michelangelo scali
|
lunedì 14 novembre 2016
|
il più tenero sguardo sull'america
|
|
|
|
ATTENZIONE - PUÒ CONTENERE SPOILER
In Gran Torino, Clint Eastwood è regista e protagonista, un uomo devastato dagli orrori visti in guerra e che oggi vede i "gialli" invadere il suo quartiere. Le differenze sfumeranno quando imparerà a conoscerli e realizzerà qual è lo scopo ultimo della sua vita.
Lo scheletro del racconto è classico, è lo sguardo ad essere innovativo. Sarebbe difficile ritrovare questa tenerezza verso il proprio Paese in un altro film americano. Difficilmente si sarebbe potuto pensare ad una tale capacità di commuovere senza scadere nella propaganda.
Eppure Gran Torino ci riesce. Solo Michael Moore, forse, ha dimostrato tanta sensibilità nel panorama mainstream statunitense.
[+]
ATTENZIONE - PUÒ CONTENERE SPOILER
In Gran Torino, Clint Eastwood è regista e protagonista, un uomo devastato dagli orrori visti in guerra e che oggi vede i "gialli" invadere il suo quartiere. Le differenze sfumeranno quando imparerà a conoscerli e realizzerà qual è lo scopo ultimo della sua vita.
Lo scheletro del racconto è classico, è lo sguardo ad essere innovativo. Sarebbe difficile ritrovare questa tenerezza verso il proprio Paese in un altro film americano. Difficilmente si sarebbe potuto pensare ad una tale capacità di commuovere senza scadere nella propaganda.
Eppure Gran Torino ci riesce. Solo Michael Moore, forse, ha dimostrato tanta sensibilità nel panorama mainstream statunitense.
Le lezioni di vita che il burbero Walter Kowalski dà a Thao sono elementari e per questo universali, ancestrali. Uno spray lubrificante, una pinza e un rotolo di nastro adesivo sono gli attrezzi con cui un uomo può svolgere quasi tutti i lavori di casa. E sono anche, quindi, il punto di partenza per essere uomo. Un uomo pieno di debolezze, scheletri nell'armadio, fantasmi eterei o in carne ed ossa che lo perseguitano: i bulli (peraltro parenti) per il giovane Thao e sua sorella Sue Lor; le mostruosità del Vietnam e la coscienza della decadenza propria e del Paese per Walter.
Il mondo attorno ai protagonisti è in disfacimento, a un passo dalla Crisi, scoppiata praticamente un secondo prima dell'inizio della lavorazione del film. La piccola impresa americana dei barbieri e degli edili si scontra con la nuova generazione di top manager finanziari della city e con una periferia dove allignano bullismo, delinquenza, molestie e vandalismo. Un'America abbandonata a sé stessa, dove anche il simbolo più duro (più vero?) del sogno americano, il fucile impugnato per difendere la propria villetta a schiera, suona a suo modo inutile, patetico. Ridicolo.
E lo sguardo resta tenero, paterno. Eastwood guarda allo spettatore come un padre il cui unico scopo è mettere chi verrà dopo di lui nelle condizioni di vivere (o sopravvivere) in un ambiente infernale. Questo farà Walter, in un ultimo gesto di commovente, quasi religiosa, disperata vitalità. E l'eredità che lascia ai posteri, la Ford Gran Torino che ha costruito con le sue mani in fabbrica, è l'eredità che la grande classe media e lavoratrice americana lascia alle nuove generazioni.
Dopo una carriera da attore di grandi film d'azione e una regia come Million Dollar Baby, Eastwood avrebbe potuto cedere alla violenza spettacolare in un film del genere. La sua rinuncia ad un vero esercizio della forza bruta è invece la dimostrazione di una scelta di campo: solo gli assassini uccidono.
Il più tenero sguardo sull'America degli ultimi anni.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a michelangelo scali »
[ - ] lascia un commento a michelangelo scali »
|
|
d'accordo? |
|
angeloumana
|
sabato 2 dicembre 2017
|
la dura scorza che si sbriciola
|
|
|
|
Il vecchio Walt Kowalski, vedovo, lontano reduce della guerra in Corea del '52, duro nei giudizi e sprezzante verso tutto ciò che gli è nuovo o non praticato … ha i bei lineamenti e lo sguardo fiero dell'ex cow-boy Clint Eastwood. Vive in un quartiere di una non importa quale città americana, dove nel 2009 (anno di uscita del film) è in pieno corso la metamorfosi: tanti immigrati e tanti colori di pelle, al punto che i nativi o a loro volta figli di antichi immigrati si sentono spaesati, la società multirazziale è vigente da tempo. I conoscenti di Walt lo seguono in età, razze destinati a scomparire o pensionarsi come il suo medico curante, al cui posto trova un'asiatica giovane che esplicitamente gli dice della sua pessima salute.
[+]
Il vecchio Walt Kowalski, vedovo, lontano reduce della guerra in Corea del '52, duro nei giudizi e sprezzante verso tutto ciò che gli è nuovo o non praticato … ha i bei lineamenti e lo sguardo fiero dell'ex cow-boy Clint Eastwood. Vive in un quartiere di una non importa quale città americana, dove nel 2009 (anno di uscita del film) è in pieno corso la metamorfosi: tanti immigrati e tanti colori di pelle, al punto che i nativi o a loro volta figli di antichi immigrati si sentono spaesati, la società multirazziale è vigente da tempo. I conoscenti di Walt lo seguono in età, razze destinati a scomparire o pensionarsi come il suo medico curante, al cui posto trova un'asiatica giovane che esplicitamente gli dice della sua pessima salute. Una rappresentazione emblematica della metamorfosi razziale di quella società è proprio nella sala d'attesa della nuova dottoressa.
Nella casetta accanto alla sua (una canzone le definiva little boxes) Walt vede installarsi una famiglia coreana, numerosa e rumorosa, e non rispettosa dell'ordine a cui il vecchio guerriero ed ex operaio Ford è abituato: invadere di qualche metro il suo minuscolo giardino è da lui considerato un'offesa. Lui è diffidente di tutto quanto è nuovo e inatteso, come oggi (2017) lo siamo in Italia nei confronti della gente di altro colore ed etnìa, il nostro ordine di “gente perbene” è sovvertito da questi invasori, di nuovi usi, nuovi odori e nuovi cibi. Quest'uomo tutto d'un pezzo si sente ancora perennemente in guerra, con le armi che conserva è sicuro di risolvere ogni conflitto. Uno gli si presenta con la gang di asiatici che adocchia la sua mitica Ford Gran Torino del 1972, questi giovinastri violenti perseguitano pure i coreani che gli abitano a lato. Il coriaceo ex cow boy avrebbe fatto meglio a farseli amici, ma è cosa difficile con quei perdigiorno e avrebbe dovuto pensarci prima. Le schermaglie però lo portano ad avvicinarsi alla famiglia coreana di vicini e prenderne le difese, la loro semplicità e cortesia pian piano lo conquistano, scopre che il diverso può fargli vedere le cose da una prospettiva diversa. Film attualissimo per noi italiani: il diverso ci può migliorare … questi poveri che hanno invaso le nostre terre non hanno forse quelle sovrastrutture mentali, il perbenismo, i riti, i modi freddi di avvicinarci, che ci han fatto perdere l'abitudine a rapportarci all'altra gente e che ci fanno sentire soli, etnìa in estinzione coi pochi figli che generiamo. Gli scarsi mezzi probabilmente spingono la gente a solidarizzare meglio, la avvicinano ai valori di umiltà, mutuo aiuto, a cose più basiche e necessarie, com'era l'Italia degli anni '50 e '60. Concetti del genere sono più esattamente descritti nel sito di MyMovies a proposito del nuovissimo – imperdibile – film di Michael Haneke, Happy End, con Isabelle Huppert e Jean-Louis Trintignant, uscito il 30 novembre 2017: una società votata all'egoismo e all'infelicità, vive la propria vita in modo anaffettivo e cinico, senza rendersi conto di non sapere più cosa conta veramente nella vita.
La freschezza dei vicini poveri ha incrinato la sua scorza, che si sgretola man mano. Il nostro vecchio “cow-boy” arriverà perfino a confessarsi dal giovane prete che lo “corteggia” perché lo aveva promesso alla moglie: ma i peccati che confessa sono quelli del suo disagio antico, della grettezza delle sue convinzioni e i suoi rimpianti, come quello di non avere un buon rapporto coi due figli. Gran Torino e grande film, di valore quasi didattico, violento e a volte pieno di humour, l'attenzione e la tensione non ci abbandonano nemmeno per un attimo. Il modo in cui nel film perdiamo questo assoluto protagonista (magnifico Clint) è quello che lo redime e lo rende un'ultima volta eroe.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angeloumana »
[ - ] lascia un commento a angeloumana »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
martedì 15 gennaio 2019
|
grande vecchiaia, grande regista.
|
|
|
|
Eccoci col film-testamento piu' intenso che un vecchio americano possa offrire; per questo mezzo capolavoro viene alla mente IL PISTOLERO di Siegel con un John Waine stanco ed invecchiato, ma torniamo indietro fino agli anni '70. Si parte dalla provincia americana su cui pure un intellettuale come Massimo Teodori ha scritto saggi importanti. Non e' l'America dell'attuale presidente Trump, ma potrebbe esserlo. Walt e' un "nativo", in un mare di immigrati, tra cui i cinesi vengono definiti bruscamente "mangiariso". Indimenticabile la sequenza delle festicciole cui viene invitato, e che non fanno che aumentare il suo straniamento di "vecchio", come i teppisti delinquenziali lo etichettano. Eppure tra lui e il giovane cinese si cementa una solidarieta' genuina.
[+]
Eccoci col film-testamento piu' intenso che un vecchio americano possa offrire; per questo mezzo capolavoro viene alla mente IL PISTOLERO di Siegel con un John Waine stanco ed invecchiato, ma torniamo indietro fino agli anni '70. Si parte dalla provincia americana su cui pure un intellettuale come Massimo Teodori ha scritto saggi importanti. Non e' l'America dell'attuale presidente Trump, ma potrebbe esserlo. Walt e' un "nativo", in un mare di immigrati, tra cui i cinesi vengono definiti bruscamente "mangiariso". Indimenticabile la sequenza delle festicciole cui viene invitato, e che non fanno che aumentare il suo straniamento di "vecchio", come i teppisti delinquenziali lo etichettano. Eppure tra lui e il giovane cinese si cementa una solidarieta' genuina. Terribile il finale: la sua reazione contro la delinquenza e' tipicamente individualista, da "legittima difesa" come diremmo noi oggi in Italia. Viene crivellato dal piombo malavitoso, ma nel testamento aveva lasciato al giovane la sua automobile, appunto la "Gran Torino". Premi tutti meritati, Eastwood e' un genio del cinema addirittura da quando negli "spaghetti-western" di Leone rappresentava la legge col suo sigaro inconfondibile. Grande vecchiaia, grande regista.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
domenica 16 gennaio 2022
|
grande film di clint
|
|
|
|
"Gran Torino"(Clint Eastwood, sceneggiatura di Nick Schhenk, cui viene atribuito anche il soggetto, insieme con David Johansson, 2008)è un film straordinario, per tematica, capacità registica, intepretazione e altro, come sempre nella filmografia di Eastwood. Ci parla di Kowalski, americano di origini chiaramente polacche(Kowalsky in "A Stretacar named Desire"di Tennesse Williams, 1947, poi anche al cinema, con la redia di Elia Kazan e l'intepretazioe di Brnado, poi al cinema quattro anni dopo, al cinema, sempre regia di Kazan e Brando protagonista), in pensione dopo un lavoro come operaio alla Ford, ex-combattene in Corea, che ha peros la moglie, dopo cinquantìanni di matrimonio, rapporti con il figlio zero o quasi, cmunque molto fomrali.
[+]
"Gran Torino"(Clint Eastwood, sceneggiatura di Nick Schhenk, cui viene atribuito anche il soggetto, insieme con David Johansson, 2008)è un film straordinario, per tematica, capacità registica, intepretazione e altro, come sempre nella filmografia di Eastwood. Ci parla di Kowalski, americano di origini chiaramente polacche(Kowalsky in "A Stretacar named Desire"di Tennesse Williams, 1947, poi anche al cinema, con la redia di Elia Kazan e l'intepretazioe di Brnado, poi al cinema quattro anni dopo, al cinema, sempre regia di Kazan e Brando protagonista), in pensione dopo un lavoro come operaio alla Ford, ex-combattene in Corea, che ha peros la moglie, dopo cinquantìanni di matrimonio, rapporti con il figlio zero o quasi, cmunque molto fomrali. Vive in un quartiere periferico di Detroit, dove imperversa una banda di Hmong, enia a suo tempo film.USA nella guerra del Vietnam. Ma ci sono anche Hmong"buoni", come Kowlaski ha modo di capire e diviene amico del giovane Thao, che lui considera"femminuccia"e vuole virilizzare, anche per farlo sposare a una compatriota Hmong. Ma i Hmong "buoni"vengono attaccati dai tepposit in modo grave, e Kolwaski va da solo(rinchiudendo Thao in una stanza), ma i teppisti finiscono per ucciderlo, Lascerà la sua amata"Gran Torino"del 1972 a Thao... Straordinario film sul razzismo per diffidenza e abitudine, pià che per"convinzione", che disegna un personaggio, reso straordianraimente dallo stesso Eastwood, che oscilla tra machismo e generosità vera, diffidenza e"accoglienza", dive , volendo, troviamo tematiche vere come la solitudine delle periferie delle metrooli, negli States come in Europa, Latinoamerica o Astrualia, ma anche Cina o India, stato d'animo di una persona anziana "assaltata"da molte parti(qui anche il giovane parroco cattolico della sua parrocchia dato che, da buon polacco, è cattolico...)con cui entra in conflitto dandogli lezioni che il prete ricorda nel corso dlela sua commemorazione funebre, molti altri elementi ancora, tra cui la malattia gravisisma(tumore polomoare che Kowlaski finge-decide di ignorare). Da considerare, questo lavoro straordinario sul piano registico, ma anche tecnico, che vede intepreti eccelsi nello stesso Eastwood, Bee Vang(Thaio), Christopher Carley(l giovane parroco)ma anche le interpreti femminili e, detto senza limitazioni, tutti/e gli inteprreti. El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
giomo891
|
venerdì 23 settembre 2022
|
un vecchio eroe non si smentisce di giomo891
|
|
|
|
Questo è l'ennesimo capolavoro di Clint, come attore e regista.
Walt Kowalski è uno dei pochi americani rimasti e ha un rapporto conflittuale con una vicina famiglia di asiatici. Cova una sorta di disprezzo e razzismo per il diverso, in particolare proprio asiatici, risultato del suo acceso nazionalismo e del suo ruolo nella Guerra di Corea, ciò lo rende particolarmente nervoso e suscettibile. A peggiorare la situazione è anche il pessimo rapporto che ha con i due figli: Mitch, quello che gli è più vicino, sembra in realtà interessarsi più alle sue ricchezze che alla sua persona. Così come i nipoti che lo vedono, per l'età, come una persona insignificante e che presto o tardi morirà.
[+]
Questo è l'ennesimo capolavoro di Clint, come attore e regista.
Walt Kowalski è uno dei pochi americani rimasti e ha un rapporto conflittuale con una vicina famiglia di asiatici. Cova una sorta di disprezzo e razzismo per il diverso, in particolare proprio asiatici, risultato del suo acceso nazionalismo e del suo ruolo nella Guerra di Corea, ciò lo rende particolarmente nervoso e suscettibile. A peggiorare la situazione è anche il pessimo rapporto che ha con i due figli: Mitch, quello che gli è più vicino, sembra in realtà interessarsi più alle sue ricchezze che alla sua persona. Così come i nipoti che lo vedono, per l'età, come una persona insignificante e che presto o tardi morirà. Non è risaputo se questo distacco da parte dei figli di Walt sia dovuto al poco rapporto che essi hanno avuto in passato con lui. Mitch e suo fratello sostengono che per quanto cerchino di aiutare il loro padre Walt, egli sarà sempre deluso di loro. Altro rapporto conflittuale ce l'ha col giovane prete della parrocchia: lo interroga continuamente con domande, di cui non è possibile trovare risposta.
Col giovane vicino, che si presta a rimettersi ai suoi consigli, si instaura da subito un altro tipo di rapporto di tipo protettivo.
Ma gli eventi precipitano: una banda di "gialli" se la prendono, prima con atti di bullismo, poi col sequestro e le violenze alla sua ragazza.
Il resto si conclude con un finale originale ed inaspettato.
Il pubblico si aspetta che "Clint, cavaliere pallido", prenda il suo fucile e vada a regolare i conti con i violentatori della ragazza, ma per chiudere definitivamente i conti, preferisce andare "armato" solo di un accendisigari; come cercherà di "estrarlo" dalla giacca, la banda gli scarica una pioggia di proiettili, uccidendolo.
Così facendo, la Polizia arrestera' i suoi assassini, che non potranno continuare le violenze sulla famiglia dei suoi vicini.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giomo891 »
[ - ] lascia un commento a giomo891 »
|
|
d'accordo? |
|
olgadicom
|
venerdì 20 marzo 2009
|
un volto-maschera ineguagliabile
|
|
|
|
GRAN TORINO di Clint Eastwood
con Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley
Il grande vecchio del cinema Usa colpisce ancora: se stesso con l’autoironia e la semplice saggezza che la vecchiaia dispensa come un dono e noi spettatori incarogniti dalla violenza di cui trasudano le nostre società. Come nel quotidiano, molti momenti di sorriso si mescolano al dramma e al patetico, per fortuna solo sfiorato, nelle ultime sequenze. Ma certo l’immagine che più rimane fotografata in memoria è quella di Kowalski-Eastwood, seduto come un cane ringhioso nella sua veranda con accanto il suo docile cane, al suo fianco molte lattine di birra già scolate e più in là “lei”, la protagonista simbolica del film, cioè una Ford Gran Torino del ’72, lucidatissima e quasi nuova.
[+]
GRAN TORINO di Clint Eastwood
con Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley
Il grande vecchio del cinema Usa colpisce ancora: se stesso con l’autoironia e la semplice saggezza che la vecchiaia dispensa come un dono e noi spettatori incarogniti dalla violenza di cui trasudano le nostre società. Come nel quotidiano, molti momenti di sorriso si mescolano al dramma e al patetico, per fortuna solo sfiorato, nelle ultime sequenze. Ma certo l’immagine che più rimane fotografata in memoria è quella di Kowalski-Eastwood, seduto come un cane ringhioso nella sua veranda con accanto il suo docile cane, al suo fianco molte lattine di birra già scolate e più in là “lei”, la protagonista simbolica del film, cioè una Ford Gran Torino del ’72, lucidatissima e quasi nuova. Aggrappato a questa minuscola isola (casa e praticello dinanzi) il meccanico pensionato, ex-combattente in Corea, passa le sue giornate brontolando e a volte ringhiando a bassa voce contro tutto: chiesa, famiglia, immigrazione, giovani e anziani. Unico amico, si fa per dire, col quale scambia qualche battuta da macho solitario o alcune spiritosaggini rituali, il barbiere di quella periferia di Detroit dove abita (questa città, meglio di ogni altra, richiama alla mente la crisi odierna del colosso americano che si è scoperto piedi d’argilla, a cominciare dalla località una volta tempio dell’automobile). Niente piace al nostro delle cose e delle persone che lo circondano, per cui anche quando è fuori vive come barricato in casa detestando quei gialli che hanno riempito il quartiere ormai abbandonato dai bianchi; quella gente è diversa, quelle gang di giovinastri asiatici e latini che infestano la sua zona sono detestevoli quanto i suoi figli grassi e americani. Né si salvano i nipoti, che il vecchio vede come ipocriti e passivi consumisti, pronti a gioire della sua eredità. Non parliamo poi del giovane prete irlandese che lo perseguita con le sue visite per riportarlo a santa madre chiesa, da quando la moglie è morta. Quindi secondo le vecchie formule diremmo: ecco un reazionario, certo un repubblicano, certo razzista, al cento per cento egoista fino alla fine. E invece no, perché il film ci fa assistere alla crescita del giovane protagonista Tao (Bee Vang), che Walt prende sotto la sua protezione, ma anche a quella del vecchio, perchè la reciproca conoscenza li cambia entrambi, con buona pace di chi crede che per alcuni non c’è speranza di cambiamento. In quanto al linguaggio e all’interpretazione, due considerazioni. La sintassi del film è senz’altro classica. In quanto all’interpretazione di Clint, essa non c’è, perché ormai qualsiasi personaggio è lui stesso, è la sua faccia vecchia, scavata dalle rughe profonde, quasi di pietra.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a olgadicom »
[ - ] lascia un commento a olgadicom »
|
|
d'accordo? |
|
muttley72
|
venerdì 10 maggio 2013
|
film pro-integrazione, ma non spiega bene tutto...
|
|
|
|
Ho visto il film quando uscì nelle sale, ma sapevo già da prima (avendo letto qualcosa sul film) che qui non si trattava di una semplice storia di un "reduce di guerra" che diventa "giustiziere della notte", ma che invece il film dava una "chiave di lettura" diversa del problema dell'immigrazione: volevo appunto vedere come la pellicola affrontava la questione.
Un vecchio (ex reduce di guerra ed ex operaio della Ford), rimasto vedovo ed i cui figli (e nipoti) lo trascurano (causa vita stressantissima e lavoro troppo "competitivo"... tra i mali della società americana?), soffre la sua solitudine, rimanendo a vivere nella sua casa con i suoi ricordi e le sue vecchie cose (tra cui l'amata auto sportiva "Ford" modello "Gran Torino" che è lo stesso modello reso noto dalla serie "Stursky ed Hutch", malgrado quella del telefilm sia una "variante" diversa).
[+]
Ho visto il film quando uscì nelle sale, ma sapevo già da prima (avendo letto qualcosa sul film) che qui non si trattava di una semplice storia di un "reduce di guerra" che diventa "giustiziere della notte", ma che invece il film dava una "chiave di lettura" diversa del problema dell'immigrazione: volevo appunto vedere come la pellicola affrontava la questione.
Un vecchio (ex reduce di guerra ed ex operaio della Ford), rimasto vedovo ed i cui figli (e nipoti) lo trascurano (causa vita stressantissima e lavoro troppo "competitivo"... tra i mali della società americana?), soffre la sua solitudine, rimanendo a vivere nella sua casa con i suoi ricordi e le sue vecchie cose (tra cui l'amata auto sportiva "Ford" modello "Gran Torino" che è lo stesso modello reso noto dalla serie "Stursky ed Hutch", malgrado quella del telefilm sia una "variante" diversa).
Il quartiere in cui l'anziano abita subisce repentinamente un radicale cambiamento, perchè le case (liberate dai suoi anziani coetanei che muoiono) sono tutte occupate da immigrati (qui prevalentemente asiatici), che sono dall'anziano poco amati.
La scarsa simpatia del vecchio per gli immigrati deriva sia dai suoi ricordi di guerra (combattuta proprio contro altri asiatici), sia dal degrado e dagli usi diversi che queste persone hanno (cambiando l'ambiente circostante), ma soprattutto da una certa delinquenza (anche giovanile), diretta dagli stessi asiatici (con gang che agiscono anche contro i propri connazionali).
Avendo scoperto di essere gravemente ammalato (e prossimo alla morte) e rimasto nuovamente deluso dai suoi parenti (dei quali intuisce solo l'interessamento al suo patrimonio) ed anche per una serie di "casuali eventi" (soprenderà il giovane vicino intento a rubare..in una prova di ammissione nella gang), il vecchio si avvicina sempre di più alla famiglia dei vicini ed in particolare al giovane, cui tenta di dare una mano ad inserirsi nel lavoro e più in generale nella vita: il giovane asiatico diverrà poi il suo erede (ai danni dei parenti ingrati).
Infine per vincere contro la gang di immigrati (che ha pure violentato la giovane sorella del ragazzo) il vecchio (anzichè usare le armi) si immolerà nel finale con un gesto utile ad incastrare (per omicidio) il capo dei delinquenti, ma "non violento"....e quindi "politically correct"
Il film sembra dunque dire (....semplifico e banalizzo) allo spettatore: il Mondo va così (....ovvero gli immigrati arrivano inevitabilmente), occorre adattarsi ai cambiamenti (...anche a quelli oggettivamente e non per pregiudizio assai molesti), anche noi abbiamo le nostre colpe (del passato), la violenza (anche per difendersi)è da immaturi. Tutte cose vere (....entro certi limiti).
Ma il film NON entra mai nel merito di altri problemi (importanti e connessi proprio al tema dell' immigrazione e dell'integrazione): a chi fa comodo che gli immigrati entrino e lavorino? chi li sfrutta? Perchè si creano dei ghetti? Fino a che punto è lecito adattarsi (com quali limiti di decenza)? Quali sono i difetti della società e del lavoro che logorano le famiglie autoctone? ecc, ecc , ecc
A queste domande non si accenna e non si danno risposte, limitandosi il film a "giocare" (ed a suscitare abilmente commozione) sulla "non violenza" da parte di un vecchio che prima era troppo combattivo (impuganndo il suo vecchio fucile "Garand", simbolo forse anche della sua giovinezza e della società americana del passato, piena a sua volta di vecchie "colpe" da cui emendarsi) e che ora ama i "bastoncini primavera". ....
Il film appare giustamente critico degli (eccessivi) "pregiudizi" verso i nuovi arrivati, ma NON parla dei difetti della società USA attuale (...vorrei dire del capitalismo e del liberismo sfrenati, quando non sono adeguatamente "temperati"), della quale condanna SOLO le vecchie colpe di guerra, MA NON l'attuale sistema CHE "importa" gli immigrati (a chi servono?), causando problemi. Film ben fatto, ma (per me) carente dal punto di vista sociologico e assai troppo "buonista" (nei confronti degli immigrati): giudizio che va dato visto che il film ha (e non velatamente) l'ambizione di non essere solo un semplice film di intrattenimento.
Infine va ricordato che gli Stati Uniti sono nati sin dall'inizio con l'immigrazione (nel caso degli africani forzata, causa schiavitù) in secoli ('800 e '900) in cui serviva molta manodopera, mentre oggi, in Europa (con poco lavoro e cultura diversa), la questione è ancor più complessa............
[-]
|
|
[+] lascia un commento a muttley72 »
[ - ] lascia un commento a muttley72 »
|
|
d'accordo? |
|
paleocon
|
sabato 14 marzo 2009
|
rivincita paleocon?
|
|
|
|
Clint è un sostenitore del partito repubblicano da decenni ormai, ma si dichiara libertarian da sempre e si vede. La critica ai parassiti sociali che pretendono di campare sulle spalle altrui ormai è un denominatore comune dei suoi film. Nel contempo qui è presente un attacco al crollo della moralità americana causata dal progresso, una critica al multiculturalismo che si associa ad una rivalutazione dei rapporti tra persone, pur nella diversità culturale evidente. Un elogio dell'individualismo ed un attacco alla guerra. Insomma, un film politcamente scorretto, dal mio punto di vista.
|
|
[+] lascia un commento a paleocon »
[ - ] lascia un commento a paleocon »
|
|
d'accordo? |
|
zasso
|
mercoledì 18 marzo 2009
|
il texano ha ancora un'ottima mira
|
|
|
|
un'altra grande storia americana, raccontata da colui che per anni è stato il simbolo di un'america fatta di sceriffi, gringo e fuorilegge. Questa, se vogliano, è la riproposizione di quei personaggi così cari a questo regista-attore che alla veneranda età di 78 anni sembra aver trovato ora il grimardello, ora la scure, per poter entrare e raccontare i disagi scomodi di un'america costretta ad avere a che fare con cambiamenti non sempre graditi. in un quartiere in cui i(cari) vecchi americani sono andati via cedendo le loro proprietà a coreani di varia etnia, resiste solo il vecchio Walt ormai vedovo e malato, con la sola compagnia di Desy e della sua Gran Torino del 72. Tremendamente pratico ed ancorato ai suoi principi e a quelli di una old america che adesso non c'è più, si scontra con quella che è la realtà di un tempo che fa terribilmente fatica a capire ed accettare.
[+]
un'altra grande storia americana, raccontata da colui che per anni è stato il simbolo di un'america fatta di sceriffi, gringo e fuorilegge. Questa, se vogliano, è la riproposizione di quei personaggi così cari a questo regista-attore che alla veneranda età di 78 anni sembra aver trovato ora il grimardello, ora la scure, per poter entrare e raccontare i disagi scomodi di un'america costretta ad avere a che fare con cambiamenti non sempre graditi. in un quartiere in cui i(cari) vecchi americani sono andati via cedendo le loro proprietà a coreani di varia etnia, resiste solo il vecchio Walt ormai vedovo e malato, con la sola compagnia di Desy e della sua Gran Torino del 72. Tremendamente pratico ed ancorato ai suoi principi e a quelli di una old america che adesso non c'è più, si scontra con quella che è la realtà di un tempo che fa terribilmente fatica a capire ed accettare. americani che comprano macchine coreane, il nemico di sempre ora vicino di casa, etnie che si mescolano, si confondono e si scontrano. Insomma, un gran putiferio in cui lui si intraversa e si incaglia. Fa una tenerezza quasi grottesca vedere questo uomo di una volta sgomitare ed imprecare per mentenere un equilibrio perso da un pezzo, vederlo costretto a fare i conti con un cambiamento rimandato per decenni e reso pesante da terribili colpe di una guerra che ha lasciato cicatrici profonde tanto quanto le rughe. se vogliamo il film vivacchia su una certa prevedibilità, ma il percorso è reso avvincente da una sceneggiatura in cui le battute sibilano come i proiettili delle colt tanto care al texano dagli occhi di ghiaccio. Essenziale, scarno, duro. ma anche ironico, paterno, fragile, incapace di lasciarsi stare e di perdonarsi. tutto questo è Walt, tutto questo è Clint Eastwood, tutto questo è l'america che a volte sembra essersi persa ma che il regista è riuscito, come un moderno sceriffo, a braccare, a scovare e a raccontare in modo magistrale. Come già fatto in passato, Clint Eastwood solleva coperchi e lascia uscire tutto, senza mezze misure e senza indorare la pillola. pane al pane, vino al vino. in pieno stile western. Perchè quegli occhi di ghiaccio sono gli stessi di sempre, la capacità di raccontare intatta e collaudata. e la capacità di centrare il bersaglio, nonostante le rughe, non è mai venuta meno. E poco importa che la mano sia armata di una colt o di una telecamera
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zasso »
[ - ] lascia un commento a zasso »
|
|
d'accordo? |
|
-jude-
|
giovedì 23 luglio 2009
|
gran torino
|
|
|
|
Un ex soldato sul viale del tramonto affronta, da vedovo, uno scontro culturale inevitabile. Abbiamo il protagonista, un repubblicano reduce della guerra in Corea convinto che il vicino asiatico rappresenti il male, e abbiamo le diverse facce dell'elemento straniero, oneste o meno, come onesta o meno resta l'umanità tutta. L'atteggiamento ostile del vecchio nei confronti dell'intruso può anch'esser compreso nei limiti della non-stupidità, così come gli fa successivamente onore la sua apertura verso lo stesso, fortemente sbarrata da un muro di ignoranza palesata nel confronto diretto; tutto accettabile, se sorvoliamo su banalità a tratti, troppe frasi ad effetto, pose da figo a rotta di collo, ed insulti a sfondo razzista da darti la nausea.
[+]
Un ex soldato sul viale del tramonto affronta, da vedovo, uno scontro culturale inevitabile. Abbiamo il protagonista, un repubblicano reduce della guerra in Corea convinto che il vicino asiatico rappresenti il male, e abbiamo le diverse facce dell'elemento straniero, oneste o meno, come onesta o meno resta l'umanità tutta. L'atteggiamento ostile del vecchio nei confronti dell'intruso può anch'esser compreso nei limiti della non-stupidità, così come gli fa successivamente onore la sua apertura verso lo stesso, fortemente sbarrata da un muro di ignoranza palesata nel confronto diretto; tutto accettabile, se sorvoliamo su banalità a tratti, troppe frasi ad effetto, pose da figo a rotta di collo, ed insulti a sfondo razzista da darti la nausea. Va bene; tutto ciò può essere sopportato, fin tanto che non si venga catapultati nel Far West: troppo pistolero di ghiaccio, troppo giustiziere della notte, troppo dannatamente fuori luogo ed esagerato per essere tollerato fino alla fine. Sembra di vedere la sua controparte western agitarsi anacronisticamente nelle membra di qualcun altro; e questo lo fa scalare dal gradino irritante a quello insopportabile. E' troppo facile andar in giro a farsi giustizia da solo, ed anche troppo facile sputare sulle forze dell'ordine quando non si invoca il loro aiuto; troppo presuntuoso ad insultare senza mostrare rispetto; troppo comodo diventare martire per far giustizia, e allegerirsi la coscineza da un passato che non può essere cancellato. Il prevedibilissimo, e fastidioso, finale ci svela solo ciò che si sa fin dall'inizio, ma le buone intenzioni non salvano il resto della sceneggiatura.
Se voleva raccontarci l'epopea conclusiva di un ottuso repubblicato senza un briciolo di senso critico, ce l'ha fatta. Se voleva ribadire che una parte d'america è ancora intollerante-perché-stupida/ignorante, ma, in fin dei conti, ha buon cuore e sa riconoscerlo, va bene. Ma, in tutta sincerità, non era il tipo di ritratto di cui avevamo bisogno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a -jude- »
[ - ] lascia un commento a -jude- »
|
|
d'accordo? |
|
|