Titolo originale | All Is True |
Anno | 2018 |
Genere | Biografico, Drammatico, Storico, |
Produzione | USA |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Kenneth Branagh |
Attori | Kenneth Branagh, Judi Dench, Ian McKellen, Kathryn Wilder, Lolita Chakrabarti Jack Colgrave Hirst, Matt Jessup, Sabi Perez, Nonso Anozie, Darryl Clark, Doug Colling, John Dagleish, Eleanor de Rohan, Clara Duczmal, Phil Dunster, Freya Durkan, Sam Ellis, Sean Foley (II), Hadley Fraser, Gerard Horan, Harry Lister Smith, Alex MacQueen, Hamish McColl, Michael Rouse, Penny Ryder, Kate Tydman, Lydia Wilson, Jimmy Yuill, Ian Hearnshaw. |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
MYmonetro | 2,97 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 8 luglio 2019
Shakespeare fa ritorno dalla sua famiglia per cercare di riallacciare i rapporti dopo la morte del figlio. Al Box Office Usa Casa Shakespeare ha incassato nelle prime 8 settimane di programmazione 1,2 milioni di dollari e 46,8 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Dopo che un incendio rade al suolo il Globe Theatre nel 1613, durante la rappresentazione del dramma storico Enrico VIII, William Shakespeare decide di lasciare Londra e tornare nella cittadina natale Stratford-upon-Avon. Ad aspettarlo ci sono le sue proprietà, un nuovo giardino da coltivare e la famiglia che ha a lungo trascurato: la moglie Anne Hathaway e le due figlie Susanna e Judith. Il ritorno a casa offre allo stanco e anziano scrittore l'occasione di fare i conti con la morte del figlio Hamnet, mai davvero elaborata, e con tutti quegli affari di famiglia lasciati sommersi durante i decenni trascorsi nella gloria artistica di Londra.
Dopo una carriera passata in compagnia del Bardo, Kenneth Branagh si fa crescere il naso e appuntire la barba per divenire finalmente e pienamente Shakespeare, in un dramma familiare che mette da parte le opere e cerca di andare dritta al cuore dell'uomo.
Sono molte le libertà che il regista britannico decide di prendersi, sfruttando l'incertezza che tuttora regna sul periodo finale della vita dello scrittore. Diversi sono però anche gli elementi autentici, che Branagh spreme compiaciuto lasciando ben poco al sottotesto, in un ritratto denso di eccessi e al tempo stesso radicato in una rispettabile medietà.
Questo Shakespeare crepuscolare, che nel corso del film si tramuta da silhouette iconica stagliata contro le fiamme divampanti a mite capofamiglia seduto in giardino tra i suoi cari, viene messo all'indice come un padre misogino, ostinato, e soprattutto incapace di immaginare. Immaginare una figlia al di là del ruolo materno, immaginare un figlio scomparso come persona autonoma e non solo come un simulacro di eredità letteraria, e immaginare la vita secondo gli occhi di sua moglie, una Judi Dench indefessa che ha preso le sue decisioni molto tempo fa e ad esse continua ad appoggiarsi.
Eppure proprio l'immaginazione è l'unico motivo di una carriera straordinaria, che Branagh fa riassumere da un aspirante scrittore incredulo della poca esperienza di vita del grande autore. Da dove venivano dunque quelle opere memorabili? La risposta non può che essere deludente, come quelle che Shakespeare ha da offrire alla sua famiglia. Branagh inquadra i molti confronti domestici con angoli ampi e profondi, che accentuano le distanze tra genitori e figli, mentre l'architettura di casa Shakespeare è velata di oscuro, con i volti e le candele ambrate a punteggiarla di luce. All'esterno, oltre al suo nuovo giardino, lo scrittore trae conforto da amici in visita: il vezzo più ardito del film è una sequenza che tenta di ricostruire l'attrazione tra Shakespeare e il Conte di Southampton (Ian McKellen, soavemente sopra le righe), presunto destinatario di alcuni suoi sonetti come di un sentimento impossibile per questioni di classe più che di genere. A chi, se non a Branagh, si può perdonare un esercizio di stile tanto velleitario?
Dopo l'incendio che nel 1613, durante la rappresentazione del dramma storico Enrico VIII, ha completamente bruciato il Globe Theatre, William Shakespeare, all'apice della fama come scrittore, fa ritorno alla sua Stratford-upon-Avon. Qui ritrova l'amico Henry Wriothesley e soprattutto la famiglia da cui è sempre fuggito, la moglie Anne Hathaway e le figlie. Il ritorno a casa offre allo stanco e anziano scrittore l'occasione di fare i conti con la morte del figlio Hamnet, che si è sempre rifiutato di accettare, e soprattutto di ripensare alla sua stessa vita, che potrebbe diventare il soggetto della sua ultima commedia.
«Volevamo fare quello che Shakespere ha sempre fatto infinite volte nei suoi drammi storici. Non ne sapeva nulla di quello che era successo nella vita priva di Giulio Cesare o dietro le porte della sua abitazione, ma era a conoscenza delle date e il resto lo riempiva con l'immaginazione. Inoltre, nei suoi play ha spesso parlato di gemelli e figli perduti e negli ultimi anni di vita ha scritto opere che parlavano del desiderio di riunire famiglie divise».
Kenneth Branagh
Al settimo incontro cinematografico con la figura e l'opera di William Shakespeare - dopo l'esordio con Enrico V (1989), a cui sono seguiti varie interpretazioni dell'opera shakespeariana, tra Molto rumore per nulla (1993), Nel bel mezzo di un gelido inverno (1995), Hamlet (1996), Pene d'amor perdute (2000) e Come vi piace (2003) - Kenneth Branagh ha deciso in questa occasione di confrontarsi direttamente con la vita del bardo.
Vita di cui in realtà dai documenti si conosce pochissimo e che proprio per questo motivo Branagh - ormai lontano, nel cinema, dai lavori autoriali d'inizio carriera, ma a teatro impegnato a tempo pieno con la sua Kenneth Branagh Theatre Company - sfrutta per dare vita a una fantasia che mescola allegramente dati biografici, immaginazione e situazioni e personaggi ispirati ai testi teatrali.
Nel film, ambientato a tre anni dalla morte di Shakespeare, avvenuta a 52 anni nel 1616, lo scrittore è interpretato dallo stesso Branagh (pesantemente truccato e con una parrucca che lo stempia in maniera vistosa), mentre Judi Dench è la moglie Anne Hathaway, donna dura ed energica, più vecchia del marito di quindici anni. Il lavoro fianco a fianco dei due interpreti durante una rappresentazione teatrale di Racconto d'inverno del 2015 al Garrick Theatre (filmata anche per il cinema con il titolo Branagh Theatre Live: The Winter's Tale), è servito a entrambi come fonte d'ispirazione per i due personaggi di It's All True, modellati rispettivamente sul re Leonte e sulla nobildonna siciliana Paulina.
L'altro attore shakespeariano Geoffrey Rush è invece Henry Wriothesley, l'amico e protettore di Shakespeare, nonché il misterioso "fair youth" dei suoi sonetti, dopo che già nel lontano Shakespeare in Love (1998) aveva vestito i panni di un'altra importante figura dell'epoca, il celebre impresario teatrale del Globe Theatre Philip Henslowe.
Kenneth Branagh, attualmente l'interprete eregista preferito e piu'acclamato del teatro di Shakespeare, dirige in"All is True"(2018,sceneggiatura di Ben Elton)un dramma sulla sua vita o meglio sull'ultima parte della sua vita, quando , dopo l'incendio del famoso"Globe Theatre", nel 1613, William Shakespeare la scia Londra e smette di scrivere per il teatro, [...] Vai alla recensione »
La verità? Per circa una mezzora di film, a causa del sostanzioso e ben rifinito make-up, tale da renderlo davvero irriconoscibile, non avevo capito che lo Shakespeare di "All Is True" fosse Kenneth Branagh. Pensavo che avesse solo diretto questa curiosa cine-digressione sul crepuscolo del "Bardo" di Stratford-upon-Avon girata nel 2018, forse come sfizio personale, tra due titoli di forte impronta [...] Vai alla recensione »
C'è una convinzione - che forse è solo un luogo comune dei commentatori - per cui ogni film di Kenneth Branagh sia sempre la variazione di un tema shakesperiano o comunque una rilettura alla luce del Bardo. Che Shakespeare sia il punto di riferimento se non l'ossessione dell'istrione britannico è cosa nota sin dal debutto sulle tracce di Laurence Olivier, l'altro grande nume tutelare.
Non poteva non accadere: Kenneth Branagh, che nel 1989 sfidò con Enrico V il mito Laurence Olivier e che ha poi attraversato molti umori shakespeariani, non poteva non arrivare (con un naso finto da far invidia a quelli esibiti da Orson Welles nei suoi film) a interpretare "Will" in persona: uno Shakespeare vecchio e scamiciato che, dopo l'incendio del Globe Theatre, è tornato da "pensionato" nella [...] Vai alla recensione »