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Lo stile di Ferzetti

Addio all'ultimo seduttore del cinema italiano. Colto e intelligente, ha saputo adeguarsi a tutte le stagioni, da giovane ad anziano. Di Pino Farinotti. Vai all'articolo
di Pino Farinotti

Gabriele Ferzetti (Pasquale Ferzetti) 17 marzo 1925, Roma (Italia) - 2 Dicembre 2015, Roma (Italia).

venerdì 4 dicembre 2015 - Focus

Aveva novant'anni. Fa parte, ed era l'ultimo, di una magnifica generazione, quella dei Gassman, Mastroianni, Sordi, Tognazzi, Manfredi. Rispetto a questi Ferzetti è stato forse... meno di moda. Ma al cinema italiano ha dato eleganza, stile e charme.
Aveva una sua esclusiva. E ha portato seduzione, con un segnale impeccabile e forte, il più forte: ha dato corpo e volto a Giacomo Casanova, nel 1955, diretto da Steno. Fra le sue seduzioni (certo nei film, e poi... chissà) ci sono fra le molte partner Gina Lollobrigida e Angie Dickinson, fra le donne più belle del mondo. Certo "seduttore" è riduttivo. Il suo percorso è completo e complesso, sempre con un'asticella posta in alto. Comincia dal teatro, che significa sempre "garanzia" di talento. A 18 anni è già in scena con Via delle cinque lune di Chiarini. In teatro, nelle molte stagioni ha poi rappresentato giganti come Cechov, Pirandello e Shaw, accanto a molti dei più grandi "teatranti". Ricordabile "La gatta sul tetto che scotta", di Tennessee Williams, con Gino Cervi e Lea Padovani.
Per il cinema l'anno buono è il 1953 quando Mario Soldati lo dirige ne La Provinciale, con la Lollobrigida, appunto, tratto dal romanzo di Alberto Moravia. Toccherà ancora la letteratura nobile italiana con Le amiche, film adattato da Michelangelo Antonioni - dunque cinema nobile - dal romanzo "Tra donne sole" di Cesare Pavese. Lo stile "intimo", quella tattile ambiguità che sapeva esprimere lo portarono ad essere uno dei modelli della cosiddetta incomunicabilità: vale in questo senso l'altro film che fece con Antonioni, L'avventura. Colto e intelligente ha saputo adeguarsi a tutte le stagioni, da giovane a maturo ad anziano e a tutti i ruoli. Una selezione da memoria immediata, registri diversi: La lunga notte del '43, (Vancini, 1960) sul quel momento tragico delle guerra in Italia. Due partecipazioni internazionali, da blockbuster, chiamiamole così, in Agente 007 al servizio segreto di sua maestà, quello con Lazenby, il "Bond" meno fortunato, dove fa l'elegante criminale Drako e poi in C'era una volta il West, del 1968, di Sergio Leone, dov'è il costruttore di ferrovia malato alle ossa.
E poi l'ultima fase, dove fa il vecchio padre in 18 anni dopo di Leo e il patriarca borghese in Io sono l'amore di Guadagnino. Aveva 84 e 85 anni ma era sempre portatore del suo tradizionale stile. Per quanto mi riguarda estraggo, di getto, Ferzetti nei panni di Giacomo Puccini nel film di Gallone del 1953.
All'inizio ho scritto di generazione e di seduzione. Le donne sedotte da "quelli" si chiamavano oltre alla "Lollo" e Dickinson: Hepburn, Taylor, Loren, Collins, Deneuve, Andress, e altre. È un dato che può essere rapportato ai "colleghi" del cinema contemporaneo e anche al cinema contemporaneo in generale: quante possibilità avrebbero di seduzione le nostre punte Orlando, Marcoré, Battiston, Castellitto, Mastandrea, Amendola (fra gli altri) nei confronti di Julia Roberts, Nicole Kidman, Angelina Jolie, Charlize Theron, Keira Knightley? Direi nessuna. Gabriele è proprio stato l'ultimo.

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