max67
|
mercoledì 12 agosto 2009
|
lo sguardo di clint
|
|
|
|
Altro tassello doloroso ma splendido del vecchio Clint, qui nella sua ultima e definitiva (ma speriamo ci ripensi)prova di attore nonchè di regista.
Il suo sguardo e la sua scelta dei testi da adottare per il grande schermo denotano un rigore preciso.
Non esiste compiacimento neanche su questo "Gran Torino", l'America (ma non solo) è ricoperta di piaghe e nessuno ne riesce a star fuori o a non curarsene perchè spesso la piaga siamo noi stessi che vediamo senza guardare.....giudichiamo senza valutare.....condanniamo senza esitare.
In una sorta di parabola circolare Clint parte da un razzismo bieco fino a concludere in una forma di paternità ideale( quella reale vista la sua famiglia è stata un fallimento)e in un senso virile (ma non macho) dell'amicizia.
[+]
Altro tassello doloroso ma splendido del vecchio Clint, qui nella sua ultima e definitiva (ma speriamo ci ripensi)prova di attore nonchè di regista.
Il suo sguardo e la sua scelta dei testi da adottare per il grande schermo denotano un rigore preciso.
Non esiste compiacimento neanche su questo "Gran Torino", l'America (ma non solo) è ricoperta di piaghe e nessuno ne riesce a star fuori o a non curarsene perchè spesso la piaga siamo noi stessi che vediamo senza guardare.....giudichiamo senza valutare.....condanniamo senza esitare.
In una sorta di parabola circolare Clint parte da un razzismo bieco fino a concludere in una forma di paternità ideale( quella reale vista la sua famiglia è stata un fallimento)e in un senso virile (ma non macho) dell'amicizia.
Il suo cinema è scevro di tramonti e virtuosismi, colpisce come un bisturi dove vuol colpire (le coscienze)e ci trasmette un senso di giusta autocritica a noi che spesso non sappiamo più utilizzarla.
Forse come recitazione Clint non passerà alla storia (Sergio Leone diceva che: "Clint ha due espressioni, quella col cappello e quella senza)ma come regista è ormai uno dei pochi cineasti a conoscere davvero il cinema.
Lunga vita a questo 79enne californiano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a max67 »
[ - ] lascia un commento a max67 »
|
|
d'accordo? |
|
lucido71
|
mercoledì 12 agosto 2009
|
gran torino.. gran film da 3,5 stellettone
|
|
|
|
E' sempre lui, burbero e drastico, scontroso e violento, e dopo questo testamento con i pigmenti stell&strisce, ad Hollywood resta il vuoto... Gran bel film con Clint che calamita l'intera attenzione: con le sue impareggiabili battute; con quella faccia lì scolpita nel mito; con i suoi divini gesti... Inarrivabili. Il film potrebbe risultare esser non tanto veloce, ma le sue trovate verbali fanno sempre scompisciare dalle risate: entreranno nel mito, con i vari spezzoni su you tube, vedrete! Resta un po' d'amaretta nel finale, ma se analizziamo bene tutti i dettagli, anche lì si scopre la sua grandiosità ed il suo acume. Consiglio anche SFIDA SENZA REGOLE.
|
|
[+] lascia un commento a lucido71 »
[ - ] lascia un commento a lucido71 »
|
|
d'accordo? |
|
max67
|
mercoledì 12 agosto 2009
|
l'impronta di clint
|
|
|
|
Nella sua ultima prova (a suo dire da attore)il cineasta americano, ci regala una pellicola stupenda, un pugno allo stomaco (prima alla sua America) e poi a tutti noi che vediamo "l'altro" spesso senza guardarlo.
Può cambiare a 360 gradi la location ma il cinema di Clint è sempre pervaso di tematiche realistiche e/o pessimistiche.
Dal "Butch" di "Un Mondo perfetto", alla Hilary Swank di "Million Dollar Baby" passando per Sean Penn di "Mystic River" ed arrivando al ragazzo asiatico di "Gran Torino", ci si trova di fronte a personaggi che per un verso o per l'altro devono fare i conti con le piaghe americane(ma non solo).
Clint questo lo sa perfettamente ed il suo cinema, scevro di fronzoli, tramonti o virtuosismi fini a se stessi, lo iconizza alla perfezione.
[+]
Nella sua ultima prova (a suo dire da attore)il cineasta americano, ci regala una pellicola stupenda, un pugno allo stomaco (prima alla sua America) e poi a tutti noi che vediamo "l'altro" spesso senza guardarlo.
Può cambiare a 360 gradi la location ma il cinema di Clint è sempre pervaso di tematiche realistiche e/o pessimistiche.
Dal "Butch" di "Un Mondo perfetto", alla Hilary Swank di "Million Dollar Baby" passando per Sean Penn di "Mystic River" ed arrivando al ragazzo asiatico di "Gran Torino", ci si trova di fronte a personaggi che per un verso o per l'altro devono fare i conti con le piaghe americane(ma non solo).
Clint questo lo sa perfettamente ed il suo cinema, scevro di fronzoli, tramonti o virtuosismi fini a se stessi, lo iconizza alla perfezione.
Il suo pessimismo si sposa benissimo con il suo cinema dai tempi lunghi, dalla macchina da presa spesso fissa che deve solo raccontare poichè là fuori(strada o ring che sia)c'è già tutto.
Un film dal budget ridottissimo( per gli USA) che colpisce in pieno il bersaglio.
Nel suo percorso di scoperta e redenzione Eastwoood fa sfoggio delle sue smorfie e sguardi (che se non lo rendono un attore magnifico o di metodo) comunque ce lo lasciano impresso nelle nostre menti come una cometa che ci mostra come il cinema non debba essere di soli eroi vincenti(anzi) ma che la vittoria spesso è l'accettazione (nel suo caso del vicino asiatico)del prossimo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a max67 »
[ - ] lascia un commento a max67 »
|
|
d'accordo? |
|
-jude-
|
mercoledì 5 agosto 2009
|
gran torino
|
|
|
|
Un ex soldato sul viale del tramonto affronta, da vedovo, uno scontro culturale inevitabile. Abbiamo il protagonista, un repubblicano reduce della guerra in Corea convinto che il vicino asiatico rappresenti il male, e abbiamo le diverse facce dell'elemento straniero, oneste o meno, come onesta o meno resta l'umanità tutta. L'atteggiamento ostile del vecchio nei confronti dell'intruso può anch'esser compreso nei limiti della non-stupidità, così come gli fa successivamente onore la sua apertura verso lo stesso, fortemente sbarrata da un muro di ignoranza palesata nel confronto diretto; accettabile, se sorvoliamo su banalità a tratti ed insulti a sfondo razzista da darti la nausea. Va bene. Tutto ciò può essere sopportato fin tanto che lo si guardi dal giusto punto di vista, ma non più quando si viene catapultati nel Far West: troppo pistolero di ghiaccio, troppo giustiziere della notte(frasi ad effetto abusate, e pose da figo imbarazzanti), troppo dannatamente fuori luogo ed esagerato per essere tollerato fino alla fine.
[+]
Un ex soldato sul viale del tramonto affronta, da vedovo, uno scontro culturale inevitabile. Abbiamo il protagonista, un repubblicano reduce della guerra in Corea convinto che il vicino asiatico rappresenti il male, e abbiamo le diverse facce dell'elemento straniero, oneste o meno, come onesta o meno resta l'umanità tutta. L'atteggiamento ostile del vecchio nei confronti dell'intruso può anch'esser compreso nei limiti della non-stupidità, così come gli fa successivamente onore la sua apertura verso lo stesso, fortemente sbarrata da un muro di ignoranza palesata nel confronto diretto; accettabile, se sorvoliamo su banalità a tratti ed insulti a sfondo razzista da darti la nausea. Va bene. Tutto ciò può essere sopportato fin tanto che lo si guardi dal giusto punto di vista, ma non più quando si viene catapultati nel Far West: troppo pistolero di ghiaccio, troppo giustiziere della notte(frasi ad effetto abusate, e pose da figo imbarazzanti), troppo dannatamente fuori luogo ed esagerato per essere tollerato fino alla fine. Sembra di vedere la sua controparte western agitarsi anacronisticamente nelle membra di qualcun altro; e questo lo fa rotolare sul pianerottolo predisposto per soggetti mediocri. E' troppo facile andar in giro a farsi giustizia da solo, ed anche troppo facile sputare sulle forze dell'ordine quando non si invoca il loro aiuto; troppo comodo diventare martire per far giustizia, e allegerirsi la coscineza da un passato che non può essere cancellato. Il prevedibilissimo, e fastidioso, finale ci svela solo ciò che si sa fin dall'inizio, ma le buone intenzioni non salvano l'atteggiamento.
Se voleva raccontarci l'epopea conclusiva di un ottuso repubblicato senza un briciolo di senso critico, ce l'ha fatta. Ma doveva proprio, ed irrimediabilmente, avvolgerlo nel suo alone di fama e leggenda? Mah.
[-]
[+] repubblicano?
(di micetto)
[ - ] repubblicano?
|
|
[+] lascia un commento a -jude- »
[ - ] lascia un commento a -jude- »
|
|
d'accordo? |
|
atticus
|
lunedì 3 agosto 2009
|
il più bel film dell'anno
|
|
|
|
Gran Torino di Clint Eastwood è un film che ti rimane dentro a lungo. Impossibile non provare emozioni difronte a una storia simile. Intensità e spessore umano che superano ogni livello conosciuto, una tale profondità di tematiche da mozzare il fiato, un finale straziante, struggente e memorabile. Clint è l'unico protagonista al giorno d'oggi che riesce a non far assolutamente rimpiangere il grande cinema classico di un tempo. Merita di diritto un posto tra i più gloriosi tra i grandi miti della storia del cinema. Che Dio l'abbia in gloria!
|
|
[+] lascia un commento a atticus »
[ - ] lascia un commento a atticus »
|
|
d'accordo? |
|
teto vignola
|
domenica 26 luglio 2009
|
il testamento di eastwood
|
|
|
|
Una nuova conferma per Clint Eastwood, che per me resta la figura più autorevole e completa del cinema americano contemporaneo. Nella sua ultima comparizione come attore (straordinario), il personaggio che ha scelto si incarna tanto bene in Eastwood, che non riesco a non pensare che questo film sia un po' il suo testamento da un punto di vista di immagine. Una fotografia che ci vuole lasciare di lui. Lirico.
|
|
[+] lascia un commento a teto vignola »
[ - ] lascia un commento a teto vignola »
|
|
d'accordo? |
|
-jude-
|
giovedì 23 luglio 2009
|
gran torino
|
|
|
|
Un ex soldato sul viale del tramonto affronta, da vedovo, uno scontro culturale inevitabile. Abbiamo il protagonista, un repubblicano reduce della guerra in Corea convinto che il vicino asiatico rappresenti il male, e abbiamo le diverse facce dell'elemento straniero, oneste o meno, come onesta o meno resta l'umanità tutta. L'atteggiamento ostile del vecchio nei confronti dell'intruso può anch'esser compreso nei limiti della non-stupidità, così come gli fa successivamente onore la sua apertura verso lo stesso, fortemente sbarrata da un muro di ignoranza palesata nel confronto diretto; tutto accettabile, se sorvoliamo su banalità a tratti, troppe frasi ad effetto, pose da figo a rotta di collo, ed insulti a sfondo razzista da darti la nausea.
[+]
Un ex soldato sul viale del tramonto affronta, da vedovo, uno scontro culturale inevitabile. Abbiamo il protagonista, un repubblicano reduce della guerra in Corea convinto che il vicino asiatico rappresenti il male, e abbiamo le diverse facce dell'elemento straniero, oneste o meno, come onesta o meno resta l'umanità tutta. L'atteggiamento ostile del vecchio nei confronti dell'intruso può anch'esser compreso nei limiti della non-stupidità, così come gli fa successivamente onore la sua apertura verso lo stesso, fortemente sbarrata da un muro di ignoranza palesata nel confronto diretto; tutto accettabile, se sorvoliamo su banalità a tratti, troppe frasi ad effetto, pose da figo a rotta di collo, ed insulti a sfondo razzista da darti la nausea. Va bene; tutto ciò può essere sopportato, fin tanto che non si venga catapultati nel Far West: troppo pistolero di ghiaccio, troppo giustiziere della notte, troppo dannatamente fuori luogo ed esagerato per essere tollerato fino alla fine. Sembra di vedere la sua controparte western agitarsi anacronisticamente nelle membra di qualcun altro; e questo lo fa scalare dal gradino irritante a quello insopportabile. E' troppo facile andar in giro a farsi giustizia da solo, ed anche troppo facile sputare sulle forze dell'ordine quando non si invoca il loro aiuto; troppo presuntuoso ad insultare senza mostrare rispetto; troppo comodo diventare martire per far giustizia, e allegerirsi la coscineza da un passato che non può essere cancellato. Il prevedibilissimo, e fastidioso, finale ci svela solo ciò che si sa fin dall'inizio, ma le buone intenzioni non salvano il resto della sceneggiatura.
Se voleva raccontarci l'epopea conclusiva di un ottuso repubblicato senza un briciolo di senso critico, ce l'ha fatta. Se voleva ribadire che una parte d'america è ancora intollerante-perché-stupida/ignorante, ma, in fin dei conti, ha buon cuore e sa riconoscerlo, va bene. Ma, in tutta sincerità, non era il tipo di ritratto di cui avevamo bisogno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a -jude- »
[ - ] lascia un commento a -jude- »
|
|
d'accordo? |
|
paride86
|
lunedì 20 luglio 2009
|
buono ma niente di più
|
|
|
|
Un anziano reduce della guerra di Corea si trova ad affrontare i cambiamenti dell'America odierna e, soprattutto, l'"invasione" del suo quartiere da parte di immigrati di tutte le nazionalità.
L'intento di Eastwood è lodevole e la sua interpretazione piuttosto credibile; quello che non funziona, invece, sono la rapidità con cui avvengono i cambiamenti interiori del protagonista e la semplicità con cui il regista riduce ai minimi termini i problemi del meltin' pot.
Il film coinvolge e propone sicuramente molti spunti di riflessione, ma, soprattutto nel finale, è studiato per commuovere lo spettatore piuttosto che mandare un messaggio preciso sulle cose che racconta.
|
|
[+] lascia un commento a paride86 »
[ - ] lascia un commento a paride86 »
|
|
d'accordo? |
|
annalinagrasso
|
martedì 14 luglio 2009
|
dramma della vita e della morte.
|
|
|
|
Con Gran Torino Eastwood sembra aver realizzato,insieme a “Mystic River” e a “Million Dollar Baby”una trilogia di film sulla responsabilità dei padri verso i figli, sulla possibilità di trasmettere dei valori etici come moderatori dei comportamenti umani e sembra raggruppare i principale aspetti dei suoi precedenti personaggi:tutti uomini tormentati dal passato,Kowalski ha lo stesso sguardo dell’ispettore Callaghan e la fierezza del texano dagli occhi di ghiaccio,l’ironia di Frankie Dunn ,ma è più complesso,vive un dramma che va ben oltre i pregiudizi razziali,il suo essere un uomo americano tutto d’un pezzo, apparentemente senza sentimenti ed insensibile,conservatore integerrimo (di origine polacca) e cattolico,la sua predilezione per le macchine americane e il suo tenere sempre accanto a sé un fucile.
[+]
Con Gran Torino Eastwood sembra aver realizzato,insieme a “Mystic River” e a “Million Dollar Baby”una trilogia di film sulla responsabilità dei padri verso i figli, sulla possibilità di trasmettere dei valori etici come moderatori dei comportamenti umani e sembra raggruppare i principale aspetti dei suoi precedenti personaggi:tutti uomini tormentati dal passato,Kowalski ha lo stesso sguardo dell’ispettore Callaghan e la fierezza del texano dagli occhi di ghiaccio,l’ironia di Frankie Dunn ,ma è più complesso,vive un dramma che va ben oltre i pregiudizi razziali,il suo essere un uomo americano tutto d’un pezzo, apparentemente senza sentimenti ed insensibile,conservatore integerrimo (di origine polacca) e cattolico,la sua predilezione per le macchine americane e il suo tenere sempre accanto a sé un fucile. In Kowalski c’è un dolore
nascosto,inespresso ma che vive dai tempi della guerra in Corea:è un uomo che non vuole mostrare le proprie fragilità e paure, che cerca di dare un senso proprio verso la fine della sua vita,al suo non essere padre con i suoi figli e nonno con i suoi nipoti e a non parlare con nessuno delle sue ferite di guerra,in una società attuale come la nostra dove ci si confronta e soprattutto ci si scontra continuamente con il “diverso”,con “l’altro”.
Gran Torino è semplicemente un capolavoro, capace di fare emozionare, commuovere e allo stesso tempo riflettere lo spettatore senza facili sentimentalismi e dialoghi strappalacrime, in quanto assume come polo di riferimento l’essere umano,la sua vulnerabilità,la sua precarietà e la revocabilità,connesso alla sfera della responsabilità: l’uomo non è in nulla superiore agli altri esseri viventi e ai suoi simili,eccetto che per poter essere solo lui il responsabile per la salvaguardia del loro essere fini a sé stessi;l’archetipo di ogni responsabilità è quello dell’uomo per l’uomo intesa come un valore unilaterale (per citare la teoria sulla responsabilità del filosofo Jonas).E Kowalski si sacrifica per garantire la felicità a Thao e alla sua famiglia, ma la garanzia per il raggiungimento della felicità, richiede la presenza di un diritto in grado di tutelare la libertà dell’uomo che la garantisce. La massima libertà umana quindi deve essere fondata su leggi e valori morali in grado di tutelare questa stessa libertà che costituisce un limite alla libertà del singolo a favore degli altri. E nel caso di Kowalski la libertà è fondata in primis dal valore e dal senso di giustizia molto forte in lui, (ed ovviamente è in relazione al sincero affetto che nutre per Thao),dal quale restano fuori la legge e i precetti cristiani (rappresentati da Padre Janovich).
Il film infatti mostra l’impotenza del messaggio religioso che non può trovare accoglimento nella rabbia, nella frustrazione e nell’intransigenza di Kowalski e della legge che dovrebbe provvedere a garantire il rispetto delle proprie regole in una Detroit che potrebbe essere qualsiasi città multirazziale del mondo, i cui quartieri periferici sono territori di conquista da parte dei più forti.
Il tutto raccontato in maniera immediata, senza retorica, violenza gratuita e con coerenza stilistica che rispecchia perfettamente la
coerenza morale del protagonista; quello stile ormai inconfondibile,lo stile eastwoodiano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a annalinagrasso »
[ - ] lascia un commento a annalinagrasso »
|
|
d'accordo? |
|
dario
|
martedì 14 luglio 2009
|
semplicistico
|
|
|
|
Solita grande regia di Eastwood, rude ed essenziale, un suo marchio di fabbrica. Ma il grande Clint si tova a malpartito con le storie che richiedono sfumature, approfondimenti. Così il risultato lascia l'amaro in bocca, pieno com'è di luoghi comuni, di deja vu. Lo scrupt, poi, è molto povero, la narrazione è altalenante, le icongruenze più di una, la morale ridotta all'osso e alquanto discutibile.
Nulla da dire sulla recitazione e sul taglio cinematografico. Una mezza delusione, però.
[+] splendido...
(di fabiogiordano)
[ - ] splendido...
[+] ancora a sparare cavolate
(di ruggi96)
[ - ] ancora a sparare cavolate
|
|
[+] lascia un commento a dario »
[ - ] lascia un commento a dario »
|
|
d'accordo? |
|
|