Da poco rimasto vedovo e con eredi legati a lui più per interessi economici che per affetto, Walt Kowalski trascorre la sua vecchiaia a ringhiare come un cane in un mondo dove ogni aspetto che lo circonda gli provoca rabbia e repulsione: il suo carattere è un puzzle di razzismo e intolleranza verso il prossimo, frutto della traumatica esperienza di guerra e di un lignaggio fin troppo radicato. Da ex operaio Ford in pensione coltiva una fervente passione per una Gran Torino del '72, unica evasione nella cadenzata esistenza che lo vede nutrirsi di sola birra e manzo essiccato, tra il garage pieno di attrezzi e l' inseparabile labrador che lo accompagna nelle lunghe ed infruttuose giornate, caratterizzate da un rozzo "linguaggio da uomini" usato soprattutto col barbiere di fiducia da cui si reca, immancabilmente, una volta al mese.
A provocargli maggiore insofferenza sono, tuttavia, la nipote superficiale, presentatasi in abiti succinti al funerale della nonna e il suo primogenito, che si fa vivo solo per sapere se egli abbia finalmente deciso di andare a vivere in una casa di riposo; nel tipico e malfamato sobborgo americano dove vive, si ritrova come vicini di casa degli asiatici di stirpe Hmong da lui definiti, letteralmente, "topi di fogna". A seguito di una serie di episodi forzosi realizzerà in breve tempo e suo malgrado che la cultura e le usanze di questi ultimi sono solo apparentemente lontatane da lui e che nella loro mentalità sono sopravvisuti, a dispetto dell' occidente, quei sani principi e valori che dovrebbero pervadere le civilissime famiglie americane.
Sarà a quel punto che Kowalski stringerà un' amicizia inaspettata col giovane Thao, ragazzo timido e introverso ma voglioso di farsi valere in quella giungla multietnica in cui pare impossibile sopravvivere: ma a che prezzo? Il ragazzo prende a cuore le sorti del vecchio burbero ma questi, dopo le circostanze accennate, lo sottopone, bonariamente, a sfottò di ogni tipo, lo costringe ad una sorta di schiavitù non retribuita per una settimana e, infine, lo "inizia" al linguaggio sporco e cattivo senza il quale non potrebbe farcela nella società. E tutto per ottenere la sua benevolenza: basta poco, giusto?
Qualcuno ha parlato di un lavoro profondo, nel quale Eastwood avrebbe utilizzato il pretesto della guerra e dell' uccisone di uomini per giustificare un personaggio ateo e senza motivazioni; io invece sono riuscito, magari sbagliandomi, solo a vedere un film sull' omofobia ove ce n' è per tutti: i neri vengono visti come bulli nullafacenti, gli orientali passano, come al solito, per essere fisicamente tutti uguali, gli italiani sono i furbi della situazione e via discorrendo. Da questo quadro apocalittico escono indenni solo i bianchi anglosassoni (al più descritti come bamboccioni, vedi il fidanzato di Sue o testardi, come il prete irlandese) e gli ebrei, questi semplicemente perché mancano all' appello (sconveniente toccare quel tasto per un convinto repubblicano?).
E allora, per dirla tutta, la Gran Torino (USA, 2008) del titolo mi è apparsa solo come pretesto per dare un nome ad effetto ad un film che, altrimenti, avrebbe potuto chiamarsi semplicemente "Kowalski", un uomo sulla via del tramonto ed in condizioni difficili di salute che dopo anni di pregiudizi e convinzioni discutibili cerca la via (più spettacolare possibile) del perdono; nel suo solito stile lento e flemmatico, il regista tenta anche di dare una lettura dell' America senza più valori di oggi, che perde pezzi ed autostima.
E' un lungometraggio sul razzismo ma non parlatemi di redenzione, perché sotto quest' aspetto gli americani ci propinano da anni la stessa storia: un asiatico, un nero o un gay, per fare solo alcuni esempi, devono sempre e comunque prima svenarsi per ottenere la fiducia di un bianco, e questo messaggio, siate d' accordo o no, per me non va proprio bene. E poi, non per eccedere nella critica, peraltro legittima, ritengo quel gesto della pistola con la mano decisamente intollerabile.
Scusa Clint, ma anche in questa circostanza non mi sei piaciuto. Note positive, sempre secondo la mia modestissima opinione, l' ottimo cast e la canzone che accompagna l' ultima sequenza.
Voto: 5
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