Gran Torino |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley.
continua»
Azione,
durata 116 min.
- USA 2008.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 15 novembre 2021.
MYMONETRO
Gran Torino ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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C. Eastwood si trasforma da razzista a brav'uomo
di Great StevenFeedback: |
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domenica 29 dicembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
GRAN TORINO (USA/AUSTRAL, 2008) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da CLINT EASTWOOD – AHNEY HER – CHRISTOPHER CARLEY – BEE VANG § Ex operaio della Ford e reduce della guerra in Corea (1951-52), Walt Kowalski vive da solo, dopo la scomparsa della moglie, in un quartiere multietnico di Detroit, con la cagna Daisy e una lussuosa Ford Gran Torino da lui stesso assemblata. Per via dei suoi modi di fare egoisti, astiosi e perennemente scocciati, non gode la simpatia di nessuno che lo conosca, nemmeno dei suoi due figli adulti, ma è in realtà lui stesso che dimostra un’ossessiva ostinazione alla vita solitaria. La presenza di una famiglia Hmong che abita nella casa accanto alla sua desta immediatamente il suo razzismo, ma quando il giovane e sprovveduto Thao gli chiede umilmente di lavorare nella sua officina per riparare un torto, accetta malvolentieri. Sarà un’esperienza di forte crescita interiore che aiuterà Walt a superare ogni pregiudizio e a difendere il ragazzino e i suoi parenti da una banda di teppisti asiatici. L’ultimo film di Eastwood attore/regista ha come tema principale la difficile convivenza tra due etnie completamente diverse, quindi il discorso razziale non può non entrare in gioco, ma dietro di esso affiorano decine di altri temi molto importanti e interessanti: la delinquenza, il rimorso di un’esperienza militare, un’adolescenza costellata da pericoli, i costumi tradizionalisti, il riscatto, il rispetto per il prossimo, la capacità onnipresente di compiere in extremis un gesto salvifico. Questa eccezionale pellicola li affronta tutti, dal primo all’ultimo, e non sbaglia mai il bersaglio: tutti vengono approfonditi e ognuno assume il suo particolare significato. È soprattutto uno straordinario racconto di formazione, quasi esclusivamente composto da personaggi dinamici. La metamorfosi spirituale di Kowalski è chiara e analizzata alla perfezione (non solo perché assume un atteggiamento di apertura a una cultura per lui estranea), ma sorprendono anche quella di Thao, che impara a sconfiggere i suoi timori e si fa valere col lavoro, e di sua sorella Sue, che pure è la prima a rivolgersi a Kowalski con la gentilezza persuasiva di chi vuole riscoprire l’umanità in un animo inaridito. Perfino il prete del quartiere denota dei cambiamenti: se prima non vede nel protagonista l’attaccamento alle bellezze della vita che spera, in un secondo momento si accorge che lui ha altri valori, non meno ferrei, in cui credere. Infine, è interessante notare come i criminali (il cui capo è il cugino di Thao) non siano il solito, fastidioso gruppo di infami lazzaroni, poiché essendo di origine vietnamita possono avere dalla loro parte motivi storico-politici, derivanti dalle vicende dei loro avi, per perseguitare tanto i bianchi; comunque la sceneggiatura non mostra alcuna simpatia nei loro confronti, e Clint non risparmia la denuncia contro la criminalità. Gran Torino, che si apre e si chiude con un funerale, fa capire che una speranza, nella vita, c’è sempre, e si torva sempre nelle piccole cose: si tratti di spostare un freezer al piano di sopra, confessare i propri peccati, banchettare insieme a degli stranieri o trovare un’occupazione a un giovane. Non manca nemmeno una dose controllata ma efficace di humour, che non è però affidata al turpiloquio ricorrente; quest’ultimo serve piuttosto ad accentuare la disgregazione sociale e morale prodotta da un odio violento e insensato. Incluso nella categoria dei migliori 10 film del National Board of Review Award, non ha ricevuto candidature agli Oscar, e forse questo dimostra quanto Hollywood sia poco sensibile a temi magari non nuovissimi ma rivisitati con una maestria senza eguali, per quella tensione e quel senso del dramma che non nascondono l’ottimismo di fondo.
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