peppe97
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domenica 6 febbraio 2011
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una pellicola "arrogante e non razzista"
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Film inimitabile per Eastwood,forse anche un pò non valutato,che vede di far scontrare due caratteristiche che tra loro combaciano perfettamente:la prima è l'arroganza del protagonista che,in realtà,serve a nascondere il carattere più altruista di quest'ultimo;la seconda è il razzismo esercitato in un primo momento dal protagonista che poi però si trasforma in una vera e propria solidarietà nei confronti della razza opposta(in questo caso,quella Vietnamita).Sinceramente,sono indeciso se considerare il suddetto film una pellicola d'azione anche se mi viene da indicarla come un dramma ben appropriato.
Un film molto significativo"che grava chi non lo vede!"
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-jude-
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mercoledì 5 agosto 2009
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gran torino
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Un ex soldato sul viale del tramonto affronta, da vedovo, uno scontro culturale inevitabile. Abbiamo il protagonista, un repubblicano reduce della guerra in Corea convinto che il vicino asiatico rappresenti il male, e abbiamo le diverse facce dell'elemento straniero, oneste o meno, come onesta o meno resta l'umanità tutta. L'atteggiamento ostile del vecchio nei confronti dell'intruso può anch'esser compreso nei limiti della non-stupidità, così come gli fa successivamente onore la sua apertura verso lo stesso, fortemente sbarrata da un muro di ignoranza palesata nel confronto diretto; accettabile, se sorvoliamo su banalità a tratti ed insulti a sfondo razzista da darti la nausea. Va bene. Tutto ciò può essere sopportato fin tanto che lo si guardi dal giusto punto di vista, ma non più quando si viene catapultati nel Far West: troppo pistolero di ghiaccio, troppo giustiziere della notte(frasi ad effetto abusate, e pose da figo imbarazzanti), troppo dannatamente fuori luogo ed esagerato per essere tollerato fino alla fine.
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Un ex soldato sul viale del tramonto affronta, da vedovo, uno scontro culturale inevitabile. Abbiamo il protagonista, un repubblicano reduce della guerra in Corea convinto che il vicino asiatico rappresenti il male, e abbiamo le diverse facce dell'elemento straniero, oneste o meno, come onesta o meno resta l'umanità tutta. L'atteggiamento ostile del vecchio nei confronti dell'intruso può anch'esser compreso nei limiti della non-stupidità, così come gli fa successivamente onore la sua apertura verso lo stesso, fortemente sbarrata da un muro di ignoranza palesata nel confronto diretto; accettabile, se sorvoliamo su banalità a tratti ed insulti a sfondo razzista da darti la nausea. Va bene. Tutto ciò può essere sopportato fin tanto che lo si guardi dal giusto punto di vista, ma non più quando si viene catapultati nel Far West: troppo pistolero di ghiaccio, troppo giustiziere della notte(frasi ad effetto abusate, e pose da figo imbarazzanti), troppo dannatamente fuori luogo ed esagerato per essere tollerato fino alla fine. Sembra di vedere la sua controparte western agitarsi anacronisticamente nelle membra di qualcun altro; e questo lo fa rotolare sul pianerottolo predisposto per soggetti mediocri. E' troppo facile andar in giro a farsi giustizia da solo, ed anche troppo facile sputare sulle forze dell'ordine quando non si invoca il loro aiuto; troppo comodo diventare martire per far giustizia, e allegerirsi la coscineza da un passato che non può essere cancellato. Il prevedibilissimo, e fastidioso, finale ci svela solo ciò che si sa fin dall'inizio, ma le buone intenzioni non salvano l'atteggiamento.
Se voleva raccontarci l'epopea conclusiva di un ottuso repubblicato senza un briciolo di senso critico, ce l'ha fatta. Ma doveva proprio, ed irrimediabilmente, avvolgerlo nel suo alone di fama e leggenda? Mah.
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giorpost
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giovedì 7 gennaio 2016
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inefficace pantomima su razzismo e redenzione
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Da poco rimasto vedovo e con eredi legati a lui più per interessi economici che per affetto, Walt Kowalski trascorre la sua vecchiaia a ringhiare come un cane in un mondo dove ogni aspetto che lo circonda gli provoca rabbia e repulsione: il suo carattere è un puzzle di razzismo e intolleranza verso il prossimo, frutto della traumatica esperienza di guerra e di un lignaggio fin troppo radicato. Da ex operaio Ford in pensione coltiva una fervente passione per una Gran Torino del '72, unica evasione nella cadenzata esistenza che lo vede nutrirsi di sola birra e manzo essiccato, tra il garage pieno di attrezzi e l' inseparabile labrador che lo accompagna nelle lunghe ed infruttuose giornate, caratterizzate da un rozzo "linguaggio da uomini" usato soprattutto col barbiere di fiducia da cui si reca, immancabilmente, una volta al mese.
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Da poco rimasto vedovo e con eredi legati a lui più per interessi economici che per affetto, Walt Kowalski trascorre la sua vecchiaia a ringhiare come un cane in un mondo dove ogni aspetto che lo circonda gli provoca rabbia e repulsione: il suo carattere è un puzzle di razzismo e intolleranza verso il prossimo, frutto della traumatica esperienza di guerra e di un lignaggio fin troppo radicato. Da ex operaio Ford in pensione coltiva una fervente passione per una Gran Torino del '72, unica evasione nella cadenzata esistenza che lo vede nutrirsi di sola birra e manzo essiccato, tra il garage pieno di attrezzi e l' inseparabile labrador che lo accompagna nelle lunghe ed infruttuose giornate, caratterizzate da un rozzo "linguaggio da uomini" usato soprattutto col barbiere di fiducia da cui si reca, immancabilmente, una volta al mese.
A provocargli maggiore insofferenza sono, tuttavia, la nipote superficiale, presentatasi in abiti succinti al funerale della nonna e il suo primogenito, che si fa vivo solo per sapere se egli abbia finalmente deciso di andare a vivere in una casa di riposo; nel tipico e malfamato sobborgo americano dove vive, si ritrova come vicini di casa degli asiatici di stirpe Hmong da lui definiti, letteralmente, "topi di fogna". A seguito di una serie di episodi forzosi realizzerà in breve tempo e suo malgrado che la cultura e le usanze di questi ultimi sono solo apparentemente lontatane da lui e che nella loro mentalità sono sopravvisuti, a dispetto dell' occidente, quei sani principi e valori che dovrebbero pervadere le civilissime famiglie americane.
Sarà a quel punto che Kowalski stringerà un' amicizia inaspettata col giovane Thao, ragazzo timido e introverso ma voglioso di farsi valere in quella giungla multietnica in cui pare impossibile sopravvivere: ma a che prezzo? Il ragazzo prende a cuore le sorti del vecchio burbero ma questi, dopo le circostanze accennate, lo sottopone, bonariamente, a sfottò di ogni tipo, lo costringe ad una sorta di schiavitù non retribuita per una settimana e, infine, lo "inizia" al linguaggio sporco e cattivo senza il quale non potrebbe farcela nella società. E tutto per ottenere la sua benevolenza: basta poco, giusto?
Qualcuno ha parlato di un lavoro profondo, nel quale Eastwood avrebbe utilizzato il pretesto della guerra e dell' uccisone di uomini per giustificare un personaggio ateo e senza motivazioni; io invece sono riuscito, magari sbagliandomi, solo a vedere un film sull' omofobia ove ce n' è per tutti: i neri vengono visti come bulli nullafacenti, gli orientali passano, come al solito, per essere fisicamente tutti uguali, gli italiani sono i furbi della situazione e via discorrendo. Da questo quadro apocalittico escono indenni solo i bianchi anglosassoni (al più descritti come bamboccioni, vedi il fidanzato di Sue o testardi, come il prete irlandese) e gli ebrei, questi semplicemente perché mancano all' appello (sconveniente toccare quel tasto per un convinto repubblicano?).
E allora, per dirla tutta, la Gran Torino (USA, 2008) del titolo mi è apparsa solo come pretesto per dare un nome ad effetto ad un film che, altrimenti, avrebbe potuto chiamarsi semplicemente "Kowalski", un uomo sulla via del tramonto ed in condizioni difficili di salute che dopo anni di pregiudizi e convinzioni discutibili cerca la via (più spettacolare possibile) del perdono; nel suo solito stile lento e flemmatico, il regista tenta anche di dare una lettura dell' America senza più valori di oggi, che perde pezzi ed autostima.
E' un lungometraggio sul razzismo ma non parlatemi di redenzione, perché sotto quest' aspetto gli americani ci propinano da anni la stessa storia: un asiatico, un nero o un gay, per fare solo alcuni esempi, devono sempre e comunque prima svenarsi per ottenere la fiducia di un bianco, e questo messaggio, siate d' accordo o no, per me non va proprio bene. E poi, non per eccedere nella critica, peraltro legittima, ritengo quel gesto della pistola con la mano decisamente intollerabile.
Scusa Clint, ma anche in questa circostanza non mi sei piaciuto. Note positive, sempre secondo la mia modestissima opinione, l' ottimo cast e la canzone che accompagna l' ultima sequenza.
Voto: 5
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stephano3
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martedì 7 luglio 2009
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gran torino
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Il grande Clint Eastwood è un anziano ex militare americano stereotipato a tale ma caricato fin troppo!
Si trasferisce nella casa accanto una famiglia di origine vietnamita. Inizialmente non ne è molto contento, ma successivamente comincia a conoscere questa famiglia e la sue antiche tradizioni. Inizia così uno stretto legame, sopratutto con Sue e suo fratello Thao, che una gang capeggiata dal cugino Spider cerca di "reclutare" con loro.
Il rapporto tra il veterano e i due giovani stranieri si fa sempre più forte e stretto fin quando Walt Kowalski (Clint Eastwood) si sente perfino obbligato a fare di tutto per garantargli un futuro da persone oneste, in particola con Thao, per il quale Walt s'impegna a farlo diventare un "vero uomo".
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Il grande Clint Eastwood è un anziano ex militare americano stereotipato a tale ma caricato fin troppo!
Si trasferisce nella casa accanto una famiglia di origine vietnamita. Inizialmente non ne è molto contento, ma successivamente comincia a conoscere questa famiglia e la sue antiche tradizioni. Inizia così uno stretto legame, sopratutto con Sue e suo fratello Thao, che una gang capeggiata dal cugino Spider cerca di "reclutare" con loro.
Il rapporto tra il veterano e i due giovani stranieri si fa sempre più forte e stretto fin quando Walt Kowalski (Clint Eastwood) si sente perfino obbligato a fare di tutto per garantargli un futuro da persone oneste, in particola con Thao, per il quale Walt s'impegna a farlo diventare un "vero uomo".
Il film è tecnicamente corretto, con una sceneggiatura forte e con ottime interpretazione da parte degli attori, su tutte naturalmente Clint che non ha bisogno di presentazioni, ma cade molto spesso nella noia, ed è questo il principale difetto... e poi da Clint ci si aspetta sempre il massimo!
Poi come ho già detto Walt Kowalski è caricato fin troppo e somiglia più ad un personaggio da fumetti che ad un vero anziano solo e dal carattere duro e asciutto qual è. Inoltre il finale è prevedibile anche se registicamente parlando estremamente emozionante. VOTO: 6.5
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cobra
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sabato 14 marzo 2009
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cowboy clint
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Dopo la doppia incursione nel cinema di guerra Eastwood torna a raccontare l' America dal suo cuore, dalla provincia. Come in "Million dollar baby" Clint è un burbero duro dal cuore tenero che mal convive con il degrado dei vecchi valori americani.Veterano coreano Walt Kowalski ,in seguito alla morte della moglie è uno dei pochi a resistere nella periferia ormai abbandonata dagli americani autentici divenuta il simbolo del meltin-pot statunitense, un crogiolo di razze:Ispanici, asiatici,afro,irlandesi,italiani e polacchi.I cliche ci sono tutti,ex operaio ford, è morbosamente legato alla sua Gran Torino del '72 e alla sua casa con giardino dopo un iniziale scetticismo finirà per scoprire di avere più cose in comune con i suoi emarginati vicini che con i suoi figli esempi del perbenismo made in Usa.
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Dopo la doppia incursione nel cinema di guerra Eastwood torna a raccontare l' America dal suo cuore, dalla provincia. Come in "Million dollar baby" Clint è un burbero duro dal cuore tenero che mal convive con il degrado dei vecchi valori americani.Veterano coreano Walt Kowalski ,in seguito alla morte della moglie è uno dei pochi a resistere nella periferia ormai abbandonata dagli americani autentici divenuta il simbolo del meltin-pot statunitense, un crogiolo di razze:Ispanici, asiatici,afro,irlandesi,italiani e polacchi.I cliche ci sono tutti,ex operaio ford, è morbosamente legato alla sua Gran Torino del '72 e alla sua casa con giardino dopo un iniziale scetticismo finirà per scoprire di avere più cose in comune con i suoi emarginati vicini che con i suoi figli esempi del perbenismo made in Usa. Intenso con un finale sentimentale il film è meno banale di quanto può apparire un po retorico quando si trasforma nel vecchio cowboy metropolitano e nell'ostentazione di alcuni luoghi comuni come i fantasmi del passato che tormentano i reduci e la loro redenzione, più convincente la vena sarcastica dei dialoghi violenti e xenofobi e in generale nella cinica rappresentazione del duro e senza via d'uscita mondo delle gang.E' sempre il vecchio Clint che ci regala un altro scorcio d'America con il suo sguardo non banale e non privo di ironia ma forse un po scontato quando si lascia prendere la mano dal sentimentalismo e dal patriottismo.
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barivive
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venerdì 20 marzo 2009
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serenità
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EBBENE, DOPO AVER ATTRIBUITO AD EASTWOOD VARI APPELLATIVI DI ANACRONISTICO E DIMENTICATO RETAGGIO POLITICO E' POSSIBILILE ANCHE UNA SERENA ANALISI DELL'ULTIMO PERSONAGGIO CREATO DALLA MENTE DEL FIGLIO DI UN CERTO SERGIO LEONE;PENSIAMO QUINDI AD UN SEMPLICE REDUCE DI GUERRA SOLO E MALATO, CERTAMENTE ANZIANO;CON LE LE RIGIDITA'COMPORTAMENTALI CHE UN EX-MILITARE SI PORTA DIETRO MA ANCHE CON LE PAURE CHE SEGUONO UNA QUALSIASI PERSONA DI NON PIU'VERDE ETA'E LE MINIME TUTELE DI TRANQUILLITA' CHE VORREBBE NEL QUOTIDIANO.AVETE MAI PENSATO AD UN QUALSIASI PENSIONATO CHE VIVE DA SOLO COSA VORREBBE ATTORNO A SE'?SERENITA'!!!UNA SERENITA'CHE PER LUI PUO' ESSERE ANCHE UNA BIRRA,UNA CHIACCHIERATA COL CANE OPPURE UNA PASSEGGIATA SENZA TIMORI DI AGGRESSIONI OD ANCORA UNA PRESENZA IN CHIESA PORTANDO RISPETTO AL LUOGO CHE TI OSPITA.
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EBBENE, DOPO AVER ATTRIBUITO AD EASTWOOD VARI APPELLATIVI DI ANACRONISTICO E DIMENTICATO RETAGGIO POLITICO E' POSSIBILILE ANCHE UNA SERENA ANALISI DELL'ULTIMO PERSONAGGIO CREATO DALLA MENTE DEL FIGLIO DI UN CERTO SERGIO LEONE;PENSIAMO QUINDI AD UN SEMPLICE REDUCE DI GUERRA SOLO E MALATO, CERTAMENTE ANZIANO;CON LE LE RIGIDITA'COMPORTAMENTALI CHE UN EX-MILITARE SI PORTA DIETRO MA ANCHE CON LE PAURE CHE SEGUONO UNA QUALSIASI PERSONA DI NON PIU'VERDE ETA'E LE MINIME TUTELE DI TRANQUILLITA' CHE VORREBBE NEL QUOTIDIANO.AVETE MAI PENSATO AD UN QUALSIASI PENSIONATO CHE VIVE DA SOLO COSA VORREBBE ATTORNO A SE'?SERENITA'!!!UNA SERENITA'CHE PER LUI PUO' ESSERE ANCHE UNA BIRRA,UNA CHIACCHIERATA COL CANE OPPURE UNA PASSEGGIATA SENZA TIMORI DI AGGRESSIONI OD ANCORA UNA PRESENZA IN CHIESA PORTANDO RISPETTO AL LUOGO CHE TI OSPITA.E KOWALSKI E'QUEL SEMPLICE ANZIANO CHE VORREBBE SEMPLICEMENTE QUESTO.UNA SERENITA'CHE NON VEDE ATTORNO E CHE FORSE TROVERA' CON LA MORTE.....TUTTO QUA'
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annie
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domenica 15 marzo 2009
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due culture che si confrontano, un uomo nel mezzo.
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Ho visto questo film e per circa un'ora l'ho trovato alquanto scontato, ho visto la seconda parte, e ancora non mi convinceva,sono giunta alla fine del film e qualcosa mi ha toccato fisicamente. Clint Eastwood in questa pellicola fa lavorare molti cinesi e sottolinea con delicatezza, fermezza e molta sensibilità proprio la differenza tra una cultura quella occidentale, che si offende facilmente e non sopporta continue critiche in quanto allevata nel benessere e nella convinzione di essere la cultura padrona del mondo, e, una cultura orientale bistrattata, cacciata dalla propria terra, umiliata che però con il suo senso della gratitudine, del ringraziamento, del sentimento del donare penetra la dura corteccia di un uomo solo, indurito, conservatore, ma profondamente onesto.
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arcangelo
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giovedì 26 marzo 2009
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aspettiamo il prossimo...
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Difficile non dire bene di un film con una bella storia, tanti buoni sentimenti e un protagonista-regista la cui maschera espressiva sembra avere conquistato la profondità delle rughe che gli solcano il viso. Aggiungiamo degli attori professionali (non tutti...), alcuni momenti geniali e anche alcune situazioni di un umorismo amaro e originale. E allora? Latita una cosa importante: la regia. Tolto il protagonista quasi tutti gli altri personaggi sembrano galleggiare in una bidimensionalità talvolta irritante, con cattivi cattivissimi, buoni buonissimi e col pizzico di saggio esotismo che in film del genere ci sta sempre bene. Basta osservare la rozza caratterizzazione degli insopportabili figli e nipoti del protagonista per perdere completamente il senso di credibilità, fondamentale in un'opera del genere.
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Difficile non dire bene di un film con una bella storia, tanti buoni sentimenti e un protagonista-regista la cui maschera espressiva sembra avere conquistato la profondità delle rughe che gli solcano il viso. Aggiungiamo degli attori professionali (non tutti...), alcuni momenti geniali e anche alcune situazioni di un umorismo amaro e originale. E allora? Latita una cosa importante: la regia. Tolto il protagonista quasi tutti gli altri personaggi sembrano galleggiare in una bidimensionalità talvolta irritante, con cattivi cattivissimi, buoni buonissimi e col pizzico di saggio esotismo che in film del genere ci sta sempre bene. Basta osservare la rozza caratterizzazione degli insopportabili figli e nipoti del protagonista per perdere completamente il senso di credibilità, fondamentale in un'opera del genere. Sono vari i momenti critici, dal ritratto da telefilm pomeridiano dei bulli alla sparatoria finale, dal ronzare del fastidioso pretino all'educazione sentimentale del ragazzino protagonista, che fanno scivolare il film piano piano, dopo un inizio interessante, sulla china del romanzone di formazione alla vita. Peccato, da Clint è lecito attendersi più di qualche palata di buonismo intorno all'intatta fisicità del suo monumento. Alla fine si ha la sgradevole sensazione di un lavoro più senile che poetico: aspetto il prossimo...
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(di guido69)
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francesco2
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venerdì 20 marzo 2009
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strappalacrime.....e' tornato il protagonista di "
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Credevo che una volta morta Hillary Swank, il protagonista di questo film si impegnasse solo in una corrispondenza epistolare con la figlia.
Invece rieccolo qua:stavolta vuole salvare
un orientale, difendendolo dai brutti ceffi(Stranieri come lui)insegnandogli a parlar male dal barbiere suo amico.Meglio lui, del resto, di quell'antipatica di sua nipote;simpatica semmai sua sorella.Alla fine, dopo(Poche) sequenze interessanti sul confronto tra civiltà diverse, decide di morire esattamente come la pugile di "Milion Dollar Baby", solo che lui si imola per una causa.
La sequenza finale ci mostra il ragazzo con la cagna del protagonista(Non soffre nemmeno un pò?), sulla macchina "Gran Torino" appartenuta al protagonista.
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Credevo che una volta morta Hillary Swank, il protagonista di questo film si impegnasse solo in una corrispondenza epistolare con la figlia.
Invece rieccolo qua:stavolta vuole salvare
un orientale, difendendolo dai brutti ceffi(Stranieri come lui)insegnandogli a parlar male dal barbiere suo amico.Meglio lui, del resto, di quell'antipatica di sua nipote;simpatica semmai sua sorella.Alla fine, dopo(Poche) sequenze interessanti sul confronto tra civiltà diverse, decide di morire esattamente come la pugile di "Milion Dollar Baby", solo che lui si imola per una causa.
La sequenza finale ci mostra il ragazzo con la cagna del protagonista(Non soffre nemmeno un pò?), sulla macchina "Gran Torino" appartenuta al protagonista.
Mi spiace dirlo, ma l'ho trovato un film quasi sempre insopportabile.
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(di mic)
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antonella e aldo
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venerdì 20 marzo 2009
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clint mai così in basso !!
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Già in passato aveva mostrato tutta la sua mentalità repubblicana becera , a favore dell'eutanasia , del militarismo etc , ma ora non contento di ciò , ritorna con un personaggio di addio dalle scene , e speriamo sia veramente così ( avevo letto un commento che era meglio che avesse raggiunto C. Heston , ma è stato subito rimosso , in piena linea con gli ideali del film ! ) , congedandosi con l'ennesimo personaggio che ha fatto del razzismo la sua bandiera ( se pensiamo che non ha inserito neanche un attore di colore nel suo film su Iwo-Jima , dove invece si hanno testimonianze che vi erano ! ) , evidentemente lui può permetterselo , come ha detto qualcuno che mi ha preceduto , se questi personaggi fossero stati interpretati da un altro attore seppure molto più mediocre come Steven Seagal
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Già in passato aveva mostrato tutta la sua mentalità repubblicana becera , a favore dell'eutanasia , del militarismo etc , ma ora non contento di ciò , ritorna con un personaggio di addio dalle scene , e speriamo sia veramente così ( avevo letto un commento che era meglio che avesse raggiunto C. Heston , ma è stato subito rimosso , in piena linea con gli ideali del film ! ) , congedandosi con l'ennesimo personaggio che ha fatto del razzismo la sua bandiera ( se pensiamo che non ha inserito neanche un attore di colore nel suo film su Iwo-Jima , dove invece si hanno testimonianze che vi erano ! ) , evidentemente lui può permetterselo , come ha detto qualcuno che mi ha preceduto , se questi personaggi fossero stati interpretati da un altro attore seppure molto più mediocre come Steven Seagal o Chuck Norris , tutti lo avrebbero stroncato subito !!
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