robdealb91
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sabato 14 marzo 2009
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ottimo...
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...come ogni film di Eastwood...indimenticabili, e anche comiche, le facce e le battute, anche quelle "scorrette"....commovente il finale....da vedere assolutamente....
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paapla
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sabato 14 marzo 2009
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non più sogno ma incubo.
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Ricordate Clint Eastwood nel film Million Dollar Baby nella parte dell’ateo impenitente, che al termine di ogni messa incontra il prete e lo provoca con i dubbi sulla Verginità di Maria e il mistero della Trinità? In quest’ultimo capolavoro Eastwood è dietro la grata di un confessionale e chiede perdono, per aver evaso il fisco per 600 dollari, aver baciato una donna quando era sposato, di non conoscere e di trascurare i figli. Per punizione recita dieci Ave Maria. Puoi sfuggire per anni al tuo peggior nemico ma non ai sensi di colta. La guerra combattuta in Corea ha lascito profonde cicatrici che affiorano e tormentano. Il film ha una sceneggiatura tipicamente teatrale, con dialoghi strabilianti e battute letali, un western metropolitano, una metafora sulla terza età, una meditazione sull’America d’oggi non più sogno ma incubo.
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Ricordate Clint Eastwood nel film Million Dollar Baby nella parte dell’ateo impenitente, che al termine di ogni messa incontra il prete e lo provoca con i dubbi sulla Verginità di Maria e il mistero della Trinità? In quest’ultimo capolavoro Eastwood è dietro la grata di un confessionale e chiede perdono, per aver evaso il fisco per 600 dollari, aver baciato una donna quando era sposato, di non conoscere e di trascurare i figli. Per punizione recita dieci Ave Maria. Puoi sfuggire per anni al tuo peggior nemico ma non ai sensi di colta. La guerra combattuta in Corea ha lascito profonde cicatrici che affiorano e tormentano. Il film ha una sceneggiatura tipicamente teatrale, con dialoghi strabilianti e battute letali, un western metropolitano, una metafora sulla terza età, una meditazione sull’America d’oggi non più sogno ma incubo. Un capolavoro targato Clint Eastwood.
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ste
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sabato 14 marzo 2009
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gran clint
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ottimo film, clint ha rispolverato il ghigno e la grinta del pistolero, indossando però i panni attuali dell'ultra settantenne, sempre in gran forma, comunque.
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superteo68
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sabato 14 marzo 2009
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la provincia americana
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grande...come sempre Clint!!!
vive e disegna la provincia americana in modo esemplare.....
vita quotidiana e forti contrasti razziali resi in modo credibile
anche se fortemente caratterizzati alla sua maniera
Clint sa' sempre quello che fa'!!!
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hal
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sabato 14 marzo 2009
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ottimo film
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L'ultimo grande "Leone" del cinema che fu sforna l'ennesima perla, fatta di cio' che un film sempre meno spesso ha, ovvero ottima sceneggiatura, recitazione, senso del racconto, emozione. Grazie Clint.
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jin
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sabato 14 marzo 2009
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filmone
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Uno dei pochi film in cui tutta la sala è rimasta inchiodata alla sedia fino all'ultimo titolo di coda. A watchmen c'è stato il fugone appena è comparso il primo nome.
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gian
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sabato 14 marzo 2009
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siamo dalle parti di una ciofeca!
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Che brutto film!Che brutto Clint! Non vale assolutamente la pena vederlo.
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mamo
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sabato 14 marzo 2009
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buono ma non troppo
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Una buona idea tradotta in una sceneggiatura banale e prevedibile e recitata maluccio. Pazienza per il vecchio Clint, che è sempre lo stesso (coi suoi pregi e i suoi difetti) ma i comprimari non mi sono sembrati all'altezza.
Da salvare: lo spaccato di America "lontana dai riflettori" e la colonna sonora.
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kobayashi
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sabato 14 marzo 2009
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la chiusa della filosofia eastwoodiana
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Tutti gli elementi del genere "americano". Cura maniacale dei dettagli, dai vestiti di Walt (clint) alle case, agli ambienti, alle sigarette senza filtro del reduce della Corea. Clint impersona Walt e, per l'ennesima volta, impersona se stesso: l'americano medio, amante della sua auto, della sua casa, del suo giardino, dei suoi ricordi tristi, di sua moglie, del suo fucile, della sua vita di lavoro. Del suo capanno degli attrezzi nel retro di casa e del suo barbecue. Clint è molto dimagrito, molto secco, molto sciancato, molto ciondolante, ma non perde gli occhietti appuntiti, che lo fanno tanto assomigliare a Gunny Highway di "Gunny". Non dimentica nulla Eastwood, nel panorama della passioni e dei luoghi comuni americani, ma li accarezza soltanto.
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Tutti gli elementi del genere "americano". Cura maniacale dei dettagli, dai vestiti di Walt (clint) alle case, agli ambienti, alle sigarette senza filtro del reduce della Corea. Clint impersona Walt e, per l'ennesima volta, impersona se stesso: l'americano medio, amante della sua auto, della sua casa, del suo giardino, dei suoi ricordi tristi, di sua moglie, del suo fucile, della sua vita di lavoro. Del suo capanno degli attrezzi nel retro di casa e del suo barbecue. Clint è molto dimagrito, molto secco, molto sciancato, molto ciondolante, ma non perde gli occhietti appuntiti, che lo fanno tanto assomigliare a Gunny Highway di "Gunny". Non dimentica nulla Eastwood, nel panorama della passioni e dei luoghi comuni americani, ma li accarezza soltanto. Il film si intitola Gran Torino, ma non parla dell'auto. No, l'auto è simbolo, se mai, della Ford, ditta per la quale, alla catena di montaggio, Walt Kowalski ha sputato il suo sangue americano dopo la Corea, guadagnandosi il pane ed accendendosi le sigarette con quello zippo marchiato dalla guerra. La Torino è marchio della vita dell'americano medio, maniaco manutentore dei propri oggetti, ma non dei propri affetti. Walt ha un pessimo rapporto con i figli, che faticano ad avere un dialogo con lui. Walt è un vecchietto, ma un duro, che si scopre a suo agio con la gente orientale che ha occupato il suo quartiere dopo che tutti gli americani se ne sono andati. Il film inizia con la morte della moglie di Walt ed è interamente dedicato alla ricostruzione certosina della personalità del duro dagli occhietti appuntiti che non ha paura ad estrarre la pistola per difendere dagli "sporchi negri" una giovane orientale. La Torino, in questo senso, è simbolo di integrità, di bravura della persona, di credenza nei valori veri dell'America, quei valori che Eastwood fa trionfare con Kowalski, vero portatore dell'American Dream, che in questo film fa la differenza nel decretare come cattivi i nuovi arrivati. L'integrità del vero americano favorisce l'integrazione razziale: il vero americano tira fuori il fucile sia contro i gialli che contro i neri, ha un senso di giustizia e di libertà che riesce a superare le differenze e gli odi razziali.
La Torino alla fine del film la guiderà un giovane orientale. Walt sacrificherà se stesso per gli altri e per il suo senso di giustizia, da vero eroe americano, con un tocco di ironia del regista nello smascherare la profondità dei malviventi che chidono l'ultima scena della pellicola.
Se se ne doveva andare, clint, come attore, ha scelto il modo migliore, glorificando se stesso ed il suo stile di vita. Quello di Callaghan, di Gunny, di Bronco Billy, di Pink Cadillac e di Assassinio sull'Eigher. Un personaggio dall'afflato immediato, di quelli cantanti da Springsteen e da Dylan. Capolavoro assoluto Gran Torino.
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[+] kobayashi 10 e lode!
(di ricky83)
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(di kobayashi)
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(di yris2002)
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(di tucobenedictomariaramires)
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bomber
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sabato 14 marzo 2009
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stavolta clint stecca
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dopo una serie di capolavori, il grandissimo clint ci regala un film terribile che riporta la mente ai tempi di "space cowboys".
un'ora e mezza di terrificanti gag sparate a raffica come nei film di adam sandler e il solito finalone eastwoodiano, che però niente può di fronte a 3/4 di film di una pochezza imbarazzante.
d'altronde dopo la serie di capolavori degli ultimi anni possiamo concedere a clint di aver sbagliato un film.
aspetteremo il prossimo con fiducia!
[+] i soliti perbenisti
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