Gran Torino |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley.
continua»
Azione,
durata 116 min.
- USA 2008.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 15 novembre 2021.
MYMONETRO
Gran Torino
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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riconoscere le differenze tra le minoranzedi ciccio capozziFeedback: 0 |
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mercoledì 18 marzo 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“GRAN TORINO” di CLINT EASTWOOD; USA, 08. Walt è un operaio pensionato della Ford, restato vedovo, ha poca voglia di adattarsi agli altri, alla famiglia e ai suoi vicini “musi gialli”, contro cui ha combattuto in Corea negli anni 50. Ma prenderà sotto la sua ruvida protezione i ragazzi della famiglia asiatica. Clint “giovane” di 78 anni, ci regala un altro capolavoro. La figura del pensionato è un po’ la foto ironica di se stesso? Non è da escludere; anche se la creatività mostrata non è da cervello “a riposo”. Anzi ha una lucidità ancora più tersa: che, coll’esperienza, è in grado di andare più al sodo. La storia, come al solito, è robusta, diretta, non si perde in alcun meandro. Le relazioni familiari e personali sono dipinte con chiarezza estrema; e anche quelle con quei musi gialli hanno un percorso lineare: dall’indistinzione, saranno meglio individuati non solo come persone, ma come appartenenti all’etnia Hmong. Che si schierò con gli americani durante la guerra in Vietnam: la sconfitta del 75 fu anche per loro la data dell’inizio della diaspora in Usa: è un elemento drammatico in più, che il regista dosa con parsimonia, senza imporci alcuna lezione di antropologia. Tuttavia è un altro luogo narrativo su cui riflettere. I Hmong sono una minoranza nella minoranza: eppure vivono un’esistenza che è parte integrante della storia americana, perché hanno combattuto con loro. Come al solito, il vecchio Clint c’invita riflettere, a osservare con attenzione lo scenario che ci circonda e che noi manco guardiamo: riconoscere le differenze tra le minoranze serve a dare individualità alle singole persone che vi appartengono. Ma ciò è detto senza la minima traccia del predicozzo morale: è intriso di accettazione reciproca il cuore della vicenda. Essa è costruita nei pochi asciutti dialoghi tra la ragazza, che è la persona più sveglia, da sola con lui e quando fa da interprete col resto della famiglia. Il rapporto con loro diventa di una famiglia allargata, e tra loro è la solidarietà che diventa il collante. Su questo elemento strutturale è costruito il film. Egli si lega ai ragazzi come a dei propri figli. Arriva a provare un sentimento nuovo per lui: la compassione. Non è solo relativo a quei giovani, ma ad un insieme di cose, come l’uscire fuori della banale rete di rapporti, al porsi di fronte al suo destino personale, alla sofferta memoria, sempre viva, di uomo che ha ucciso in guerra altri uomini. Su questi sentimenti così maturati costruisce il punto più alto di tensione drammatica del film, e anche l’ironico autosmitizzante sottofinale del testamento. Lo stile è compattamente classico: nessuna velocità di montaggio; ma un narrare lento e maestoso, eppure così fortemente, segretamente catturante.
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