dario
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martedì 14 luglio 2009
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semplicistico
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Solita grande regia di Eastwood, rude ed essenziale, un suo marchio di fabbrica. Ma il grande Clint si tova a malpartito con le storie che richiedono sfumature, approfondimenti. Così il risultato lascia l'amaro in bocca, pieno com'è di luoghi comuni, di deja vu. Lo scrupt, poi, è molto povero, la narrazione è altalenante, le icongruenze più di una, la morale ridotta all'osso e alquanto discutibile.
Nulla da dire sulla recitazione e sul taglio cinematografico. Una mezza delusione, però.
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birbo
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martedì 14 luglio 2009
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mi aspettavo di meglio
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rispetto ai vecchi film tipo Debito di sangue, Million Dollar, Centro del Mirino siamo anni luce. Clint nonno acquisito di un cinesino che voleva anche fregargli la Gran Torino non mi ispira piu di tanto. Buono, da 6+, ma il vero Clint è un altro
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dony64
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domenica 12 luglio 2009
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film...lento... ma intenso.
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Film drammatico, ben interpretato da attori poco noti e non.La trama regge anche se un po' lenta ma la recitazione degli interpreti valorizza il film.Nel complesso simpatico film.Voto 7
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annalinagrasso
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domenica 12 luglio 2009
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dramma della vita e della morte.
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Con Gran Torino Eastwood sembra aver realizzato,insieme a “Mystic River” e a “Million Dollar Baby”una trilogia di film sulla responsabilità dei padri verso i figli, sulla possibilità di trasmettere dei valori etici come moderatori dei comportamenti umani e sembra raggruppare i principale aspetti dei suoi precedenti personaggi:tutti uomini tormentati dal passato,Kowalski ha lo stesso sguardo dell’ispettore Callaghan e la fierezza del texano dagli occhi di ghiaccio,l’ironia di Frankie Dunn ,ma è più complesso,vive un dramma che va ben oltre i pregiudizi razziali,il suo essere un uomo americano tutto d’un pezzo, apparentemente senza sentimenti ed insensibile,conservatore integerrimo (di origine polacca) e cattolico,la sua predilezione per le macchine americane e il suo tenere sempre accanto a sé un fucile.
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Con Gran Torino Eastwood sembra aver realizzato,insieme a “Mystic River” e a “Million Dollar Baby”una trilogia di film sulla responsabilità dei padri verso i figli, sulla possibilità di trasmettere dei valori etici come moderatori dei comportamenti umani e sembra raggruppare i principale aspetti dei suoi precedenti personaggi:tutti uomini tormentati dal passato,Kowalski ha lo stesso sguardo dell’ispettore Callaghan e la fierezza del texano dagli occhi di ghiaccio,l’ironia di Frankie Dunn ,ma è più complesso,vive un dramma che va ben oltre i pregiudizi razziali,il suo essere un uomo americano tutto d’un pezzo, apparentemente senza sentimenti ed insensibile,conservatore integerrimo (di origine polacca) e cattolico,la sua predilezione per le macchine americane e il suo tenere sempre accanto a sé un fucile. In Kowalski c’è un dolore
nascosto,inespresso ma che vive dai tempi della guerra in Corea:è un uomo che non vuole mostrare le proprie fragilità e paure, che cerca di dare un senso proprio verso la fine della sua vita,al suo non essere padre con i suoi figli e nonno con i suoi nipoti e a non parlare con nessuno delle sue ferite di guerra,in una società attuale come la nostra dove ci si confronta e soprattutto ci si scontra continuamente con il “diverso”,con “l’altro”.
Gran Torino è semplicemente un capolavoro, capace di fare emozionare, commuovere e allo stesso tempo riflettere lo spettatore senza facili sentimentalismi e dialoghi strappalacrime, in quanto assume come polo di riferimento l’essere umano,la sua vulnerabilità,la sua precarietà e la revocabilità,connesso alla sfera della responsabilità: l’uomo non è in nulla superiore agli altri esseri viventi e ai suoi simili,eccetto che per poter essere solo lui il responsabile per la salvaguardia del loro essere fini a sé stessi;l’archetipo di ogni responsabilità è quello dell’uomo per l’uomo intesa come un valore unilaterale (per citare la teoria sulla responsabilità del filosofo Jonas).E Kowalski si sacrifica per garantire la felicità a Thao e alla sua famiglia, ma la garanzia per il raggiungimento della felicità, richiede la presenza di un diritto in grado di tutelare la libertà dell’uomo che la garantisce. La massima libertà umana quindi deve essere fondata su leggi e valori morali in grado di tutelare questa stessa libertà che costituisce un limite alla libertà del singolo a favore degli altri. E nel caso di Kowalski la libertà è fondata in primis dal valore e dal senso di giustizia molto forte in lui, (ed ovviamente è in relazione al sincero affetto che nutre per Thao),dal quale restano fuori la legge e i precetti cristiani (rappresentati da Padre Janovich).
Il film infatti mostra l’impotenza del messaggio religioso che non può trovare accoglimento nella rabbia, nella frustrazione e nell’intransigenza di Kowalski e della legge che dovrebbe provvedere a garantire il rispetto delle proprie regole in una Detroit che potrebbe essere qualsiasi città multirazziale del mondo, i cui quartieri periferici sono territori di conquista da parte dei più forti.
Il tutto raccontato in maniera immediata, senza retorica, violenza gratuita e con coerenza stilistica che rispecchia perfettamente la
coerenza morale del protagonista; quello stile ormai inconfondibile,lo stile eastwoodiano.
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stephano3
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martedì 7 luglio 2009
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gran torino
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Il grande Clint Eastwood è un anziano ex militare americano stereotipato a tale ma caricato fin troppo!
Si trasferisce nella casa accanto una famiglia di origine vietnamita. Inizialmente non ne è molto contento, ma successivamente comincia a conoscere questa famiglia e la sue antiche tradizioni. Inizia così uno stretto legame, sopratutto con Sue e suo fratello Thao, che una gang capeggiata dal cugino Spider cerca di "reclutare" con loro.
Il rapporto tra il veterano e i due giovani stranieri si fa sempre più forte e stretto fin quando Walt Kowalski (Clint Eastwood) si sente perfino obbligato a fare di tutto per garantargli un futuro da persone oneste, in particola con Thao, per il quale Walt s'impegna a farlo diventare un "vero uomo".
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Il grande Clint Eastwood è un anziano ex militare americano stereotipato a tale ma caricato fin troppo!
Si trasferisce nella casa accanto una famiglia di origine vietnamita. Inizialmente non ne è molto contento, ma successivamente comincia a conoscere questa famiglia e la sue antiche tradizioni. Inizia così uno stretto legame, sopratutto con Sue e suo fratello Thao, che una gang capeggiata dal cugino Spider cerca di "reclutare" con loro.
Il rapporto tra il veterano e i due giovani stranieri si fa sempre più forte e stretto fin quando Walt Kowalski (Clint Eastwood) si sente perfino obbligato a fare di tutto per garantargli un futuro da persone oneste, in particola con Thao, per il quale Walt s'impegna a farlo diventare un "vero uomo".
Il film è tecnicamente corretto, con una sceneggiatura forte e con ottime interpretazione da parte degli attori, su tutte naturalmente Clint che non ha bisogno di presentazioni, ma cade molto spesso nella noia, ed è questo il principale difetto... e poi da Clint ci si aspetta sempre il massimo!
Poi come ho già detto Walt Kowalski è caricato fin troppo e somiglia più ad un personaggio da fumetti che ad un vero anziano solo e dal carattere duro e asciutto qual è. Inoltre il finale è prevedibile anche se registicamente parlando estremamente emozionante. VOTO: 6.5
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scipi
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giovedì 2 luglio 2009
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non sbaglia un colpo
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Ancora una volta Clint Eastwood non delude i suoi fan, e dimostra a tutti il suo sterminato talento non solo come attore, ma soprattutto dietro la cinepresa (sempre che ce ne fosse ancora bisogno). Stupenda la sua interpretazione e il suo classico sguardo intenso.. vista l'età, il personaggio gli calza a pennello. Ancora una volta non cade nel banale e ci fa riflettere su temi importanti, e per di più riesce di nuovo a toccare lo spettatore che non può rimanere indifferente davanti allo schermo. Assolutamente da vedere.
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elmajco
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mercoledì 17 giugno 2009
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magico
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Meraviglioso emozzionante divertente mai banale cattura l'attenzione dall'inizio alla fine lascia molti spunti x far riflettere chi lo definisce razzista o nn la guardato o ha una nocciolina al posto del cervello racconta la vita di un'uomo che ha combattuto la guerra in corea una persona dura burbera e con molti pregiudizzi ma che sa cambiare ed aprire il suo cuore alla sua maniera quella di un'uomo malato vicino al viale del tramonto un finale commovente che lascierà a bocca aperta un film assolutamente da vedere
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(di et_in_arcadia_ego)
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marco petrucci
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mercoledì 10 giugno 2009
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l'ennesima grande prova di eastwood
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Originale sin dal titolo il nuovo e ultimo (a detta dello stesso) film da regista/attore di Eastwood. Una grande prova da attore inserita all'interno di una storia toccante ed incisiva sul tema della tolleranza.
Walt Kowalsky (cognome che ci riporta al Brando di Un tram chiamato desiderio) è un reduce della guerra di Corea , operaio fino alla pensione presso la Ford , a cui muore la moglie. La pellicola si apre , infatti , proprio durante il funerale. Walt è un tipo duro , chiuso in se stesso che le difficili esperienze hanno contribuito a rendere ancora più scorbutico e critico. Vive in un quartiere nel quale è ormai quasi l'unico "americano" , dove il resto della popolazione è un misto di portoricani , irlandesi , italiani e soprattutto asiatici di etnia Hmong.
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Originale sin dal titolo il nuovo e ultimo (a detta dello stesso) film da regista/attore di Eastwood. Una grande prova da attore inserita all'interno di una storia toccante ed incisiva sul tema della tolleranza.
Walt Kowalsky (cognome che ci riporta al Brando di Un tram chiamato desiderio) è un reduce della guerra di Corea , operaio fino alla pensione presso la Ford , a cui muore la moglie. La pellicola si apre , infatti , proprio durante il funerale. Walt è un tipo duro , chiuso in se stesso che le difficili esperienze hanno contribuito a rendere ancora più scorbutico e critico. Vive in un quartiere nel quale è ormai quasi l'unico "americano" , dove il resto della popolazione è un misto di portoricani , irlandesi , italiani e soprattutto asiatici di etnia Hmong. Il protagionista si sente quasi assediato e si rifugia nella cura maniacale del giardino e della sua auto , appunto una vecchia ford modello Gran Torino. Assiste alla vita del quartiere dalla veranda tracannando lattine di birra , quasi come un vecchio pistolero seduto fuori al saloon. Rifiuta il rapporto con i propri figli e nipoti (effettivamente superficiali) vedendoli sempre più lontani dai valori a lui cari. La situazione cambia quando si trova , suo malgrado , costretto ad avvicinarsi alla famiglia di Thao e Sue. Lentamente scoprirà che il suo razzismo è soltanto frutto della non conoscenza e ritroverà nei due giovani proprio quei valori che pensava perduti ed esclusiva del popolo americano. In questo gli sarà anche di grande aiuto la figura del caparbio sacerdote che lo costringerà a difficili riflessioni e ad una dura analisi di se stesso. Imbraccerà di nuovo , questa volta idealmente , il fucile per sacrificarsi in nome della giustizia.
E' pieno di rimandi ad altri film questa pellicola di Eastwood. Sembra quasi una summa di tutti i suoi personaggi. Dal pistolero di "Per un pugno di dollari" all'ispettore Callaghan. Indimenticabili le scene nelle quali imbraccia il fucile o minaccia la gang asiatica con il semplice gesto della pistola fatto con le dita. Una maschera dunque , dietro la quale però questa volta il vecchio Clint costruisce un personaggio consumato dai suoi fantasmi e non gelido e immortale.
Al contrario , Walt è inesorabilmente malato dentro e fuori. Riesce però a riemergere confrontandosi proprio con quello che fino ad allora a sdegnosamente rifiutato persino di vedere. Forse l'unico appunto che si può fare al film sta in questo disgelo un pochino troppo repentino. Per il resto tutto è perfetto. Un ritratto a tutto tondo dove il resto della campagnia è veramente un contorno , una spalla per questo grande attore. Contano gli sguardi , le smorfie di un viso magnificamente espressivo ,il linguaggio del corpo tutto proteso nel dialogo silenzioso col pubblico.
L'età purtroppo avanza ma quest'uomo ha sempre qualcosa da dire e speriamo lo faccia ancora.
La banalità non abita quì. Nei film di Eastwood c'è la voglia di scavare , criticare e far riflettere su tante incongruenze i propri concittadini , dimostrando proprio in questo modo l'amore per il proprio paese. Da vedere assolutamente.
Come sempre .......buon cinema a tutti !
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spalla
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lunedì 8 giugno 2009
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un altro capolavoro targato clint eastwood
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Sembra proprio che Clint Eastwood non smetta più di sorprenderci. Per quanto quasi ottantenne questo attore-regista sembra tuttora migliorare di film in film. Questo film riprende alcuni temi già trattati in "Million Dollar Baby" e ne aggiunge anche altri. Anche qui ad esempio Clint è un vecchio inizialmente scorbutico che poi si rivela sempre più umano nel corso del film, arrivando ad apprezzare cose che inizialmente disprezzava. Ma in più qui vengono analizzati numerosi temi molto attuali, come quello delle differenze razziali e culturali, del bullismo, del problema degli anziani e della criminalità. Il tutto diretto con grande maestria e con un finale a mio parere molto più appagante di quello del film precedente.
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Sembra proprio che Clint Eastwood non smetta più di sorprenderci. Per quanto quasi ottantenne questo attore-regista sembra tuttora migliorare di film in film. Questo film riprende alcuni temi già trattati in "Million Dollar Baby" e ne aggiunge anche altri. Anche qui ad esempio Clint è un vecchio inizialmente scorbutico che poi si rivela sempre più umano nel corso del film, arrivando ad apprezzare cose che inizialmente disprezzava. Ma in più qui vengono analizzati numerosi temi molto attuali, come quello delle differenze razziali e culturali, del bullismo, del problema degli anziani e della criminalità. Il tutto diretto con grande maestria e con un finale a mio parere molto più appagante di quello del film precedente. Inutile dire che gli interpreti sono perfetti, primo fra tutti il protagonista. Assolutamente da vedere.
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manuel m.72
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sabato 16 maggio 2009
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un uomo con la u maiuscola
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Gran Torino è la parabola di un uomo che realizza sé stesso nella sua fragilità. Un uomo che - stupidamente - prende a pugni la vita e poi - sapientemente - sorride alla morte. Un uomo che sputa sangue e alla fine lo raccoglie, come un cane che fa i suoi bisogni e poi se li mangia, per non sporcare. Un uomo, in altre parole, con la sua dignità, di essere umano, fallace ed eroe. Un uomo che impara ad amare sé stesso odiando gli altri, ed arriva ad amare gli altri più di sé stesso. Un uomo morto, come tanti, che risorge dalla morte, come pochi. Il messaggio è divino, di redenzione, contro e per l’America di oggi, che non perdona: odia pure, quanto vuoi, perché tanto amerai, più di ogni tuo volere.
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