Gran Torino |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley.
continua»
Azione,
durata 116 min.
- USA 2008.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 15 novembre 2021.
MYMONETRO
Gran Torino
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Gioiello dei nostri tempidi G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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sabato 19 dicembre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Brillante, commovente -ma mai retorico- e costruito magistralmente nel delineare la personalità di un personaggio che gradualmente rompe il muro della sua chiusura e fa sì che in lui si possa riconoscere anche lo spettatore che, da subito, non poteva che provare repulsione per un individuo del genere: è proprio qui che scatta la magia del film, in quella simpatia che man mano si è portati a provare nei confronti di Walt pur essendo egli in realtà, nel corso della narrazione, cambiato ma sempre rimasto quello di prima -fulminanti nella loro ironia e significatività sono, in tal senso, le ultime parole del testamento alla fine del film. L'unica differenza tra il prima ed il dopo, tra l'inizio e la fine -e non è poco- sta nell'esperienza quotidiana che rompe quella scorza xenofobica che, messa a nudo, si rivela in tutta la sua spietata ed inevitabile fragilità. Essa, ormai vinta, continua a persistere anche nel finale -e in maniera volutamente inutile, giacchè Walt stesso sa che mai Tao potrebbe tradirlo- solo nel simulacro della sua Gran Torino, a cui non devono essere apposti "spoiler da checca o fiamme da coatto bianco". Il vero Walt insomma è il Walt degli ultimi minuti, quello che percorre tutto il suo cammino e si depura da tutte quelle scorie che nella vita avevano dato a lui -e a tanti altri come lui- quelle sembianze negative che solo l'esperienza ha contribuito ad eliminare, facendone emergere la reale natura. Egli continua a vivere nella sua Gran Torino (il suo bene più grande e simbolo del suo pieno riscatto nell'essere donata a quel "muso giallo" che aveva persino tentato di rubargliela), nel suo cane, fido compagno, e, soprattutto, in Tao, suo erede -in tutti i sensi- e sua immagine, immagine reale ed ultima di quell'improbabile mentore che sicuramente è invece stato più alunno. In sostanza, Gran Torino è un grande film, un film fiducioso e ottimista nel suo modo di affrontare il razzismo e le maniere possibili per sconfiggerlo. Di questi tempo ne abbiamo veramente tanto bisogno. Ancora più bello poi è poter pensare che, in un'epoca in cui a dominare il cinema è sempre più una triste fucina di mediocri produzioni aventi come unico scopo lo sbancare i botteghini, esistano autori capaci di tenere così alto il nome della settima arte. Archiviata dalla storia -ma non certo dalla memoria- l'esperienza dei Rossellini, dei De Sica, dei Kubrick, degli Hitchcock, dei Chaplin, dei Fellini e di tutti gli altri maestri, non possiamo che essere contenti del fatto che -nell'epoca del mercato prima di tutto- ci siano ancora registi in grado di confezionare capolavori come questo che -a mio modestissimo avviso, e fatte le debite distanze e proporzioni- possono elevarsi considerevolmente fino a raggiungere quelle vette di cui da tempo il cinema era piuttosto immemore.
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