wilsons
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sabato 25 aprile 2009
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grande clint!
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Ancora una volta il grande Clint ci ha stupiti col suo ultimo film "Gran Torino", offrendo diversi spunti di riflessione e affrontando temi delicati e non immediati quali il razzismo e la solitudine. Entrambi gli aspetti vengono affrontati in maniera brillante, espressi con ironia esilarante e sarcasmo. Tutto ciò viene contrastato da momenti drammatici dove l'anima dei personaggi viene messa a nudo; momenti di silenzio in cui si riesce a percepire la rabbia, il dolore, la solitudine interiore insita nel personaggio di Walt Kowalski(Eastwood), che tenta di compiere un percorso di redenzione dopo aver vissuto parte della sua vita a contatto con la guerra e la morte, ritrovandosi in una misera e triste vecchiaia con la quale dovrà confrontarsi, e sarà la vita stessa a metterlo ancora alla prova, ritrovandosi ad affrontatre una pessima realtà, l'ennesima lezione che la vita gli proporrà, trovandosi di fronte a scelte difficili.
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Ancora una volta il grande Clint ci ha stupiti col suo ultimo film "Gran Torino", offrendo diversi spunti di riflessione e affrontando temi delicati e non immediati quali il razzismo e la solitudine. Entrambi gli aspetti vengono affrontati in maniera brillante, espressi con ironia esilarante e sarcasmo. Tutto ciò viene contrastato da momenti drammatici dove l'anima dei personaggi viene messa a nudo; momenti di silenzio in cui si riesce a percepire la rabbia, il dolore, la solitudine interiore insita nel personaggio di Walt Kowalski(Eastwood), che tenta di compiere un percorso di redenzione dopo aver vissuto parte della sua vita a contatto con la guerra e la morte, ritrovandosi in una misera e triste vecchiaia con la quale dovrà confrontarsi, e sarà la vita stessa a metterlo ancora alla prova, ritrovandosi ad affrontatre una pessima realtà, l'ennesima lezione che la vita gli proporrà, trovandosi di fronte a scelte difficili.
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noxaro
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venerdì 17 aprile 2009
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grande clint
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Non servono molte parole per descrivere questo film, sincero crudele e maledettamente imprevedibile(x esempio quando dice al ragazzo di prendere lui la Gran Torino per andare al cinema con la tipa..), l'unica cosa che non mi è veramente piaciuta è che alla fine non mi era rimasto nemmeno un senso di amarezza, mi aveva lasciato un vuoto di sensazioni..cmq a parte questo è un ottimo film
[+] perchè il finale era costruito...
(di mary22)
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livietto
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venerdì 17 aprile 2009
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capolavoro
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servono veramente poche parole a descrivere un film di questo calibro, clint non riesce mai a smentirci, ci ha abituato troppo bene e continuerà sempre a farlo,purtroppo non più come attore.....sono uscito dalla sala con il solito pugno allo stomaco, il film più bello degli ultimi anni, peccato vederlo snobbato agli oscar....capolavoro clint continua così sei il più grande.... ultima prova d'attore maiuscola spero ci ripensi
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tommynini
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mercoledì 15 aprile 2009
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gran torino,grande clint
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Straordinario film del vecchio Clint,bellissima la sceneggiatura basata su di una storia semplice densa di aspetti psicologici,inutile raccontare la trama,si tratta della vecchiaia con tutte le implicazioni che essa comporta,solitudine ,abbandono,speranza di una vita serena negata.Poi improvvisamente due fratelli riaccendono la gioia di vivere e di morire per una causa.Interpreti eccezzionali giovanissimi,tante volte si dimentica quanto siano difficili le parti dei cattivi,ecco qui troviamo dei ragazzi imbattibili come recitazione,è un film sul razzismo e sui nefasti preconcetti che lo accompagna ,insomma un film memorabile.Nel film CLint ritorna per un attimo nelle vesti dell'ispettore Callaghan,un piccolo cammeo delizioso che strizza l'occhio alla spettatore.
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Straordinario film del vecchio Clint,bellissima la sceneggiatura basata su di una storia semplice densa di aspetti psicologici,inutile raccontare la trama,si tratta della vecchiaia con tutte le implicazioni che essa comporta,solitudine ,abbandono,speranza di una vita serena negata.Poi improvvisamente due fratelli riaccendono la gioia di vivere e di morire per una causa.Interpreti eccezzionali giovanissimi,tante volte si dimentica quanto siano difficili le parti dei cattivi,ecco qui troviamo dei ragazzi imbattibili come recitazione,è un film sul razzismo e sui nefasti preconcetti che lo accompagna ,insomma un film memorabile.Nel film CLint ritorna per un attimo nelle vesti dell'ispettore Callaghan,un piccolo cammeo delizioso che strizza l'occhio alla spettatore.Adatto solo alle anime sensibili che amano i film di introspezione,negato a chi ama Bruce Willis nella sua versione catastrofista.Bravissimi anche gli attori che interpretano i figli e le nuore,insomma un film bellissimo con un protagonista d'eccezzione!!!!
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paolorol
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mercoledì 15 aprile 2009
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questa è l'america,brutta,sporca & cattiva!
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Consiglio a chiunque si sia fatto convincere che l'America è la terra promessa di dare uno sguardo a questo realistico film. Il 95% della gente vive in catapecchie squallide e fatiscenti (da noi le chiamiamo "baracche",quelle casupole in legno che si incendiano in continuazione e sono spazzate via dal primo tornado). Le armi si comprano al supermercato senza ricetta medica. Gli abitanti sono brutti e obesi. La cultura è quella dei reality tv. E il personaggio così ben descritto e interpretato da Eastwood è ben calato in questo universo povero e fragile, dove diventare fascisti,razzisti o nazisti è un gioco da ragazzi, basta entrare in contatto con la marginalità e sentirsi soli e abbandonati dalle istituzioni.
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Consiglio a chiunque si sia fatto convincere che l'America è la terra promessa di dare uno sguardo a questo realistico film. Il 95% della gente vive in catapecchie squallide e fatiscenti (da noi le chiamiamo "baracche",quelle casupole in legno che si incendiano in continuazione e sono spazzate via dal primo tornado). Le armi si comprano al supermercato senza ricetta medica. Gli abitanti sono brutti e obesi. La cultura è quella dei reality tv. E il personaggio così ben descritto e interpretato da Eastwood è ben calato in questo universo povero e fragile, dove diventare fascisti,razzisti o nazisti è un gioco da ragazzi, basta entrare in contatto con la marginalità e sentirsi soli e abbandonati dalle istituzioni. La peggior sanità del globo, e anche la peggiore polizia, aggresiva e strafottente soprattutto coi deboli. Atmosfere tristi e decadenti, fotografia in quasi bianconero per un ritratto impietoso del più grande bluff dell'universo. Chi accusa Eastwood di essere fascista forse ha ragione ma non si rende conto del fatto che ne ha ben donde, ben di più di quanti in italia diventano leghisti e forcaioli davanti a quattro poveri extracomunitari tutto sommato inoffensivi. Che vadano a schiarirsi un pò le idee, che si facciano un viaggetto in Amerika (con Eastwood lo possono fare quasi "aggratis")
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[+] ottima analisi
(di mauro)
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(di micetto)
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martedì 14 aprile 2009
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il capolavoro quando meno te l'aspetti
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Se un buon film (americano) si giudicasse solamente dal numero di oscar portati a casa, Gran Torino sarebbe un film minore nella carriera di Eastwood. Diciamo subito che non è così: Gran Torino è un Gran Film. Walt Kowalski, scorbutico settantenne, ultimo superstite di un’America ormai estinta (paese anche per vecchi), è la summa di ciò che Eastwood ha rappresentato nell’immaginario iconografico statunitense: un po’ ispettore Callaghan, diviso tra buoni propositi e cattive maniere, un po’ cowboy, sempre pronto ad ingaggiare duelli nel nuovo west, quello delle periferie cittadine infestate dalle gang. Rimasto ormai l’unico americano del quartire (in realtà anche lui di origine polacche) passa le giornate nel suo microcosmo fatto di birre e giardinaggio, presidiando la sua casa come un fortino minacciato dai vicini asiatici, gli stessi che combattè quarant’anni prima nella guerra di Korea.
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Se un buon film (americano) si giudicasse solamente dal numero di oscar portati a casa, Gran Torino sarebbe un film minore nella carriera di Eastwood. Diciamo subito che non è così: Gran Torino è un Gran Film. Walt Kowalski, scorbutico settantenne, ultimo superstite di un’America ormai estinta (paese anche per vecchi), è la summa di ciò che Eastwood ha rappresentato nell’immaginario iconografico statunitense: un po’ ispettore Callaghan, diviso tra buoni propositi e cattive maniere, un po’ cowboy, sempre pronto ad ingaggiare duelli nel nuovo west, quello delle periferie cittadine infestate dalle gang. Rimasto ormai l’unico americano del quartire (in realtà anche lui di origine polacche) passa le giornate nel suo microcosmo fatto di birre e giardinaggio, presidiando la sua casa come un fortino minacciato dai vicini asiatici, gli stessi che combattè quarant’anni prima nella guerra di Korea. Durante una combutta che avviene sul suo appezzamento di terra, Walt salva il timido Tao da una gang di teppisti, diventando suo malgrado un eroe nella comunità Hmong del quartiere. Inizia così la scoperta di una comunità in cui ritrovare quei valori ormai scomparsi nella società americana e con cui riscattare il fallimento compiuto con la propria famiglia: il figlio vende auto giapponesi nonostante il padre abbia lavorato in Ford; la nipote priva di rispetto ostenta piercing ai funerali.
Una riflessione sulla responsabilità dei padri, veri o putativi che siano, che conferma Eastwood tra i pochi narratori rimasti a raccontare l’America che fu, con quella semplicità propria solo dei grandi cineasti.
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martedì 14 aprile 2009
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il capolavoro quando meno te l'aspetti
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Se un buon film (americano) si giudicasse solamente dal numero di oscar portati a casa, Gran Torino sarebbe un film minore nella carriera di Eastwood. Diciamo subito che non è così: Gran Torino è un Gran Film. Walt Kowalski, scorbutico settantenne, ultimo superstite di un’America ormai estinta (paese anche per vecchi), è la summa di ciò che Eastwood ha rappresentato nell’immaginario iconografico statunitense: un po’ ispettore Callaghan, diviso tra buoni propositi e cattive maniere, un po’ cowboy, sempre pronto ad ingaggiare duelli nel nuovo west, quello delle periferie cittadine infestate dalle gang. Rimasto ormai l’unico americano del quartire (in realtà anche lui di origine polacche) passa le giornate nel suo microcosmo fatto di birre e giardinaggio, presidiando la sua casa come un fortino minacciato dai vicini asiatici, gli stessi che combattè quarant’anni prima nella guerra di Korea.
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Se un buon film (americano) si giudicasse solamente dal numero di oscar portati a casa, Gran Torino sarebbe un film minore nella carriera di Eastwood. Diciamo subito che non è così: Gran Torino è un Gran Film. Walt Kowalski, scorbutico settantenne, ultimo superstite di un’America ormai estinta (paese anche per vecchi), è la summa di ciò che Eastwood ha rappresentato nell’immaginario iconografico statunitense: un po’ ispettore Callaghan, diviso tra buoni propositi e cattive maniere, un po’ cowboy, sempre pronto ad ingaggiare duelli nel nuovo west, quello delle periferie cittadine infestate dalle gang. Rimasto ormai l’unico americano del quartire (in realtà anche lui di origine polacche) passa le giornate nel suo microcosmo fatto di birre e giardinaggio, presidiando la sua casa come un fortino minacciato dai vicini asiatici, gli stessi che combattè quarant’anni prima nella guerra di Korea. Durante una combutta che avviene sul suo appezzamento di terra, Walt salva il timido Tao da una gang di teppisti, diventando suo malgrado un eroe nella comunità Hmong del quartiere. Inizia così la scoperta di una comunità in cui ritrovare quei valori ormai scomparsi nella società americana e con cui riscattare il fallimento compiuto con la propria famiglia: il figlio vende auto giapponesi nonostante il padre abbia lavorato in Ford; la nipote priva di rispetto ostenta piercing ai funerali.
Una riflessione sulla responsabilità dei padri, veri o putativi che siano, che conferma Eastwood tra i pochi narratori rimasti a raccontare l’America che fu, con quella semplicità propria solo dei grandi cineasti.
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gonaaa
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lunedì 13 aprile 2009
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bellissimo
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thegame
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lunedì 13 aprile 2009
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il film più "clint" mai visto!
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Che Clint Eastwood sia uno dei maggiori autori del cinema a stelle e strisce non è cosa nuova, ed elogi nei suoi confronti sarebbero ridondanti, benchè meritati...quello che però stupisce maggiormente è la facilità con la quale questo signore, alla veneranda età di 78 anni suonati, riesca a sfornare, con una certa frequenza, pellicole di rara fattura..."Gran Torino" l'ultima sua fatica ne è la dimostrazione, una pellicola non perfetta, a tratti molto retorica e "americana", ma stramaledettamente sincera. Clint regista, sceneggiatore, ma anche e sopprattutto attore che, non curante del politically correct, sugella il tutto con quella che probabilmente è la sua migliore e forse ultima interpretazione.
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Che Clint Eastwood sia uno dei maggiori autori del cinema a stelle e strisce non è cosa nuova, ed elogi nei suoi confronti sarebbero ridondanti, benchè meritati...quello che però stupisce maggiormente è la facilità con la quale questo signore, alla veneranda età di 78 anni suonati, riesca a sfornare, con una certa frequenza, pellicole di rara fattura..."Gran Torino" l'ultima sua fatica ne è la dimostrazione, una pellicola non perfetta, a tratti molto retorica e "americana", ma stramaledettamente sincera. Clint regista, sceneggiatore, ma anche e sopprattutto attore che, non curante del politically correct, sugella il tutto con quella che probabilmente è la sua migliore e forse ultima interpretazione. Un' opera sentita e personale il quale non lascierà indifferenti gli spettatori, di fronte a quello che quasi certamente sarà il punto più alto di quest'annata cinematografica...
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mary22
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sabato 11 aprile 2009
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prevedibile
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Assodata la bravura registica di Eastwood,questo film offre contenutisticamente molto poco. I teppisti cattivi.. i bravi ragazzi vessati.. il solito prete o rappresentante religioso che serve al regista per ripeterci i suoi sempiterni monologhi sul tema ( già li conosciamo)..e il mitico giustiziere che piace tanto perchè infinito è l'archetipo dell'eroe. Lo schema funzona perchè risaputo e collaudato..e il finale prevedibile, come un po' tutto.Interessante la figura della sveglia ragazza cinese che funziona da psicopompo della storia.
[+] finale prevedibile
(di noxaro)
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[+] a noxaro
(di mary22)
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[+] p.s.
(di mary22)
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[+] pardon..consequenzialità..
(di mary22)
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[+] sta nella semplicità il bello del film
(di sergente hartman)
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[+] per il sergente hartman
(di mary22)
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