g77
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venerdì 20 marzo 2009
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film razzista? ma andate a letto prima la sera.
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FILM RAZZISTA? Ma aprite sta mente, è un film VERO, su quello che succede nella realtà, in alcuni luoghi il razzismo fa parte della vita di tutti i giorni, l'integrazione è un sogno e Clint Eastwood che non è un idiota ha voluto raccontare questa REALTA'.
Non è un film razzista è un meraviglioso spaccato di una società multiraziale reale e non sognatrice.
Poi i maliziosi e quelli che criticano tutto possono pensare al razzismo ma è solo la triste realtà.
un film MERAVIGLIOSO DA VEDERE
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olgadicom
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venerdì 20 marzo 2009
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un volto-maschera ineguagliabile
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GRAN TORINO di Clint Eastwood
con Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley
Il grande vecchio del cinema Usa colpisce ancora: se stesso con l’autoironia e la semplice saggezza che la vecchiaia dispensa come un dono e noi spettatori incarogniti dalla violenza di cui trasudano le nostre società. Come nel quotidiano, molti momenti di sorriso si mescolano al dramma e al patetico, per fortuna solo sfiorato, nelle ultime sequenze. Ma certo l’immagine che più rimane fotografata in memoria è quella di Kowalski-Eastwood, seduto come un cane ringhioso nella sua veranda con accanto il suo docile cane, al suo fianco molte lattine di birra già scolate e più in là “lei”, la protagonista simbolica del film, cioè una Ford Gran Torino del ’72, lucidatissima e quasi nuova.
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GRAN TORINO di Clint Eastwood
con Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley
Il grande vecchio del cinema Usa colpisce ancora: se stesso con l’autoironia e la semplice saggezza che la vecchiaia dispensa come un dono e noi spettatori incarogniti dalla violenza di cui trasudano le nostre società. Come nel quotidiano, molti momenti di sorriso si mescolano al dramma e al patetico, per fortuna solo sfiorato, nelle ultime sequenze. Ma certo l’immagine che più rimane fotografata in memoria è quella di Kowalski-Eastwood, seduto come un cane ringhioso nella sua veranda con accanto il suo docile cane, al suo fianco molte lattine di birra già scolate e più in là “lei”, la protagonista simbolica del film, cioè una Ford Gran Torino del ’72, lucidatissima e quasi nuova. Aggrappato a questa minuscola isola (casa e praticello dinanzi) il meccanico pensionato, ex-combattente in Corea, passa le sue giornate brontolando e a volte ringhiando a bassa voce contro tutto: chiesa, famiglia, immigrazione, giovani e anziani. Unico amico, si fa per dire, col quale scambia qualche battuta da macho solitario o alcune spiritosaggini rituali, il barbiere di quella periferia di Detroit dove abita (questa città, meglio di ogni altra, richiama alla mente la crisi odierna del colosso americano che si è scoperto piedi d’argilla, a cominciare dalla località una volta tempio dell’automobile). Niente piace al nostro delle cose e delle persone che lo circondano, per cui anche quando è fuori vive come barricato in casa detestando quei gialli che hanno riempito il quartiere ormai abbandonato dai bianchi; quella gente è diversa, quelle gang di giovinastri asiatici e latini che infestano la sua zona sono detestevoli quanto i suoi figli grassi e americani. Né si salvano i nipoti, che il vecchio vede come ipocriti e passivi consumisti, pronti a gioire della sua eredità. Non parliamo poi del giovane prete irlandese che lo perseguita con le sue visite per riportarlo a santa madre chiesa, da quando la moglie è morta. Quindi secondo le vecchie formule diremmo: ecco un reazionario, certo un repubblicano, certo razzista, al cento per cento egoista fino alla fine. E invece no, perché il film ci fa assistere alla crescita del giovane protagonista Tao (Bee Vang), che Walt prende sotto la sua protezione, ma anche a quella del vecchio, perchè la reciproca conoscenza li cambia entrambi, con buona pace di chi crede che per alcuni non c’è speranza di cambiamento. In quanto al linguaggio e all’interpretazione, due considerazioni. La sintassi del film è senz’altro classica. In quanto all’interpretazione di Clint, essa non c’è, perché ormai qualsiasi personaggio è lui stesso, è la sua faccia vecchia, scavata dalle rughe profonde, quasi di pietra.
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roby
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venerdì 20 marzo 2009
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un gran bel film
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In questo film c'è tutto.. comicità,drammaticità, storia, diffidenza, comprensione, amore, terrore.. un clint eastwood che più invecchia e più recita alla grande, attore, produttore e regista.. questo è il suo film, e lo ha produtto, girato ed interpretato meravigliosamente.. La storia l'hanno già raccontata e non mi dilungo inutilmente, dico solo che vale la pena andarlo a vedere!
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kwinkurg
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venerdì 20 marzo 2009
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bellissimo
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brian77
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giovedì 19 marzo 2009
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gran film
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Il film mi è piaciuto molto ed è senz'altro fra i quattro o cinque migliori della stagione (con The Hurt Locker e pochi altri), anche se non vale capolavori recenti di Eastwood come "Mystic River" o "Million Dollar Baby". E' un film "piccolo" e intenso su un personaggio pieno di pregiudizi perché quella è la sua cultura angusta, ma con una sua visione etica del mondo che a poco a poco lo porta a fare scelte decisive. Non sono invece d'accordo né con chi lo elogia in quanto antirazzista, né tanto meno con chi lo condanna in quanto razzista. Questo non è un film ideologico, è un film problematico su un personaggio, sul suo modo di riflettere sul mondo, sulla propria vita, sulla morte. Non dobbiamo leggere Eastwood in chiave ideologica, né in un senso né nell'altro.
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Il film mi è piaciuto molto ed è senz'altro fra i quattro o cinque migliori della stagione (con The Hurt Locker e pochi altri), anche se non vale capolavori recenti di Eastwood come "Mystic River" o "Million Dollar Baby". E' un film "piccolo" e intenso su un personaggio pieno di pregiudizi perché quella è la sua cultura angusta, ma con una sua visione etica del mondo che a poco a poco lo porta a fare scelte decisive. Non sono invece d'accordo né con chi lo elogia in quanto antirazzista, né tanto meno con chi lo condanna in quanto razzista. Questo non è un film ideologico, è un film problematico su un personaggio, sul suo modo di riflettere sul mondo, sulla propria vita, sulla morte. Non dobbiamo leggere Eastwood in chiave ideologica, né in un senso né nell'altro. E - come sempre - non sono d'accordo con chi dice di proiettarlo nelle scuole come pistolotto antirazziale: nelle scuole bisogna insegnare a guardare dentro ai film in quanto tali, e non ad usarli come arma di diffusione delle belle idee. Bisogna formare degli spettatori critici, capaci di leggere i film; non degli spettatori passivi, che si lascino influenzare dalle idee (per quanto buone) di un film. Va bene proiettarlo nelle scuole: ma per studiarlo come esempio di ottimo cinema, non per propagandare il rifiuto del razzismo. Se un ragazzo cresce abituandosi a valutare film, libri e idee, diventerà di conseguenza antirazzista. Se è contro il razzismo perché si lascia influenzare emotivamente da un film, cambierà presto idea davanti al prossimo film o libro o cattivo maestro...
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rapace
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giovedì 19 marzo 2009
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giudizi prevenuti e riduttivi
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Ragazzi, dai vostri commenti sembra che invece di Gran torino abbiate visto TeleLuce o un comizio di mussolini.. e dai.. Primo: il razzismo è visto sotto un'altra luce ed è chiara l'evoluzione antirazzista nel finale di walt.
Seconda cosa: ti avrei dato ragione sul giustizialismo se il finale fosse stato con lui che riesce ad ammazzarli tutti e ritorna a casa trionfante, come in un "suo" western. Ma non è così.
Terza cosa: la visione imperialistica te la sei sognata probabilmente. L'unica visione che vedo è la mancanza di valori, di rispetto nella famiglia americana, mentre i due ragazzi coreani rispettano walt. Quindi una critica all'occidente.
SMETTIAMOLA DI GIUDICARE REGISTI, ATTORI, PERSONE SOLO PERCHE' HANNO APPOGGIATO MCCAIN E NON OBAMA, TIZIO E NON CAIO.
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Ragazzi, dai vostri commenti sembra che invece di Gran torino abbiate visto TeleLuce o un comizio di mussolini.. e dai.. Primo: il razzismo è visto sotto un'altra luce ed è chiara l'evoluzione antirazzista nel finale di walt.
Seconda cosa: ti avrei dato ragione sul giustizialismo se il finale fosse stato con lui che riesce ad ammazzarli tutti e ritorna a casa trionfante, come in un "suo" western. Ma non è così.
Terza cosa: la visione imperialistica te la sei sognata probabilmente. L'unica visione che vedo è la mancanza di valori, di rispetto nella famiglia americana, mentre i due ragazzi coreani rispettano walt. Quindi una critica all'occidente.
SMETTIAMOLA DI GIUDICARE REGISTI, ATTORI, PERSONE SOLO PERCHE' HANNO APPOGGIATO MCCAIN E NON OBAMA, TIZIO E NON CAIO..
GIUDIZI PREVENUTI E DEL TUTTO FUORI LUOGO.. ma ognuno dice quel che vuole. il mio era un consiglio
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patrickbateman47
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giovedì 19 marzo 2009
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solo eastwood
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Poteva fare un così grande film secondo me uno dei pochissimi belli di questo misero anno,ormai è morto questo modo di fare cinema ora rimangono solo le immondizie commerciali cariche di effetti speciali e zero recitazione e trama come il recente Watchmen.
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andrea
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giovedì 19 marzo 2009
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la violenza non è mai la risposta
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Ogni volta che ho il piacere di vedere un film di Clint Eastwood mi convinco sempre di più che il 78enne californiano sia uno dei più grandi registi degli ultimi 20 anni. Clint non sbaglia un film,mai. Con semplicità ci regala una parabola sulla violenza e contro la violenza,che alla fine non è mai la soluzione migliore. Gran Torino è un film che andrebbe proiettato nelle scuole,per cercare di far capire alle nuove generazioni l'inutilità e la stupidità del bullismo,della violenza,dell'odio razziale. Clint emoziona e intenerisce,ci fai odiare la banda di teppisti cinesi a tal punto che tutti,credo,speravamo che il vecchio Eastwood si scatenasse in un finale alla Callaghan,e invece il messaggio che ci trasmette è che la violenza non è mai la risposta giusta,in nessun caso.
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Ogni volta che ho il piacere di vedere un film di Clint Eastwood mi convinco sempre di più che il 78enne californiano sia uno dei più grandi registi degli ultimi 20 anni. Clint non sbaglia un film,mai. Con semplicità ci regala una parabola sulla violenza e contro la violenza,che alla fine non è mai la soluzione migliore. Gran Torino è un film che andrebbe proiettato nelle scuole,per cercare di far capire alle nuove generazioni l'inutilità e la stupidità del bullismo,della violenza,dell'odio razziale. Clint emoziona e intenerisce,ci fai odiare la banda di teppisti cinesi a tal punto che tutti,credo,speravamo che il vecchio Eastwood si scatenasse in un finale alla Callaghan,e invece il messaggio che ci trasmette è che la violenza non è mai la risposta giusta,in nessun caso.Anche quando sembra l'unica soluzione possibile. Grande Clint
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serpico
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giovedì 19 marzo 2009
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clint garde
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BRAVISSIMO CLINT SPERO CHE NON SIA L'ULTIMO FILM,HA TANTO DA INSEGNARE
GRADE REGIA,FILM SUL RAZZISMO E LA SOLITUDINE.BELLO IL FINALE SENZA PAROLE...............................................
BELLO CONOSCERE ALTRE CULTURE
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