jackiechan90
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mercoledì 8 ottobre 2014
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l'america di oggi secondo eastwood
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Clint eastwood si ritaglia in questo film il miglior ruolo della sua carriera, vertice e summa di tutta la sua filmografia. Si può dire, infatti, che l'ex operaio della Ford Walt Kowalski rappresenti al meglio tutti i personaggi interpretati dall'attore (fra tutti il tenente Callaghan di cui Kowalski sembra l'incarnazione da pensionato): violento, a tratti razzista, amerikano fino al midollo, con tutti i pregi e i difetti che ne derivano. Ma anche molto umano e fermo nei suoi saldi principi morali. La storia di "Gran Torino" è una metafora dell'America di oggi, un paese che ha fatto dei propri status symbol la ragione della propria esistenza. Basta vedere i numerosi riferimenti alla cultura americana di cui Kowalsi si fa portatore, a cominciare dalla famosa auto del titolo, tipico prodotto Ford (la marca più americana di auto), l'amore per la birra e il baseball e il suo stesso cognome che deriva dal protagonista di "Un tram chiamato desiderio", film cult degli anni 50, l'"età d'oro" di Hollywood e dell'american way of life in generale.
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Clint eastwood si ritaglia in questo film il miglior ruolo della sua carriera, vertice e summa di tutta la sua filmografia. Si può dire, infatti, che l'ex operaio della Ford Walt Kowalski rappresenti al meglio tutti i personaggi interpretati dall'attore (fra tutti il tenente Callaghan di cui Kowalski sembra l'incarnazione da pensionato): violento, a tratti razzista, amerikano fino al midollo, con tutti i pregi e i difetti che ne derivano. Ma anche molto umano e fermo nei suoi saldi principi morali. La storia di "Gran Torino" è una metafora dell'America di oggi, un paese che ha fatto dei propri status symbol la ragione della propria esistenza. Basta vedere i numerosi riferimenti alla cultura americana di cui Kowalsi si fa portatore, a cominciare dalla famosa auto del titolo, tipico prodotto Ford (la marca più americana di auto), l'amore per la birra e il baseball e il suo stesso cognome che deriva dal protagonista di "Un tram chiamato desiderio", film cult degli anni 50, l'"età d'oro" di Hollywood e dell'american way of life in generale. Ma è anche il ricordo della guerra nel Sud-est asiatico, vera a e utentica macchia che ha cambiato per sempre la percezione del mondo nei confronti degli USA e della vita del protagonista. L'America tratteggiata da Eastwood è chiusa, confinata nel ricordo dei bei tempi andati, che guarda con diffidenza l'arrivo dello straniero, forse perché ha paura di venire considerata "superata". Eppure è proprio dall'amicizia che si instaura tra Kowalski e i suoi vicini coreani (in particolare con il giovane Tao) che l'America scopre una nuova ragione di vita. Il messaggio che Eastwood vuole lanciare è un invito alla tolleranza e all'accettazione del diverso pwr una rinascita della stessa società occidentale. E' al contempo un film generazionale e un grande affresco della contemporaneità. Il vecchio Clint ha fatto ancora una volta centro.
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roger99
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mercoledì 9 luglio 2014
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retorica da far west e scontatezze a profusione
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Spiacente di trovarmi in disaccordo con le altre recensioni ma sono rimasto totalmente deluso da questo film zeppo di retorica scontata e a tratti di una lunghezza interminabile.
Dialoghi pietosi e scene stucchevoli come la lezione di mascolinità data da un ottantenne ad un sedicenne o, peggio ancora, quella del seminterrato in cui Walt viene portato tra ragazzini e poi abbandonato lì ad insegnare come si rimorchia al solito povero malcapitato.
Zero pathos per la solita retorica americana sul bene ed il male, sulla famiglia, la fede e la religione. A parte la buona regia ed una buona fotografia non ci vedo pregi in questo ritrito stereotipo del vendicatore tanto improbabile quanto pretestuoso dal primo all'ultimo fotogramma.
[+] e' proprio ciò che io invece apprezzo!!
(di renato c.)
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mydearasia
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martedì 17 giugno 2014
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come sempre o più di sempre un capolavoro
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ci vorrebbero molte parole o, forse, ne basterebbero poche per descrivere questo film. la storia ci dice poco, ma l'interpretazione di Clint, le riflessioni e i messaggi sul quale il film ci induce a riflettere, quelle si che sono enormi. Ogni frase, ogni immagine, ogni simbolo ci portano a riflettere, a riflettere sul mai dire mai, sull'immenso piacere che induce il rispetto (anche verso il diverso), sulla meravigliosa cultura orientale, sul sacrificio anche ultimo, per amore del prossimo, sul come si diventa veri uomini senza essere bulli o violenti (anzi rifiutando proprio la violenza) e, infine, su come la guerra crea mostri anche dopo anni di ricerca di normalità. Uccidere è la missione del soldato, ma uccidere non è la missione degli uomini e questo, vuoi o non vuoi, te lo porti dietro per sempre.
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ci vorrebbero molte parole o, forse, ne basterebbero poche per descrivere questo film. la storia ci dice poco, ma l'interpretazione di Clint, le riflessioni e i messaggi sul quale il film ci induce a riflettere, quelle si che sono enormi. Ogni frase, ogni immagine, ogni simbolo ci portano a riflettere, a riflettere sul mai dire mai, sull'immenso piacere che induce il rispetto (anche verso il diverso), sulla meravigliosa cultura orientale, sul sacrificio anche ultimo, per amore del prossimo, sul come si diventa veri uomini senza essere bulli o violenti (anzi rifiutando proprio la violenza) e, infine, su come la guerra crea mostri anche dopo anni di ricerca di normalità. Uccidere è la missione del soldato, ma uccidere non è la missione degli uomini e questo, vuoi o non vuoi, te lo porti dietro per sempre. La bellezza del finale di questo film (per quanto triste) è che Kovalski, negli ultimi momenti della sua vita, è riuscito a provare il piacere e la gioia della condivisione, dell'affetto, del calore umano, della possibilità di far diventare un ragazzino, uomo e, soprattutto, la possibilità del riscatto finale da tutte le atroci cose che è stato costratto a fare in guerra. Davanti a tutto ciò è impossibile non commuoversi fino alle lacrime!!
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(di aristoteles)
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steve max
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martedì 14 gennaio 2014
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eccezionale!!!
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Gran Torino.... ma anche gran film, gran regia, gran storia e gran Clint Eastwood!!!
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great steven
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domenica 29 dicembre 2013
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c. eastwood si trasforma da razzista a brav'uomo
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GRAN TORINO (USA/AUSTRAL, 2008) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da CLINT EASTWOOD – AHNEY HER – CHRISTOPHER CARLEY – BEE VANG § Ex operaio della Ford e reduce della guerra in Corea (1951-52), Walt Kowalski vive da solo, dopo la scomparsa della moglie, in un quartiere multietnico di Detroit, con la cagna Daisy e una lussuosa Ford Gran Torino da lui stesso assemblata. Per via dei suoi modi di fare egoisti, astiosi e perennemente scocciati, non gode la simpatia di nessuno che lo conosca, nemmeno dei suoi due figli adulti, ma è in realtà lui stesso che dimostra un’ossessiva ostinazione alla vita solitaria. La presenza di una famiglia Hmong che abita nella casa accanto alla sua desta immediatamente il suo razzismo, ma quando il giovane e sprovveduto Thao gli chiede umilmente di lavorare nella sua officina per riparare un torto, accetta malvolentieri.
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GRAN TORINO (USA/AUSTRAL, 2008) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da CLINT EASTWOOD – AHNEY HER – CHRISTOPHER CARLEY – BEE VANG § Ex operaio della Ford e reduce della guerra in Corea (1951-52), Walt Kowalski vive da solo, dopo la scomparsa della moglie, in un quartiere multietnico di Detroit, con la cagna Daisy e una lussuosa Ford Gran Torino da lui stesso assemblata. Per via dei suoi modi di fare egoisti, astiosi e perennemente scocciati, non gode la simpatia di nessuno che lo conosca, nemmeno dei suoi due figli adulti, ma è in realtà lui stesso che dimostra un’ossessiva ostinazione alla vita solitaria. La presenza di una famiglia Hmong che abita nella casa accanto alla sua desta immediatamente il suo razzismo, ma quando il giovane e sprovveduto Thao gli chiede umilmente di lavorare nella sua officina per riparare un torto, accetta malvolentieri. Sarà un’esperienza di forte crescita interiore che aiuterà Walt a superare ogni pregiudizio e a difendere il ragazzino e i suoi parenti da una banda di teppisti asiatici. L’ultimo film di Eastwood attore/regista ha come tema principale la difficile convivenza tra due etnie completamente diverse, quindi il discorso razziale non può non entrare in gioco, ma dietro di esso affiorano decine di altri temi molto importanti e interessanti: la delinquenza, il rimorso di un’esperienza militare, un’adolescenza costellata da pericoli, i costumi tradizionalisti, il riscatto, il rispetto per il prossimo, la capacità onnipresente di compiere in extremis un gesto salvifico. Questa eccezionale pellicola li affronta tutti, dal primo all’ultimo, e non sbaglia mai il bersaglio: tutti vengono approfonditi e ognuno assume il suo particolare significato. È soprattutto uno straordinario racconto di formazione, quasi esclusivamente composto da personaggi dinamici. La metamorfosi spirituale di Kowalski è chiara e analizzata alla perfezione (non solo perché assume un atteggiamento di apertura a una cultura per lui estranea), ma sorprendono anche quella di Thao, che impara a sconfiggere i suoi timori e si fa valere col lavoro, e di sua sorella Sue, che pure è la prima a rivolgersi a Kowalski con la gentilezza persuasiva di chi vuole riscoprire l’umanità in un animo inaridito. Perfino il prete del quartiere denota dei cambiamenti: se prima non vede nel protagonista l’attaccamento alle bellezze della vita che spera, in un secondo momento si accorge che lui ha altri valori, non meno ferrei, in cui credere. Infine, è interessante notare come i criminali (il cui capo è il cugino di Thao) non siano il solito, fastidioso gruppo di infami lazzaroni, poiché essendo di origine vietnamita possono avere dalla loro parte motivi storico-politici, derivanti dalle vicende dei loro avi, per perseguitare tanto i bianchi; comunque la sceneggiatura non mostra alcuna simpatia nei loro confronti, e Clint non risparmia la denuncia contro la criminalità. Gran Torino, che si apre e si chiude con un funerale, fa capire che una speranza, nella vita, c’è sempre, e si torva sempre nelle piccole cose: si tratti di spostare un freezer al piano di sopra, confessare i propri peccati, banchettare insieme a degli stranieri o trovare un’occupazione a un giovane. Non manca nemmeno una dose controllata ma efficace di humour, che non è però affidata al turpiloquio ricorrente; quest’ultimo serve piuttosto ad accentuare la disgregazione sociale e morale prodotta da un odio violento e insensato. Incluso nella categoria dei migliori 10 film del National Board of Review Award, non ha ricevuto candidature agli Oscar, e forse questo dimostra quanto Hollywood sia poco sensibile a temi magari non nuovissimi ma rivisitati con una maestria senza eguali, per quella tensione e quel senso del dramma che non nascondono l’ottimismo di fondo.
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macca98
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domenica 1 dicembre 2013
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un drammatico veramente commuovente
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Una grande amicizia imprevedibile che si rivela tra un cinese e un ex militare americano che fa commuovere soprattutto nel finale
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borghij
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giovedì 31 ottobre 2013
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anche i più duri hanno un cuore.
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Walt Kowalski (EastWood) è un razzista e prepotente uomo di circa 60 anni che vive solo in una casa in periferia,
quando si stabilisce una famiglia Hmong proprio vicino a casa sua egli si inacidisce e cerca di mantenere il suo
credo di razzista e odio verso i visi gialli poiché ex militare in corea.
Però sarà proprio il ragazzo più giovane (Tardo, come lo chiama lui prepotentemente) a fargli cambiare idea
e a toccargli il cuore.
Walt si impegnerà dunque ad aiutarlo a trovargli un lavoro e a diventare un vero uomo.
Ma il vero problema sono un gruppo di teppisti, cugini del ragazzo, che complicheranno la vicenda e perseguiteranno la famiglia di Tardo.
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Walt Kowalski (EastWood) è un razzista e prepotente uomo di circa 60 anni che vive solo in una casa in periferia,
quando si stabilisce una famiglia Hmong proprio vicino a casa sua egli si inacidisce e cerca di mantenere il suo
credo di razzista e odio verso i visi gialli poiché ex militare in corea.
Però sarà proprio il ragazzo più giovane (Tardo, come lo chiama lui prepotentemente) a fargli cambiare idea
e a toccargli il cuore.
Walt si impegnerà dunque ad aiutarlo a trovargli un lavoro e a diventare un vero uomo.
Ma il vero problema sono un gruppo di teppisti, cugini del ragazzo, che complicheranno la vicenda e perseguiteranno la famiglia di Tardo. Dopo varie lotte e guerre fredde, Walt capisce che la giusta soluzione (anche perché scopre di essere malato terminale) è di suicidarsi, facendosi sparare dai teppisti, mandandoli così in prigione. Bellissimo è il finale, quando il Notaio legge il testamento, e Walt lascierà la gran Torino al
ragazzo invece che alla nipote sciocca e maleducata.
Ci sono eroi anche tra i più duri, e forse è proprio vero che non bisogna mai giudicare dalle apparenze.
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limajo21
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martedì 16 luglio 2013
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neorealismo americano
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Questo film raggiunge le vette più alte del cinema di tutti i tempi. C'è il realismo senza forzature, la violenza senza la sua spettacolarizzazione. Se all'inizio vi sembrerà lento e non capirete il messaggio, aspettate, abbiate pazienza e non vi deluderà.
Nell'immaginario collettivo a cui siamo abituati, il film è un crescendo verso un finale alla Rambo 3 con Clint Eastwood che imbraccia il fucile e fa fuori mezzo mondo, ma quello che succede è diverso, razionale. La realtà arriva, ti colpisce in faccia e ti dice: "Sveglia! Questo non è il solito film stupido per deficienti, questa è la realtà tonto!"
Un capolavoro.
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Questo film raggiunge le vette più alte del cinema di tutti i tempi. C'è il realismo senza forzature, la violenza senza la sua spettacolarizzazione. Se all'inizio vi sembrerà lento e non capirete il messaggio, aspettate, abbiate pazienza e non vi deluderà.
Nell'immaginario collettivo a cui siamo abituati, il film è un crescendo verso un finale alla Rambo 3 con Clint Eastwood che imbraccia il fucile e fa fuori mezzo mondo, ma quello che succede è diverso, razionale. La realtà arriva, ti colpisce in faccia e ti dice: "Sveglia! Questo non è il solito film stupido per deficienti, questa è la realtà tonto!"
Un capolavoro.
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lolligno69
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mercoledì 10 luglio 2013
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capolavoro assoluto
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Kovalski icona massima del terzo millennio sproloquia su se stesso,gli stati uniti,la Patria,la famiglia,i saldi ed ottusi valori americani,il giardinetto condominiale,l'istruzione liceale,i genitori e i cellulari e supera con nonchalance pure il trendy Papa Francesco con l'immortale scena nella quale si parla allo specchio e capisce di preferire i musi gialli ai propri (?) figli. Enorme film
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(di limajo21)
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muttley72
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venerdì 10 maggio 2013
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film pro-integrazione, ma non spiega bene tutto...
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Ho visto il film quando uscì nelle sale, ma sapevo già da prima (avendo letto qualcosa sul film) che qui non si trattava di una semplice storia di un "reduce di guerra" che diventa "giustiziere della notte", ma che invece il film dava una "chiave di lettura" diversa del problema dell'immigrazione: volevo appunto vedere come la pellicola affrontava la questione.
Un vecchio (ex reduce di guerra ed ex operaio della Ford), rimasto vedovo ed i cui figli (e nipoti) lo trascurano (causa vita stressantissima e lavoro troppo "competitivo"... tra i mali della società americana?), soffre la sua solitudine, rimanendo a vivere nella sua casa con i suoi ricordi e le sue vecchie cose (tra cui l'amata auto sportiva "Ford" modello "Gran Torino" che è lo stesso modello reso noto dalla serie "Stursky ed Hutch", malgrado quella del telefilm sia una "variante" diversa).
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Ho visto il film quando uscì nelle sale, ma sapevo già da prima (avendo letto qualcosa sul film) che qui non si trattava di una semplice storia di un "reduce di guerra" che diventa "giustiziere della notte", ma che invece il film dava una "chiave di lettura" diversa del problema dell'immigrazione: volevo appunto vedere come la pellicola affrontava la questione.
Un vecchio (ex reduce di guerra ed ex operaio della Ford), rimasto vedovo ed i cui figli (e nipoti) lo trascurano (causa vita stressantissima e lavoro troppo "competitivo"... tra i mali della società americana?), soffre la sua solitudine, rimanendo a vivere nella sua casa con i suoi ricordi e le sue vecchie cose (tra cui l'amata auto sportiva "Ford" modello "Gran Torino" che è lo stesso modello reso noto dalla serie "Stursky ed Hutch", malgrado quella del telefilm sia una "variante" diversa).
Il quartiere in cui l'anziano abita subisce repentinamente un radicale cambiamento, perchè le case (liberate dai suoi anziani coetanei che muoiono) sono tutte occupate da immigrati (qui prevalentemente asiatici), che sono dall'anziano poco amati.
La scarsa simpatia del vecchio per gli immigrati deriva sia dai suoi ricordi di guerra (combattuta proprio contro altri asiatici), sia dal degrado e dagli usi diversi che queste persone hanno (cambiando l'ambiente circostante), ma soprattutto da una certa delinquenza (anche giovanile), diretta dagli stessi asiatici (con gang che agiscono anche contro i propri connazionali).
Avendo scoperto di essere gravemente ammalato (e prossimo alla morte) e rimasto nuovamente deluso dai suoi parenti (dei quali intuisce solo l'interessamento al suo patrimonio) ed anche per una serie di "casuali eventi" (soprenderà il giovane vicino intento a rubare..in una prova di ammissione nella gang), il vecchio si avvicina sempre di più alla famiglia dei vicini ed in particolare al giovane, cui tenta di dare una mano ad inserirsi nel lavoro e più in generale nella vita: il giovane asiatico diverrà poi il suo erede (ai danni dei parenti ingrati).
Infine per vincere contro la gang di immigrati (che ha pure violentato la giovane sorella del ragazzo) il vecchio (anzichè usare le armi) si immolerà nel finale con un gesto utile ad incastrare (per omicidio) il capo dei delinquenti, ma "non violento"....e quindi "politically correct"
Il film sembra dunque dire (....semplifico e banalizzo) allo spettatore: il Mondo va così (....ovvero gli immigrati arrivano inevitabilmente), occorre adattarsi ai cambiamenti (...anche a quelli oggettivamente e non per pregiudizio assai molesti), anche noi abbiamo le nostre colpe (del passato), la violenza (anche per difendersi)è da immaturi. Tutte cose vere (....entro certi limiti).
Ma il film NON entra mai nel merito di altri problemi (importanti e connessi proprio al tema dell' immigrazione e dell'integrazione): a chi fa comodo che gli immigrati entrino e lavorino? chi li sfrutta? Perchè si creano dei ghetti? Fino a che punto è lecito adattarsi (com quali limiti di decenza)? Quali sono i difetti della società e del lavoro che logorano le famiglie autoctone? ecc, ecc , ecc
A queste domande non si accenna e non si danno risposte, limitandosi il film a "giocare" (ed a suscitare abilmente commozione) sulla "non violenza" da parte di un vecchio che prima era troppo combattivo (impuganndo il suo vecchio fucile "Garand", simbolo forse anche della sua giovinezza e della società americana del passato, piena a sua volta di vecchie "colpe" da cui emendarsi) e che ora ama i "bastoncini primavera". ....
Il film appare giustamente critico degli (eccessivi) "pregiudizi" verso i nuovi arrivati, ma NON parla dei difetti della società USA attuale (...vorrei dire del capitalismo e del liberismo sfrenati, quando non sono adeguatamente "temperati"), della quale condanna SOLO le vecchie colpe di guerra, MA NON l'attuale sistema CHE "importa" gli immigrati (a chi servono?), causando problemi. Film ben fatto, ma (per me) carente dal punto di vista sociologico e assai troppo "buonista" (nei confronti degli immigrati): giudizio che va dato visto che il film ha (e non velatamente) l'ambizione di non essere solo un semplice film di intrattenimento.
Infine va ricordato che gli Stati Uniti sono nati sin dall'inizio con l'immigrazione (nel caso degli africani forzata, causa schiavitù) in secoli ('800 e '900) in cui serviva molta manodopera, mentre oggi, in Europa (con poco lavoro e cultura diversa), la questione è ancor più complessa............
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