il figo
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venerdì 11 dicembre 2009
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ancora e sempre eastwood
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E' stupefacente e memorabile come Clint Eastwood riesca a far emergere una lunga serie di temi da una storia ambientata in un'anonima periferia e in un classico e apparentemente quieto clima di un sobborgo americano.
Walt Kowalski è un uomo ormai vedovo e vekkio, chiuso in sè stesso, nelle mura della sua casa, nel suo giardinetto ben curato, nell'abitudine di bere qualke birra e nella sua unica passione ke riscontra nella devozione alla sua cara Gran Torino, simbolo della sua vita lavorativa passata da meccanico della Ford. Inizialmente il resto è visto tutto con odio dal nostro protagonita: rifiuta le frequenti visite del giovane prete (molto legato alla moglie prima della sua morte), disprezza il comportamento dei figli e dei nipoti con cui nn ha un buon rapporto, vive nella solitudine, nel pentimento e nel ricordo ben inciso dentro della guerra in Corea, e infine giudica in modo "razziale" i suoi vicini di casa, appartenenti all'etnie asiatica dei Hmong.
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E' stupefacente e memorabile come Clint Eastwood riesca a far emergere una lunga serie di temi da una storia ambientata in un'anonima periferia e in un classico e apparentemente quieto clima di un sobborgo americano.
Walt Kowalski è un uomo ormai vedovo e vekkio, chiuso in sè stesso, nelle mura della sua casa, nel suo giardinetto ben curato, nell'abitudine di bere qualke birra e nella sua unica passione ke riscontra nella devozione alla sua cara Gran Torino, simbolo della sua vita lavorativa passata da meccanico della Ford. Inizialmente il resto è visto tutto con odio dal nostro protagonita: rifiuta le frequenti visite del giovane prete (molto legato alla moglie prima della sua morte), disprezza il comportamento dei figli e dei nipoti con cui nn ha un buon rapporto, vive nella solitudine, nel pentimento e nel ricordo ben inciso dentro della guerra in Corea, e infine giudica in modo "razziale" i suoi vicini di casa, appartenenti all'etnie asiatica dei Hmong. Ma proprio da questi, e in particolar modo dalla giovane Sue e dal fratello più piccolo Thao, troverà una nuova ragione di sentirsi vivo e utile per la società a cui crede di nn appartenere +. Infatti dopo aver cacciato la band del cugino Spider dal suo giardino mentre stavano cercando di portar via Thao con la forza, la famiglia Hmong inizierà ad aprirsi al vecchio Kowalski, che instaurerà un forte legame sia con la ragazza ke con il ragazzo, ke oltre a farlo sentire vivo gli fanno conoscere la loro cultura e le loro usanze, una volta viste come sbagliate dal protagonista.
In questo quadro Eastwood inserisce quindi uno svariato numero di temi e contenuti molto attuali e ke rappresentano ancora problemi nella nostra attuale società. Il primo di tutti è il contatto tra la cultura di casa (americana) con quella ospitata (Hmong), il vekkio Walt guarda con disprezzo i suoi vicino pensando ke ogni loro usanza sia sbagliata, solo xké diversa da quella americani. Solo qnd entreràcdirettamente nel loro ambiente capirà ke le sue idee erano errate, e il primo elemento a confermarlo è il cibo. Altri temi sn il rapporto tra gli anziani e i giovani, tra i padri tradizionalisti e i figli materialisti, gente ke nn accetta il prossimo sl perkè diverso, la crescita della nuova gioventù e il perdersi dei vekki in una mentalità troppo chiusa e ombraggieta dalla solitudine, anke perkè nessuno li sostiene a dovere e con il giusto affetto.
Estwood interpreta con esperienza la parte del vekkio ke odia e viene odiato, rendendo un film cmq lento e ke potrebbe essere pesante piacevole da seguire grazie al suo senso ironico mai assente. Qst film insegna quindi molto, soprattutto il rapporto con i diversi con cui si possono instaturare legami ke possono essere + forti rispetto a ki appartiene ad una propria etnia o addirittura alla propria famiglia. Voto 7,5/10
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silvia l
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domenica 19 agosto 2012
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la coscienza di clint
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Ho posticipato la visione di questo film più per caso che per volontà. Non sempre mi godo i film seduta sulle poltrone dei cinema con in mano un bel canestro di popcorn: a volte li vedo a distanza di anni, cercandoli appositamente tra gli scaffali del videonoleggio. Una sera mi è capitato tra le mani Gran Torino. Un film del quale avevo sentito parlare, il cui trailer mi faceva sorridere perché ne ricordavo una scena: un Clint rugoso ed incattivito, con un fucile puntato, diceva ad una combriccola di giovani asiatici di andarsene dal suo giardino - inutile rammentare il cipiglio da western, duro e puro. Guarda, Clint col fucile in mano, pronto a dare la caccia al gringo di turno.
E invece.
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Ho posticipato la visione di questo film più per caso che per volontà. Non sempre mi godo i film seduta sulle poltrone dei cinema con in mano un bel canestro di popcorn: a volte li vedo a distanza di anni, cercandoli appositamente tra gli scaffali del videonoleggio. Una sera mi è capitato tra le mani Gran Torino. Un film del quale avevo sentito parlare, il cui trailer mi faceva sorridere perché ne ricordavo una scena: un Clint rugoso ed incattivito, con un fucile puntato, diceva ad una combriccola di giovani asiatici di andarsene dal suo giardino - inutile rammentare il cipiglio da western, duro e puro. Guarda, Clint col fucile in mano, pronto a dare la caccia al gringo di turno.
E invece...Invece quanta poesia, quanta delicatezza nella coscienza di un uomo che racconta di vita, di morte, di integrazione e di odio razziale - quanta bellezza in questo spaccato di vita americana. Un viaggio nella coscienza di Clint Eastwood, attore e regista di prim'ordine, che con questo film ha fatto centro (almeno, nel mio cuore di amante del cinema). E' un film da maneggiare con cautela, da vedere senza interruzioni, da capire. E il vecchio rugoso della copertina, scontroso ed irascibile, nasconde un messaggio unico, utopico per le generazioni a venire, imbrattate dalla violenza e dalla misoginia. La violenza non paga, l'andare oltre (alle "razze", all'aspetto superficiale delle cose, alla solitudine) sì.
Voto 10 (+).
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jackiechan90
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mercoledì 8 ottobre 2014
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l'america di oggi secondo eastwood
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Clint eastwood si ritaglia in questo film il miglior ruolo della sua carriera, vertice e summa di tutta la sua filmografia. Si può dire, infatti, che l'ex operaio della Ford Walt Kowalski rappresenti al meglio tutti i personaggi interpretati dall'attore (fra tutti il tenente Callaghan di cui Kowalski sembra l'incarnazione da pensionato): violento, a tratti razzista, amerikano fino al midollo, con tutti i pregi e i difetti che ne derivano. Ma anche molto umano e fermo nei suoi saldi principi morali. La storia di "Gran Torino" è una metafora dell'America di oggi, un paese che ha fatto dei propri status symbol la ragione della propria esistenza. Basta vedere i numerosi riferimenti alla cultura americana di cui Kowalsi si fa portatore, a cominciare dalla famosa auto del titolo, tipico prodotto Ford (la marca più americana di auto), l'amore per la birra e il baseball e il suo stesso cognome che deriva dal protagonista di "Un tram chiamato desiderio", film cult degli anni 50, l'"età d'oro" di Hollywood e dell'american way of life in generale.
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Clint eastwood si ritaglia in questo film il miglior ruolo della sua carriera, vertice e summa di tutta la sua filmografia. Si può dire, infatti, che l'ex operaio della Ford Walt Kowalski rappresenti al meglio tutti i personaggi interpretati dall'attore (fra tutti il tenente Callaghan di cui Kowalski sembra l'incarnazione da pensionato): violento, a tratti razzista, amerikano fino al midollo, con tutti i pregi e i difetti che ne derivano. Ma anche molto umano e fermo nei suoi saldi principi morali. La storia di "Gran Torino" è una metafora dell'America di oggi, un paese che ha fatto dei propri status symbol la ragione della propria esistenza. Basta vedere i numerosi riferimenti alla cultura americana di cui Kowalsi si fa portatore, a cominciare dalla famosa auto del titolo, tipico prodotto Ford (la marca più americana di auto), l'amore per la birra e il baseball e il suo stesso cognome che deriva dal protagonista di "Un tram chiamato desiderio", film cult degli anni 50, l'"età d'oro" di Hollywood e dell'american way of life in generale. Ma è anche il ricordo della guerra nel Sud-est asiatico, vera a e utentica macchia che ha cambiato per sempre la percezione del mondo nei confronti degli USA e della vita del protagonista. L'America tratteggiata da Eastwood è chiusa, confinata nel ricordo dei bei tempi andati, che guarda con diffidenza l'arrivo dello straniero, forse perché ha paura di venire considerata "superata". Eppure è proprio dall'amicizia che si instaura tra Kowalski e i suoi vicini coreani (in particolare con il giovane Tao) che l'America scopre una nuova ragione di vita. Il messaggio che Eastwood vuole lanciare è un invito alla tolleranza e all'accettazione del diverso pwr una rinascita della stessa società occidentale. E' al contempo un film generazionale e un grande affresco della contemporaneità. Il vecchio Clint ha fatto ancora una volta centro.
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domenico rizzi
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venerdì 16 gennaio 2015
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sacrificarsi per un nobile scopo
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E’ doloroso accorgersi, quando la vita è giunta quasi al termine e la salute è minata da un male incurabile, che gli unici amici rimasti sono soltanto le persone che disprezzavi, nella fattispecie una comunità di rumorosi asiatici che il protagonista, reduce dalla guerra di Corea, chiama spregiativamente “musi gialli”. Walt Kowalsky (Clint Eastwood) la cui unica passione è rappresentata dall’automobile Ford modello “Gran Torino” custodita gelosamente nel proprio garage, è rimasto solo dopo la perdita della moglie e rifiuta decisamente l’amicizia e l’aiuto di un giovane parroco, padre Janovich (cristopher Carley) che gli fa visita molto spesso.
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E’ doloroso accorgersi, quando la vita è giunta quasi al termine e la salute è minata da un male incurabile, che gli unici amici rimasti sono soltanto le persone che disprezzavi, nella fattispecie una comunità di rumorosi asiatici che il protagonista, reduce dalla guerra di Corea, chiama spregiativamente “musi gialli”. Walt Kowalsky (Clint Eastwood) la cui unica passione è rappresentata dall’automobile Ford modello “Gran Torino” custodita gelosamente nel proprio garage, è rimasto solo dopo la perdita della moglie e rifiuta decisamente l’amicizia e l’aiuto di un giovane parroco, padre Janovich (cristopher Carley) che gli fa visita molto spesso. I suoi nuovi vicini, una comunità Hmong originaria della Cina meridionale, lo tengono in continua tensione; i famigliari – Walt ha due figli, entrambi sposati – insistono per relegarlo in una casa di riposo, mirando, più che al suo bene, ai suoi beni. Dopo avere allontanato dei delinquenti – pure di derivazione orientale – dalla sua casa, fornendo un involontario aiuto ai Hmong, questi ultimi lo ricevono nella loro abitazione come un eroe, il rapporto – prima condizionato dai pregiudizi razziali di Kowalsky - si fa sempre più disteso e amichevole e Walt si prende a cuore il ragazzo Thao (Bee Vang) e sua sorella Sue (Ahney Her). Allorquando Sue viene violentata dai teppisti, il vecchio Walt, già a conoscenza dell’esito fatale delle analisi che lo riguardano, escogita un piano tanto originale quanto manifestamente suicida, presentandosi disarmato nel quartiere in cui alloggiano i teppisti. Il suo gesto di prendere un accendino dalla giacca è interpretato da questi come tentativo di impugnare un’arma: Kowalsky viene crivellato di colpi, ma la polizia potrà arrestare i criminali per omicidio. Dopo l’apertura del testamento, lo sconcerto dei parenti dell’uomo è generale, perché Walt li ha diseredati, lasciando la sua “Gran Torino” – fortemente ambita da una nipote - al giovane Thao. Superba interpretazione di Eastwood, che è anche regista, produttore e autore della colonna sonora del film. L’attore con l’incedere degli anni (ne ha 78) ha ormai rinunciato da tempo alle parti che lo hanno reso celebre, ma ne conserva l’essenza, trasferendo l’azione dal suo campo preferito – il western – alla periferia di una moderna città americana. Anche la sua vendetta, un tempo compiuta a suon di pistolettate, si adegua ora alle esigenze del momento. L’eroe non è più quello che spara, ma colui che si fa uccidere; il suo movente non è più il denaro, ma l’amore verso la gente “diversa” inizialmente disprezzata; lo scopo si riassume, anziché nella giustizia sommaria attuata dall’ispettore Callaghan, un gesto autolesionistico che metterà in moto la giustizia legale. Escluso dagli Oscar e con una sola nomination al Golden Globe per la musica, “Gran Torino” si rifà con il National Board of Review Award, che lo classifica fra i migliori 10 film del 2008, assegnando la miglior sceneggiatura a Nick Schenck e classificando Eastwood come miglior attore protagonista. Nel 2009 arrivano anche il David di Donatello (miglior film straniero) e il Nastro d’Argento (miglior film non europeo) oltre ad una serie di altri riconoscimenti. Entusiastica l’accoglienza del pubblico tanto in America e in Europa, quanto nel resto del mondo, che frutta ad Eastwood circa 270 milioni di dollari, pari ad 8 volte la somma spesa per realizzare la pellicola. L’intramontabile Clint, discepolo di Sergio Leone e Don Siegel, per l’ennesima volta dà un saggio convincente delle sue capacità recitative e di regia, interpretando magnificamente il disagio dell’Americano tradizionalista a contatto con le nuove problematiche derivanti dalla promiscuità etnica. Inoltre, dimostra, con un film non molto distante nella dinamica da un contemporary western, come il cinema si debba fare con sentimento.
Domenico Rizzi, scrittore
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renato c.
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sabato 28 febbraio 2015
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grande clint eastwood!!
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Quando il film è uscito pensavo che il "Gran Torino" fosse la grande squadra di calcio perita tragicamente contro il colle della basilica di Superga! Però non capivo bene cosa centrasse Clint Eastwood e la produzione americana (salvo una riconscenza di Eastwood di essere diventato famoso proprio in Italia per merito di Sergio Leone!). "Gran Torino" è invece un'automobile Ford acquistata da Easwood come macchina d'epoca! Clint Easwood fa una parte fantastica: un veterano della guerra di Corea in pensione, razzista e solitario, che si trova a vivere in un quartiere pieno di Asiatici ed Afroamericani! Bella la trama, ed il significato! Il duro Clint, dopo la morte della moglie sia ben poco amato dai figli e dalle loro famiglie, che proprio nel giorno del suo compleanno volevano mandarlo a vivere in un pensionato! Trova invece, dopo una sua antipatia iniziale per i "non bianchi", simpatia ed affetto da parte di una famiglia di asiatici che lo adottano come nonno e si prendono cura di lui! Un cugino di questa famiglia guida una banda di teppisti, e vorrebbero che il figlio più giovane: Tao diventasse anche lui un teppista! "Nonno Clint" interviene a salvarlo ma i teppisti, per vendetta aggrediscono e violentano la figlia maggiore della famiglia asiatica.
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Quando il film è uscito pensavo che il "Gran Torino" fosse la grande squadra di calcio perita tragicamente contro il colle della basilica di Superga! Però non capivo bene cosa centrasse Clint Eastwood e la produzione americana (salvo una riconscenza di Eastwood di essere diventato famoso proprio in Italia per merito di Sergio Leone!). "Gran Torino" è invece un'automobile Ford acquistata da Easwood come macchina d'epoca! Clint Easwood fa una parte fantastica: un veterano della guerra di Corea in pensione, razzista e solitario, che si trova a vivere in un quartiere pieno di Asiatici ed Afroamericani! Bella la trama, ed il significato! Il duro Clint, dopo la morte della moglie sia ben poco amato dai figli e dalle loro famiglie, che proprio nel giorno del suo compleanno volevano mandarlo a vivere in un pensionato! Trova invece, dopo una sua antipatia iniziale per i "non bianchi", simpatia ed affetto da parte di una famiglia di asiatici che lo adottano come nonno e si prendono cura di lui! Un cugino di questa famiglia guida una banda di teppisti, e vorrebbero che il figlio più giovane: Tao diventasse anche lui un teppista! "Nonno Clint" interviene a salvarlo ma i teppisti, per vendetta aggrediscono e violentano la figlia maggiore della famiglia asiatica. Dopo primi desideri di vendetta, Clint elabora un piano che gli permetterà di punire i teppisti e salvare i ragazzi della famiglia, immolando... stesso, e lascia tutto in eredità alla famiglia asiatica! Un grande film dal quale c'è tutto da imparare, fa vedere quanto la guerra segni un persona, che non ha scrupoli ad usare la violenza! Ed anche, per quanto prima ateo si converta un po' alla Fede; va a confessarsi prima di morire ma non confessa ciò che ha fatto in guerra ma solo peccatucci generici, in quanto penso che consideri ciò che ha fatto in guerra unicamente un'esecuzione di ordini! La conversione lo porta a rinunciare a fare il giustiziere uccidendo i teppisti, come pareva in un primo momento, invece si fa uccidere dai teppisti, avvisando la polizia in modo che li catturino, e non macchiandosi più lui di omicidi! Bravo Clint! Ottimi insegnamenti!
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pipay
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domenica 15 marzo 2009
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il ritratto molto attuale di un uomo tormentato.
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Walt, americano di origine polacca, dopo aver perso la moglie sceglie di vivere in solitudine. Non ha buoni rapporti con i figli, né con altri del vicinato. Si tiene alla larga, soprattutto, da una famiglia di origine asiatica che vive in una casa accanto alla sua. I vicini gli ricordano la guerra in Corea, le sparatorie, gli uomini che ha dovuto uccidere, i "musi gialli" contro i quali doveva combattere. Ma una serie di vicende inquietanti e traumatiche, che si abbatte su due giovani componenti della famiglia asiatica, vicende delle quali preferisco tacere per rispetto di chi non ha visto il film, provocherà un radicale cambiamento nell' atteggiamento di Walt.
Il film pone l'accento sulle difficoltà della convivenza sociale, specie di questi tempi, in cui dobbiamo confrontarci quotidianamente con persone di diversa etnia e di diversa cultura.
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Walt, americano di origine polacca, dopo aver perso la moglie sceglie di vivere in solitudine. Non ha buoni rapporti con i figli, né con altri del vicinato. Si tiene alla larga, soprattutto, da una famiglia di origine asiatica che vive in una casa accanto alla sua. I vicini gli ricordano la guerra in Corea, le sparatorie, gli uomini che ha dovuto uccidere, i "musi gialli" contro i quali doveva combattere. Ma una serie di vicende inquietanti e traumatiche, che si abbatte su due giovani componenti della famiglia asiatica, vicende delle quali preferisco tacere per rispetto di chi non ha visto il film, provocherà un radicale cambiamento nell' atteggiamento di Walt.
Il film pone l'accento sulle difficoltà della convivenza sociale, specie di questi tempi, in cui dobbiamo confrontarci quotidianamente con persone di diversa etnia e di diversa cultura. Non direi che si è cercato di scavare nelle tematiche del razzismo, piuttosto nelle problematiche di integrazione, di tolleranza e di adattabilità.
Pur consapevoli della bravura di Clint Eastwood, questa volta si rimane davvero senza parole per la perfezione della sua recitazione (e della sua regia). La scontrosità del protagonista, i suoi preconcetti, la sua graduale presa di coscienza, il rapporto di amore-odio nei confronti degli stranieri, che poi sfocerà invece in un'assoluta solidarietà, sono resi da Eastwood in modo sublime, al limite del possibile. Credo che questa sia l'interpretazione migliore della sua lunga carriera.
Pellicola amara, impeccabile, in alcuni punti i particolari sono delineati con grande effetto. Amaro il finale, dal quale però scaturisce una dose di ironia e di umanità che non credevamo appartenesse all'animo di Walt. Si esce dal cinema senza parole.
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rudy
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sabato 21 marzo 2009
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considerazioni senza approfondimento
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Vediamo l'uomo Polacco! Che è stelle e strisce al 100/100,odiare i vicini perché estranei alla sua cultura di americano.Infatti la sua casa e ben tenuta,taglia l'erba, ripara,di fianco essi sembrano la decadenza come le altre case abitate da cinesi,non per mancanza di soldi (cibo e bevande ne consumano a iosa)Ma perché dell'esteriorità non sono interessati.Lui a fallito la sua vita, si vedono i figli e nipoti che sono egoisti in modo rivoltante,ma se sono così lo deve ai suoi insegnamenti.E'un uomo solo che ritrova uno scopo e vera amicizia aiutando gli odiati vicini,però come sempre si vuol fare del bene usando la forza e si ottiene l'effetto contrario,l'unica e immolarsi per dare alla giustizia i delinquenti.
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Vediamo l'uomo Polacco! Che è stelle e strisce al 100/100,odiare i vicini perché estranei alla sua cultura di americano.Infatti la sua casa e ben tenuta,taglia l'erba, ripara,di fianco essi sembrano la decadenza come le altre case abitate da cinesi,non per mancanza di soldi (cibo e bevande ne consumano a iosa)Ma perché dell'esteriorità non sono interessati.Lui a fallito la sua vita, si vedono i figli e nipoti che sono egoisti in modo rivoltante,ma se sono così lo deve ai suoi insegnamenti.E'un uomo solo che ritrova uno scopo e vera amicizia aiutando gli odiati vicini,però come sempre si vuol fare del bene usando la forza e si ottiene l'effetto contrario,l'unica e immolarsi per dare alla giustizia i delinquenti.Penso in carcere rimarranno poco dato che erano una decina a sparare.Dunque chi è l'assassino? Questa è una mia riflessione personale.
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(di ugobagna)
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kinglands
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mercoledì 1 aprile 2009
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lettera aperta a clint eastwood
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Caro vecchio Clint,
qui bisogna inventare il modo di ibernarti e conservarti a lungo, sia in cabina di regia che davanti alla cinepresa, con quella tua faccia da scolpire nel monte Rushmore!
Era da parecchio che non comparivi in prima persona sul grande schermo, occhi di ghiaccio e pantalone ascellare, e nonostante le belle (e angoscianti) storie che ci hai regalato un po’ ci mancavi...
Riempi questo buco ripresentandoti con Gran Torino... un titolo che in Italia genera un po’ di confusione, ma vuol celebrare la popolare Ford guidata tra gli altri da Starsky & Hutch; è un film “minore”, relativamente a basso costo, che va con la lente di ingrandimento ad analizzare la microstoria dell’unico vero vecchio Americano (in realtà un polacco.
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Caro vecchio Clint,
qui bisogna inventare il modo di ibernarti e conservarti a lungo, sia in cabina di regia che davanti alla cinepresa, con quella tua faccia da scolpire nel monte Rushmore!
Era da parecchio che non comparivi in prima persona sul grande schermo, occhi di ghiaccio e pantalone ascellare, e nonostante le belle (e angoscianti) storie che ci hai regalato un po’ ci mancavi...
Riempi questo buco ripresentandoti con Gran Torino... un titolo che in Italia genera un po’ di confusione, ma vuol celebrare la popolare Ford guidata tra gli altri da Starsky & Hutch; è un film “minore”, relativamente a basso costo, che va con la lente di ingrandimento ad analizzare la microstoria dell’unico vero vecchio Americano (in realtà un polacco...Kowalsky), reduce dalla Corea e dipendente della Ford, rimasto in un quartiere ormai colonizzato da extra comunitari, in gran parte asiatici. Lui non ne vuole sapere di integrarsi, ma si sa... la solitudine e le buone maniere altrui buttano giù anche i muri più solidi. Così, indignato dagli efferati crimini di una gang verso la famiglia dell’ormai suo amico il giovane Tao, il burbero Kowalsky entra a piedi uniti nelle vicende di quartiere.
Una volta, caro Clint, tu e la tua 44 Magnum avreste fatto un macello, ma... gli anni passano... e oggi l’unica arma che ti rimane è la tua corteccia, per cui ti limiti a mimare gli spari con le mani e ti immoli in prima persona a fin di bene.
Non sono personalmente molto d’accordo sulla scelta che oggi sembrerebbe di gran moda (vedi Muccino) di morire per gli altri: tutto sommato il nostro corpo è un tempio da custodire e se ci pensi bene ci sono migliaia di modi di rendersi utili da vivi... ma a ognuno le sue scelte morali...
E aggiungo che non sono nemmeno molto d’accordo con il climax che trasforma gang di ragazzini che fanno bravate in efferati assassini e stupratori (anche quest’ultima figura di gran moda).
Ma al di là delle scelte morali, che comunque hai il merito di porre, non posso non elogiarti per tirar fuori solo pellicole di qualità e personaggi accattivanti a 360 gradi.
Non provare ad andartene in pensione!
Alla prossima, dunque. Un saluto di stima.
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thegame
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lunedì 13 aprile 2009
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il film più "clint" mai visto!
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Che Clint Eastwood sia uno dei maggiori autori del cinema a stelle e strisce non è cosa nuova, ed elogi nei suoi confronti sarebbero ridondanti, benchè meritati...quello che però stupisce maggiormente è la facilità con la quale questo signore, alla veneranda età di 78 anni suonati, riesca a sfornare, con una certa frequenza, pellicole di rara fattura..."Gran Torino" l'ultima sua fatica ne è la dimostrazione, una pellicola non perfetta, a tratti molto retorica e "americana", ma stramaledettamente sincera. Clint regista, sceneggiatore, ma anche e sopprattutto attore che, non curante del politically correct, sugella il tutto con quella che probabilmente è la sua migliore e forse ultima interpretazione.
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Che Clint Eastwood sia uno dei maggiori autori del cinema a stelle e strisce non è cosa nuova, ed elogi nei suoi confronti sarebbero ridondanti, benchè meritati...quello che però stupisce maggiormente è la facilità con la quale questo signore, alla veneranda età di 78 anni suonati, riesca a sfornare, con una certa frequenza, pellicole di rara fattura..."Gran Torino" l'ultima sua fatica ne è la dimostrazione, una pellicola non perfetta, a tratti molto retorica e "americana", ma stramaledettamente sincera. Clint regista, sceneggiatore, ma anche e sopprattutto attore che, non curante del politically correct, sugella il tutto con quella che probabilmente è la sua migliore e forse ultima interpretazione. Un' opera sentita e personale il quale non lascierà indifferenti gli spettatori, di fronte a quello che quasi certamente sarà il punto più alto di quest'annata cinematografica...
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max67
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mercoledì 12 agosto 2009
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l'impronta di clint
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Nella sua ultima prova (a suo dire da attore)il cineasta americano, ci regala una pellicola stupenda, un pugno allo stomaco (prima alla sua America) e poi a tutti noi che vediamo "l'altro" spesso senza guardarlo.
Può cambiare a 360 gradi la location ma il cinema di Clint è sempre pervaso di tematiche realistiche e/o pessimistiche.
Dal "Butch" di "Un Mondo perfetto", alla Hilary Swank di "Million Dollar Baby" passando per Sean Penn di "Mystic River" ed arrivando al ragazzo asiatico di "Gran Torino", ci si trova di fronte a personaggi che per un verso o per l'altro devono fare i conti con le piaghe americane(ma non solo).
Clint questo lo sa perfettamente ed il suo cinema, scevro di fronzoli, tramonti o virtuosismi fini a se stessi, lo iconizza alla perfezione.
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Nella sua ultima prova (a suo dire da attore)il cineasta americano, ci regala una pellicola stupenda, un pugno allo stomaco (prima alla sua America) e poi a tutti noi che vediamo "l'altro" spesso senza guardarlo.
Può cambiare a 360 gradi la location ma il cinema di Clint è sempre pervaso di tematiche realistiche e/o pessimistiche.
Dal "Butch" di "Un Mondo perfetto", alla Hilary Swank di "Million Dollar Baby" passando per Sean Penn di "Mystic River" ed arrivando al ragazzo asiatico di "Gran Torino", ci si trova di fronte a personaggi che per un verso o per l'altro devono fare i conti con le piaghe americane(ma non solo).
Clint questo lo sa perfettamente ed il suo cinema, scevro di fronzoli, tramonti o virtuosismi fini a se stessi, lo iconizza alla perfezione.
Il suo pessimismo si sposa benissimo con il suo cinema dai tempi lunghi, dalla macchina da presa spesso fissa che deve solo raccontare poichè là fuori(strada o ring che sia)c'è già tutto.
Un film dal budget ridottissimo( per gli USA) che colpisce in pieno il bersaglio.
Nel suo percorso di scoperta e redenzione Eastwoood fa sfoggio delle sue smorfie e sguardi (che se non lo rendono un attore magnifico o di metodo) comunque ce lo lasciano impresso nelle nostre menti come una cometa che ci mostra come il cinema non debba essere di soli eroi vincenti(anzi) ma che la vittoria spesso è l'accettazione (nel suo caso del vicino asiatico)del prossimo.
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