jetset
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sabato 28 gennaio 2012
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il film perfetto!!!
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Il film perfetto. La pellicola parte con gli uomini primitivi che, poco più che scimmie, trovano improvvisamente un nero e strano monolite davanti alle loro grotte. Poco a poco si avvicinano ed intimoriti lo toccano: da quel momento il monolite infonde loro l'intelligenza. Ma questa intelligenza porta l'uomo alle prime guerre a colpi di ossa di animali. Passano millenni, l'uomo sembra ormai padrone del cosmo, i viaggi interplanetari sono all'ordine del giorno. Sulla Luna, però, viene ritrovato un monolite simile a quello preistorico. L'uomo, nonostante la sua emancipazione, si precipita lì e reagisce esattamente con il timore e la paura ancestrali degli uomini primitivi.
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Il film perfetto. La pellicola parte con gli uomini primitivi che, poco più che scimmie, trovano improvvisamente un nero e strano monolite davanti alle loro grotte. Poco a poco si avvicinano ed intimoriti lo toccano: da quel momento il monolite infonde loro l'intelligenza. Ma questa intelligenza porta l'uomo alle prime guerre a colpi di ossa di animali. Passano millenni, l'uomo sembra ormai padrone del cosmo, i viaggi interplanetari sono all'ordine del giorno. Sulla Luna, però, viene ritrovato un monolite simile a quello preistorico. L'uomo, nonostante la sua emancipazione, si precipita lì e reagisce esattamente con il timore e la paura ancestrali degli uomini primitivi. Tocca il monolite con lo stesso timore e con la stessa curiosità. Sono passati millenni ma l'uomo è sempre lo stesso. Dal monolite parte un segnale diretto su Giove. Inutile dire che l'uomo anche in questo caso trova il modo di autodistruggersi, stavolta a causa di un computer da egli stesso costruito. Ma l'uomo arriva in un qualche modo nell'orbita di Giove e ritrova lo stesso monolite. Morale: il monolite rappresenta la curiosità umana. Non c'é luogo e non c'é tempo nel quale l'uomo non cerchi di capire, di comprendere, di osservare. Ma il suo più meraviglioso dono, l'intelligenza, viene sempre messo al servizio di qualcosa di sbagliato, una guerra, una tecnologia ad egli ostile. Alla fine l'uomo si perde nello spazio e si ritrova in un mondo irreale in cui vede se stesso invecchiare repentinamente e poi morire. Ma anche alla fine della sua vita, anche prima dell'ultimo respiro, l'uomo trova motivazioni per cercare una risposta al monolite che in punto di morte gli si para davanti al letto, torreggiante. Ed infatti un attimo prima di morire egli si protende curioso verso questo suo bisogno di sapere. Il ciclo si ripeterà da un embrione che ricomincerà a vivere ed implicitamente a cercare risposte. Il film ci insegna che la curiosità umana non si rivolge solo all'esterno, nell'infinitamente grande ma anche nella normale vita di tutti noi. E noi tutti moriremo con le stesse domande insolute nonostante tutti i nostri sforzi per capire. Questo signori, non è un film. E' altissima filosofia. Fatelo vedere ai vostri figli, grandi e piccini, perché lo terranno per sempre nel bagaglio della loro vita. Un 10 solo perché non gli si può dare 1000. Anzi, 2001!
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ingmar89
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venerdì 20 gennaio 2012
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il massimo
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semplicemente inarrivabile. Una vetta della settima arte. voto 10
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afiportoercole.com
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martedì 17 gennaio 2012
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leonardo,darwin e kubrick
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Questo Capolavoro di filosofia poteva (per me) anche finire sulla sequeza dell'osso che volteggia finendo qualche migliaio di anni avanti .
Perché? Perché l'ipotesi espressa potrebbe bastarti per una riflessione lunga tutta una vita.
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valterino
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sabato 17 dicembre 2011
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grande
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cecax94
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domenica 11 dicembre 2011
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un capolavoro sul tempo e sul progresso
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Pellicola monumentale, in cui il vero protagonista non è nè un attore, nè un' attrice, ma è l' intera umanità che segue il suo percorso evolutivo avvicinandosi pian piano al super uomo, teorizzato da Nietzsche. Le musica unite alla scenografia sono sublimi.
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paolo 67
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mercoledì 7 dicembre 2011
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i limiti del sapere intellettuale
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Uno dei rari film insieme superproduzione e film sperimentale (come erano i primi film della storia del cinema). Nel primo capitolo si mostra il progresso legato alla soddifazione degli istinti. La civiltà tecnologica (pur della quale il film -ogni capitolo fa anche da film a se stesso- ci offre una celebrazione euforica con la dolcezza cullante delle note del valzer di Strauss, una nostalgia nella quale si evince il rapporto di Kubrick colla cultura austro-tedesca) è il risultato di un'antica guerra uccisoria: Kubrick espone la tragica contraddizione che costituisce il tema di fondo della sua opera. Dalla violenza, biologicamente e metafisicamente giustificata o necessaria, l'uomo si affranca solo nel finale, oltre il tempo e ogni limite dell'umano (l'ultimo conflitto di Bowman, uomo astratto -di lui non conosciamo nè gusti nè storia-, è con se stesso, dopo aver superato quello con la macchina).
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Uno dei rari film insieme superproduzione e film sperimentale (come erano i primi film della storia del cinema). Nel primo capitolo si mostra il progresso legato alla soddifazione degli istinti. La civiltà tecnologica (pur della quale il film -ogni capitolo fa anche da film a se stesso- ci offre una celebrazione euforica con la dolcezza cullante delle note del valzer di Strauss, una nostalgia nella quale si evince il rapporto di Kubrick colla cultura austro-tedesca) è il risultato di un'antica guerra uccisoria: Kubrick espone la tragica contraddizione che costituisce il tema di fondo della sua opera. Dalla violenza, biologicamente e metafisicamente giustificata o necessaria, l'uomo si affranca solo nel finale, oltre il tempo e ogni limite dell'umano (l'ultimo conflitto di Bowman, uomo astratto -di lui non conosciamo nè gusti nè storia-, è con se stesso, dopo aver superato quello con la macchina). Sul significato filosofico del film, ognuno ha tratto (come sempre, e non solo per un film) quello che la sua formazione ha permesso e i suoi gusti hanno guidato (chi ha parlato di extraterrestri, chi di teologia laico-materialistica, chi di superomismo nietzschiano, chi vi ha scorto un disegno dell'universo in forma satanica -con tanto di messa nera sulla Luna-). Per la moglie di Kubrick il film è "un inchino ad ogni fede religiosa": il regista lo ha definito "il film di un ignorante su ciò che ignora". Il suo fascino deriva proprio dal mantenere il mistero: un'esperienza visiva, come catapultati in una dimensione di cui si ha una ripercussione a livello emotivo e sensoriale, ma oltre la comprensione della ragione.
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cosimuzzo
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mercoledì 23 novembre 2011
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quello che mi ha sorpreso,
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Quello che mi ha veramente sorpreso di Kubrick, è che sia sempre andato controcorrente. Laddove i personaggi di una storia venivano considerati importanti per immedesimare lo spettatore e per sentirlo parte delle due ore di spettacolo, in kubrick perdevano i loro veri ruoli chiave. La storia, portatrice di una morale, era la più importante, perciò i personaggi diventavano freddi e distaccati. Kubrick per me è il regista più antiamericano, non per le sue idee politiche, ma per il suo modo di concepire lo spettacolo cinematografico. Mi spiego meglio. E' connaturato nella cultura americana pensare che un libro, un film, un'opera d'arte sia da ritenersi valida qualora acquisti grande consenso nel più vasto pubblico possibile.
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Quello che mi ha veramente sorpreso di Kubrick, è che sia sempre andato controcorrente. Laddove i personaggi di una storia venivano considerati importanti per immedesimare lo spettatore e per sentirlo parte delle due ore di spettacolo, in kubrick perdevano i loro veri ruoli chiave. La storia, portatrice di una morale, era la più importante, perciò i personaggi diventavano freddi e distaccati. Kubrick per me è il regista più antiamericano, non per le sue idee politiche, ma per il suo modo di concepire lo spettacolo cinematografico. Mi spiego meglio. E' connaturato nella cultura americana pensare che un libro, un film, un'opera d'arte sia da ritenersi valida qualora acquisti grande consenso nel più vasto pubblico possibile. Commercializzare un libro o un film affinchè venda più copie possibile, è sempre il fine ultimo di un modo di esprimere l'arte al solo fine di dare spettacolo e di essere compresa dalla maggioranza del pubblico possibile. Kubrick al contrario, concepiva lo spettacolo per essere compreso da pubblico elitario, che avesse acquisito un osservazione critica del mondo che lo circonda attraverso la conoscenza di una cultura generale più o meno scolastica. Diventa chiaro che per comprendere 2001 nel pieno dei suoi significati bisogna conoscere un minimo di filosofia, e riuscire a far un minimo di ragionamento su ciò che il regista ha voluto significare. Questo avvicina Kubrick più ad un regista europeo come Pasolini e Visconti, che non ha un regista americano come John Ford . Kubrick è un vero rivoluzionario del linguaggio narrativo proprio come lo era Kurosawa, perchè ha introdotto nuovi modi esprimersi nella narrativa del cinema, soprattutto in questo caso nella fantascenza, che è sempre stato in passato un genere veicolo di temi banali, considerato di serie B. Ad ogni modo voler dare una definizione di genere a questo film è molto pretenzioso se non si conosce il significato innovativo che porta con sé.
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katamovies
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venerdì 4 novembre 2011
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magnifico e magnificente
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Questo film l'ho visto in piena notte, stanca e come spettatrice coatta: dovevo vedere i film d Kubrick per un esame di cinema.
Beh mi ci sono ritrovata immersa dentro, e ho capito cos'era il cinema.
La consapevolezza di quanto è fatto bene il film viene dopo, prima c'è la fascinazione totale.
Magnifico, completo su tutti i piani: l'idea, la scrittura, la visione, il sottotesto. Kubrick è stato un genio e lo capisce ancora meglio rivedendo questi suoi film vecchi di quarant'anni e restarne ancora rapiti. Sinceramente non mi sembra ce ne sia ancora per nessuno. geni così nascono ogni secolo.
LUi è stato il genio del cinema del XX° secolo.
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Questo film l'ho visto in piena notte, stanca e come spettatrice coatta: dovevo vedere i film d Kubrick per un esame di cinema.
Beh mi ci sono ritrovata immersa dentro, e ho capito cos'era il cinema.
La consapevolezza di quanto è fatto bene il film viene dopo, prima c'è la fascinazione totale.
Magnifico, completo su tutti i piani: l'idea, la scrittura, la visione, il sottotesto. Kubrick è stato un genio e lo capisce ancora meglio rivedendo questi suoi film vecchi di quarant'anni e restarne ancora rapiti. Sinceramente non mi sembra ce ne sia ancora per nessuno. geni così nascono ogni secolo.
LUi è stato il genio del cinema del XX° secolo.
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paolo 67
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giovedì 3 novembre 2011
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l'alba dell'uomo
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Parlare di "2001" è come parlare della storia del cinema. Le esaurisce tutte, dal film per la televisione allo sperimentalismo underground, nella anche spettacolarmente genialissima intuizione del monolito come spazio nero in cui tutto si genera e lavagna su cui tutto si scrive. Come ha fatto rilevare Enrico Ghezzi, questo celebrato capolavoro, talmente geniale che visto oggi sembra un -altro genere- documentario, è soprattutto un film di interni, il cui misterioso rapporto col fuori dell'Universo è suggellato nel finale del film. Che sia, come si è detto, una illustrazione dei concetti del filosofo Nietzsche o di una teologia laico-materialistica non è più importante del suo raffigurare nel meraviglioso ciò che la ragione non può comprendere e la parola non può dire.
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Parlare di "2001" è come parlare della storia del cinema. Le esaurisce tutte, dal film per la televisione allo sperimentalismo underground, nella anche spettacolarmente genialissima intuizione del monolito come spazio nero in cui tutto si genera e lavagna su cui tutto si scrive. Come ha fatto rilevare Enrico Ghezzi, questo celebrato capolavoro, talmente geniale che visto oggi sembra un -altro genere- documentario, è soprattutto un film di interni, il cui misterioso rapporto col fuori dell'Universo è suggellato nel finale del film. Che sia, come si è detto, una illustrazione dei concetti del filosofo Nietzsche o di una teologia laico-materialistica non è più importante del suo raffigurare nel meraviglioso ciò che la ragione non può comprendere e la parola non può dire. Dopo le iniziali stroncature, la critica si allineò al successo decretato dal pubblico, le cui avanguardie furono i giovani che videro nel film l'equivalente di un viaggio psichedelico. Con questo film la fantascienza -se di fantascienza si può parlare-, da genere infantile quando non stupido (in certi casi erotico) quale era considerato diventa adulta, anzi scavalca l'esperienza adulta della ragione umana giunta a un momento di crisi di cui il film è anche drammatica testimonianza. La psicoanalisi, una delle chiavi interpretative di Kubrick, torna nel rapporto edipico del computer col suo creatore (tema che verrà ripreso persino in "Star Trek"), un dramma in chiave cosmica paradigmatico di un futuro possibile, ma il destino dell'umanità è visto in chiave apocalittica, coll'uomo tecnologico anello mancante tra l'animale e un uomo-altro (bambino), per sempre affrancato dalla violenza e dalle profonde e perpetue contraddizioni che tutta l'opera di Kubrick esplora. Affiora nel secondo episodio, che si distingue per la sua euforia contrapposta, tranne il finale, brusco come altri di Kubrick, all'allucinata angoscia del resto dell'opera (pensiamo all'immensa malinconia delle sequenze del "Discovery"), una nota nostalgica, esplicita nel valzer viennese, che rivela le origini mitteleuropee dell'autore, senza che egli manchi di andare a bersaglio con la consueta ironia soprattutto nella prima parte, dove un umorismo sardonico è presente nel sottolineare le tappe dell'evoluzione dell'umanità (e ritorna nelle scene sulla Luna, dove una ridicola foto-ricordo è interrotta dal misterioso e lancinante sibilo del monolito). Il fascino del film sta nel mistero che conserva mostrando l'uomo al confronto con un'altra civiltà, che potrebbe essere benissimo una coscienza immortale che faccia parte dell'intero Universo. Qualcuno, facendo riferimenti collo sviluppo successivo del cinema di Kubrick, ha ipotizzato un disegno del cosmo in forma satanica, ma il film si rivela rispettoso verso qualsiasi concezione religiosa (tanto è vero che è nella lista dei film più importanti filosoficamente della storia del cinema elaborata dalla Chiesa cattolica). Quanto al monolito, che monopolizza gli interrogativi sul simbolismo del film, bisogna rendere omaggio al suo vero ideatore come simbolo metafisico: lo scrittore Arthur Clarke, autore dei tre libri (La sentinella, Incontro al crepuscolo e L'angelo custode) da cui Kubrick trasse ispirazione e cosceneggiatore del film. Nella sua ambizione (in questo senso forse il film che osa più della storia del cinema) "2001" rappresenta anche l'Universo come mente (é in effetti la raffigurazione di una misura mentale umana) di cui le armonie del compositore ungherese Ligeti rendono l'astrattezza ma anche una inquietante sensazione insieme di sgomentevole lontananza e strana familiarità. L'esperienza ineffabile metafisica, il sentimento di tutto (quello che avrebbe voluto raggiungere Fellini col "Viaggio di G. Mastorna" ma che gli è riuscito qua e là in più di un altro film). Nel suo continuo farsi forma di spettacolo, in una circolarità da nastro di Moebius in cui tutto è, è stato e sarà, il film è anche un personalissimo modo di rinnovare la parentela stretta tra la fiaba e il racconto dell'orrore (come farà in "Shining"), dimostrando l'importanza del Mito nella Storia. Nell'Universo come lo conosciamo, il principio della vita è la morte, e la riduzione simbolica del monolito è il mistero che non si chiarisce (la stessa intelligenza umana, la nascita della tecnologia è legata a un gesto omicida). Quello che è stato chiamato il pessimismo di Kubrick si converte soltanto nel passaggio all'Utopia: oltre i limiti umani, comprese le necessità fisiologiche, oltre il tempo (come già avviene nella stanza del Settecento), comunque concetto razionale (l'astronauta ha accesso alla quarta dimensione dopo aver disattivato la memoria terminale di Hal, in una sequenza chiaramente allegorica), in uno stato fetale (viene in mente l'assioma secondo il quale non è l'uovo l'espediente della natura perchè esista la gallina, ma la gallina l'espediente della natura per portare da un uovo a un altro uovo). Ma è il film a esaurire ogni possibile spiegazione, lo fa letteralmente. Domina il genio di Kubrick, luminoso, algido (e plumbeo), a portare al limite delle zone oscure dove può farci da guida solo la nostra immaginazione. Quando si fa così si va sempre avanti, e non solo nella storia del cinema.
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nicola grimolizzi
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sabato 15 ottobre 2011
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il pù grande film della storia
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2001 Odissea nello spazio è,per il mio modesto parere,il più grande film della storia.Un opera filosofica insuperabile e indescrivibile.Mi scuso,quindi,se provo,molto umilmente,di parlare di questa opera d'arte.Il film di Kubrick è un viaggio allucinatorio,un'esperienza filosofica,mistica,direi quasi"religiosa".La trama non è semplice a descrivere:si parla dell'uomo,dai suoi albori sino ad un immaginario superamento delle barriere spazio-temporali.Ecco,non riesco a descriverlo.Le prime sequenze del film,dove delle scimmie preistoriche entrano in contatto con l'enigmatico monolito,sono misteriose ed oscure.La celebre danza delle astronavi sulle note del Danubio blu è di una bellezza visiva e sonora da rimanere a bocca aperta,la discesa degli astronauti nel cratere dov'è situato il monolito è,anch'essa,molto oscura.
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2001 Odissea nello spazio è,per il mio modesto parere,il più grande film della storia.Un opera filosofica insuperabile e indescrivibile.Mi scuso,quindi,se provo,molto umilmente,di parlare di questa opera d'arte.Il film di Kubrick è un viaggio allucinatorio,un'esperienza filosofica,mistica,direi quasi"religiosa".La trama non è semplice a descrivere:si parla dell'uomo,dai suoi albori sino ad un immaginario superamento delle barriere spazio-temporali.Ecco,non riesco a descriverlo.Le prime sequenze del film,dove delle scimmie preistoriche entrano in contatto con l'enigmatico monolito,sono misteriose ed oscure.La celebre danza delle astronavi sulle note del Danubio blu è di una bellezza visiva e sonora da rimanere a bocca aperta,la discesa degli astronauti nel cratere dov'è situato il monolito è,anch'essa,molto oscura.La seconda parte del film parla del viaggio dell'astronave discovery verso Saturno dall quale proviene il raggio che ha"accesso",metaforicamente,il monolito.La lotta tra bowman e il celeberrimo elaboratore Hal 9000 è da sempre considerata come l'archetipo cinematografico più importante della lotta fra l'uomo e la macchina.Infine,le sconvolgenti scene finali,il "trip"di Bowman nel vortice spazio-tempo e le immense e filosofiche scene conclusive di bowman nella stanza "al di la del tempo"con la nascita del feto astrale sono da ko(in positivo)per qualsiasi cervello umano.quest'opera è immensa,completa in se stessa,totalmente realizzata.la sua visione è una goduria,direi quasi sessuale,quasi mistica.Alla vine del film sembra che ci si è drogati,sembra di essere stati realmente dentro un buco nero.Inutile voler spiegare i significati del film,troppo alti sono i temi e bisogna analizzarlo moltissime volte,proprio come si fa,ad esempio,per un testo filosofico.Io direi che,più che cercare di capire,bisogna sentire le vibrazioni,i brividi lungo la schiena,le emozioni fortissime che promanano da ogni secondo.Bisogna godere di questo film,ammirare la sua perfezione.Mai più il cinema è arrivato a tanto e credo che,anche in futuro nessuno riuscrà ad arrivare a tanta perfezione
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[+] ok condivido
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