Il grande capo |
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Un film di Lars von Trier.
Con Jens Albinus, Peter Gantzler, Fridrik Thor Fridriksson, Benedikt Erlingsson, Iben Hjejle.
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Titolo originale Direktøren for det hele.
Commedia,
durata 99 min.
- Danimarca, Svezia 2006.
- Lucky Red
uscita venerdì 5 gennaio 2007.
MYMONETRO
Il grande capo
valutazione media:
3,15
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il grande capodi G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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sabato 5 febbraio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il direttore di un'azienda informatica danese si è finto per anni il subalterno di un "grande capo" che lavora in America e che mai si è visto in Danimarca. Quando il direttore si trova a dover firmare un contratto di vendita (che prevede il licenziamento di tutti i dipendenti) ad un gruppo islandese, assolda un attore teatrale (grande appassionato di un autore sconosciuto, tale Antonio Gambini) che dovrà fingere di essere il "grande capo". A costui viene però raccontato che il boss americano non è presente per impossibilità, e solo più tardi viene a sapere che in realtà non esiste e che la cessione comporterà l'esubero delle maestranze. Il direttore si è sempre finto un vice "del grande capo" perchè solo così poteva ottenere l'affetto di tutti i suoi sottoposti, ed anche ora potrà scaricare sull'attore assoldato la colpa per tutti i licenziamenti tornandosene a casa con un bel gruzzolo in tasca. Quest'ultimo tenta inizialmente di temporeggiare, rinviando più e più volte la cessione, poi, cercando di fare leva sulla necessità del direttore di sentirsi sempre e comunque amato, cercherà di rivoltare a proprio favore - e dei lavoratori - la situazione. Non tutto però va nella maniera attesa, perchè entra in gioco, in maniera decisiva, il suddetto Gambini... Commedia geniale, brillante, ricca di colpi di scena e capace di contenere canoni di stringente logicità in una vicenda quasi da teatro beckettiano. Lo stile di Von Trier è quello solito - anche se depurato dall'utilizzo della camera a mano -, potenzialmente molto indigesto e pure fastidioso, con continui tagli di montaggio e medesime scene inquadrate da infiniti punti di vista nel giro di pochi secondi, ma il risultato finale è quantomai azzeccato. Lo scontro tra sentimenti messi in scena - affetto contro guadagno e ipocrisia nel direttore, etica contro professionalità nell'attore - sconfina volutamente nell'irrazionale, ma, come un tuffo improvviso in acque gelide, provvede alla fine a riportarci concretamente nella dimensione tangibile della realtà quotidiana, e con un sapore che, per non togliere, a chi lo volesse, il piacere della visione, non vale certo la pena svelare in questa sede...
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