La Grande Bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso.
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Titolo originale La grande bellezza.
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedė 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La Grande Bellezza
valutazione media:
3,35
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Troppe ambizioni e suggestioni, una non dolce vita
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| domenica 16 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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La bellezza del titolo e appunto l'eccessiva attitudine ad essere diversi e privilegiati. Come dichiara la voce fuori campo del protagonista vuole essere il simbolo di cio che con troppe ambizioni vuole essere: la mondanita. Ma le intenzioni troppo ampollose e decisamente moraliste rovinano buona parte di questo sesto lungometraggio di Sorrentino. La rappresentazione delle cose autodichiarate strane nel racconto non solo rischiano di essere buchi di soggetto, ma anche eccessive forzature in un ritratto che non riesce fino in fondo ad essere tragico e impietoso nel suo esasperato pianto e grido di difesa da realta malata, quanto ridicolo. Non solo i principali rappresentati (Verdone, Ferilli, Buccirosso) non riescono fino in fondo a salvare con egregia personale originalita scenica l'innegabile autocompiacimento filmico ma ne risultano un po una presenza peggiorativa. Ok, 'La dolce vita' era il modello di riferimento, ma i virtuosismi goffamente modernistici come il mare sul tetto, l'inizio sul Gianicolo e altro si dimostrano sin troppo scopiazzature e accaniti attaccamenti morbosi al capolavoro felliniano. E se il film di Fellini nel 1960 aveva avuto il pregio di narrare senza compiacimento un decadentismo urbano della diversita in vari aspetti della vita quotidiana del tutto inedito (almeno attraverso il cinema) al ceto medio, qui si dimostra un mondo notturno un po troppo conosciuto, gia assaporato nella vita reale da qualsiasi spettatore comune, e gia previsto e assolutamente non sorprendente. Ad ogni modo restano degne di nota le buone sfumature di disillusione in alcuni personaggi malati di diversita e di logorroica anzianita interiore e la bella colonna sonora. Al Festival di Cannes non ha vinto un singolo premio, forse una lieve ma giusta punizione per epigonicita ad un indiscutibile capolavoro cinematografico la cui aura di mito non puo prescindere da un rinnovamento in epoca diversificata dagli uomini. Che siano cinquanta che duemilacinquecento anni dopo.
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