Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica quando viene richiamato in servizio attivo da Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della CIA. Espandi ▽
C’era una volta una spia che amavano. “Bond, James Bond”, si presentava così, niente di meno, niente di più. Almeno fino all’arrivo di Daniel Craig. Prima di lui James Bond non piangeva mai, non amava nessuno, non aveva passato e non si guardava mai indietro. Era tutto lì il credo dei Bond che lo hanno preceduto, con due eccezioni. Pierce Brosnan, meno infallibile e più sentimentale nella misura del possibile (
Il mondo non basta), George Lazenby, più tenero e sensibile in quella dell’impossibile (
Al servizio segreto di Sua Maestà): innamorarsi e sposarsi, aprendo la via al personaggio di Daniel Craig in
Casino Royale. Se Lazenby perdeva la moglie in fondo al film e per mano di Ernst Stavro Blofeld, implacabile nemico di 007, Craig ha “tutto il tempo del mondo” per godersi un matrimonio felice. Ma Cary Joji Fukunaga ama gli eroi solitari e il peso del passato (
True Detective). Con Christoph Waltz ripesca e aggiorna Blofeld che daccapo ci mette lo zampino e la bomba che brillerà l’idillio. Ma a saltare in aria in
No Time to Die non sono solo le relazioni coniugali, Fukunaga ci offre un fuoco d’artificio finale da cui faremo davvero fatica a rimetterci. Tra ribaltamenti e colpi di scena inediti, inseguimenti e acrobazie, sparatorie e romanticismi Harmony, il film esplode letteralmente in faccia allo spettatore come la supposta ‘infedeltà’ di Madeleine, seppellendo il passato e il mondo come lo abbiamo conosciuto.