noxaro
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venerdì 17 aprile 2009
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grande clint
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Non servono molte parole per descrivere questo film, sincero crudele e maledettamente imprevedibile(x esempio quando dice al ragazzo di prendere lui la Gran Torino per andare al cinema con la tipa..), l'unica cosa che non mi è veramente piaciuta è che alla fine non mi era rimasto nemmeno un senso di amarezza, mi aveva lasciato un vuoto di sensazioni..cmq a parte questo è un ottimo film
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livietto
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venerdì 17 aprile 2009
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capolavoro
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servono veramente poche parole a descrivere un film di questo calibro, clint non riesce mai a smentirci, ci ha abituato troppo bene e continuerà sempre a farlo,purtroppo non più come attore.....sono uscito dalla sala con il solito pugno allo stomaco, il film più bello degli ultimi anni, peccato vederlo snobbato agli oscar....capolavoro clint continua così sei il più grande.... ultima prova d'attore maiuscola spero ci ripensi
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tommynini
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mercoledì 15 aprile 2009
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gran torino,grande clint
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Straordinario film del vecchio Clint,bellissima la sceneggiatura basata su di una storia semplice densa di aspetti psicologici,inutile raccontare la trama,si tratta della vecchiaia con tutte le implicazioni che essa comporta,solitudine ,abbandono,speranza di una vita serena negata.Poi improvvisamente due fratelli riaccendono la gioia di vivere e di morire per una causa.Interpreti eccezzionali giovanissimi,tante volte si dimentica quanto siano difficili le parti dei cattivi,ecco qui troviamo dei ragazzi imbattibili come recitazione,è un film sul razzismo e sui nefasti preconcetti che lo accompagna ,insomma un film memorabile.Nel film CLint ritorna per un attimo nelle vesti dell'ispettore Callaghan,un piccolo cammeo delizioso che strizza l'occhio alla spettatore.
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Straordinario film del vecchio Clint,bellissima la sceneggiatura basata su di una storia semplice densa di aspetti psicologici,inutile raccontare la trama,si tratta della vecchiaia con tutte le implicazioni che essa comporta,solitudine ,abbandono,speranza di una vita serena negata.Poi improvvisamente due fratelli riaccendono la gioia di vivere e di morire per una causa.Interpreti eccezzionali giovanissimi,tante volte si dimentica quanto siano difficili le parti dei cattivi,ecco qui troviamo dei ragazzi imbattibili come recitazione,è un film sul razzismo e sui nefasti preconcetti che lo accompagna ,insomma un film memorabile.Nel film CLint ritorna per un attimo nelle vesti dell'ispettore Callaghan,un piccolo cammeo delizioso che strizza l'occhio alla spettatore.Adatto solo alle anime sensibili che amano i film di introspezione,negato a chi ama Bruce Willis nella sua versione catastrofista.Bravissimi anche gli attori che interpretano i figli e le nuore,insomma un film bellissimo con un protagonista d'eccezzione!!!!
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paolorol
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mercoledì 15 aprile 2009
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questa è l'america,brutta,sporca & cattiva!
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Consiglio a chiunque si sia fatto convincere che l'America è la terra promessa di dare uno sguardo a questo realistico film. Il 95% della gente vive in catapecchie squallide e fatiscenti (da noi le chiamiamo "baracche",quelle casupole in legno che si incendiano in continuazione e sono spazzate via dal primo tornado). Le armi si comprano al supermercato senza ricetta medica. Gli abitanti sono brutti e obesi. La cultura è quella dei reality tv. E il personaggio così ben descritto e interpretato da Eastwood è ben calato in questo universo povero e fragile, dove diventare fascisti,razzisti o nazisti è un gioco da ragazzi, basta entrare in contatto con la marginalità e sentirsi soli e abbandonati dalle istituzioni.
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Consiglio a chiunque si sia fatto convincere che l'America è la terra promessa di dare uno sguardo a questo realistico film. Il 95% della gente vive in catapecchie squallide e fatiscenti (da noi le chiamiamo "baracche",quelle casupole in legno che si incendiano in continuazione e sono spazzate via dal primo tornado). Le armi si comprano al supermercato senza ricetta medica. Gli abitanti sono brutti e obesi. La cultura è quella dei reality tv. E il personaggio così ben descritto e interpretato da Eastwood è ben calato in questo universo povero e fragile, dove diventare fascisti,razzisti o nazisti è un gioco da ragazzi, basta entrare in contatto con la marginalità e sentirsi soli e abbandonati dalle istituzioni. La peggior sanità del globo, e anche la peggiore polizia, aggresiva e strafottente soprattutto coi deboli. Atmosfere tristi e decadenti, fotografia in quasi bianconero per un ritratto impietoso del più grande bluff dell'universo. Chi accusa Eastwood di essere fascista forse ha ragione ma non si rende conto del fatto che ne ha ben donde, ben di più di quanti in italia diventano leghisti e forcaioli davanti a quattro poveri extracomunitari tutto sommato inoffensivi. Che vadano a schiarirsi un pò le idee, che si facciano un viaggetto in Amerika (con Eastwood lo possono fare quasi "aggratis")
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(di mauro)
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(di micetto)
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martedì 14 aprile 2009
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il capolavoro quando meno te l'aspetti
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Se un buon film (americano) si giudicasse solamente dal numero di oscar portati a casa, Gran Torino sarebbe un film minore nella carriera di Eastwood. Diciamo subito che non è così: Gran Torino è un Gran Film. Walt Kowalski, scorbutico settantenne, ultimo superstite di un’America ormai estinta (paese anche per vecchi), è la summa di ciò che Eastwood ha rappresentato nell’immaginario iconografico statunitense: un po’ ispettore Callaghan, diviso tra buoni propositi e cattive maniere, un po’ cowboy, sempre pronto ad ingaggiare duelli nel nuovo west, quello delle periferie cittadine infestate dalle gang. Rimasto ormai l’unico americano del quartire (in realtà anche lui di origine polacche) passa le giornate nel suo microcosmo fatto di birre e giardinaggio, presidiando la sua casa come un fortino minacciato dai vicini asiatici, gli stessi che combattè quarant’anni prima nella guerra di Korea.
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Se un buon film (americano) si giudicasse solamente dal numero di oscar portati a casa, Gran Torino sarebbe un film minore nella carriera di Eastwood. Diciamo subito che non è così: Gran Torino è un Gran Film. Walt Kowalski, scorbutico settantenne, ultimo superstite di un’America ormai estinta (paese anche per vecchi), è la summa di ciò che Eastwood ha rappresentato nell’immaginario iconografico statunitense: un po’ ispettore Callaghan, diviso tra buoni propositi e cattive maniere, un po’ cowboy, sempre pronto ad ingaggiare duelli nel nuovo west, quello delle periferie cittadine infestate dalle gang. Rimasto ormai l’unico americano del quartire (in realtà anche lui di origine polacche) passa le giornate nel suo microcosmo fatto di birre e giardinaggio, presidiando la sua casa come un fortino minacciato dai vicini asiatici, gli stessi che combattè quarant’anni prima nella guerra di Korea. Durante una combutta che avviene sul suo appezzamento di terra, Walt salva il timido Tao da una gang di teppisti, diventando suo malgrado un eroe nella comunità Hmong del quartiere. Inizia così la scoperta di una comunità in cui ritrovare quei valori ormai scomparsi nella società americana e con cui riscattare il fallimento compiuto con la propria famiglia: il figlio vende auto giapponesi nonostante il padre abbia lavorato in Ford; la nipote priva di rispetto ostenta piercing ai funerali.
Una riflessione sulla responsabilità dei padri, veri o putativi che siano, che conferma Eastwood tra i pochi narratori rimasti a raccontare l’America che fu, con quella semplicità propria solo dei grandi cineasti.
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martedì 14 aprile 2009
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il capolavoro quando meno te l'aspetti
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Se un buon film (americano) si giudicasse solamente dal numero di oscar portati a casa, Gran Torino sarebbe un film minore nella carriera di Eastwood. Diciamo subito che non è così: Gran Torino è un Gran Film. Walt Kowalski, scorbutico settantenne, ultimo superstite di un’America ormai estinta (paese anche per vecchi), è la summa di ciò che Eastwood ha rappresentato nell’immaginario iconografico statunitense: un po’ ispettore Callaghan, diviso tra buoni propositi e cattive maniere, un po’ cowboy, sempre pronto ad ingaggiare duelli nel nuovo west, quello delle periferie cittadine infestate dalle gang. Rimasto ormai l’unico americano del quartire (in realtà anche lui di origine polacche) passa le giornate nel suo microcosmo fatto di birre e giardinaggio, presidiando la sua casa come un fortino minacciato dai vicini asiatici, gli stessi che combattè quarant’anni prima nella guerra di Korea.
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Se un buon film (americano) si giudicasse solamente dal numero di oscar portati a casa, Gran Torino sarebbe un film minore nella carriera di Eastwood. Diciamo subito che non è così: Gran Torino è un Gran Film. Walt Kowalski, scorbutico settantenne, ultimo superstite di un’America ormai estinta (paese anche per vecchi), è la summa di ciò che Eastwood ha rappresentato nell’immaginario iconografico statunitense: un po’ ispettore Callaghan, diviso tra buoni propositi e cattive maniere, un po’ cowboy, sempre pronto ad ingaggiare duelli nel nuovo west, quello delle periferie cittadine infestate dalle gang. Rimasto ormai l’unico americano del quartire (in realtà anche lui di origine polacche) passa le giornate nel suo microcosmo fatto di birre e giardinaggio, presidiando la sua casa come un fortino minacciato dai vicini asiatici, gli stessi che combattè quarant’anni prima nella guerra di Korea. Durante una combutta che avviene sul suo appezzamento di terra, Walt salva il timido Tao da una gang di teppisti, diventando suo malgrado un eroe nella comunità Hmong del quartiere. Inizia così la scoperta di una comunità in cui ritrovare quei valori ormai scomparsi nella società americana e con cui riscattare il fallimento compiuto con la propria famiglia: il figlio vende auto giapponesi nonostante il padre abbia lavorato in Ford; la nipote priva di rispetto ostenta piercing ai funerali.
Una riflessione sulla responsabilità dei padri, veri o putativi che siano, che conferma Eastwood tra i pochi narratori rimasti a raccontare l’America che fu, con quella semplicità propria solo dei grandi cineasti.
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gonaaa
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lunedì 13 aprile 2009
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bellissimo
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thegame
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lunedì 13 aprile 2009
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il film più "clint" mai visto!
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Che Clint Eastwood sia uno dei maggiori autori del cinema a stelle e strisce non è cosa nuova, ed elogi nei suoi confronti sarebbero ridondanti, benchè meritati...quello che però stupisce maggiormente è la facilità con la quale questo signore, alla veneranda età di 78 anni suonati, riesca a sfornare, con una certa frequenza, pellicole di rara fattura..."Gran Torino" l'ultima sua fatica ne è la dimostrazione, una pellicola non perfetta, a tratti molto retorica e "americana", ma stramaledettamente sincera. Clint regista, sceneggiatore, ma anche e sopprattutto attore che, non curante del politically correct, sugella il tutto con quella che probabilmente è la sua migliore e forse ultima interpretazione.
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Che Clint Eastwood sia uno dei maggiori autori del cinema a stelle e strisce non è cosa nuova, ed elogi nei suoi confronti sarebbero ridondanti, benchè meritati...quello che però stupisce maggiormente è la facilità con la quale questo signore, alla veneranda età di 78 anni suonati, riesca a sfornare, con una certa frequenza, pellicole di rara fattura..."Gran Torino" l'ultima sua fatica ne è la dimostrazione, una pellicola non perfetta, a tratti molto retorica e "americana", ma stramaledettamente sincera. Clint regista, sceneggiatore, ma anche e sopprattutto attore che, non curante del politically correct, sugella il tutto con quella che probabilmente è la sua migliore e forse ultima interpretazione. Un' opera sentita e personale il quale non lascierà indifferenti gli spettatori, di fronte a quello che quasi certamente sarà il punto più alto di quest'annata cinematografica...
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mary22
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sabato 11 aprile 2009
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prevedibile
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Assodata la bravura registica di Eastwood,questo film offre contenutisticamente molto poco. I teppisti cattivi.. i bravi ragazzi vessati.. il solito prete o rappresentante religioso che serve al regista per ripeterci i suoi sempiterni monologhi sul tema ( già li conosciamo)..e il mitico giustiziere che piace tanto perchè infinito è l'archetipo dell'eroe. Lo schema funzona perchè risaputo e collaudato..e il finale prevedibile, come un po' tutto.Interessante la figura della sveglia ragazza cinese che funziona da psicopompo della storia.
[+] finale prevedibile
(di noxaro)
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(di mary22)
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[+] pardon..consequenzialità..
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(di sergente hartman)
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ziogiafo
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sabato 11 aprile 2009
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un bel film per riflettere…
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ziogiafo – Gran Torino, USA 2008 - Con questo film Clint Eastwood torna a dirigere se stesso, a quattro anni da “Million Dollar Baby” ci propone una storia che a prima vista può apparire lineare e prevedibile, nulla di più, ma non è così. Il film racconta la tormentata esistenza dell’anziano ma arzillo Walt Kowalski (Clint Eastwood ), veterano della guerra di Corea alle prese con le sue profonde riflessioni, con il repentino cambiamento della società e con il difficile compito di arginare quell’esplosione di rabbia che ogni giorno gli scoppia dentro. Il vecchio Walt ormai in pensione trascorre le sue giornate tra una birra e una sistemata alle aiuole del suo giardino, tra una cosa e l’altra il suo sguardo si posa spesso sulla sua stupenda Ford Gran Torino del 1972 parcheggiata nel garage di casa, una bellissima auto d’epoca che custodisce gelosamente, un caro ricordo della sua intera vita lavorativa trascorsa alla catena di montaggio della famosa fabbrica di automobili di Detroit.
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ziogiafo – Gran Torino, USA 2008 - Con questo film Clint Eastwood torna a dirigere se stesso, a quattro anni da “Million Dollar Baby” ci propone una storia che a prima vista può apparire lineare e prevedibile, nulla di più, ma non è così. Il film racconta la tormentata esistenza dell’anziano ma arzillo Walt Kowalski (Clint Eastwood ), veterano della guerra di Corea alle prese con le sue profonde riflessioni, con il repentino cambiamento della società e con il difficile compito di arginare quell’esplosione di rabbia che ogni giorno gli scoppia dentro. Il vecchio Walt ormai in pensione trascorre le sue giornate tra una birra e una sistemata alle aiuole del suo giardino, tra una cosa e l’altra il suo sguardo si posa spesso sulla sua stupenda Ford Gran Torino del 1972 parcheggiata nel garage di casa, una bellissima auto d’epoca che custodisce gelosamente, un caro ricordo della sua intera vita lavorativa trascorsa alla catena di montaggio della famosa fabbrica di automobili di Detroit. Lui stesso montò il volante a quella meravigliosa macchina che poi sarebbe diventata sua. Walt, gestisce a fatica la sua solitudine, ha da poco perso la moglie, non ha molti amici e i suoi due figli sono quasi degli estranei, due persone con le quali non è mai entrato in sintonia. Nel quartiere in cui vive tutto è cambiato, non c’è più rispetto per gli uomini e le cose, bande di teppisti di varie etnie dilagano, un mondo di violenza che il grande vecchio non accetta e che combatte come può… a “muso duro”. In questo scenario deleterio entra a far parte all’improvviso Thao (Bee Vang), un giovane asiatico vicino di casa di Walt che, dopo un primo disastroso approccio con il burbero reduce di guerra, porterà nuova linfa nella sua squallida vita. Infatti, Thao, si lascerà guidare dalla grande esperienza del vecchio Kowalski che apprezzerà la sua tenacia e la sua voglia di fare – a differenza di quelle anime perse dei suoi coetanei del quartiere – gli dedicherà molto tempo della sua giornata, insegnandogli molte cose, regalandogli qualche prezioso attrezzo preso dalla sua fornitissima officina e si batterà al suo fianco fino allo stremo delle forze, per dargli quel fondamentale esempio di coraggio per affrontare la vita nel rispetto della giustizia. «Gran Torino» è un film volutamente scarno e semplice nella sua struttura ma è severo e complesso nella sua tematica, la maturità di “Clint- Kowalski” ci invita a riflettere sulla società che cambia, che bisogna reagire con intelligenza a tutto questo, sull’integrazione dei popoli… sulla vita e sulla morte ci sono gli interrogativi di sempre, ma il senso di responsabilità e la saggezza dei vecchi non devono mai essere presi con superficialità dalle nuove generazioni. Il passaggio delle “consegne” tra il “vecchio” e il “nuovo” avverrà appunto con il grande regalo che Thao riceverà dall’irascibile Walt, che gli lascerà in eredità il suo importante insegnamento e la fiammante Ford Gran Torino. Un bel film per riflettere… cordialmente, ziogiafo
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