quake86.
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giovedì 24 marzo 2011
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che dire..
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L'ho visto stasera in tv x la prima volta, non avevo mai sentito la sua trama prima di oggi, e devo dire che non mi ha deluso in nessuna sua parte. Grandissimo film, Merita 5 stelle e oltre.. Questo è cinema. Un regista come Eastwood merita di vivere in eterno x poter produrre più capolavori possibili come ha fatto sin qui..
Immenso. Nient'altro da aggiungere.
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time_traveler
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domenica 13 marzo 2011
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gran...diosamente meraviglioso
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Gran Torino.E' l'eccezione che conferma la regola del "non giudicare un libro dalla copertina". Già, perchè se dietro a questo film c'è uno del calibro di Clint Eastwood allora il risultato non può deludere le attese: dal protagonista ai dettagli, tuttto inconfondibilmente perfetto. Eastwood riesce ancora una volta a soprenderci, e Gran Torino è uno di quei film che ti porti nella mente per anni, uno di quelli a cui subito pensi quando qualcuno ti chiede un film bello che hai visto di recente. Clint Eastwood è Walt Kowalski, un anziano All American in perfetto stile Zio Sam dal carattere burbero e schivo e con forti risentimenti verso gli stranieri, soprattutto se asiatici.
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Gran Torino.E' l'eccezione che conferma la regola del "non giudicare un libro dalla copertina". Già, perchè se dietro a questo film c'è uno del calibro di Clint Eastwood allora il risultato non può deludere le attese: dal protagonista ai dettagli, tuttto inconfondibilmente perfetto. Eastwood riesce ancora una volta a soprenderci, e Gran Torino è uno di quei film che ti porti nella mente per anni, uno di quelli a cui subito pensi quando qualcuno ti chiede un film bello che hai visto di recente. Clint Eastwood è Walt Kowalski, un anziano All American in perfetto stile Zio Sam dal carattere burbero e schivo e con forti risentimenti verso gli stranieri, soprattutto se asiatici. Walt, alla morte della moglie, suo unico vero bastone della vecchiaia, suo malgrado avrà una serie di incontri-scontri con il suo vicino di casa Tao e la sua famiglia, di origini asiatiche. Ben presto però il suo iniziale atteggiamento di odio e disprezzo, si trasformerà in amicizia verso quello stesso ragazzo che aveva provato a rubargli la tanto amata Ford Gran Torino, che custodisce gelosamente, e verso la sua famiglia: si renderà conto della genuinità di queste persone, e tutti i suoi pregiudizi svaniranno a mano a mano che si legherà a Tao e i suoi cari. Ancora una volta a colpire sono i dettagli. Tutti: dagli abiti alle inquadrature.Tutto maniacalmente perfetto. Tutto studiato per dare l'impressione di star raccontando qualcosa di autobiografico. Clint Eastwood è poi, impossibile ometterlo, un attore come pochi: i personaggi di cui racconta storie e che porta in scena sono sempre realistici, sempre incredibilmente vicini alla dimensione umana.Mai nulla è lasciato al caso, e in Gran Torino spesso ci si dimentica di star a guardare un film e pare impossibile non legarsi emotivamente al personaggio di Walt Kowalski. Quando un film drammatico riesce a far brillare gli occhi vuol dire che è un capolavoro. Quando ti dimentichi che Kowalski è un personaggio inventato vuol dire che tutto è perfetto. Quando lasci la sala e porti nella mente ancora le scene e le battute del film vuol dire che ha colpito nella coscienza dello spettatore. Gran Torino è tutto questo. Un film come pochi. Capolavoro assoluto.
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hollyver07
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martedì 8 marzo 2011
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il coraggio di cambiare se stessi...?!
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Ciao. Questo è un film che ho visto varie volte ma sul quale non ho mai avuto l'occasione di scrivere un commento. Ovviamente, non mi soffermo a descriverne la trama perchè sarebbe stupido, ancorchè inutile. La trama del film è concentrata su Walt Kowalski, un uomo vecchio, sul viso è incisa una espressione perennemente arcigna, di carattere ruvido, introverso e sarcastico, ben poco incline ad abbandonare le sue ferree convizioni ed i suoi pesanti pregiudizi. Sulle spalle il pesante bagaglio di una vita uguale a tante e diversa da tutte, ulteriormente appesantita e segnata dall'esperienza di una guerra, combattuta in prima persona.
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Ciao. Questo è un film che ho visto varie volte ma sul quale non ho mai avuto l'occasione di scrivere un commento. Ovviamente, non mi soffermo a descriverne la trama perchè sarebbe stupido, ancorchè inutile. La trama del film è concentrata su Walt Kowalski, un uomo vecchio, sul viso è incisa una espressione perennemente arcigna, di carattere ruvido, introverso e sarcastico, ben poco incline ad abbandonare le sue ferree convizioni ed i suoi pesanti pregiudizi. Sulle spalle il pesante bagaglio di una vita uguale a tante e diversa da tutte, ulteriormente appesantita e segnata dall'esperienza di una guerra, combattuta in prima persona. Può... una simile persona cambiare...? Può davvero cambiare rotta e riaprire il proprio "percorso formativo" dando un significato completamente diverso alla propria esistenza, fino a quel momento ossidata come un vecchio relitto? Forse esagero ma voglio ipotizzare che Clint Eastwood abbia pensato... si, è possibile.. si può cambiare! Anche se sei sempre stata una persona "di parte" che però possieda una propria dignità morale, per quanto sopita ed oscurata dalle proprie esperienze di vita. In sostanza, penso che il messaggio insito nel film sia il cambiamento (in questo caso readicale). Se si vuole, lo si può anche definire come il lento (ma mai tardivo) compimento del percorso formativo di un essere umano. Questo è il messaggio che ho "letto" nel film e non si tratta della ormai tipica e consolidata forzatura buonistica della cinematografia USA. Davvero un ottimo film. Saluti a tutti
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alexlaby
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domenica 6 marzo 2011
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l'ho visto oggi
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Clint Eastwood invecchia e si mette in gioco come protagonista invece di nascondere le sue rughe e i suoi acciacchi dietro la macchina da presa. Nel farlo, credo sia all'avanguardia.
Gran Torino è un film particolare e il finale è stato ideato per essere ricordato.
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tiamaster
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giovedì 24 febbraio 2011
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potente
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questo film è un thriller\drammatico molto potente..in certi punti angosciante e con molta suspance,i personaggi e i dialoghi sono belllissimi il finale stupendo,e i vari sviluppi ti tengono incollato al film fino al ultimo secondo!!!
complimenti clint!!!
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alex_23
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domenica 20 febbraio 2011
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ottima pellicola
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Mi sono avvicinato troppo tardi a Clint Eastwood. Beh, non è mai troppo tardi, i film rimangono ai posteri fortunatamente!
Gran bel film, molto reale e commovente soprattutto verso la fine. Mai banale. Il titolo distoglie un po' quello che è in realtà il tema affrontato nel film, ma poco importa. Da vedere!
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peppe97
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domenica 6 febbraio 2011
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una pellicola "arrogante e non razzista"
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Film inimitabile per Eastwood,forse anche un pò non valutato,che vede di far scontrare due caratteristiche che tra loro combaciano perfettamente:la prima è l'arroganza del protagonista che,in realtà,serve a nascondere il carattere più altruista di quest'ultimo;la seconda è il razzismo esercitato in un primo momento dal protagonista che poi però si trasforma in una vera e propria solidarietà nei confronti della razza opposta(in questo caso,quella Vietnamita).Sinceramente,sono indeciso se considerare il suddetto film una pellicola d'azione anche se mi viene da indicarla come un dramma ben appropriato.
Un film molto significativo"che grava chi non lo vede!"
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la minore
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martedì 1 febbraio 2011
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divenire america
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Walt Kowalski è un meccanico della Ford in pensione, reduce della guerra in Corea. Vecchio scontroso e tormentato, Kowalski ha piantato una bandiera americana davanti a casa, a difesa di un territorio che è stato recentemente popolato da una nuova generazione di immigrati e che egli avverte ormai come irrimediabilmente ostile e straniero.
Questo è il quadro, decisamente asfittico, che si delinea nelle prime scene. Tuttavia l’attenzione di Clint Eastwood, insieme regista e attore-protagonista, si sofferma presto sui segnali di un possibile cambiamento. Una dopo l’altra, attraverso uno stile estremamente accurato ma sobrio e asciutto, ci vengono presentate tutte le crepe e le incrinature che si aprono nel modo di vivere e pensare del signor Kowalski, spingendolo a varcare gli steccati dietro cui si è trincerato e a cercare un rapporto con i nuovi vicini di casa.
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Walt Kowalski è un meccanico della Ford in pensione, reduce della guerra in Corea. Vecchio scontroso e tormentato, Kowalski ha piantato una bandiera americana davanti a casa, a difesa di un territorio che è stato recentemente popolato da una nuova generazione di immigrati e che egli avverte ormai come irrimediabilmente ostile e straniero.
Questo è il quadro, decisamente asfittico, che si delinea nelle prime scene. Tuttavia l’attenzione di Clint Eastwood, insieme regista e attore-protagonista, si sofferma presto sui segnali di un possibile cambiamento. Una dopo l’altra, attraverso uno stile estremamente accurato ma sobrio e asciutto, ci vengono presentate tutte le crepe e le incrinature che si aprono nel modo di vivere e pensare del signor Kowalski, spingendolo a varcare gli steccati dietro cui si è trincerato e a cercare un rapporto con i nuovi vicini di casa.
In questo senso Gran Torino è un film sul divenire, inteso come processo insieme di relazione e cambiamento. Tecnicamente il filosofo Gilles Deleuze descrive il divenire come uno “scambio di particelle”, sottolineando come ogni trasformazione significativa avvenga all’interno di un rapporto, attraverso la condivisione di esperienze e affetti tra partner. Kowalski realizza così il proprio divenire in accordo con due giovani di etnia Hmong, Sue e Thao. Prima timidamente, poi in modo trascinante e inarrestabile, fino a scardinare completamente le reciproche posizioni a livello sociale.
Il divenire del signor Kowalski è un fatto tutt’altro che privato. Esso disegna una nuova geografia, un territorio da esplorare e fondare prima ancora che difendere. È questa una dimensione intimamente politica, che fa di Gran Torino un film sull’America. Attraverso l’epopea del protagonista, Clint Eastwood opera una rilettura a livello simbolico del sogno americano. Per Kowalski-Eastwood esso non si sovrappone più alla rivendicazione aggressiva della propria identità, ma piuttosto all’archetipo dell’uomo sradicato e libero, aperto al cambiamento e alle sorprese che riservano gli incontri. Forse è proprio questa la più grande sfida culturale e politica che pone l’ultimo Eastwood: uscire dall’America attraverso l’America, spingendo la frontiera ancora più in là, fuori di sé.
È una strana vecchiaia quella di Clint Eastwood, una vecchiaia radicale che conduce dritto alla radice dei problemi. La stessa radicalità etica che porta il signor Kowalski ad affidare la sua Ford Gran Torino al giovane Thao, piuttosto che ai figli.
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luca scialò
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lunedì 10 gennaio 2011
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superare le diffidenze
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Walt Kowalski è un ex operaio della Ford in pensione, che ha anche combattuto la guerra di Corea. Una guerra che lo ha segnato a vita, rendendolo burbero verso gli altri, anche con i figli. La morte della moglie lo ha lasciato solo in casa con il suo cane, mentre questi ultimi si degnano di qualche visita ogni tanto solo per propri interessi. Con i nipoti va ancora peggio. Nella casa vicina vengono ad abitare dei coreani e Walt li guarda quasi con sdegno e li tratta con indifferenza. Finchè salva da dei bulli il loro figlio, Tao, e da allora lentamente fa amicizia con lui e con tutti gli altri. Gli trova anche un lavoro, ma i bulli non accettano la sua emancipazione e non lo lasciano in pace.
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Walt Kowalski è un ex operaio della Ford in pensione, che ha anche combattuto la guerra di Corea. Una guerra che lo ha segnato a vita, rendendolo burbero verso gli altri, anche con i figli. La morte della moglie lo ha lasciato solo in casa con il suo cane, mentre questi ultimi si degnano di qualche visita ogni tanto solo per propri interessi. Con i nipoti va ancora peggio. Nella casa vicina vengono ad abitare dei coreani e Walt li guarda quasi con sdegno e li tratta con indifferenza. Finchè salva da dei bulli il loro figlio, Tao, e da allora lentamente fa amicizia con lui e con tutti gli altri. Gli trova anche un lavoro, ma i bulli non accettano la sua emancipazione e non lo lasciano in pace. Di qui la storia si complica.
Clint Eastwood ci racconta una storia sulle diversità razziali e le stupide barriere che poniamo contro chi vediamo come "diverso". Solo perchè ha altre usanze e il colore della pelle diverso. Ma come ogni suo film, il regista cerca sempre di mantenere una finestra aperta ai suoi protagonisti, dandogli la possibilità di potercela fare. In alcuni film non ci fa capire se essi ce l'hanno fatta, ma in questo ci concede questo "lusso". Una storia che lascia un bel messaggio, sebbene forse sia raccontata con troppi stereotipi, qualche passaggio scontato e qualche dialogo banale di troppo. Ma il messaggio finale è forte, emozionante, scuotente, e dunque il film riesce comunque a lasciare il segno.
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massimiliano curzi
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giovedì 2 dicembre 2010
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il senso del sacrificio come patto tra generazioni
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Eccellente apologo di Eastwood sul significato del sacrificio da parte delle generazioni più vecchie a favore di quelle più giovani. Cambiano gli sceneggiatori, ma da Un mondo perfetto a Gran Torino, passando attraverso Mystic River e Million Dollar Baby, la concezione di Eastwood sviluppa diversamente un unico tema di fondo, cioè quello relativo alla necessità di un patto tra generazioni capace di superare incomunicabilità e pregiudizi. Significativo che i film migliori di Eastwood regista siano venuti alla soglia dei settant'anni o, come in questo caso, addirittura dopo. Se, come affermava il reduce di Flags for our fathers, è l'amicizia e non certo un retorico amor di patria a far sopravvivere l'uomo all'orrore della guerra, i rapporti intergenerazionali diventano la base per la sopravvivenza del mondo attuale e futuro.
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Eccellente apologo di Eastwood sul significato del sacrificio da parte delle generazioni più vecchie a favore di quelle più giovani. Cambiano gli sceneggiatori, ma da Un mondo perfetto a Gran Torino, passando attraverso Mystic River e Million Dollar Baby, la concezione di Eastwood sviluppa diversamente un unico tema di fondo, cioè quello relativo alla necessità di un patto tra generazioni capace di superare incomunicabilità e pregiudizi. Significativo che i film migliori di Eastwood regista siano venuti alla soglia dei settant'anni o, come in questo caso, addirittura dopo. Se, come affermava il reduce di Flags for our fathers, è l'amicizia e non certo un retorico amor di patria a far sopravvivere l'uomo all'orrore della guerra, i rapporti intergenerazionali diventano la base per la sopravvivenza del mondo attuale e futuro. A costo di imporre il sacrificio dell'adulto per proteggere le generazioni future.
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