e. hyde
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martedì 7 giugno 2016
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padre lucifero
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Film epocale, storia dello sviluppo e della trasformazione della umana intelligenza, di fronte al superamento di alcune soglie critiche. Sotto la cenere dell'eleganza, della danza cova una violenza primordiale. Il progresso e la bellezza ne sono solo maschere. Non c'è solo Micheal Aquino che fonda il Tempio di Set ispirato dal monolito: scrive la cantante Tori Amos nel booklet del suo album “Saint and Sinner”: “ Lucifero era il fratello che possedeva lo spazio per il genere umano, per mettere in atto le loro paure i loro segreti nascosti, cose che non si confessano. É questa la zona d'ombra, la parte che viene negata, e una volta che quest'ombra non viene più negata non c'è perversione in questa fonte d'energia.
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Film epocale, storia dello sviluppo e della trasformazione della umana intelligenza, di fronte al superamento di alcune soglie critiche. Sotto la cenere dell'eleganza, della danza cova una violenza primordiale. Il progresso e la bellezza ne sono solo maschere. Non c'è solo Micheal Aquino che fonda il Tempio di Set ispirato dal monolito: scrive la cantante Tori Amos nel booklet del suo album “Saint and Sinner”: “ Lucifero era il fratello che possedeva lo spazio per il genere umano, per mettere in atto le loro paure i loro segreti nascosti, cose che non si confessano. É questa la zona d'ombra, la parte che viene negata, e una volta che quest'ombra non viene più negata non c'è perversione in questa fonte d'energia. Io non considero Lucifero una forza malvagia. Possiamo attingere tutti da questa corrente di energia distorta”. Nell'unico libro di analisi strutturale mai scritto dedicato a un film Carolyn Geduld cerca di dimostrare non solo come ciascuno dei quattro episodi del film riprende gli stessi motivi conduttori ma vi scorge un disegno del cosmo in forma satanica dalla “Genesi” del prologo all'”Ultima cena” dell'epilogo passando per la Messa nera nel cratere Tycho sulla luna. Rispetto alla premonizione del coevo “Rosemary's baby” di Polansky sulla strage di Bel Air durante un droga-party nella sua villa dove venne sventrata sua moglie incinta all'ottavo mese e altri amici, Kubrick, meno tragicamente, mette piede sulla luna prima degli astronauti dell'Apollo11. Il regista non fa che riproporre in forma moderna le questioni antiche. Non siamo soli nell'Universo, anche se chiunque sia o qualsiasi cosa sia chi o quello per cui noi e tutto quello che ci circonda esistiamo non si può far conoscere come tale. Credo che Kubrick fosse particolarmente orgoglioso di questo film, che considerava la sua opera migliore prima di “Eyes Wide Shut”, perchè era riuscito a trovare il tono giusto per ogni episodio attraverso un commento musicale magicamente adatto e una resa del fascino dell'arcano e dell'ignoto paragonabile al terrore e all'incubo dei migliori classici ambientati nei castelli abitati dai fantasmi.
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venerdì 22 luglio 2016
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unico
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Fare una recensione su questo flm è impresa veramente improba.La complessità e la natura di un lavoro dalle mille sfaccettature e da un'infinita serie di chiavi di lettura,lo rendono difficilmente classificabile,Semplicisticamente si può definire il migliore film di fantascienza mai girato, ma è una catalogazione riduttiva, che non rende giustizia ad un'opera di grandissimo e insuperabile valore artistico.In realtà in questo lavoro troviamo spunti di filosofia,di religione, di cibernetica, di informatica. Pone grandi interrogativi sul significato della vita e dell'esistenza.Il regista percorre le tappe del ciclo vitale dell'umanità attraverso un viaggio nei meandri dell'universo e parallelamente in quelli dell'animo umano.
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Fare una recensione su questo flm è impresa veramente improba.La complessità e la natura di un lavoro dalle mille sfaccettature e da un'infinita serie di chiavi di lettura,lo rendono difficilmente classificabile,Semplicisticamente si può definire il migliore film di fantascienza mai girato, ma è una catalogazione riduttiva, che non rende giustizia ad un'opera di grandissimo e insuperabile valore artistico.In realtà in questo lavoro troviamo spunti di filosofia,di religione, di cibernetica, di informatica. Pone grandi interrogativi sul significato della vita e dell'esistenza.Il regista percorre le tappe del ciclo vitale dell'umanità attraverso un viaggio nei meandri dell'universo e parallelamente in quelli dell'animo umano.I pirotecnici e abbacinanti effetti speciali, si pensi che era solo il 1968,lo elevano anche su un piano squisitamente tecnico,una spanna al di sopra della pletora di filmetti che venivano prodotti con mezzi per così dire artigianali in quel periodo.Kubrik consegna al cinema e ai suoi estimatori un'opera colossale nella sua incompletezza.Nessuno dopo di lui è riuscito a compiere un prodigio simile.
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chriss
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lunedì 4 ottobre 2010
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revolution...
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All' alba dei tempi un gigantesco monolito sveglia una scimmia assopita e man mano tutte le altre. Questi esseri non sono ancora uomini, ma presto lo diventeranno. Una di loro trova un osso, un oggetto come tanti. Curiosamente comincia a batterlo sopra ad altri ossi. Per la scimmia l' osso diventa subito un' arma potente. In quel preciso istante scocca la scintilla dell' evoluzione. L' osso che diventa un' astronave è un passaggio geniale, alla Stanley Kubrick per intenderci. Ora la scimmia è diventata un uomo, un essere pensante che ha conquistato lo Spazio. Intanto, un altro monolito viene scoperto sulla Luna. Dalla Terra parte una spedizione verso Giove, un pianeta lontanissimo.
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All' alba dei tempi un gigantesco monolito sveglia una scimmia assopita e man mano tutte le altre. Questi esseri non sono ancora uomini, ma presto lo diventeranno. Una di loro trova un osso, un oggetto come tanti. Curiosamente comincia a batterlo sopra ad altri ossi. Per la scimmia l' osso diventa subito un' arma potente. In quel preciso istante scocca la scintilla dell' evoluzione. L' osso che diventa un' astronave è un passaggio geniale, alla Stanley Kubrick per intenderci. Ora la scimmia è diventata un uomo, un essere pensante che ha conquistato lo Spazio. Intanto, un altro monolito viene scoperto sulla Luna. Dalla Terra parte una spedizione verso Giove, un pianeta lontanissimo. L' equipaggio del Discovery è composto da cinque persone (tre delle quali ibernate) e dal calcolatore elettronico Hal 9000, una macchina affidabilissima al servizio degli esseri umani. Il fallimento non è nel suo DNA di circuiti, proprio come 'il suo gemello terrestre'. L' occhio di Hal, che sembra 'la vista di Kubrick', scruta il mondo circostante. Cosa vede? Esseri freddi, inutili e vuoti. Esseri imperfetti che non conoscono purezza. Esseri senz' anima. Una volta l' avevano, ma ora non più. Hal ribadisce che c' è un guasto: una scusa per eliminare qualcuno che dovrà uscir fuori a controllare: in fondo, troppe persone affollano il Discovery. E' qui che interviene Sir Kubrick. L' uomo uccide i suoi simili dall' alba dei tempi. La storia si ripete da quando Caino uccise suo fratello Abele. Poi ha continuato ancora ad uccidere. Ed ancora. Hal, che non potrebbe mai fare una cosa del genere, 'prende coscienza di qualcosa', arrivando ad uccidere senza rimorso Frank Poole prima e gli uomini ibernati dopo. Qualcosa o qualcuno ha cambiato i suoi piani. Forse è stato il monolito o Kubrick stesso ad alterare il suo stato di apparente tranquillità. "Ho paura", dirà per ben tre volte l' imperfetto Hal in punto di morte. Proprio come direbbe un essere umano. Sembra una sciocchezza, invece c' è tutta la filosofia del regista in quella frase. Kubrick amava la fotografia, prima ancora della macchina da presa. La foto non è altro che uno scatto sulle cose, sulla gente e sul mondo che cambia. Da bambino era stato maltrattato dai suoi insegnanti e questa cosa influì non poco sulla sua vita. Quando scoprì il grande obiettivo, divenne 'protagonista assoluto'. Kubrick ha fatto soltanto grandi film e con questi, ogni volta, ci ha spiazzati. Ci ha regalato il film del secolo che doveva stupire il mondo. Ce l' ha fatta con le immagini, la musica ed un significato quasi sepolto nell' opera. Il monolito era un Simbolo che doveva appunto spiazzarci. Era un punto di riferimento per lui, ma non per noi. Era una porta che avrebbe dovuto aprire la mente delle scimmie. Era 'l' io' di Stanley Kubrick che faceva i conti o si relazionava col mondo. Forse non sarà il film più bello in assoluto: basterebbe citare Via col Vento per affossarlo definitivamente. Per me è il più importante, assieme a Blade Runner, non solo dal punto di vista della fantascienza. E' un film che non dice molto a chi lo vede la prima volta. Dice tutto se si guardano tutti i film di Kubrick, compreso l' ultimo. Guardate tutte le opere di Kubrick prima di dare un giudizio definitivo su 2001: Odissea nello Spazio. Credo che 'Revolution' sia la parola più adatta per descrivere questo tesoro dell' umanità. Veramente imperdibile, anche con i suoi pochi difetti e molti errori (purtroppo ce ne sono). Palmieri Christian...
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nicola grimolizzi
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sabato 15 ottobre 2011
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il pù grande film della storia
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2001 Odissea nello spazio è,per il mio modesto parere,il più grande film della storia.Un opera filosofica insuperabile e indescrivibile.Mi scuso,quindi,se provo,molto umilmente,di parlare di questa opera d'arte.Il film di Kubrick è un viaggio allucinatorio,un'esperienza filosofica,mistica,direi quasi"religiosa".La trama non è semplice a descrivere:si parla dell'uomo,dai suoi albori sino ad un immaginario superamento delle barriere spazio-temporali.Ecco,non riesco a descriverlo.Le prime sequenze del film,dove delle scimmie preistoriche entrano in contatto con l'enigmatico monolito,sono misteriose ed oscure.La celebre danza delle astronavi sulle note del Danubio blu è di una bellezza visiva e sonora da rimanere a bocca aperta,la discesa degli astronauti nel cratere dov'è situato il monolito è,anch'essa,molto oscura.
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2001 Odissea nello spazio è,per il mio modesto parere,il più grande film della storia.Un opera filosofica insuperabile e indescrivibile.Mi scuso,quindi,se provo,molto umilmente,di parlare di questa opera d'arte.Il film di Kubrick è un viaggio allucinatorio,un'esperienza filosofica,mistica,direi quasi"religiosa".La trama non è semplice a descrivere:si parla dell'uomo,dai suoi albori sino ad un immaginario superamento delle barriere spazio-temporali.Ecco,non riesco a descriverlo.Le prime sequenze del film,dove delle scimmie preistoriche entrano in contatto con l'enigmatico monolito,sono misteriose ed oscure.La celebre danza delle astronavi sulle note del Danubio blu è di una bellezza visiva e sonora da rimanere a bocca aperta,la discesa degli astronauti nel cratere dov'è situato il monolito è,anch'essa,molto oscura.La seconda parte del film parla del viaggio dell'astronave discovery verso Saturno dall quale proviene il raggio che ha"accesso",metaforicamente,il monolito.La lotta tra bowman e il celeberrimo elaboratore Hal 9000 è da sempre considerata come l'archetipo cinematografico più importante della lotta fra l'uomo e la macchina.Infine,le sconvolgenti scene finali,il "trip"di Bowman nel vortice spazio-tempo e le immense e filosofiche scene conclusive di bowman nella stanza "al di la del tempo"con la nascita del feto astrale sono da ko(in positivo)per qualsiasi cervello umano.quest'opera è immensa,completa in se stessa,totalmente realizzata.la sua visione è una goduria,direi quasi sessuale,quasi mistica.Alla vine del film sembra che ci si è drogati,sembra di essere stati realmente dentro un buco nero.Inutile voler spiegare i significati del film,troppo alti sono i temi e bisogna analizzarlo moltissime volte,proprio come si fa,ad esempio,per un testo filosofico.Io direi che,più che cercare di capire,bisogna sentire le vibrazioni,i brividi lungo la schiena,le emozioni fortissime che promanano da ogni secondo.Bisogna godere di questo film,ammirare la sua perfezione.Mai più il cinema è arrivato a tanto e credo che,anche in futuro nessuno riuscrà ad arrivare a tanta perfezione
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paolopacitti
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venerdì 19 luglio 2013
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la sinfonia visiva
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La popolarità nel tempo di 2001 è dovuta alle interpretazioni soggettive. Alcuni interpretano il film secondo la filosofia esoterica alchemica, altri secondo lo gnosticismo, per altri ancora il film offre una spiegazione dell'Antico e del Nuovo Testamento. Il sufi H. Bayman vi vide l'esemplificazione cinematografica delle scritture coraniche. I discepoli della New Age vi hanno trovato conferma alle loro teorie. Molti lo hanno definito una esperienza religiosa, che ha aperto nuove porte nella loro vita spirituale. Alcuni scrissero a Kubrick di aver trovato nel film il senso della vita. L'oggetto, anzi il soggetto centrale del film è il monolito, che con la sua forma di lastra rettangolare rompe rispetto alle sfere e rappresenta le tappe dell'evoluzione umana come “salti”.
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La popolarità nel tempo di 2001 è dovuta alle interpretazioni soggettive. Alcuni interpretano il film secondo la filosofia esoterica alchemica, altri secondo lo gnosticismo, per altri ancora il film offre una spiegazione dell'Antico e del Nuovo Testamento. Il sufi H. Bayman vi vide l'esemplificazione cinematografica delle scritture coraniche. I discepoli della New Age vi hanno trovato conferma alle loro teorie. Molti lo hanno definito una esperienza religiosa, che ha aperto nuove porte nella loro vita spirituale. Alcuni scrissero a Kubrick di aver trovato nel film il senso della vita. L'oggetto, anzi il soggetto centrale del film è il monolito, che con la sua forma di lastra rettangolare rompe rispetto alle sfere e rappresenta le tappe dell'evoluzione umana come “salti”. La fattura del monolito non sembra umana: ciò suscita il timore e la speranza di una dimensione che trascende l'individuo. Tale incommensurabile distanza è sottolineata-rappresentata dal commento musicale. Nel film sono rappresentate e prefigurate tutte le forme possibili di spettacolo, dal telefilm dal cinema sperimentale. Tutta la storia umana è nello stacco tra l'osso lanciato dalla scimmia e l'astronave. La conoscenza porta alla scoperta del male e della violenza. L'alba dell'uomo è quella della civiltà tecnologica. Il viaggio «oltre l'infinito» nel finale è stato paragonato a un “trip” psichedelico, tanto che il primo grande successo del film – che lo salvò dalla decisione della MGM di toglierlo dopo un mese dalle sale – avvenne tra i giovani della controcultura del tempo, che lo hanno eletto come un manifesto del rinnovamento spirituale. Timothy Leary definì Kubrick un pioniere del cyberpunk. Kubrick ha definito le speculazioni di Margaret Stackhouse forse le più intelligenti che ha letto sul film. A suo avviso, il monolito è l'infinita conoscenza e intelligenza, nero perché incomprensibile per l'uomo. Le scimmie diventano uomini per un'ispirazione, perché ne hanno bisogno, o perché la cercano, forse semplicemente per un dono divino. Scompare dopo la scoperta dell'osso come arma per evitare una comprensione di tutto, che sarebbe mortale; oppure si è reso invisibile o è scomparso per punizione di un uso improprio delle conoscenze. Quando riappare di nuovo, sulla Luna, è una nuova opportunità, una risposta all'inconscia ricerca di nuovo, ma anche un monito all'uomo, presuntuoso e ignorante, che crede al manufatto di una civiltà più avanzata, non al segno di qualcosa al di immortale. Il monolito gli si ripresenta nell'infinito, perfetta conoscenza che l'uomo non può comprendere, forse la comprende al momento della morte, forse rappresenta una nuova occasione. Il fallimento di HAL è quello de, il ricordo del suo passato prima della morte. La Stackouse fa notare che le scimmie (la cui adozione del regime carnivoro le salvò dall'estinzione) hanno risposto al monolito meglio dell'uomo moderno. Ma le opportunità all'uomo per migliorare sono sempre date, sta ad esso coglierle (accettarlell'uomo che crede di progredire solo da se stesso, di creare la vita. Forse l'errore di Hal è voluto dal creatore dell'uomo. La camera finale è la storia dell'uomo, tutto quello che egli può comprendere) o meno.
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topo paolino
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giovedì 17 ottobre 2013
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l'ultimo viaggio
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Un dirigente della MGM (mentre molti prevedevano il suo licenziamento), dopo aver visto il film la prima volta, disse: «Questa è la fine di Stanley Kubrick». Ma la major più conservatrice e perbenista di Hollywood, che già per motivi monetari aveva accettato "Lolita", in vista del successo del film non si preoccupò affatto che alcune immagini mettessero in scena gli effetti allucinogeni provocati dall’assunzione di droghe (l’autorevole critico inglese Leslie Halliwell definì il film come un viaggio prodotto dall'LSD) e che la locandina originale, sul primo piano del feto astrale, recitasse: «The ultimate trip» («Il viaggio finale»).
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Un dirigente della MGM (mentre molti prevedevano il suo licenziamento), dopo aver visto il film la prima volta, disse: «Questa è la fine di Stanley Kubrick». Ma la major più conservatrice e perbenista di Hollywood, che già per motivi monetari aveva accettato "Lolita", in vista del successo del film non si preoccupò affatto che alcune immagini mettessero in scena gli effetti allucinogeni provocati dall’assunzione di droghe (l’autorevole critico inglese Leslie Halliwell definì il film come un viaggio prodotto dall'LSD) e che la locandina originale, sul primo piano del feto astrale, recitasse: «The ultimate trip» («Il viaggio finale»). Come confermato dagli esercenti, molti giovani affollarono le proiezioni di 2001 usando droghe, ma molti altri (in genere i primi entusiasti furono gli adolescenti, assieme agli artisti e agli stessi astronauti) si appassionarono al film da lucidi. Kubrick anche se personalmente ha sempre negato di averlo assunto, aveva parlato con dei suoi amici che prendevano abitualmente l'LSD (che fu reso illegale solo nel 1967, dopo essere stato sperimentato, oltre che da molti intellettuali, da circa 2 milioni di persone solo in America). In “2001” Kubrick propone la visione come esperienza primaria. L'influenza del film sullo spettacolo successivo fu enorme. Il cinema di fantascienza (un genere ritenuto fino ad allora poco nobile) ebbe una rinascita, conobbe una dignità nuova. La popolarità nel tempo del film è dovuta alle interpretazioni soggettive di diversi tipi di pubblico. Ognuno trova nel film quello che crede. Extraterrestri, esoterismo, alchimia, gnosticismo, Bibbia, Corano, New Age: molti scrissero a Kubrick di aver trovato nel film il senso della vita. Le sequenze iniziali mostrano un'era di aridità sulla Terra, con il conseguente pericolo per la sopravvivenza della specie scimmia. Senza l’“illuminazione” rappresentata dal monolito probabilmente la specie si sarebbe estinta. Al monolito però non si riesce ad attribuire una origine e uno scopo precisi. La sua fattura non sembra umana: ciò suscita il timore e la speranza di una dimensione che trascende l'individuo. Tale dimensione è rappresentata anche dalla colonna sonora. In “2001” l'alba dell'uomo è quella della civiltà tecnologica. Tutta la storia umana è nello stacco tra l'osso lanciato dalla scimmia e l'astronave. Anche se apocalittico, il film celebra comunque la civiltà tecnologica, le macchine. Hal è il personaggio principale, sembra avere più sentimento degli umani ; prova paura e orgoglio e si vendica di chi non si fida più di lui sprofondando in una follia criminale. Storicamente “2001” si può considerare il risultato artistico più notevole dell'epoca psichedelica, che in qualche modo chiude, riflettendo anche le paure, le speranze, le angosce, i timori della sua epoca. Come tutto il cinema di Kubrick, “2001” vuole essere innanzitutto e soprattutto un'esperienza. Le emozioni che suscita sono rare. Come il monolito, il film stimola e insieme resiste a qualsiasi interpretazione. Resta il segreto. Segreto forse progressivamente parzialmente svelato - del tutto non sarebbe, per vari ordini di motivi, possibile - nei film successivi del regista.
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filippo catani
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martedì 3 dicembre 2013
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un viaggio dentro e fuori di noi
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Un misterioso monolite nero appare improvvisamente milioni di anni fa davanti ad un gruppo di scimmie e darà il via alla loro evoluzione. Passano milioni di anni e un monolite nero viene rinvenuto nascosto nello spazio. Appena colpito dai raggi del sole inizia a lanciare onde radio verso Giove. Dopo 18 mesi una missione viene spedita proprio sul pianeta per saperne di più.
Senza dubbio ci troviamo davanti ad una delle massime espressioni della cinematografia di tutti i tempi. Questo non solo per l'accuratezza e i mezzi utilizzati al tempo per girare la pellicola ma anche per tutto ciò che essa contiene. La trama ci guida verso una serie di riflessioni più filosofiche.
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Un misterioso monolite nero appare improvvisamente milioni di anni fa davanti ad un gruppo di scimmie e darà il via alla loro evoluzione. Passano milioni di anni e un monolite nero viene rinvenuto nascosto nello spazio. Appena colpito dai raggi del sole inizia a lanciare onde radio verso Giove. Dopo 18 mesi una missione viene spedita proprio sul pianeta per saperne di più.
Senza dubbio ci troviamo davanti ad una delle massime espressioni della cinematografia di tutti i tempi. Questo non solo per l'accuratezza e i mezzi utilizzati al tempo per girare la pellicola ma anche per tutto ciò che essa contiene. La trama ci guida verso una serie di riflessioni più filosofiche. Intanto si parte dall'alba dei tempi e subito si rintraccia un po' il pessimismo che pervade le opere di Kubrick: l'evoluzione inizia non appena la scimmia si dota di un mezzo per poter cacciare e dominare sui propri simili. Fino ad allora aveva vissuto alla mercè di animali feroci e si nascondeva nelle caverne. Milioni di anni dopo quello strumento è diventata la tecnologia che ha fatto grandissimi passi da gigante. Nel 1968 in piena corsa dello spazio sembrava praticamente certo che l'uomo sarebbe riuscito a colonizzarlo o quantomeno a trovare il modo per viaggiare verso i vari pianeti. Inoltre era facile immaginare che la tecnologia avrebbe fatto passi da gigante e così è stato anche se non si è ancora mai arrivati a progettare un calcolatore (oggi diremmo computer) come HAL 9000. Ideato per essere al pari degli esseri umani, HAL non è però programmato per le menzogne e i doppi giochi; ed è così che "impazzirà" a causa dei segreti che deve mantenere con l'equipaggio e ciò avrà conseguenze letali (nonostante le "colpe" umane si può comunque rintracciare una critica all'eccessiva tecnologizzazione della società). Nel viaggio finale diciamo che ognuno può immaginare e vedere qualsiasi cosa come del resto sul ruolo esercitato dal monolite. Personalmente il bambino che guarda il mondo alla fine del film per me sta a significare che l'uomo per apprezzare veramente il mondo e vivere in comunione con esso dovrebbe sempre rimanere bambino: avere quindi voglia di scoprire senza bisogno di artifici tecnologici o bugie. Tutto il film è accompagnato dalle note delle bellissime composizioni classiche quali Cosi parlò Zarathustra piuttosto che Il Danubio blu e sappiamo quanto è importante la musica classica nei film di Kubrick (basti ricordare Arancia Meccanica). Obbiettivamente ci sono alcune parti che scorono con lentezza ma un film del genere non si può non annoverarlo tra i migliori di sempre.
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[+] uno dei miei film preferiti.
(di diabulina)
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topo paolino
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martedì 25 febbraio 2014
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il viaggio finale
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Un dirigente della MGM ebbe a dire: «Questa è la fine di Stanley Kubrick». Molti pensarono che il capo della MGM sarebbe stato licenziato. La prima versione del film era più lenta di quella che conosciamo. Basandosi sulle reazioni del pubblico Kubrick tagliò alcune scene. Con i direttori della fotografia Geoffrey Unsworth e John Alcott, che gli era subentrato, sperimentò tecniche di ripresa e di illuminazione inedite, che furono riprese da tutti i film di fantascienza successivi. L'influenza del film sullo spettacolo successivo fu enorme. Il cinema di fantascienza, un genere ritenuto fino ad allora poco nobile, ebbe una rinascita, conobbe una dignità nuova e una nobiltà filosofica in corrispondenza a un boom mondiale della letteratura del genere.
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Un dirigente della MGM ebbe a dire: «Questa è la fine di Stanley Kubrick». Molti pensarono che il capo della MGM sarebbe stato licenziato. La prima versione del film era più lenta di quella che conosciamo. Basandosi sulle reazioni del pubblico Kubrick tagliò alcune scene. Con i direttori della fotografia Geoffrey Unsworth e John Alcott, che gli era subentrato, sperimentò tecniche di ripresa e di illuminazione inedite, che furono riprese da tutti i film di fantascienza successivi. L'influenza del film sullo spettacolo successivo fu enorme. Il cinema di fantascienza, un genere ritenuto fino ad allora poco nobile, ebbe una rinascita, conobbe una dignità nuova e una nobiltà filosofica in corrispondenza a un boom mondiale della letteratura del genere. Il monolito nero di 2001 appare come un principio superiore al di sopra della storia. Alla fine del film per terminare il suo viaggio Bowman elimina la parte intellettuale di sé, che potrebbe inibirlo o condurlo alla follia: il viaggio prosegue oltre le esperienze razionali avute, oltre la stessa comprensione razionale. Molto del fascino del film deriva dal mistero che potrebbe essere quello dell’incontro con un’altra civiltà che rimane ignota. Nella seconda metà degli anni '60 c'era un grande ottimismo per quanto riguarda il progresso scientifico e tecnologico. Molti intellettuali pensavano che il 2001 sarebbe stato simile a quello descritto da Kubrick, con computer ultraintelligenti e viaggi interplanetari. Alcuni pensavano che sarebbe già avvenuto il contatto con gli extraterrestri. La popolarità nel tempo di 2001 è dovuta alle interpretazioni soggettive di diversi tipi di pubblico. Alcuni scrissero a Kubrick di aver trovato nel film il senso della vita. Le sequenze iniziali mostrano un'era di aridità sulla Terra, con il conseguente pericolo per la sopravvivenza della specie scimmia, e una immobilità evolutiva che durava da migliaia di anni. Senza l’“illuminazione” rappresentata dal monolito probabilmente la specie si sarebbe estinta. Il monolito appare come un segno di una civiltà aliena, cui però non si riesce ad attribuire una origine e uno scopo precisi. Ligeti non fu affatto contento del fatto di non essere neanche stato consultato per l’utilizzo della sua musica (intentò e vinse una causa), anche se deve a questo film molto della sua popolarità. Kubrick affermò che la dimensione visiva è più importante della trama: il film non è sui viaggi spaziali, è esso stesso un viaggio. Come Fellini, Kubrick riflette le paure, le speranze, le angosce, i timori della sua epoca. Si può immaginare lo sconcerto degli spettatori all'anteprima del film. Molti invitati, soprattutto quelli che non erano giovani, se ne andarono prima della fine. Gli spettatori che decretarono il successo dell'opera erano in gran parte sotto i 35 anni e non sapevano che il valzer Sul bel Danubio Blu era di Strauss. La MGM, in vista del successo del film, non si preoccupò affatto che alcune immagini mettessero in scena gli effetti allucinogeni provocati dall’assunzione di droghe. La locandina originale, sul primo piano del feto astrale, recitava: «The ultimate trip» («Il viaggio finale»). Il film piacque molto agli astronauti e agli artisti. Lo spazio nero di 2001, dal quale sembra venire e andare tutto, è anche metafora del cinema, una delle “porte” spazio-temporali dell'esperienza umana. 2001 è un film che lavora agli estremi del cinema, con grandi contrasti tra le parti. 2001 ha realizzato il sogno del cinema underground utilizzando i grandi mezzi di cui disponeva la MGM. Kubrick dice che il progresso, l'eleganza, la danza, la bellezza celano una primordiale violenza. L'uomo nasce nella riflessione, ma anche nella distruzione e uccisione. La conoscenza porta alla scoperta del male e della violenza. L'euforia della scimmia che lancia l'osso con un senso di onnipotenza e sfida si lega a quella delle macchine spaziali all'inizio del secondo episodio. In 2001 l'alba dell'uomo è quella della civiltà tecnologica. Arthur Clarke, il cosceneggiatore del film, prevedeva un mondo dominato dalle macchine in quanto dotate di un potenziale più grande di quello dell'uomo . Michelangelo Antonioni affermava che la cosa più bella di 2001 erano le macchine, in confronto agli «stupidi esseri umani». Kubrick e Clarke sostennero sempre che il criptico riferimento all'IBM nel nome del computer, Hal, per quanto eccezionale nel campo delle probabilità, era involontario, spiegando che il nome è l'abbreviazione di Heuristically ALgoritmic (programmed computer). Hal, che si può considerare il personaggio principale del film, sembra avere più sentimento degli umani che l'hanno creato; prova umanissimi paure e orgoglio, e sprofonda in una follia criminale che si manifesta attraverso la vendetta verso chi non si fida più di lui. Quando in 2001 il protagonista, in una delle sequenze più angoscianti dell'opera di Kubrick (l'apice sentimentale del film, una scena che Fellini trovava molto triste), entra nella memoria terminale del computer per disattivarla, sta anche intraprendendo un viaggio nella propria coscienza (che, come si sa, è basata sulla parte razionale). Il viaggio «oltre l'infinito» dell'astronauta nel finale di 2001 è stato paragonato a un “trip” psichedelico tanto che il primo grande successo del film – che lo salvò dalla decisione della MGM di toglierlo dopo un mese dalle sale – avvenne tra i giovani della controcultura del tempo. Il commento su 2001 che Kubrick preferiva era di una studentessa di 15 anni, Margaret Stackhouse, per la quale il monolito è la conoscenza e intelligenza perfetta, segno di speranza e insieme monito alla presunzione e all'ignoranza (infatti è nero perché incomprensibile per i nostri sensi limitati) dell'uomo. HAL fallisce perchè l'uomo non può progredire solo da se stesso, creare la vita. La stanza finale riassume la sua storia. L'uomo deve essere capace di saper cogliere o accettare le opportunità per migliorare. Per il momento le scimmie (la cui adozione del regime carnivoro le salvò dall'estinzione) sembrano aver risposto al monolito meglio di lui.
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luca scial�
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martedì 20 maggio 2014
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un monolito del cinema
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Durante una perlustrazione sulla Luna, viene scoperto uno strano monolito tenuto in gran segreto. Esso è in grado di lanciare un segnale verso Giove. Lo stesso monolito era caduto sulla Terra 4 milioni di anni prima. L'astronave Discovery viene lanciata verso Giove per analizzarlo: a bordo ci sono gli astronauti Frank e David e altri 3 ibernati, che saranno scongelati all'arrivo sul Pianeta. Il sistema computerizzato che controlla l'astronave si chiama HAL 9000, ritenuto infallibile. Eppure trova un'anomalia a un componente, sbagliandosi. Così i due astronauti cercano di metterlo fuori uso ritenendolo poco affidabile, ma il computer ne capisce le intenzioni e cerca di ostruirne la missione.
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Durante una perlustrazione sulla Luna, viene scoperto uno strano monolito tenuto in gran segreto. Esso è in grado di lanciare un segnale verso Giove. Lo stesso monolito era caduto sulla Terra 4 milioni di anni prima. L'astronave Discovery viene lanciata verso Giove per analizzarlo: a bordo ci sono gli astronauti Frank e David e altri 3 ibernati, che saranno scongelati all'arrivo sul Pianeta. Il sistema computerizzato che controlla l'astronave si chiama HAL 9000, ritenuto infallibile. Eppure trova un'anomalia a un componente, sbagliandosi. Così i due astronauti cercano di metterlo fuori uso ritenendolo poco affidabile, ma il computer ne capisce le intenzioni e cerca di ostruirne la missione.
Quando si legge la data di uscita di questo film firmato Stanley Kubrick si rimane sbalorditi: 1968. Soprattutto per gli effetti speciali e la fotografia che lo caratterizzano, ma anche per le due tematiche che saranno spesso riprese dal Cinema negli anni successivi: la ribellione delle macchine all'uomo e le disavventure di quest'ultimo nello spazio. Quanto alla prima, si pensi a Terminator, di ben 16 anni dopo. Per la seconda, si pensi ad Alien o al recentissimo Gravity, imbottito di effetti speciali in salsa 3d. Ma questo film non è certo l'unico con cui Kubrick anticipa dei temi: si pensi alla 16enne avvenente Lolita o alla violenza di una futura gioventù bruciata in Arancia Meccanica. Certo, entrambi sono tratti da romanzi. Ma il regista ha avuto l'intuito e il coraggio di trasporli su una pellicola.
Criptico il finale, che lascia adito a più interpretazioni. Meravigliosa e colossale la colonna sonora, che ben accompagna la potenza delle immagini.
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wadirum48
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giovedì 16 ottobre 2014
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chi siamo? dove andiamo? da dove veniamo?
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A Topo Paolino. Sono MOLTO d'accordo con la tua recensione sul film di Kubrick. Io ne sono un entusiasta estimatore. Per me “2001 – Odissea nello Spazio” è uno dei pochissimi film di “vera” fantascienza. Devo averlo visto, negli anni, più di una ventina di volte. E' stata una sorpresa per me scoprire, a suo tempo, che Arthur C. Clarke, noto astrofisico, e Kubrick hanno collaborato per produrre, ognuno nel suo linguaggio, un'opera magnifica nata da una intuizione di entrambi. Ho scoperto che il libro e il film sono complementari: non si può capire appieno l'uno se non si è visto l'altro!
Parto da una constatazione di fatto.
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A Topo Paolino. Sono MOLTO d'accordo con la tua recensione sul film di Kubrick. Io ne sono un entusiasta estimatore. Per me “2001 – Odissea nello Spazio” è uno dei pochissimi film di “vera” fantascienza. Devo averlo visto, negli anni, più di una ventina di volte. E' stata una sorpresa per me scoprire, a suo tempo, che Arthur C. Clarke, noto astrofisico, e Kubrick hanno collaborato per produrre, ognuno nel suo linguaggio, un'opera magnifica nata da una intuizione di entrambi. Ho scoperto che il libro e il film sono complementari: non si può capire appieno l'uno se non si è visto l'altro!
Parto da una constatazione di fatto. Quando uno scienziato ha delle intuizioni profonde e impegnative, ma che non può dimostrare scientificamente, e non può sottoporre al vaglio severo delle pubblicazioni scientifiche, scrive un romanzo di FANTASCIENZA nel quale espone e sviluppa la sua intuizione. La pubblicazione diventa una specie di messaggio in BOTTIGLIA lanciato nell'umanità: se qualcuno lo raccoglie e scopre di avere intuizioni simili, potrebbe mettersi in contatto con l'autore e sviluppare una interazione MOLTO fruttifera di conseguenze. Ecco, vedo l’opera di Clarke in siffatto modo.
Ma, qual è il messaggio in bottiglia? Provo a delinearlo facendo una sintesi delle discussioni avute con i miei alunni in proposito nel corso degli anni. Premetto che sono considerazioni personalissime, scevre da qualsivoglia critica cinematografica classica, e ognuno è liberissimo di accettarle o meno.
Milioni di anni fa una avanzatissima civiltà interstellare scopre che su un grumo di fango vagante nello spazio, il terzo pianeta di un sistema solare all’estrema periferia della Galassia, c’è della vita agli albori e potenzialmente in grado di evolversi. Uno strumento estremamente sofisticato, il famoso monolite, viene inviato sulla Terra per fornire una serie di stimoli indirizzati al cervello di alcuni pre-ominidi. Le spinte evolutive si concretizzano nella risoluzione dei problemi più impellenti della piccola comunità: la conquista delle risorse di acqua e cibo, e la difesa dai predatori.
Prima di abbandonare il Sistema Solare le entità aliene, che NON SI VEDONO MAI NEL FILM, lasciano un monolite sepolto sotto il suolo lunare e un altro in orbita nei pressi di Giove. Il primo funziona come un meccanismo quiescente che si attiva appena viene sfiorato dalla luce del Sole. Infatti è una specie di esca che attira l’attenzione degli uomini che stanno esplorando la Luna, perché emana un campo magnetico molto intenso rivelabile strumentalmente. Il disseppellimento del monolite avviene durante la NOTTE LUNARE, che dura circa 15 giorni terrestri, e la luce del sole nascente colpisce la cima del monolite proprio mentre un gruppo di scienziati sta ripetendo il gesto di sfiorarlo con le mani, inconsapevolmente allo stesso modo degli scimmioni pre-ominidi.
L’attivazione del meccanismo da parte della luce solare produce un segnale che viene inviato all’altro monolite che staziona nei pressi di Giove. Il segnale è piuttosto complesso ed è costituito da un pacchetto di informazioni. La principale informazione si può riassumere con la frase “L’Animale-Uomo si è evoluto tecnologicamente in modo tale da riuscire ad arrivare sul satellite naturale del suo pianeta e scoprire il monolite” – cioè “L’Uomo è arrivato qui!”. Le altre informazioni sono un estratto delle comunicazioni più avanzate provenienti dalla Terra, cioè quelle televisive, per carpire in un istante qualche caratteristica utile per comprendere la cultura umana. Tra quelle “prelevate” a caso in un certo momento potrebbe esserci una pubblicità di pannolini per bambini, un frammento di una partita di calcio, un incidente stradale, una azione di guerra, ecc. Tra tutte quelle ricevute ne viene selezionata SOLO UNA da utilizzare per predisporre un ambiente adatto ad accogliere un rappresentante dell’umanità, minimizzando il trauma culturale del contatto. Questo è esattamente il metodo che usano gli esperti per studiare una specie animale: si predispone un ambiente che SIMULI il più fedelmente possibile l’habitat naturale del soggetto, in modo da poterlo studiare con comodo senza porlo in agitazione! In effetti questo spiegherebbe le, apparentemente, incomprensibili scene finali del film.
Il resto del film è abbastanza simile a un thriller nel quale una sofisticata intelligenza artificiale (HAL 9000), cui è demandato il controllo totale dell’astronave in viaggio verso Giove, prende coscienza di sé e tenta di eliminare gli umani sotto la sua custodia per difendere la propria esistenza. Infine l’unico umano sopravvissuto, giunto al termine del viaggio, viene “aspirato” con la sua capsula in una specie di portale che lo conduce alla meta, lontana anni-luce dalla Terra, già stabilita dalle entità aliene. Il percorso iperspaziale è rappresentato da una sequenza quasi ossessiva di immagini di tipo onirico-allucinatorio per esprimere in qualche modo gli stati alterati della coscienza del malcapitato astronauta durante il “viaggio”.
A questo proposito voglio raccontare un episodio curioso. Durante una delle mie ri-visioni al cinema del film, nella sequenza delle immagini “spaziali” del viaggio, dove si percepiva l’avanzamento progressivo all’interno di una nebulosa in un cangiante caleidoscopio di colori accompagnato da una colonna sonora imponente, comparve una zona marroncina che si ingrandiva sempre più fino a sfociare al primissimo piano di una stella che riempì lo schermo d’un bagliore accecante! Ed io pensai stupito “ma questa scena non c’era le altre volte!”… Contemporaneamente piombò il silenzio nella sala del cinema e tutti poterono udire distintamente gli improperi dell’operatore nella saletta di proiezione: si era bruciata la pellicola!
Esempio di come il caso possa essere anche CREATIVO!
Le scene finali di “2001: Odissea nello spazio” si svolgono nell’ambiente SIMULATO ricostruito, dalle entità aliene, probabilmente a partire da un frammento di sceneggiato televisivo ambientato intorno agli anni ’40 o ’50 del secolo scorso. L’ambiente è scarno, sembra una suite d’albergo in stile Liberty, con pareti decorate da quadri, il pavimento luminoso e il mobilio ridotto all’essenziale. C’è un’ampia camera da letto, un bagno, fornito di asciugamani. Nel libro viene descritto un comodino con sopra un telefono e un elenco telefonico. L’elenco telefonico appare tale all’esterno: le pagine sono tutte bianche. Il telefono è muto.
E qui inizia una sequenza di allegorie filmiche. La capsula spaziale è in mezzo alla stanza e l’astronauta vede, attraverso l’oblo, sé stesso in piedi sul pavimento. Poi appare il primo piano del volto dell’uomo chiuso nel casco spaziale: il viso appare invecchiato, con lo sguardo fisso in avanti. Questa volta di fronte a sé la capsula non c’è più. L’uomo in tuta spaziale esplora il bagno, poi quando ne esce vede un uomo anziano, in vestaglia da camera, seduto a mangiare, di spalle, ad un tavolo che prima non c’era. L’uomo smette di mangiare e si volta, come se avesse sentito un rumore proveniente dalle sue spalle: è lo stesso astronauta, invecchiato ancora di più e con i capelli bianchi. Egli si alza, zoppicando leggermente, e va a vedere che nel bagno non c’è nessuno. Poi torna a sedersi, ma il rumore di un respiro ansimante gli fa volgere lo sguardo verso il letto. Al centro del grande letto giace un vecchio, calvo, che ad un tratto volge lo sguardo di fronte a sé, tentando di allungare il braccio malfermo verso il monolite nero che incombe verticale in mezzo alla stanza. Poi il punto di vista si sposta dalla parte del monolite. Sul letto, al posto del vecchio appare una bolla di luce con dentro un feto umano con gli occhi APERTI. Infine l’immagine diventa “spaziale”: di fronte alla Terra appare la sfera con il feto che GUARDA verso il pianeta.
L’interpretazione di queste allegorie, a mio parere, è la seguente. L’astronauta accolto nella simulazione di ambiente familiare segue un “percorso” temporale e logico che raffigura il suo invecchiamento, inteso sia come completamento della vita sia come aumento della sua “saggezza e consapevolezza”. Al culmine della sequenza, al posto del vecchio compare l’”UOMO NUOVO”, rappresentato da un FETO CONSAPEVOLE. Il significato delle allegorie è che si è conclusa la prima fase del progetto sull’Uomo da parte delle entità aliene, le quali innescano una ulteriore spinta evolutiva nell’Umanità per portarla infine – si spera – a renderla matura per il contatto inevitabile con le altre civiltà della Galassia.
Qual è il SIGNIFICATO del messaggio? Dare una POSSIBILE risposta all’enigma, tutt’ora irrisolto dalla SCIENZA UFFICIALE, dell’origine dell’Uomo Moderno, il cosiddetto Homo sapiens sapiens. Certamente oggi abbiamo tutta una serie di teorie e modelli, basati anche sullo studio del DNA mitocondriale, che cercano di spiegare la filogenesi umana a partire dagli Australopitechi, passando dall’”habilis”, all’”erectus” e via dicendo, al Neanderthal (cugino o antenato?), ma senza una conclusione veramente coerente, a parer mio. In breve, il fatto è che l’Homo sapiens sapiens SEMBRA comparire all’improvviso circa 35-40.000 anni fa. Allora il significato del messaggio di Clarke e Kubrick è l’enunciazione dell’ipotesi di un POSSIBILE AIUTINO DALL’ESTERNO, forse più di uno, per spiegare il SALTO evolutivo dell’animale uomo.
Un discorso a parte riguarda il linguaggio filmico espresso da Kubrick. Esemplare tra tutti il passaggio dalla preistoria dell’Uomo all’Era Moderna.
Il regista avrebbe potuto, come nei vecchi film muti, far comparire sullo schermo una banale scritta introduttiva tipo “…E DOPO MILIONI DI ANNI L’UOMO MISE PIEDE SULLA LUNA.”
Invece la scelta del modo è stata geniale, a mio parere: l’esuberanza dello scimmione pre-ominide che ha appena scoperto il primo STRUMENTO, con le sue implicazioni positive e negative – strano! mi sovviene adesso il ricordo biblico della MELA come simbolo della CONOSCENZA, che con l’atto di essere mangiata attesta che l’UOMO, nel CONOSCERE, diventa LIBERO E RESPONSABILE del BENE E DEL MALE che ne potrebbe conseguire (e cosa c’è di PECCAMINOSO in questo?!)– viene espressa nel lancio in aria dell’osso-strumento, e questa immagine dell’oggetto CHIARO roteante nel cielo azzurro trasfigura in una BIANCA navetta spaziale stagliata nel buio dello spazio!
Quale perfetto esempio di sintassi del linguaggio filmico!
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(di reith)
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