I Beatles si ritrovano negli studi di Twickenham per filmare uno speciale televisivo, che dovrebbe concludersi con un'esibizione live in Medio Oriente, la prima dopo quasi quattro anni. Nulla andrà come previsto inizialmente: per placare le tensioni all'interno del gruppo le riprese si trasferiscono negli studi della loro etichetta Apple e la performance diventerà un'improvvisata esibizione sul tetto dell'edificio, destinata all'immortalità.

La travagliata storia di Let It Be, sostanzialmente divenuto indisponibile per una quarantina di anni dopo la circuitazione in sala, rende il film di Michael Lindsay-Hogg assai più della somma delle sue parti. Vissuto quasi con fastidio all'epoca della sua uscita in sala nel 1970, il film è il risultato di tagli e rinunce in corsa. Sfuma ben presto il progetto di Lindsay-Hogg del concertone esotico e spettacolare, si riduce la durata complessiva, obbligando a tagli brutali, e infine scoppiano litigi (la temporanea uscita dal gruppo di George Harrison).

I volti degli impiegati della City di Londra, rischiarati da inattese melodie in una giornata invernale come tante, sono quelle di noi spettatori, che ancora siamo sorpresi dall'enorme potenziale sprigionato da quei quattro ragazzi di Liverpool, benché sull'orlo di una separazione

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