto dall'esserne diventato egli stesso parte incontrollata. Come Yasmina, compulsiva amante di una misera via d'uscita, corrotta nell'anima, erotica e licenziosa Napoli, che fa parte di una relazione triangolare con Caracas e con l'eroina. Relazione in cui ognuno trova legittimazione e conforto negli altri due.
Mancanza. Ecco l'altra parola. Inscindibilmente legata con l'Amore. Gli esseri umani vivono di mancanze, l'amore stesso lo è. Amore di Caracas per un padre la cui assenza, così assurdamente ingombrante, riempie ogni interstizio della sua mente, gettandolo in un purgatorio di ricerca perenne; nel fascismo, nella voglia di una famiglia con una donna che, a causa della droga, si autodistrugge travolgendo anche la sua disperata voglia di stabilità affettiva. La ricerca di Dio, Patria o Allah, anche questa come una scelta necessitata dal bisogno. Sembra strano, oggi, ripetere che la religione è oppio per i popoli. Ma è un messaggio attualissimo.
Terza parola: Napoli. Luogo fermo e in movimento. Napoli ambientazione scenica dove il tempo non si svolge in maniera sincronica, seguendo la linea degli accadimenti. In questa Napoli il tempo è un cerchio, (mi viene in mente Mancondo) da cui tutto parte e tutto torna, e percorrendo questo cerchio Giordano torna diverso, intimamente cambiato, attribuendo, come nella più classica proiezione junghiana, il motivo del suo straniamento alla città e non a sé stesso. La città è quasi una sottotrama, un personaggio autonomo, ma volutamente non rappresentato mai direttamente in primo piano, ma quasi come l'inquadratura del riflesso della luna sul mare di notte, attraverso le mobili striature di gioia e sconforto che una illusione ottica può dare.
Hai sempre la sensazione che, forse, battendo tre volte i tacchi, puoi uscire dalla straniante sensazione di ottundimento di Giordano, ma ormai ci sei dentro, e quel sogno sporco e magico lo vuoi inseguire per vedere come andrà a finire, temendo, però, che la parola fine non ti darà la soluzione, non dipingerà scenari confortanti, ma avrai sempre a che fare con l'illusione striata di gioia e sconforto che è la vita.
Infine, menzione speciale: incompresi. C'è un messaggio potentissimo di comprensione, di empatia, di identificazione per capire l'altro - vero e unico messaggio delle religioni. L'incomprensione genera mostri, la conoscenza fratelli.
Film che innesca riflessioni sulla propria di vita, partendo da una miccia accesa con garbo maestro da regista e attori, che creano personaggi coinvolti in un gioco onirico a cui il pubblico è demandato dipanare .
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melania
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lunedì 11 marzo 2024
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la luce della salvezza
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Un film scritto su misura per Servirlo, così personale che sembra uscito dalla sua penna. La storia di uno scrittore tormentato che racconta di una Napoli intensa, forte, verace. Mamma di una generazione abbandonata che cerca la sua difesa nella violenza e allo stesso tempo, figlia dell'esaltazione fascista da un lato e musulmana dall'altro, alla ricerca incessante di una luce che conduca alla salvezza. Uno spettatore attivo tra le pagine del suo stesso libro. Una "Alice" che attraverso le porte magiche di un armadio, entra nel paese dei turbamenti. Un alternarsi di flashback tra passato e presente per raccontare la storia di chi, quei turbamenti li aveva vissuti tutti sulla sua pelle fino poi a cercare di cancellarli con un coltello ardente per iniziare una vita nuova, libera da quegli ideali esaltanti e occlusivi.
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