Gran Torino |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley.
continua»
Azione,
durata 116 min.
- USA 2008.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 15 novembre 2021.
MYMONETRO
Gran Torino ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Il più tenero sguardo sull'America
di Michelangelo ScaliFeedback: 400 | altri commenti e recensioni di Michelangelo Scali |
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lunedì 14 novembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
ATTENZIONE - PUÒ CONTENERE SPOILER In Gran Torino, Clint Eastwood è regista e protagonista, un uomo devastato dagli orrori visti in guerra e che oggi vede i "gialli" invadere il suo quartiere. Le differenze sfumeranno quando imparerà a conoscerli e realizzerà qual è lo scopo ultimo della sua vita. Lo scheletro del racconto è classico, è lo sguardo ad essere innovativo. Sarebbe difficile ritrovare questa tenerezza verso il proprio Paese in un altro film americano. Difficilmente si sarebbe potuto pensare ad una tale capacità di commuovere senza scadere nella propaganda. Eppure Gran Torino ci riesce. Solo Michael Moore, forse, ha dimostrato tanta sensibilità nel panorama mainstream statunitense. Le lezioni di vita che il burbero Walter Kowalski dà a Thao sono elementari e per questo universali, ancestrali. Uno spray lubrificante, una pinza e un rotolo di nastro adesivo sono gli attrezzi con cui un uomo può svolgere quasi tutti i lavori di casa. E sono anche, quindi, il punto di partenza per essere uomo. Un uomo pieno di debolezze, scheletri nell'armadio, fantasmi eterei o in carne ed ossa che lo perseguitano: i bulli (peraltro parenti) per il giovane Thao e sua sorella Sue Lor; le mostruosità del Vietnam e la coscienza della decadenza propria e del Paese per Walter. Il mondo attorno ai protagonisti è in disfacimento, a un passo dalla Crisi, scoppiata praticamente un secondo prima dell'inizio della lavorazione del film. La piccola impresa americana dei barbieri e degli edili si scontra con la nuova generazione di top manager finanziari della city e con una periferia dove allignano bullismo, delinquenza, molestie e vandalismo. Un'America abbandonata a sé stessa, dove anche il simbolo più duro (più vero?) del sogno americano, il fucile impugnato per difendere la propria villetta a schiera, suona a suo modo inutile, patetico. Ridicolo. E lo sguardo resta tenero, paterno. Eastwood guarda allo spettatore come un padre il cui unico scopo è mettere chi verrà dopo di lui nelle condizioni di vivere (o sopravvivere) in un ambiente infernale. Questo farà Walter, in un ultimo gesto di commovente, quasi religiosa, disperata vitalità. E l'eredità che lascia ai posteri, la Ford Gran Torino che ha costruito con le sue mani in fabbrica, è l'eredità che la grande classe media e lavoratrice americana lascia alle nuove generazioni. Dopo una carriera da attore di grandi film d'azione e una regia come Million Dollar Baby, Eastwood avrebbe potuto cedere alla violenza spettacolare in un film del genere. La sua rinuncia ad un vero esercizio della forza bruta è invece la dimostrazione di una scelta di campo: solo gli assassini uccidono. Il più tenero sguardo sull'America degli ultimi anni.
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