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naar.90
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lunedì 20 gennaio 2014
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la grande bellezza del cinema e della vita
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La grande bellezza è un film pretenzioso, magniloquente e ardito. Un lungometraggio che ha come presupposto quello di non essere alla portata di tutti, dove persino le chiavi di lettura cui il regista mira possono essere considerate violente, scomode. L’abilità con cui Sorrentino passa da una tematica all’altra sottintende al contempo una delicata sensibilità e un umorismo che sa essere tagliante. Il film si apre al ritmo incalzante di una festa, ma i colori, le luci e il lusso non fanno altro che rendere spaventosamente grottesche le figure che si scatenano ebbre al ritmo di Raffaella Carrà. Sin dall’inizio si scopre dunque la volontà del regista di eseguire ritratti su diversi livelli, ma questi non sono realistici, spontanei o immediati; sono ritratti complessi, esasperati e quasi metafisici. I personaggi che Sorrentino propone appartengono alla classe “intellettuale”-borghese e persistono nel loro status quo in una condizione di profondo disagio e di cosciente, o incosciente, alienazione.
In mezzo a questo mondo caotico e ripetitivo, Toni Servillo è Jep Gambardella, straordinaria maschera di uno scrittore disincantato a cui un successo giovanile ha permesso di addentrarsi sempre più all’interno della mondanità romana. In questo personaggio che appare allo stesso tempo "costruito” e spontaneo, non è riscontabile una vera propria evoluzione ma, in seguito a una serie di eventi e circostanze significative, giunge a una sorta di serena rassegnazione che lo porterà all’azione.
Attraverso un excursus fotografico mozzafiato, Roma, la città eterna (è necessario ricordarlo), fa da sfondo al dramma della perdita della giovinezza, dell’energia e dell’entusiasmo. Un melanconico sguardo su quello che si conquista, su quello che si perde e su ciò che ancora si potrebbe raggiungere. La grande bellezza è un film pretenzioso perché “pretende” che lo spettatore sia pronto a porsi delle domande e a ricercare qualcosa che vada oltre la dimensione stereotipata della quotidianità. È un film magniloquente perché nel tentativo di descrivere non la bellezza ma addirittura la grande bellezza si arma di parole e di immagini grandiose, cariche di enfasi e significato. È infine ardito perché è tanto più vero quanto disarmante rendersi conto che anche le più alte aspirazioni dell’individuo quali la cultura, la solidità economica, la possibilità della realizzazione personale non riescono, alla fine, a cancellare il vuoto che si spalanca di fronte alla presa di coscienza della caducità delle cose.
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teresina3
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lunedì 20 gennaio 2014
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e dove è la poesia del genio?
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Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire...ecco come inizia (pressapoco) il film.....e nulla che nel resto del racconto lo lega....
Mi sono soffermata a pejnsare al senso si molte scene, e quante di queste fossere funzionali al racconto, poi ho pensato se la stroia sarebbe potuta essere diversa se ambientata in un altro luogo..che non fosse "la grande Roma"...poi mi sono chiesta la scena della "santa" che segno doveva trasmetterci....insomma a tutto questo non ho trovato risposta, e mi chiedo dove devo pescare il senso del film, quale è la scena che mette insieme tutto? dove è la poesia del genio che ci descrivono?.
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Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire...ecco come inizia (pressapoco) il film.....e nulla che nel resto del racconto lo lega....
Mi sono soffermata a pejnsare al senso si molte scene, e quante di queste fossere funzionali al racconto, poi ho pensato se la stroia sarebbe potuta essere diversa se ambientata in un altro luogo..che non fosse "la grande Roma"...poi mi sono chiesta la scena della "santa" che segno doveva trasmetterci....insomma a tutto questo non ho trovato risposta, e mi chiedo dove devo pescare il senso del film, quale è la scena che mette insieme tutto? dove è la poesia del genio che ci descrivono?...non ho risposta e trovo il film insulso, inutile narrazione inutile stroria.
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danascully
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lunedì 20 gennaio 2014
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buon film ma ...
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A metà tra Fellini e Malaparte, 50% bravura e 50% furbizia. All'estero sicuramente piacerà.
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lucva
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lunedì 20 gennaio 2014
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un film diverso
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Premetto che amo la linearità diciamo cosi nei film , apprezzo di più la migliore offerta ad una grande bellezza.
Un film con troppi contrasti, salti di scena lentezze riflessive surrealismi alla fellini ridondanze non è sicuramente il mio genere ma..
Se guardiamo alla grande bellezza per la maschera sublime di attore di servillo , la bellezza delle scene e fotografia, se amiamo le lentezze riflessive , la particolarità di un film "diverso " cinico a volte grottesco esagerato malinconico esasperato..allora la grande bellezza è un grande film per chi lo vede apprezzandone certe cose .
Se invece amiamo film non lenti come questo, ma preferiamo quelli con trame lineari, ritmo nelle sequenze , se amiamo film dai canoni più classici,meno astratti meno surreali meno esasperati di questo ed è il mio caso allora con occhio personale e obiettivo diamo alla grande bellezza 3 stelle lo consideriamo comunque un buon film ma non un capolavoro.
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Premetto che amo la linearità diciamo cosi nei film , apprezzo di più la migliore offerta ad una grande bellezza.
Un film con troppi contrasti, salti di scena lentezze riflessive surrealismi alla fellini ridondanze non è sicuramente il mio genere ma..
Se guardiamo alla grande bellezza per la maschera sublime di attore di servillo , la bellezza delle scene e fotografia, se amiamo le lentezze riflessive , la particolarità di un film "diverso " cinico a volte grottesco esagerato malinconico esasperato..allora la grande bellezza è un grande film per chi lo vede apprezzandone certe cose .
Se invece amiamo film non lenti come questo, ma preferiamo quelli con trame lineari, ritmo nelle sequenze , se amiamo film dai canoni più classici,meno astratti meno surreali meno esasperati di questo ed è il mio caso allora con occhio personale e obiettivo diamo alla grande bellezza 3 stelle lo consideriamo comunque un buon film ma non un capolavoro.
Gli americani ancorati però all' idea che cinema italiano uguale fellini lo hanno apprezzato e lo premieranno e noi italiani a prescindere da tutto dobbiamo essere grati a sorrentino .
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marcobrenni
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domenica 19 gennaio 2014
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un film che ricorda fellini
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La prima cosa che viene in mente è Fellini, soprattutto la "Dolce Vita" , e più distanziatamente anche "Roma". Paolo Sorrentino con evidenza assoluta (!) qui si è ispirato al grande maestro, riprendendone tutti gli stilemi e persino i temi: il narratore (una specie "Virgilio"-Gambardella nell'inferno dantesco) quasi una voce fuori campo, pur essendo il protagonista ; poi : l'esagerazione caricaturale, l'immaginifico, l'onirico, la metafora, i ribaltamenti improvvisi di scena, la fantasia pervasiva, la cialtroneria imperante , l'inesorabile decadenza sia di Roma , sia dei suoi abitanti più "illustri", la feroce critica dell'aristocrazia romana, lo sfascio definitivo di chiesa e del clero ormai da ricovero per anziani, il disincanto religioso: - "Dio è morto" (!) ecc.
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La prima cosa che viene in mente è Fellini, soprattutto la "Dolce Vita" , e più distanziatamente anche "Roma". Paolo Sorrentino con evidenza assoluta (!) qui si è ispirato al grande maestro, riprendendone tutti gli stilemi e persino i temi: il narratore (una specie "Virgilio"-Gambardella nell'inferno dantesco) quasi una voce fuori campo, pur essendo il protagonista ; poi : l'esagerazione caricaturale, l'immaginifico, l'onirico, la metafora, i ribaltamenti improvvisi di scena, la fantasia pervasiva, la cialtroneria imperante , l'inesorabile decadenza sia di Roma , sia dei suoi abitanti più "illustri", la feroce critica dell'aristocrazia romana, lo sfascio definitivo di chiesa e del clero ormai da ricovero per anziani, il disincanto religioso: - "Dio è morto" (!) ecc.
Detto ciò, sarebbe ingeneroso ridurlo a mero rifacimento felliniano. Questo film è anche molto diverso, perché quasi solo nichilista: non salva proprio nulla: qui non c'è l'ironia bonaria di Fellini, che all fine assolve pure il più fallito dei cialtroni, quasi facesse ormai parte del paesaggio romano, proprio come le sue rovine. No, Sorrentino è impietoso, sempre giudicante anche se sotto una finta facciata bonaria da gentleman di Gambardella. Quando giudica non lascia scampo, né speranza alcuna ! Basti l'esempio della feroce demolizione (!) dell'unica persona (di cui non mi ricordo il nome) , cioè quella salottiera mezz'età, che pretendeva di essere diversa dagli altri, non fallita, perché ritenne di essere riuscita dare un senso, un valore alla propria vita. Ma Gambardella ne evidenzia subito la fasità più totale. Ferita a morte, uscirà di scena. Non c'è proprio scampo per nessun protagonista, né per Roma allo sfascio, né per ii suoi abitanti decadenti, falliti. Si potrebbe parlare di nichilismo radicale (che però non è di Fellini), se alla fine non vi fosse almeno un messaggio di speranza (un po' scontato) nella ritrovata Bellezza. Ma qui sembra essere solo un appiccicaticcio di maniera per evitare il nichilismo più radicale. Sorrentino s'è reso conto che senza offrire almeno un segnale di speranza (la Bellezza) , il film sarebbe stato, o condannato, o mal sopportato dal pubblico e critica.
In ogni caso, un ottimo film di ritrovata scuola cinematografica italiana d'alta classe; un nichilismo forse esagerato, ma non privo di fondamento; un' ottima ed azzeccata regia anche fantasiosa ed una perfetta scelta di musiche! Insomma: tre stelle meritatissime!
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(di dillinger78)
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bernardogentile
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sabato 18 gennaio 2014
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straordinario
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Film straordinario: la notte come buio del perso, ciechi di pensieri, se la spassano per il gradimento dei sensi.
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(di bernardogentile)
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melpomena
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sabato 18 gennaio 2014
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deludente
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E' un film che non conduce a nulla e poi perchè tutti i non italiani fanno o le domestiche (la donna di pulizie a casa di Jep), o le compagne prive di gusto di uomini italiani anziani (la nuova finanzata dell' Est del vedovo) oppure le puttane polacche(che sono proprio polacche, viene sottolineato piu volte...). Nonostante una bella fotografia è un film deludente, superficiale e mal riuscito e non è minimamente paragonabile ai film geniali di Fellini, Buñuel ecc...
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ragthai
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sabato 18 gennaio 2014
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mi ha deluso
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Non mi piace andare controcorrente per partito preso, ma onestamente non capisco il successo di questo fim, e mi stupisco ancora di piu' dei premi che ha vinto.
Film abbastanza caotico, senza una vera trama, vuole offire uno spaccato della cultura della mondanita'.
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(di marcobrenni)
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max.l
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sabato 18 gennaio 2014
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sfiorato il capolavoro
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LA GRANDE BELLEZZA DI PAOLO SORRENTINO A MIO AVVISO
SFIORA L'APPELLATIVO DI CAPOLAVORO PERCHE' NONOSTANTE
IL REGISTA NELLA SUA IMMENSA OPERA CERIMONIALE PENNELLA
UN DIPINTO DI RARA SUGGESTIONE,SBAGLIA LA DILUIZIONE DI TALUNI
COLORI AVVALENDOSI DI ATTORI ( VEDI AD ES. VERDONE) FUORI
LUOGO E FUORI FORMA CHE COMPROMETTONO L'AVVICINAMENTO ALLA
PERFEZIONE E ALLA SUBLIMAZIONE ASSOLUTA.
DICIAMO E' COME SE SI PRENDESSE UN MONET E SI SBAVASSE UNO
DEI SUOI COLORI FACENDO PERDERE A TRATTI QUELL'ARMONIA DI MOVIMENTO
CHE OGNI SUO QUADRO SEMBRA AVERE.
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LA GRANDE BELLEZZA DI PAOLO SORRENTINO A MIO AVVISO
SFIORA L'APPELLATIVO DI CAPOLAVORO PERCHE' NONOSTANTE
IL REGISTA NELLA SUA IMMENSA OPERA CERIMONIALE PENNELLA
UN DIPINTO DI RARA SUGGESTIONE,SBAGLIA LA DILUIZIONE DI TALUNI
COLORI AVVALENDOSI DI ATTORI ( VEDI AD ES. VERDONE) FUORI
LUOGO E FUORI FORMA CHE COMPROMETTONO L'AVVICINAMENTO ALLA
PERFEZIONE E ALLA SUBLIMAZIONE ASSOLUTA.
DICIAMO E' COME SE SI PRENDESSE UN MONET E SI SBAVASSE UNO
DEI SUOI COLORI FACENDO PERDERE A TRATTI QUELL'ARMONIA DI MOVIMENTO
CHE OGNI SUO QUADRO SEMBRA AVERE.
AL DI LA' DI QUESTA DOVEROSA CRITICA E CONSIDERAZIONE INIZIALE
REPUTO QUESTA PELLICOLA UNA DELLE MIGLIORI DEGLI ULTIMI TEMPI;
IL TAGLIO,I MONTAGGI,I TOCCHI SUBLIMI DEL REGISTA CHE RICORDANO I
MIGLIORI DEL PASSATO, IL TEMA DECADENTISTICO ED ETICO DEL FILM ,
L'ARGUTA SCENEGGIATURA...LA FOTOGRAFIA SUBLIME...SAZIANO LO
SPETTATORE MINUTO DOPO MINUTO PORTANDOLO ALLA FINE AD UN'ALTA SODDISFAZIONE
ED AD UN GRANDE SENSO DI APPAGAMENTO.
IL CINEMA ITALIANO FINALMENTE RITROVA UN ACUTO ARTISTICO D'ESPRESSIONE,
DI SPESSORE E D'IMMENSITA' DOPO ANNI E ANNI DI BUIO TOTALE.
MAX.L
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stefamovie
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venerdì 17 gennaio 2014
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solito sorrentino, bel film ma nulla di nuovo.
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Di certo è un bel film, ma sono rimasto un pò perplesso da una trama abbastanza scontata e banale. Alcuni cambi di scena sono pesanti per lo spettatore, ed inoltre la durata del film è eccessiva. Sicuramente la punta di diamante del film è l'ottima interpretazione di Servillo che come al solito regge da solo tutto il film. Bellissima l'ambientazione romana e la scena iniziale della festa. Per finire ritengo che Sorrentino debba un pò smuoversi da una visione delle cose sempre decadente e pessimista ed esplorare cinematograficamente anche la positività degli esseri umani.
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