Alla Gran Bretagna, il regista Tom Hopper piace così tanto che ha la benedizione della regina Elisabetta II in persona, soprattutto dopo averlo visto trattare con grande maestria del mezzo di ripresa la storia della sua ava, la prima regina Elisabetta d'Inghilterra. Uno dei migliori registi britannici televisivi sulla piazza, che è capace di rendere invisibile e dimenticata la sua presenza allo spettatore, sebbene i suoi movimenti di camera siano ricchi di sadico piacere nel seguire i personaggi dei quali deve narrare le gesta. Serio e pessimista, ha incantato tutti con una bellissima Helen Mirren che né buona né cattiva, indugia su uno dei personaggi più seri, meno sexy e crudelmente vittima di loro stessi della Storia: la regina Elisabetta I. Anche se il vero canto del cigno nel genere fiction, lo lancia con Longford, vita meno eccessiva di un Lord inglese che dal fango delle campagne, prende il sopravvento per fare a botte con la politica. Stilisticamente, si affida molto al montaggio, anche se ogni tanto la sua regia presenta guizzi d'avanguardia.
Studi e prime note opere per la televisione
Nato a Londra, figlio del direttore della United News & Media, studia alla Highgate Prep School e poi alla Westminster School di Londra, laureandosi in inglese alla Oxford University. È nel periodo in cui era uno studente universitario che il padre gli trova un lavoro dal regista presso la CBBC, facendolo conoscere al produttore Matthew Robinson che influenzerà tutta la sua carriera, nonché il suo intero percorso artistico. Dopo aver diretto il cortometraggio Painted Faces (1992) trasmesso per il piccolo schermo, si troverà così a firmare telefilm come: Byker Grove (1997); EastEnders - The Mitchells - Naked Truths (1998-2000); Cold Feet (1999); Love in a Cold Climate (2001) e i film tv Daniel Deronda (2002) con Hugh Dancy, Romola Garai, Hugh Bonneville, Greta Scacchi e Barbara Hershey e Prime Suspect 6 - The Last Witness (2003) con Helen Mirren, che gli farà ottenere una prima fortunata candidatura agli Emmy.
Debutto cinematografico e altri successi
Il debutto cinematografico arriva con il film Red Dust (2004), dove dirige Hilary Swank, anche se il maggior successo lo incontra grazie alla miniserie Elizabeth I (2005) che gli frutterà un Emmy come miglior regista. Di notevole fattura é anche il film tv Longford (2006) con Jim Broadbent che racconta la vita di Lord Longford, un nobile di campagna impegnato nella politica, e come non citare la miniserie candidata agli Emmy John Adams (2008). Ritorna poi dietro la cinepresa per dirigere Il maledetto United (2009), film che racconta l'incredibile storia di Brian Clough, storico allenatore del Nottingham Forest, e Il discorso del Re (2011) con Colin Firth, Helena Bonham Carter e Geoffrey Rush, film sulla balbuzie nervosa di re Giorgio VI che vale a Hooper il suo primo Oscar come miglior regista. Del 2012 è il nuovo successo di Tom Hooper, il musical tratto da Victor Hugo Les Misérables, che gli regala tre Golden Globes (miglior musical, miglior attore protagonista in un musical, Hugh Jackman, e miglior attrice non portagonista, Anne Hathaway). Tornerà nel 2015 con The Danish Girl, dramma fisico e spirituale di un uomo che non si riconosce nel proprio corpo, in cui dirige l'attore premio oscar Eddie Redmayne e l'attrice pluricandidata ai Golden Globe Alicia Vikander.
Ha avuto inizio nella Parigi di Inception l'83sima notte degli Oscar, con un montaggio a effetti speciali che ha visto gli ospiti della serata Anne Hathaway e James Franco entrare e uscire dalle scene madri dei film nominati. Subito dopo Tom Hanks ha aperto la premiazione annunciando i vincitori nelle categorie art direction e fotografia (andati rispettivamente ad Alice in Wonderland e Inception), ma il primo momento emozionante è stato quando Melissa Leo, introdotta da un Kirk Douglas in vena di scherzi, è salita sul palco a ritirare il premio come miglior attrice non protagonista per The Fighter