Titolo originale | The Startup: Accendi il tuo futuro |
Anno | 2017 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Alessandro D'Alatri |
Attori | Andrea Arcangeli, Paola Calliari, Matilde Gioli, Luca Di Giovanni, Matteo Leoni Matteo Vignati, Guglielmo Poggi, Lidia Vitale, Thomas Peyretti, Federigo Ceci, Loris Loddi, Massimiliano Gallo, Paolo Bessegato, Lara Balbo, Sergio Basile, Alessandro Coccoli, Maria Eugenia D'Aquino, Martino Duane, Iris Gaeta, Mino Manni, Ivan Olivieri. |
Uscita | giovedì 6 aprile 2017 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,57 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 aprile 2017
C'è un prezzo da pagare per aver raggiunto il successo: la famiglia, l'amicizia o l'amore. Cosa sceglierà Matteo? Basato su una storia vera. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office The Startup - Accendi il tuo futuro ha incassato 226 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Matteo Achilli è un 18enne della periferia romana che conta di farsi strada con il nuoto agonistico. Ma il suo allenatore gli preferisce il figlio dello sponsor della squadra, e Matteo si rende conto che in Italia non è il merito che conta, bensì la raccomandazione. Essendo anche un ottimo studente accettato all'università Bocconi di Milano, Matteo decide di non arrabbiarsi ma di prendersi la sua rivincita, e inventa un social network che classifica gli applicanti ad ogni incarico professionale in base al merito utilizzando un algoritmo matematico che valuta in base a parametri oggettivi il background accademico del candidato.
Il fatto che il motore di ricerca si chiami Egomnia dovrebbe già suonare come un campanello d'allarme, e nella realtà le pagine dei giornali si sono ingegnate a delegittimare Matteo e la sua invenzione. Ma Alessandro D'Alatri, da sempre paladino di chi cerca di combattere il sistema dal di dentro con sana ostinazione provinciale, ha preferito concentrarsi sulla parabola di un ragazzo che prova ad emergere nonostante nuoti in un mare di squali (non è un caso che nel film le metafore acquatiche abbondino).
La pietra di paragone, evidente fin dal titolo, è The Social Network, anche perché il raffronto fra Matteo Achilli e Mark Zuckerberg è la stoffa di cui sono fatti i titoli dei giornali che hanno raccontato questa storia.
Ma D'Alatri ha avuto abbastanza buon senso da non mettersi in diretta competizione con il capolavoro di David Fincher, prendendo a prestito da lui soltanto la velocità di montaggio, necessaria per trasportare la regia nella contemporaneità (si pensi per contrasto alla magnifica lentezza di uno dei primi film di D'Alatri, Americano rosso) ma anche per gestire cinematograficamente una delle attività visivamente più noiose: la programmazione di un computer. Ciò nonostante il film sembra un rimando al passato, come se fosse ambientato negli anni Ottanta: il paradigma filmico diventa allora quel Wall Street che nel lontano '87 descriveva l'ascesa e caduta di uno yuppie intento a mangiarsi l'anima, oltre che la rucola. E la Milano di The Startup sembra ancora quella da bere, come se la crisi non avesse colpito anche le strade all'ombra del Centro Direzionale.
La confezione del film è eccellente, curata nei dettagli, veloce nelle transizioni narrative e divertente nel senso spettacolare del termine. Anche il cast è di ottimo livello, a cominciare da Andrea Arcangeli nei panni di Matteo Achilli, per proseguire con Paola Calliari (la fidanzata Emma), Matilde Gioli (la bauscia milanese: un ruolo che dovrà abbandonare, se desidera una carriera variegata), Massimiliano Gallo (il padre di Matteo) e soprattutto Luca Di Giovanni nei panni dell'ingegnere smanettone che aiuta Achilli a sviluppare il software di Egomnia. D'Alatri ha avuto anche la saggezza di eliminare ogni inutile verbosità dal racconto, anche se troppo spesso al silenzio ha sostituito musiche sparate a palla (la colonna sonora è di Pivio e Aldo De Scalzi). La fotografia lucida e crudele di Ferran Paredes Rubio (recentemente dop di Indivisibili) fa il resto, rendendo The Startup quel che si definisce un'esperienza visiva piacevolissima.
Quel che difetta al film è la mancanza di un sostrato che tratteggi l'ambiguità dei personaggi, architrave naturale della storia: se infatti Matteo per tre quarti del film pare un eroe senza macchia e senza paura (o meglio: in grado di superare la propria paura), nell'ultimo quarto cede a mille seduzioni. Sarebbe stato più interessante seminare da subito l'ambivalenza delle sue pulsioni, o affrontare la sua compulsione a millantare il proprio valore in un presente in cui lo storytelling conta più della realtà. La storia di Matteo, cinematograficamente parlando (ché della storia vera si stanno occupando fin troppo i giornali, con la consueta tendenza a sparare sulla Crocerossa), doveva essere un tiro alla fune fra ambizione e insicurezza, sogni di gloria e frustrazione, egocentrismo e voglia di cambiare il mondo. Se queste tensioni fossero state enucleate in modo più sottile in sceneggiatura e agli attori fosse stato dato un input meno manicheo su come interpretare i rispettivi ruoli, The Startup avrebbe compiuto quel salto di qualità che l'avrebbe reso una rarità nel panorama cinematografico italiano di oggi: una confezione americana con un'anima europea.
Resta comunque evidente il coraggio di D'Alatri che ancora una volta sfida i mulini a vento per parlare dell'elefante in salotto, ovvero il cannibalismo italico nei confronti dei propri figli intesi in termini generazionali (ché dei figli naturali ci si prende fin troppa cura, senza per questo aiutarli a crescere). La ricerca di quell'isola che non c'è in cui conterà soltanto il merito è donchisciottesca e "fitzcarraldiana" perché, come recita una delle battute più ispirate del film (con buona pace del congiuntivo), "Se Steve Jobs era nato in Italia non gli davano neanche il mutuo prima casa". E il messaggio più originale (benché sottolineato in modo eccessivamente didascalico) è che più del successo conti la fatica in sé: nessuno più di un "faticone" come Alessandro D'Alatri era legittimato a trasmetterlo.
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"The Startup" racconta la vera storia del diciottenne Matteo Achilli (ora di qualche anno più grande) che a quell'età ha inventato un nuovo ed originale social network, chiamato Egomnia. L'idea, se ne viene a conoscenza nel film, gli giunge quando egli, praticando nuoto a livello agonistico, viene messo da parte in una gara al fine di favorire il figlio meno dotato [...] Vai alla recensione »
E' la storia (vera) di un giovane ragazzo romano (Matteo Achilli) , di famiglia non benestante, che, dopo la maturità al liceo scientifico e prima dell'iscrizione alla Bocconi di Milano, crea con un investimento iniziale di soli 10.000 euro (i risparmi di una vita del papà) un particolare "social" che, grazie ad un algoritmo, serve a creare una [...] Vai alla recensione »
Se mi venite a raccontare che questa è una storia vera state raccontando cazzate.Non vale la pena vedere una storia inventata zeppa di castronerie e scemenze hollywoodiane. L'imitazione MOLTO MAL RIUSCITA di "the social network". Peccato che in un caso si parlava di Mark Zuckemberg qui di un tipo che ha solo EGO e null'altro.
Matteo Achilli, ovvero Andrea Arcangeli, l’attuale Divin Codino protagonista della pellicola omonima di Netflix, fra una carriera agonistica nel mondo del nuoto e una Laurea alla Bocconi, ovvero l’Università più prestigiosa della penisola, ha alcuni dubbi immediatamente fugati da alcune certezze ovvero, quello che gli è stato impedito per nepotismo, il suo posto nella [...] Vai alla recensione »
"Eccellente confezione"???? Mamma mia! l'algoritmo per la valutazione meritocratica dovrebbe essere applicato anche all'universo della critica cinematografica. Se c'è una cosa che colpisce, purtroppo negativamente, nel film di D'Alatri, ottimo nelle intenzioni, è proprio la mediocrità realizzativa.
Qualche anno fa Matteo Achilli, studente liceale romano della Bocconi, ha inventato una piattaforma on line che, attraverso un algoritmo, avrebbe permesso alle aziende di trovare personale, schedato in base alla formazione e alle capacità: una specie di classifica per merito per rivoluzionare il sistema di reclutamento. Diventato celebre grazie a un'intervista alla Bbc, Achilli è apparso spesso sui [...] Vai alla recensione »
Sarebbe Matteo Achilli il Mark Zuckerberg italiano? Siamo distratti in economia, ma certo la voce sarebbe arrivata anche a noi. Esce il film (prodotto da Luca Barbareschi) che ne celebra i successi, adattando il memoir uscito da Rizzoli, e subito apprendiamo che i miliardi non sono stati guadagnati, il grande successo internazionale non è arrivato, le altre startup sono infastidite dal dilettantismo. [...] Vai alla recensione »
Il pubblico di una certa età, peggio ancora se poco in sintonia con il web, rischia di essere tagliato fuori. Sì, insomma, di non capire tutto del bel film che Alessandro D'Alatri ha tratto da una recentissima storia vera. Già il titolo, The_startup, lascia subito intendere che l'argomento è riservato alle nuove generazioni o comunque a chi mastica senza sforzo le diavolerie tecnologiche di un mondo [...] Vai alla recensione »
Famiglia modesta, amore inquieto e ingiustizia sportiva nel frullatore, intelligenza e caparbietà per ingredienti speciali, e quel pizzico di incoscienza che non guasta mai: Matteo Achilli, diciottenne romano, s'inventa una app, Egomnia, per far incontrare domanda e offerta di lavoro con il merito per catalizzatore. Approdato a Milano (sì, Bocconi), Matteo deve conciliare successo e sentimenti, algoritmi [...] Vai alla recensione »
Avete mai visto un film italiano dove un ventenne fa un bonifico di 20 mila euro al papà? Non è fantascienza ma recente passato. Non è The Social Network (duro attacco al fondatore di Facebook Mark Zuckerberg firmato David Fincher) ma The Startup - Accendi il tuo futuro, storia romanzata dell'ascesa vertiginosa dal 2012 in poi di Matteo Achilli (Andrea Arcangeli), fondatore e unico proprietario a soli [...] Vai alla recensione »