Il pubblico italiano non ha potuto seguirla dai primi passi, avendo recitato soprattutto in opere destinate alla tv inglese, come il drammatico The Last of the Blonde Bombshells (2000, con Judi Dench) o come il calligrafico ma intenso Daniel Deronda (2002) o, ancora, come il classico Nicholas Nickleby (2002). Tuttavia, Romola Garai - nome 'romano' per eccellenza ma origini ungheresi (il nonno era Bert Garai, fondatore nel 1924 dell'Agenzia di stampa Keystone) - si è resa presto visibile grazie al talento e al magnetismo del suo volto ossuto.
Il padre Adrian, un banchiere, e la madre Janet, giornalista, le hanno regalato una prima infanzia esotica: per lavoro dei genitori, Romola ha vissuto fino a dieci anni fra Singapore e Hong Kong. Nel 1992, la famiglia tutta ha deciso di ritrovare le proprie radici nel Wiltshire. Romola, poi "musa" di François Ozon, è ragazza precoce: a sedici anni lascia la famiglia, i genitori e la sorellina Roxy, per andare a vivere a Londra, dalla sorella maggiore Rosie. Si iscrive alla City of London's School for Girls e si appassiona agli studi teatrali.
Viene scelta per i primi ruoli soprattutto grazie al suo talento musicale - ha una voce da soprano e suona il violino - e non pensa di fare della recitazione una carriera: si iscrive invece alla University of London e si diploma in Cultura inglese. Il suo sogno è il giornalismo, la carriera della madre. I provini e le chiamate, tuttavia, continuano a fioccare e Romola, infine, si decide ad abbandonare il suo percorso di laurea, focalizzandosi principalmente sull'arte della recitazione.
È in La fiera della vanità di Mira Nair e in Scoop di Woody Allen; recita per Kenneth Branagh e Michael Apted. È la prima scelta per il ruolo di Elizabeth Bennett nell'Orgoglio e pregiudiziodiretto dal giovane Joe Wright, prima che venga provinata Keira Knightley, stella nascente della recitazione inglese. Non otterrà più il ruolo ma Wright si ricorderà del suo talento e del suo fascino per Espiazione, suo primo lungometraggio per il cinema, tratto da un romanzo di Ian McEwan, e film di apertura a Venezia 64.