muttley72
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venerdì 10 maggio 2013
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film pro-integrazione, ma non spiega bene tutto...
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Ho visto il film quando uscì nelle sale, ma sapevo già da prima (avendo letto qualcosa sul film) che qui non si trattava di una semplice storia di un "reduce di guerra" che diventa "giustiziere della notte", ma che invece il film dava una "chiave di lettura" diversa del problema dell'immigrazione: volevo appunto vedere come la pellicola affrontava la questione.
Un vecchio (ex reduce di guerra ed ex operaio della Ford), rimasto vedovo ed i cui figli (e nipoti) lo trascurano (causa vita stressantissima e lavoro troppo "competitivo"... tra i mali della società americana?), soffre la sua solitudine, rimanendo a vivere nella sua casa con i suoi ricordi e le sue vecchie cose (tra cui l'amata auto sportiva "Ford" modello "Gran Torino" che è lo stesso modello reso noto dalla serie "Stursky ed Hutch", malgrado quella del telefilm sia una "variante" diversa).
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Ho visto il film quando uscì nelle sale, ma sapevo già da prima (avendo letto qualcosa sul film) che qui non si trattava di una semplice storia di un "reduce di guerra" che diventa "giustiziere della notte", ma che invece il film dava una "chiave di lettura" diversa del problema dell'immigrazione: volevo appunto vedere come la pellicola affrontava la questione.
Un vecchio (ex reduce di guerra ed ex operaio della Ford), rimasto vedovo ed i cui figli (e nipoti) lo trascurano (causa vita stressantissima e lavoro troppo "competitivo"... tra i mali della società americana?), soffre la sua solitudine, rimanendo a vivere nella sua casa con i suoi ricordi e le sue vecchie cose (tra cui l'amata auto sportiva "Ford" modello "Gran Torino" che è lo stesso modello reso noto dalla serie "Stursky ed Hutch", malgrado quella del telefilm sia una "variante" diversa).
Il quartiere in cui l'anziano abita subisce repentinamente un radicale cambiamento, perchè le case (liberate dai suoi anziani coetanei che muoiono) sono tutte occupate da immigrati (qui prevalentemente asiatici), che sono dall'anziano poco amati.
La scarsa simpatia del vecchio per gli immigrati deriva sia dai suoi ricordi di guerra (combattuta proprio contro altri asiatici), sia dal degrado e dagli usi diversi che queste persone hanno (cambiando l'ambiente circostante), ma soprattutto da una certa delinquenza (anche giovanile), diretta dagli stessi asiatici (con gang che agiscono anche contro i propri connazionali).
Avendo scoperto di essere gravemente ammalato (e prossimo alla morte) e rimasto nuovamente deluso dai suoi parenti (dei quali intuisce solo l'interessamento al suo patrimonio) ed anche per una serie di "casuali eventi" (soprenderà il giovane vicino intento a rubare..in una prova di ammissione nella gang), il vecchio si avvicina sempre di più alla famiglia dei vicini ed in particolare al giovane, cui tenta di dare una mano ad inserirsi nel lavoro e più in generale nella vita: il giovane asiatico diverrà poi il suo erede (ai danni dei parenti ingrati).
Infine per vincere contro la gang di immigrati (che ha pure violentato la giovane sorella del ragazzo) il vecchio (anzichè usare le armi) si immolerà nel finale con un gesto utile ad incastrare (per omicidio) il capo dei delinquenti, ma "non violento"....e quindi "politically correct"
Il film sembra dunque dire (....semplifico e banalizzo) allo spettatore: il Mondo va così (....ovvero gli immigrati arrivano inevitabilmente), occorre adattarsi ai cambiamenti (...anche a quelli oggettivamente e non per pregiudizio assai molesti), anche noi abbiamo le nostre colpe (del passato), la violenza (anche per difendersi)è da immaturi. Tutte cose vere (....entro certi limiti).
Ma il film NON entra mai nel merito di altri problemi (importanti e connessi proprio al tema dell' immigrazione e dell'integrazione): a chi fa comodo che gli immigrati entrino e lavorino? chi li sfrutta? Perchè si creano dei ghetti? Fino a che punto è lecito adattarsi (com quali limiti di decenza)? Quali sono i difetti della società e del lavoro che logorano le famiglie autoctone? ecc, ecc , ecc
A queste domande non si accenna e non si danno risposte, limitandosi il film a "giocare" (ed a suscitare abilmente commozione) sulla "non violenza" da parte di un vecchio che prima era troppo combattivo (impuganndo il suo vecchio fucile "Garand", simbolo forse anche della sua giovinezza e della società americana del passato, piena a sua volta di vecchie "colpe" da cui emendarsi) e che ora ama i "bastoncini primavera". ....
Il film appare giustamente critico degli (eccessivi) "pregiudizi" verso i nuovi arrivati, ma NON parla dei difetti della società USA attuale (...vorrei dire del capitalismo e del liberismo sfrenati, quando non sono adeguatamente "temperati"), della quale condanna SOLO le vecchie colpe di guerra, MA NON l'attuale sistema CHE "importa" gli immigrati (a chi servono?), causando problemi. Film ben fatto, ma (per me) carente dal punto di vista sociologico e assai troppo "buonista" (nei confronti degli immigrati): giudizio che va dato visto che il film ha (e non velatamente) l'ambizione di non essere solo un semplice film di intrattenimento.
Infine va ricordato che gli Stati Uniti sono nati sin dall'inizio con l'immigrazione (nel caso degli africani forzata, causa schiavitù) in secoli ('800 e '900) in cui serviva molta manodopera, mentre oggi, in Europa (con poco lavoro e cultura diversa), la questione è ancor più complessa............
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moviesaddicted
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martedì 7 maggio 2013
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quando clint fa clint
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E che gli vuoi dire a Clint? Un film belissimo. Come sempre Estwood toglie, non aggiunge e il film ti regala momenti di puro cinema. Una faccia che non vedevo da Sergio Leone, una regia superba, una storia commovente e calata nel contesto americano di periferia tra problemi di integrazione e violenza si, forse con qualche forzatura, ma decisamente ottima. Bene hanno fatto i Gorillaz a dedicargli un singolo perchè come attore e regista è un'icona.
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shiningeyes
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martedì 16 aprile 2013
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un duro un po' meno duro
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Questa volta, Clint decide di esplorare i temi del razzismo, delle divisioni culturali e della triste perdita di valori della gioventù americana.
Essa avviene in una storia complessa e ben sceneggiata, raccontata attraverso gli occhi di un vecchio burbero razzista veterano di guerra, Walt Kovalski, interpretato da Clint alla sua vecchia maniera, sempre efficace. L'anziano, ma grintoso Walt, dovrà fare i conti con la sua situazione di solitudine, dopo la morte dell'amatissima moglie, e la troverà nella, inizialmente, odiatissima famiglia Hmong immigrata, sua vicina di casa. Dopo aver strappato il giovane Tao dalle grinfie di una baby gang capeggiata da suo cugino, Walt si troverà nelle grazie della famiglia di Tao, e quest'ultimo, si troverà sotto la sua ala protettrice, guadagnandosi la sua amicizia e stima.
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Questa volta, Clint decide di esplorare i temi del razzismo, delle divisioni culturali e della triste perdita di valori della gioventù americana.
Essa avviene in una storia complessa e ben sceneggiata, raccontata attraverso gli occhi di un vecchio burbero razzista veterano di guerra, Walt Kovalski, interpretato da Clint alla sua vecchia maniera, sempre efficace. L'anziano, ma grintoso Walt, dovrà fare i conti con la sua situazione di solitudine, dopo la morte dell'amatissima moglie, e la troverà nella, inizialmente, odiatissima famiglia Hmong immigrata, sua vicina di casa. Dopo aver strappato il giovane Tao dalle grinfie di una baby gang capeggiata da suo cugino, Walt si troverà nelle grazie della famiglia di Tao, e quest'ultimo, si troverà sotto la sua ala protettrice, guadagnandosi la sua amicizia e stima. Purtroppo, la baby gang deciderà di commettere malefatte che faranno imbestialire Walt, che ormai malato di cancro all'ultimo stadio, deciderà di passare all'azione per redimersi dai suoi peccati (uccisioni ingiustificate durante la guerra di Corea) che non lo hanno mai lasciato in pace.
Oltre a trovarci di fronte ad una strepitosa sceneggiatura, ci troviamo di fronte anche, un personaggio di eccezionale caratura e tremendamente ammirevole come Walt; ogni sua battuta è ormai citazione. E vero che è una vita che Clint ricicla il suo stesso personaggio, ma questa volta lo aggiorna e lo rende un po' più sensibile e umano, ci fa vedere anche che, lo stesso attore sembra essere afflitto da una vecchiaia che non si riesce più a nascondere dalla sua mitica figura di duro.
Ma levando il lavoro di valore effettuato dalla regia e dal carattere impersonato da Clint, c'è da premiare l'ottima prova di Bee Vang, che sembra tutt'altro che intimorito nel recitare accanto ad una leggenda come Clint; spero di vederlo nuovamente al lavoro, il ragazzo.
“Gran Torino” è l'ennesima prova di qualità di un regista capace di raccontarci storie di notevole complessità e importanza, che sanno sempre come farci riflettere nel modo giusto. Facendoci sperare che continui a fare film per altri 10 anni, età permettendo.
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toty bottalla
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martedì 16 aprile 2013
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la coscienza sapiente del burbero!
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Ancora clint, ancora eastwood a regalarci la visione di un bel film, qui, in un personaggio complesso in evoluzione durante il corso del racconto, il burbero un pò razzista che però sceglie sempre il bene annullando poi il pregiudizio spendendo la fine della sua vita per giusta causa, recuperando, in fondo, quella medaglia regalata prima a thao, ora si, simbolo di eroismo, sceneggiatura essenziale e in certi casi poco marcata, del bel film di eastwood non mi piace il titolo, e chi se ne frega, direte voi...appunto! Saluti.
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darkenry
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giovedì 17 gennaio 2013
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un grandioso eastwood
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Gran Torino è un film drammatico del 2008 diretto da Clint Eastwood. La trama parla di Walt Kowalski, polacco reduce dalla guerra del Vietnam e operaio in pensione di una fabbrica di automobili, che vive in un quartiere abitato da orientali che lui non vede di buon occhio. Soprattutto i suoi vicini che sono immigrati Hmong del sud-est asiatico. Quando però una banda giovanile inizierà a prendersela contro di loro, Walt dovrà accorrere in loro difesa. Il film riesce ad avere sullo spettatore un enorme impatto emotivo e riesce anche a far ridere e piangere nello stesso momento. Fantastica l'interpretazione di Clint Eastwood che riesce a farci conoscere bene il suo personaggio, grottesco ma senza mai esagerare.
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Gran Torino è un film drammatico del 2008 diretto da Clint Eastwood. La trama parla di Walt Kowalski, polacco reduce dalla guerra del Vietnam e operaio in pensione di una fabbrica di automobili, che vive in un quartiere abitato da orientali che lui non vede di buon occhio. Soprattutto i suoi vicini che sono immigrati Hmong del sud-est asiatico. Quando però una banda giovanile inizierà a prendersela contro di loro, Walt dovrà accorrere in loro difesa. Il film riesce ad avere sullo spettatore un enorme impatto emotivo e riesce anche a far ridere e piangere nello stesso momento. Fantastica l'interpretazione di Clint Eastwood che riesce a farci conoscere bene il suo personaggio, grottesco ma senza mai esagerare.
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spike
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martedì 4 dicembre 2012
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capolavoro.
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Un film semplice, onesto, intenso. Clint ha girato il suo capolavoro assoluto. Il cinema, made in USA, duro e puro come lo intendevano i maestri del passato.
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massimo49
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venerdì 30 novembre 2012
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quando la vecchiaia è giovinezza.
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Un Clint in gran forma, con lo sguardo duro che nasconde tante amarezze, tante frasi non dette. Un uomo che mostra la sua aggressività come un cavaliere mostrava la propria armatura. In realtà un cuore buono e dolce, pronto al sacrificio estremo pur di far trionfare la giustizia. Si esce dal cinema sereni e consapevoli che questo mondo non è ancora precipitato a Sodoma e Gomorra. C'è ancora speranza e questo barlume di luce viene da un vecchio legionario che non ha mai rimosso la tragedia di aver ucciso un nemico coreano in guerra. Nella sua catarsi, finalmente trova la pace interiore e l'armonia ricercata inutilmente per tutta la vita. Un vero capolavoro, degno del migliore John Ford, un angelo dalla scorza dura.
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pattie
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giovedì 22 novembre 2012
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grazie clint
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Difficile restare indifferente.
Ho iniziato la visione di Gran Torino controvoglia, condizionata da un pregiudizio, i pochi cenni di trama che avevo letto su un giornale non mi avevano convinto: un protagonista vecchio, niente azione, nessuna storia d'amore....
Quale colossale abbaglio e che meravigliosa rivelazione!
Mi sono sorpresa a simpatizzare con lo scorbutico e intrattabile "vecchione" polacco, a ridere delle sue occhiatacce ai vicini, ai nipoti, alla vita.
Gradissimo, monumentale personaggio, ricco di risvolti psicologici profondi e imprevisti, pennellato con maestria e delicatezza dall'esperienza e dalla sensibilità di Clint Eastwood che ormai è certamente un Maestro della sceneggiatura, della regia e della recitazione, del linguaggio cinematografico.
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Difficile restare indifferente.
Ho iniziato la visione di Gran Torino controvoglia, condizionata da un pregiudizio, i pochi cenni di trama che avevo letto su un giornale non mi avevano convinto: un protagonista vecchio, niente azione, nessuna storia d'amore....
Quale colossale abbaglio e che meravigliosa rivelazione!
Mi sono sorpresa a simpatizzare con lo scorbutico e intrattabile "vecchione" polacco, a ridere delle sue occhiatacce ai vicini, ai nipoti, alla vita.
Gradissimo, monumentale personaggio, ricco di risvolti psicologici profondi e imprevisti, pennellato con maestria e delicatezza dall'esperienza e dalla sensibilità di Clint Eastwood che ormai è certamente un Maestro della sceneggiatura, della regia e della recitazione, del linguaggio cinematografico.
Il film prende le mosse da un funerale e si chiude con un altro funerale, poche settimane di vita intensa in mezzo che fanno trovare a due giovani asiatici la forza per affrontare la vita e al vecchio Kowalski la forza per affrontare la morte; legati strettamente gli uni all'altro dell'amore che nasce dal rispetto reciproco e dalla cura.
Alla fine non fa male la conclusione anzi mi è apparsa logica, naturale, addirittura poetica.
Ho rivisto mio nonno, la sua imponenza fisica, la sua fermezza, la sua ironica testardaggine, i suoi occhi severi che mi amavano tanto.
Grazie Clint.
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lucac1993
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sabato 17 novembre 2012
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eccezionale capolavoro del grande clint
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Uno straordinario capolavoro partorito dal Maestro dagli occhi più glaciali di Hollywood! Gran Torino è un film davvero da non perdere!
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4ng3l
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venerdì 21 settembre 2012
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l'essenza della grandezza in un solo film
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Un film enorme, per bellezza, qualità e spietato realismo. Non viene tralasciato niente e ciò che colpisce insieme alle altre caratteristiche tecniche, è la semplicità, ovvero la totale assenza di elementi artificiali in ogni singola scena. Non c'è finzione, c'è solo la vita, la dura vita raccontata in maniera diretta ed emozionante come quasi nessun film ha mai saputo fare. Clint Eastwood immortale, una recitazione potente ed equilibrata, che narra un personaggio complesso ma grande davvero grande, fuori e dentro. Ti fà percepire le difficoltà ed il sentimento, che nel bene o nel male avvolge quasi tutti i protagonisti. Non si può non farsi stringere dall'energia che questo film trasmette, senza dimenticare riflessioni sul tema sociale e politico che lasciano ampiamente il segno.
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Un film enorme, per bellezza, qualità e spietato realismo. Non viene tralasciato niente e ciò che colpisce insieme alle altre caratteristiche tecniche, è la semplicità, ovvero la totale assenza di elementi artificiali in ogni singola scena. Non c'è finzione, c'è solo la vita, la dura vita raccontata in maniera diretta ed emozionante come quasi nessun film ha mai saputo fare. Clint Eastwood immortale, una recitazione potente ed equilibrata, che narra un personaggio complesso ma grande davvero grande, fuori e dentro. Ti fà percepire le difficoltà ed il sentimento, che nel bene o nel male avvolge quasi tutti i protagonisti. Non si può non farsi stringere dall'energia che questo film trasmette, senza dimenticare riflessioni sul tema sociale e politico che lasciano ampiamente il segno.
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