Gran Torino |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley.
continua»
Azione,
durata 116 min.
- USA 2008.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 15 novembre 2021.
MYMONETRO
Gran Torino
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un volto-maschera ineguagliabiledi olgadicomFeedback: 0 |
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venerdì 20 marzo 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
GRAN TORINO di Clint Eastwood con Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley Il grande vecchio del cinema Usa colpisce ancora: se stesso con l’autoironia e la semplice saggezza che la vecchiaia dispensa come un dono e noi spettatori incarogniti dalla violenza di cui trasudano le nostre società. Come nel quotidiano, molti momenti di sorriso si mescolano al dramma e al patetico, per fortuna solo sfiorato, nelle ultime sequenze. Ma certo l’immagine che più rimane fotografata in memoria è quella di Kowalski-Eastwood, seduto come un cane ringhioso nella sua veranda con accanto il suo docile cane, al suo fianco molte lattine di birra già scolate e più in là “lei”, la protagonista simbolica del film, cioè una Ford Gran Torino del ’72, lucidatissima e quasi nuova. Aggrappato a questa minuscola isola (casa e praticello dinanzi) il meccanico pensionato, ex-combattente in Corea, passa le sue giornate brontolando e a volte ringhiando a bassa voce contro tutto: chiesa, famiglia, immigrazione, giovani e anziani. Unico amico, si fa per dire, col quale scambia qualche battuta da macho solitario o alcune spiritosaggini rituali, il barbiere di quella periferia di Detroit dove abita (questa città, meglio di ogni altra, richiama alla mente la crisi odierna del colosso americano che si è scoperto piedi d’argilla, a cominciare dalla località una volta tempio dell’automobile). Niente piace al nostro delle cose e delle persone che lo circondano, per cui anche quando è fuori vive come barricato in casa detestando quei gialli che hanno riempito il quartiere ormai abbandonato dai bianchi; quella gente è diversa, quelle gang di giovinastri asiatici e latini che infestano la sua zona sono detestevoli quanto i suoi figli grassi e americani. Né si salvano i nipoti, che il vecchio vede come ipocriti e passivi consumisti, pronti a gioire della sua eredità. Non parliamo poi del giovane prete irlandese che lo perseguita con le sue visite per riportarlo a santa madre chiesa, da quando la moglie è morta. Quindi secondo le vecchie formule diremmo: ecco un reazionario, certo un repubblicano, certo razzista, al cento per cento egoista fino alla fine. E invece no, perché il film ci fa assistere alla crescita del giovane protagonista Tao (Bee Vang), che Walt prende sotto la sua protezione, ma anche a quella del vecchio, perchè la reciproca conoscenza li cambia entrambi, con buona pace di chi crede che per alcuni non c’è speranza di cambiamento. In quanto al linguaggio e all’interpretazione, due considerazioni. La sintassi del film è senz’altro classica. In quanto all’interpretazione di Clint, essa non c’è, perché ormai qualsiasi personaggio è lui stesso, è la sua faccia vecchia, scavata dalle rughe profonde, quasi di pietra.
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