ziogiafo
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sabato 11 aprile 2009
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un bel film per riflettere…
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ziogiafo – Gran Torino, USA 2008 - Con questo film Clint Eastwood torna a dirigere se stesso, a quattro anni da “Million Dollar Baby” ci propone una storia che a prima vista può apparire lineare e prevedibile, nulla di più, ma non è così. Il film racconta la tormentata esistenza dell’anziano ma arzillo Walt Kowalski (Clint Eastwood ), veterano della guerra di Corea alle prese con le sue profonde riflessioni, con il repentino cambiamento della società e con il difficile compito di arginare quell’esplosione di rabbia che ogni giorno gli scoppia dentro. Il vecchio Walt ormai in pensione trascorre le sue giornate tra una birra e una sistemata alle aiuole del suo giardino, tra una cosa e l’altra il suo sguardo si posa spesso sulla sua stupenda Ford Gran Torino del 1972 parcheggiata nel garage di casa, una bellissima auto d’epoca che custodisce gelosamente, un caro ricordo della sua intera vita lavorativa trascorsa alla catena di montaggio della famosa fabbrica di automobili di Detroit.
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ziogiafo – Gran Torino, USA 2008 - Con questo film Clint Eastwood torna a dirigere se stesso, a quattro anni da “Million Dollar Baby” ci propone una storia che a prima vista può apparire lineare e prevedibile, nulla di più, ma non è così. Il film racconta la tormentata esistenza dell’anziano ma arzillo Walt Kowalski (Clint Eastwood ), veterano della guerra di Corea alle prese con le sue profonde riflessioni, con il repentino cambiamento della società e con il difficile compito di arginare quell’esplosione di rabbia che ogni giorno gli scoppia dentro. Il vecchio Walt ormai in pensione trascorre le sue giornate tra una birra e una sistemata alle aiuole del suo giardino, tra una cosa e l’altra il suo sguardo si posa spesso sulla sua stupenda Ford Gran Torino del 1972 parcheggiata nel garage di casa, una bellissima auto d’epoca che custodisce gelosamente, un caro ricordo della sua intera vita lavorativa trascorsa alla catena di montaggio della famosa fabbrica di automobili di Detroit. Lui stesso montò il volante a quella meravigliosa macchina che poi sarebbe diventata sua. Walt, gestisce a fatica la sua solitudine, ha da poco perso la moglie, non ha molti amici e i suoi due figli sono quasi degli estranei, due persone con le quali non è mai entrato in sintonia. Nel quartiere in cui vive tutto è cambiato, non c’è più rispetto per gli uomini e le cose, bande di teppisti di varie etnie dilagano, un mondo di violenza che il grande vecchio non accetta e che combatte come può… a “muso duro”. In questo scenario deleterio entra a far parte all’improvviso Thao (Bee Vang), un giovane asiatico vicino di casa di Walt che, dopo un primo disastroso approccio con il burbero reduce di guerra, porterà nuova linfa nella sua squallida vita. Infatti, Thao, si lascerà guidare dalla grande esperienza del vecchio Kowalski che apprezzerà la sua tenacia e la sua voglia di fare – a differenza di quelle anime perse dei suoi coetanei del quartiere – gli dedicherà molto tempo della sua giornata, insegnandogli molte cose, regalandogli qualche prezioso attrezzo preso dalla sua fornitissima officina e si batterà al suo fianco fino allo stremo delle forze, per dargli quel fondamentale esempio di coraggio per affrontare la vita nel rispetto della giustizia. «Gran Torino» è un film volutamente scarno e semplice nella sua struttura ma è severo e complesso nella sua tematica, la maturità di “Clint- Kowalski” ci invita a riflettere sulla società che cambia, che bisogna reagire con intelligenza a tutto questo, sull’integrazione dei popoli… sulla vita e sulla morte ci sono gli interrogativi di sempre, ma il senso di responsabilità e la saggezza dei vecchi non devono mai essere presi con superficialità dalle nuove generazioni. Il passaggio delle “consegne” tra il “vecchio” e il “nuovo” avverrà appunto con il grande regalo che Thao riceverà dall’irascibile Walt, che gli lascerà in eredità il suo importante insegnamento e la fiammante Ford Gran Torino. Un bel film per riflettere… cordialmente, ziogiafo
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andrea bongiovanni
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giovedì 9 aprile 2009
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la fine del far west
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Una cosa in particolare mi è piaciuta di quest’ultima opera - canto del cigno? - del vecchio Clint: il rifiuto, finalmente, del mito americano dell’individuo che si fa giustizia da sé, del giustiziere solitario, mito forte e radicato nella cultura statunitense, legato strettamente alla legittimità dell’uso - e abuso - privato delle armi.
Un mito che affonda nella storia dei pionieri, del far west, di uno Stato giovane che cresce e si espande, e conquista, e stermina, più per iniziativa privata, della “società civile”, che per pianificazione pubblica, fin dai padri pellegrini del Mayflower.
Un mito che Eastwood ha sempre sposato, che io ricordi, anche nel recente e pur bellissimo “Mystic river”, dove il ristabilimento dell’ordine, anche se in modo tragicamente sbagliato, è affidato alla vendetta personale.
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Una cosa in particolare mi è piaciuta di quest’ultima opera - canto del cigno? - del vecchio Clint: il rifiuto, finalmente, del mito americano dell’individuo che si fa giustizia da sé, del giustiziere solitario, mito forte e radicato nella cultura statunitense, legato strettamente alla legittimità dell’uso - e abuso - privato delle armi.
Un mito che affonda nella storia dei pionieri, del far west, di uno Stato giovane che cresce e si espande, e conquista, e stermina, più per iniziativa privata, della “società civile”, che per pianificazione pubblica, fin dai padri pellegrini del Mayflower.
Un mito che Eastwood ha sempre sposato, che io ricordi, anche nel recente e pur bellissimo “Mystic river”, dove il ristabilimento dell’ordine, anche se in modo tragicamente sbagliato, è affidato alla vendetta personale.
Non in Gran Torino.
Clint depone le armi, il far west è finito anche per lui.
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roland
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mercoledì 8 aprile 2009
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strepitoso
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ancora una volta Eastwood fa centro con una storia della vita. Film che merita di essere visto e rivisto. é un film sul riscatto di un uomo che ha come unica colpa l' aver vissuto una guerra ormai lontana e che gli ha lasciato adosso un peso del quale è impossibile liberarsene. il film ti prende fin dai primi minuti grazie alla straordinaria prova recitativa di Clint che cattura l'attenzione dello spettatore semplicemente con le sue espressioni che animano un volto solcato da segni e rughe millenarie che basterebbero da soli a tracciare il profilo del personaggio. film eccelso
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danielab.
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lunedì 6 aprile 2009
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miglior film drammatico dell'anno
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Film toccante che sfiora tanti temi lasciandone assaporare la dolcezza e al tempo stesso l'amarezza: una paternità fallita viene riscattata dall'incontro con un giovane "muso giallo" che il protagonista (uno struggente Clint Eastwood) prende sotto la sua ala protettrice; la guerra e le ferite morali che lascia; il rimorso per aver ammazzato delle persone che si riscatta attraverso il sacrificio finale. Scene memorabili quelle dell'iniziazione del ragazzo che deve imparare a "parlare come un uomo" e poi finale da brivido. Non sono daccordo con chi definisce il finale troppo melodrammatico, anzi io l'ho trovato sconvolgente, certo insperato ma l'unico finale possibile per il protagonista che, attraverso la sua morte, dona il perdono alla sua anima e una nuova vita a quelle persone che ha imparato ad amare.
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Film toccante che sfiora tanti temi lasciandone assaporare la dolcezza e al tempo stesso l'amarezza: una paternità fallita viene riscattata dall'incontro con un giovane "muso giallo" che il protagonista (uno struggente Clint Eastwood) prende sotto la sua ala protettrice; la guerra e le ferite morali che lascia; il rimorso per aver ammazzato delle persone che si riscatta attraverso il sacrificio finale. Scene memorabili quelle dell'iniziazione del ragazzo che deve imparare a "parlare come un uomo" e poi finale da brivido. Non sono daccordo con chi definisce il finale troppo melodrammatico, anzi io l'ho trovato sconvolgente, certo insperato ma l'unico finale possibile per il protagonista che, attraverso la sua morte, dona il perdono alla sua anima e una nuova vita a quelle persone che ha imparato ad amare.
Sicuramente il miglior film drammatico dell'anno, inspiegabilmente trascurato agli Oscar.
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chr73
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domenica 5 aprile 2009
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bellissimo con un maestoso clint !!
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Nn so se è un capolavoro ma di certo merita più del 3,8 che ha attualmente.
Assolutamente da vedere al cinema.
Era da molto che guardando un film nn provavo la sensazione di sperare che nn finisse
mai da tanto che era il gusto....
Ciaoo
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ciun24
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domenica 5 aprile 2009
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molto bello! :)
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Sensaltro film interessante.Recitato quasi divinamente storia appassionante ma non dispersiva..da non perdere.
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battibaleno
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sabato 4 aprile 2009
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gran torino? gran bel film
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Uno squarcio sulla way of life americana per chi ha bisogno ancora di essere svegliato dall'america dream. Raccontato da uno dei migliori registi contemporanei - il Clint regista oggi forse supera il Clint attore, in certi momenti del film forse troppo ghigneggiante,- il film ha una storia semplice, messa in scena però con grande maestria ed efficacia.
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laurentius87
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venerdì 3 aprile 2009
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gran torino, gran film
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Ottimo film, senz'altro tra i più interessanti dell'anno. La storia, cupa ma non disperante, si sposa con una buona recitazione.
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domenico argondizzo
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venerdì 3 aprile 2009
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gran torino
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Spesso le schematizzazioni che devono farsi nelle espressioni artistiche, per il fatto di dover rappresentare ed esprimere fenomeni e sentimenti non contenibili in stretti limiti di spazio e tempo, ma che occupano la realtà di intere vite, risultano troppo artificiose.
Non è questo il caso dell’opera di Clint Eastwood, in cui è tutto distillato alla perfezione. L’attenzione si concentra sui buoni, senza santificarli, ma mostrandone tutta la umana verità. Nuovi e sinceri legami familiari si sovrappongono ai vecchi; corrosi dal tempo. Nuove culture vengono ri-conosciute più familiari della propria, ove mai ancora esistesse.
Si può cogliere, volendo, anche una emulazione del martirio cristiano.
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Spesso le schematizzazioni che devono farsi nelle espressioni artistiche, per il fatto di dover rappresentare ed esprimere fenomeni e sentimenti non contenibili in stretti limiti di spazio e tempo, ma che occupano la realtà di intere vite, risultano troppo artificiose.
Non è questo il caso dell’opera di Clint Eastwood, in cui è tutto distillato alla perfezione. L’attenzione si concentra sui buoni, senza santificarli, ma mostrandone tutta la umana verità. Nuovi e sinceri legami familiari si sovrappongono ai vecchi; corrosi dal tempo. Nuove culture vengono ri-conosciute più familiari della propria, ove mai ancora esistesse.
Si può cogliere, volendo, anche una emulazione del martirio cristiano. Si può, ancora, affermare che la propria famiglia, come la propria identità culturale, è soprattutto un atto di volontà, scelta consapevole, da rinnovare e costruire ogni giorno, nutrendosi delle interrelazioni con l’Altro da sé, che fanno evolvere il proprio io.
Una amara verità: quel finale pieno di speranza nella giustizia degli uomini, non sarebbe verosimile se ambientato in buona parte del territorio italiano.
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carmine antonello
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venerdì 3 aprile 2009
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eastwood tra pregiudizi e sensi di colpa
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Non sbaglia un colpo questo regista quasi ottantenne che migliora negli anni come il buon vino. “Gran Torino” è l’ultimo film di Clint Eastwood, un titolo preso a prestito dalla mitica Ford del ’72 custodita nel garage del burbero protagonista. Vedovo e con un profondo rancore verso i “musi gialli” che gli ricordano la Guerra di Corea, ultraconservatore con il fucile sempre imbracciato, padre scostante e mai gentile con una famiglia che sembra nemmeno appartenergli: Walt Kowalsky è un duro che nasconde un senso di colpa da cui non riesce a liberarsi, un uomo in cerca di redenzione ma incapace di perdonare se stesso per le atrocità commesse al fronte. Almeno fino a quando non incontra alcuni vicini chiassosi e con qualche problema da risolvere: scatta improvviso l’istinto paterno, il ragazzino sensibile pestato da una gang potrebbe essere quel figlio che si è sempre voluto.
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Non sbaglia un colpo questo regista quasi ottantenne che migliora negli anni come il buon vino. “Gran Torino” è l’ultimo film di Clint Eastwood, un titolo preso a prestito dalla mitica Ford del ’72 custodita nel garage del burbero protagonista. Vedovo e con un profondo rancore verso i “musi gialli” che gli ricordano la Guerra di Corea, ultraconservatore con il fucile sempre imbracciato, padre scostante e mai gentile con una famiglia che sembra nemmeno appartenergli: Walt Kowalsky è un duro che nasconde un senso di colpa da cui non riesce a liberarsi, un uomo in cerca di redenzione ma incapace di perdonare se stesso per le atrocità commesse al fronte. Almeno fino a quando non incontra alcuni vicini chiassosi e con qualche problema da risolvere: scatta improvviso l’istinto paterno, il ragazzino sensibile pestato da una gang potrebbe essere quel figlio che si è sempre voluto. Stupendamente interpretato da un Eastwood dalla faccia granitica, chiuso in se stesso e vittima dell’odio verso una comunità di cinesi che a malapena capisce; eppure i pregiudizi sono destinati a cadere se il colore della pelle è molto più simile di quanto si possa immaginare. Dramma a metà strada tra “Million Dollar Baby” e “Gli Spietati”, la storia che inizia con un funerale e si conclude con un altro funerale. Virile ma commuovente nell’estremo sacrificio del malato terminale perchè quando dietro la macchina da presa c’è l’ex pistolero di Leone i miracoli accadono anche al cinema.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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