La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roma, mai così "tremendamente" belladi Immanuel BrestFeedback: 100 |
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domenica 26 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E' difficile, violento oserei dire, affermare che Roma sia solo "bella" nelle immagini di Sorrentino. Roma, vera protagonista indiscussa di questa pellicola, appare prepotentemente unica, di un'unicità mostruosa, deviata, decisamente sublime. La fauna che la popola, quasi vampiresca nel suo rifuggire la luce impietosa di un sole onnipresente, lotta disperatamente per sfuggire alla morte e alla ricerca di un senso della vita, brancolando nel buio rumoroso costellato da festini e vernissage improbabili. In questi rifugi patinati, ambiti ed esclusivi, in questi attualissimi sabba, si consuma l'esistenza di creature nella maggior parte dei casi "orrende" - agli occhi dello spettatore perbenista - eppure fragili, disincantate, lucide: in una parola VERE. Perché è una verità indigesta quella che Sorrentino ci sbatte in faccia continuamente attraverso le immagini di questo film intenso e solo apparentemente algido. Jep Gambardella (Tony Servillo) è la guida suprema che ci porta per mano in questa giungla spietata e affascinante. Un dracula letteralmente romantico, che ha rinunciato a dio - perché la "morale" è la divinità incarnata che fa da sfondo alla Storia - e ha accettato le regole di questa vita al massacro, abiurando alla ricerca interiore, all'analisi "superiore" della realtà e sposandone appieno l'intrinseca prosaicità. Un dracula che custodisce nel profondo il ricordo dell'unico amore mai assaporato e inesorabilmente perso. Jep succhia la vita da vittime inconsapevoli e tutt'altro che innocenti (se innocente può mai essere l'umanità ai suoi stessi occhi), ma giusto quanto basta per sopravvivere ancora per una notte - emblematico, a tal proposito, l'episodio che vede la partecipazione di Isabella Ferrari. Jep è un parvenu che ha costruito il proprio successo su una gloria effimera (il suo unico romanzo giovanile), ma che spicca fra i suoi simili perché emancipato, consapevole. La salvezza, la redenzione, fanno capolino per un attimo; la loro è un'epifania improvvisa quanto involontaria, che non lascia traccia nell'esistenza del nostro. E allora, nuda e cruda, appare Ramona (la verace Sabrina Ferilli), col suo volo di falena moribonda. La morte, quella vera e non l'uscita si scena, fa capolino per ricordare a tutti il loro inesorabile destino, ma viene anch'essa fagocitata e inscatolata nel solito rituale esorcistico che è la festa. Jep è l'ambita incarnazione dell'Everyman dell'Italia di oggi, un posto in cui non c'è spazio per i deboli, per coloro che manifestano la propria fragilità spudoratamente o la nascondono disperatamente sotto spessi strati di ipocrisia.
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