Titolo originale | Saturday Night Fever |
Anno | 1977 |
Genere | Commedia, |
Produzione | USA |
Durata | 119 minuti |
Regia di | John Badham |
Attori | Barry Miller, John Travolta, Karen Lynn Gorney, Joseph Cali, Fran Drescher, Paul Pape Donna Pescow, Bruce Ornstein, Julie Bovasso, Martin Shakar, Denny Dillon, Sam Coppola, Donna Perscow, Nina Hansen, Lisa Peluso, Bert Michaels, Val Bisoglio. |
Uscita | lunedì 4 dicembre 2017 |
Tag | Da vedere 1977 |
Distribuzione | Cineteca di Bologna |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,59 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 14 maggio 2019
New York, fine anni Settanta. Il giovane Tony Manero è un ottimo ragazzo, lavora in un colorificio, fa il suo dovere e vive in famiglia. Ma il suo sogno è il ballo. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 4 candidature a Golden Globes, In Italia al Box Office La febbre del sabato sera ha incassato 10,8 mila euro .
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"Per me il futuro è stasera". Tony Manero vive in una casa popolare a Brooklyn. Di giorno fa il commesso, e di sera si scatena sulla posta da ballo con gli amici. Infatuato di Stephanie, con cui fa coppia nelle gare di ballo, Tony cerca di conciliare la sua passione per le esibizioni in discoteca e l'interesse per la scostante partner. Intanto, però, la violenza della metropoli bussa alla porta, e tra pestaggi e tragici incidenti, Tony comprende che deve cambiare vita.
La febbre del sabato sera ha imposto in tutto il mondo, alla fine degli anni Settanta, la disco music e la club culture.
È per questo che il film di John Badham nella memoria collettiva non è più il drammatico ritratto di una generazione senza futuro e di una città pericolosa, bensì un'antologia di scene cult, dove il ballo in pista e le melodie su base elettronica dominano incontrastati.
Il vero centro carismatico del film è però John Travolta, la cui icona nasce nel giro di pochi mesi grazie all'enorme successo internazionale. Danzando al ritmo del pop sincopato dei Bee Gees, il corpo di Travolta si trasforma in simbolo di un'intera generazione, contribuendo a scolpire La febbre del sabato sera nella memoria collettiva. I suoi movimenti sinuosi, la sua pettinatura e gli abiti kitsch indossati con grande consapevolezza, hanno saputo fondere virilità e tratti più levigati e femminili, ingredienti di un mix simbolico esplosivo.
Il 1977 è uno degli anni più densi della contemporaneità. A New York emergono movimenti culturali destinati a durare, come quello della No Wave. Il punk inglese in tutte le sue forma approda in America con caratteristiche specifiche. Il femminismo e il movimento gay assumono nuove forme di lotta e rappresentanza della propria presenza. Simbolicamente, ci si mette anche un serial killer, chiamato Figlio di Sam, a colpire la Grande Mela, e a offrire umori ancor più contrastanti a questo periodo (molti di questi incroci metaforici sono narrati proprio da S.O.S. Summer of Sam - Panico a New York di Spike Lee). Per il cinema, è l'anno di due film che cambiano la storia di Hollywood e sanciscono il passaggio dall'ideale libertario e autoriale del periodo 1967-76 al ritorno del prodotto spettacolare e del grande pubblico, Incontri ravvicinati del terzo tipo e Guerre stellari. Eppure, è un piccolo film, di budget medio-piccolo, ad affermarsi e a segnare più di ogni altro la cultura popolare, La febbre del sabato sera.
La scena della disco nel '77 cominciava a volgere al termine eppure il suggello del film di John Badham la rilancia e soprattutto costruisce una delle icone più durature di sempre, quella di Tony Manero interpretato da John Travolta.
Inutile ricordare la fama meritata dalla star e dal personaggio in quegli anni, cui contribuirono anche i Bee Gees con alcuni pezzi celeberrimi. Più interessante osservare la tipologia dell'uomo Manero, che - come notato dagli analisti a molti anni di distanza - propone una revisione radicale della mascolinità, grazie a movenze femminili, attenzione al trucco e all'acconciatura, predilezione per abbigliamenti vistosi e cura del corpo maniacale. Solo tre anni dopo, grazie ad American Gigolo, Richard Gere vestito da Giorgio Armani intensificarono nel campo del chic e del lusso quella prima intuizione di John Badham, regista del cult.
La discoteca, del resto, è sempre stata un'arena sociale di straordinario valore sociologico. Sulla pista si gioca una partita identitaria che, nel bene e nel male, anticipa e racconta i mutamenti sociali. Proprio il rapporto maschio/femmina, per di più trasformato all'interno di comunità etniche tendenzialmente tradizionaliste, fanno di La febbre del sabato sera un film molto più significativo di tanti altri che magari si studiano con dovizia di particolari e che non hanno avuto un decimo dell'impatto culturale di quest'ultimo.
Ne è riprova il fatto che, sfogliando le storie del cinema (anche di quello americano degli anni Settanta), la pellicola di Badham è spesso snobbata, per non parlare del disinteresse della critica e della cinefilia. Si tratta di un errore macroscopico poiché anche cinematograficamente parlando (fuori di sociologia, quindi), La febbre del sabato sera è un prototipo eccezionale, un ibrido tra melodramma, musical e commedia, un pop-movie per un pubblico adulto, il contrario stesso del Grease nostalgico e innocuo con lo stesso Travolta, dell'anno successsivo.
Inoltre è un'opera molto più cruda e complessa di quanto il "mito della disco" porti a ricordare. Curiosamente, Badham si fece ispirare Il film da un reportage sulle tribù giovanili newyorkesi, proprio come nel 1955 Gioventù bruciata - manifesto di due generazioni di giovani precedente - era stato pensato da Nicholas Ray a partire da un testo di uno psicologo americano (Robert Lidner) sui ventenni di allora, intitolato esattamente Rebel Without a Cause.
E del resto l'importanza del film è dimostrata dalla sua longevità, dal restauro stesso distribuito dalla Cineteca di Bologna, dalle citazioni in altri film (Tony Manero di Pablo Larrain, Pulp Fiction di Quentin Tarantino), dalle parodie (irresistibile quella italiana: John Travolto da un insolito destino), dalle serate speciali promosse da club e discoteche nel corso dei decenni, dal mito di Travolta, dal musical teatrale che viene replicato da sempre, e così via. Insomma, il fandom, la moda e la cultura popolare hanno già offerto a La febbre del sabato sera il posto che gli spetta nella storia dei cult movie, ora - quarant'anni dopo - è tempo che lo faccia anche la storia del cinema ufficiale.
New York, fine anni Settanta. Il giovane Tony Manero è un ottimo ragazzo, lavora in un colorificio, fa il suo dovere e vive in famiglia. Ha i normali piccoli contrasti coi genitori, ma non ha particolari grilli per la testa. Poi c'è il sabato sera. Ecco, Tony è il re delle discoteche. Una volta sulla pedana da ballo si trasforma. È affascinante e trascinatore, l'idolo di tutti, ragazzi e ragazze. Ma il sabato non vuol dire solo discoteca, vuol dire bere, correre in macchina, far l'amore. Vuol dire eccessi. Un suo amico, scherzando, cade accidentalmente dal ponte di Brooklyn, e muore. Tony, nel frattempo, ha vinto una gara di ballo e si è innamorato della sua compagna, che però non lo ricambia: è troppo matura per lui.
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Come ancora, ma di rado accade, 'La febbre del sabato sera' non è semplicemente un film, ma l'immagine in diretta, senza filtri mentali, di un decennio; gli anni '70. Quelli dove ancora ci si poteva, anzi, voleva riflettere, in qualcosa o qualcuno. Tony Manero è il tramite, attraverso cui il regista descrive con profonda, disarmante ma [...] Vai alla recensione »
Il 12 marzo 1977 i fratelli Gibb, meglio conosciuti come i Bee Gees sono in Francia per i fatti loro. Non è un bel momento per la carriera del gruppo che cerca di sopravvivere come può alla crisi del pop melodico. Inaspettata arriva la svolta sotto forma di una telefonata. Nel corso della giornata, infatti, vengono raggiunti dal produttore Robert Stigwood che chiede loro alcuni brani [...] Vai alla recensione »
La simpatia e la semplicita' di Tony entrano nel cuore dello spettatore fin dai primi minuti per non uscirne piu'. Un ragazzone umile, con il dono del ballo, che tiene appesi nella stanzetta i poster di Rocky e Al Pacino ,con la forza e l'incoscienza di tutti i suoi venti anni,conquista tutti. Ognuno di noi avrebbe voluto ,almeno una volta,entrare nella "propria" Odissea [...] Vai alla recensione »
La febbre del sabato sera : storia di un possibile riscatto New York è la vera protagonista di questo film, presenza affascinante ed imprescindibile nella quale si dipanano le vicende di Tony, Stephanie e i loro amici, emblemi tragicamente eloquenti del malessere metropolitano. Il regista mette a fuoco la loro situazione esistenziale, lo stato di emarginazione [...] Vai alla recensione »
Affascinante, strepitoso, scatenato, cinico, è un ribelle della sua stessa città, ha una cura maniacale in ogni dettaglio sui passi del ballo che adora più di ogni altra cosa, ha talento, carattere, è masochista, balla i Bee Gees, ama pettinarsi i capelli, vive in una onesta cittadina dove la sua vera "casa" è la discoteca Odissea 2001, dove ogni Sabato [...] Vai alla recensione »
Film culto che ha segnato un intera generazione, Tony Manero il sabato sera si trasforma in pista diventando un formidabile ballerino, apprezzato da tutti, soprattutto donne, tante donne. Il Sabato diventa lo sfogo del giovane 19enne, e come lui tanti altri ragazzi si divertono fra eccessi di alcool e rischi di gioventù, un salto generazionale ci porta al confronto James Dean/John Travolta, [...] Vai alla recensione »
Il 14 dicembre 1977 viene presentato a New York in prima mondiale il film “Saturday night fever” (La febbre del sabato sera), diretto da John Badham, scritto da Norman Wexler e ispirato a un raccontino di Nick Cohn. Interpretato da John Travolta il film racconta le avventure di una coppia di giovani proletari i cui problemi gravitano quasi esclusivamente intorno a una discoteca.
Veramente bello.Sono rimasto quasi senza parole.
La febbre del sabato sera è un film di costume che ha rappresentato una generazione. Tony Manero è tutto e nessuno, re in discoteca e ragazzo di bottega nella vita. Non penso che si possa definire un capolavoro e neanche un ottimo film, l'assenza di un finale all'altezza lo penalizza non di poco. Resta comunque un cult.
La febbre del sabato sera è un cult,imperdibile pezzo di storia del cinema,un'affresco dark sugli anni tormentati per eccellenza ovvero i '70,un imperdibile John Travolta è Tony Manero il Re della Disco,non farò la solita lunga recensione perchè come un classico come questo non ce ne bisogno vi dirò solo che questo è un grande film un must per tutti...a meno che non odiate i Bee Gees!
Un film giustamente diventato una leggenda così come il suo protagonista.Semplice e diretto,mescola perfettamente le parentesi musicali(entusiasmanti),coi momenti dolenti:Tony e i suoi compagni non sono altro che un gruppo di "losers" senza futuro,per i quali la pista da ballo è l'unico posto dove poter veramente sentirsi realizzati e riscattati.
E' veramente ben realizzato, quasi un capolavoro, dal mio punto di vista. Il protagonista è ben recitato, figura semplice e pulita. Ottima la protagonista femminile, che incarna la donna matura e attraente. E' diverso dal successivo Staying Alive, spin-off interessante ma non quanto questo film. Ottima la prima parte, la seconda un po' calante, ma accettabile, con un buon finale. [...] Vai alla recensione »
La febbre del sabato sera descrive un'epoca e la nascita della disco music, una colonna portante del mondo del cinema e della musica. Bella la storia e bravissimi gli attori, ma ancora meglio la colonna sonora che prende e porta il film verso le stelle.
Debra ha fatto la parte della moglie di Tony Manero nel film: La febbre del sabato sera, 1977; perché ciò non compare mai nella sua filmografia? In tutte le mie ricerche, mai l'ho trovata e non ne capisco la ragione! Qualcuno me lo dire? Grazie
Senza la colonna sonora dei Bee gees questo film avrebbe fatto concorrenza a molti spot pubblicitari di noti lassativi!!
John Badham’s “Saturday Night Fever,” a huge hit when it was released in 1977, so accurately captured the vibe of its era that it didn’t take long for the movie to become an object of ridicule, a kitsch relic. It was as if polyester shirts, platform shoes and, most of all, disco itself were silly trends just waiting to be reviled. But disco was more than just a fad, or even a mere style of music. Vai alla recensione »