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David BowieThe Thin White Duke.... and the Spiders from MarsNome: David Robert Hayward-JonesData nascita: 8 Gennaio 1947 (Capricorno), Londra (Gran Bretagna) Data morte: 10 Gennaio 2016 (69 anni), Londra (Gran Bretagna) |
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![]() La scienza non funziona mai come ci si aspetta: è questo il suo lato più affascinante....
dal film The Prestige (2006)
David Bowie Nikola Tesla
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Lui, alieno incantatore piombato da una stella per narcotizzarci con il suo sguardo imperfetto e, così, insanamente conturbante.
Lui, poeta ambiguo venuto da un altro pianeta che, per cinque decadi, ha sedotto le platee con una galassia di suoni, capaci di trasportarci nella dimensione cosmica di quella voce graffiante dal sofisticato fascino. Ladies and gentleman, l'uomo che ha precorso il Glam Rock, avvolto dal luccicante mantello di "Ziggy Stardust"; l'esile "Duca Bianco" noto al mondo come David Bowie.
L'uomo che cadde sulla Terra
David Bowie, pseudonimo di David Robert Jones, viene alla luce l'8 gennaio del 1947, nel quartiere londinese di Brixton, da Haywood Stenton Jones, ufficiale da poco tornato dal fronte, e da sua moglie Margaret Mary "Peggy" Burns (di origini Irish), impiegata presso la biglietteria di un cinema. All'età di sei anni, il piccolo David si trasferisce dalla casa natale di Stansfield Road ad una nuova abitazione nel verde sobborgo di Plaistow Grove a Bromley, nel Kent.
Rock 'n' Roll Suicide
Un ruolo determinante nella vita dell'artista lo gioca il fratellastro Terry, frutto della precedente relazione della madre, il quale gli trasmette tutta la sua passione per il jazz e per la Beat generation.
Giovane schivo ed indomito, Terry è affetto da schizofrenia: verrà confinato nel reparto psichiatrico del Cane Hill Hospital di Londra dagli Anni Settanta al 1985, anno in cui morirà suicida gettandosi sulle rotaie di un treno.
L'esistenza del fratellastro e la sua tragica fine segneranno profondamente la star, influenzandone anche il percorso musicale. A lui è dedicato LP "The Man Who Sold the World" e pezzi come "The Bewlay Brothers" del 1971 e "Jump They Say" del 1993.
Absolute Beginner
David frequenta la Bromley Technical High School (oggi Ravenswood School), dove coltiva un crescente interesse per il rhythm and blues, lo skiffle e il rock 'n' roll. Fa girare sul piatto i vinili di Presley, Fats Domino e Little Richard, sognando di diventare "l'Elvis britannico".
In quel periodo, questo ragazzino prodigio diviene l'orgoglioso proprietario di un sassofono di plastica bianca, comincia a strimpellare l'ukulele e si fabbrica - con un manico di scopa e una cassetta da tè di compensato - un basso rudimentale.
Nel 1958, canta come corista nella chiesa di St. Mary a Bromley, insieme a George Underwood e Geoffrey MacCormack che rimarranno suoi amici, diventando suoi collaboratori.
Per il suo tredicesimo compleanno, l'adolescente riceve in regalo da mamma il primo vero sax e, poco dopo, comincia a prendere lezioni dal jazzista Ronnie Ross.
Racimola qualche sterlina, catalogando dischi nel negozio di Vic Furlong a Bromley, dove resta folgorato dalle note di James Brown, Ray Charles e Jackie Wilson.
Ch-ch-ch-ch-Changes
Nel 1962, si unisce a George Underwood, e ad un altro compagno, per formare un trio chiamato "The Kon-rads". Un giorno, durante un litigio a causa di una ragazza, Underwood colpisce David con un pugno all'occhio sinistro causandogli una dilatazione permanente della pupilla (che determinerà in molti l'errata convinzione che Bowie abbia gli occhi di due colori diversi). Conseguito il diploma, nel 1963 viene assunto come grafico presso la Design Group Limited, ma vi resterà per soli sei mesi.
Il quel periodo, fonda la band dei "Hooker Brothers", a cui succederà i "King Bees" (con i quali registra l'invenduto 45 giri "Liza Jane/Louie Louie Go Home") e i "Manish Boys". Con quest'ultimo gruppo, il musicista in erba parla ai microfoni dell'emittente televisiva BBC. All'inizio del 1965, i "Manish Boys" incidono il 45 giri "I Pity The Fool/Take My Tip", rivelatosi però un flop. Tuttavia, per assicurarsi l'ingaggio alla BBC, per una serie di performances allo Star Club di Amburgo, il cantante ha dovuto mentire sulle sue preferenze sessuali, ammettendo di essere gay quando, in realtà, frequenta una sua ammiratrice: la quattordicenne Dana Gillespie. Nello stesso anno, è alla guida dei "Lower Third" con i quali entra in sala d'incisione per il terzo 45giri, "You've Got A Habit Of Leaving/Baby Loves That Way": ancora un'altro insuccesso.
Pochi giorni prima del suo diciannovesimo compleanno, David Robert Jones diventa David Bowie per distinguersi dall'allora più conosciuto Davy Jones dei Monkees.
Dopo aver mollato la band "The Buzz", con i quali pubblica "Do Anything You Say e I Dig Everything", viene ingaggiato dal manager Kenneth Pitt che gli garantisce un contratto con la Deram Records. Dopodiché, incide "Little Toy Soldier" con la formazione dei "Riot Squad". Smembrato anche l'ennesimo gruppo, David Bowie esordisce da solista con l'album omonimo: è il primo giugno 1967. Nei tre mesi successivi , debutta su celluloide nel cortometraggio di Michael Armstrong, The Image. Poco dopo, stringe un sodalizio con il mentore Lindsay Kemp, mimo britannico che gli svela i segreti del mestiere al Dance Centre di Floral Street.
A dicembre, prende parte - in qualità di mimo e autore delle musiche - allo spettacolo della Kemp Company, 'Pierrot in Turquoise', rappresentato all'Oxford New Theatre. Professando la fede buddista, Bowie trascorre alcune settimane d'isolamento monastico con quattro Lama tibetani in Scozia, insieme alla compagna Hermione Farthingale.
Moonage Daydream
Il 2 giugno 1969, il cantautore in ascesa incide LP "Space Oddity", titolo anche del medesimo singolo ispirato al capolavoro di Stanley Kubrick, 2001 Odissea Nello Spazio. Quell'estate, fonda il "Beckenham Arts Lab", una comunità per giovani artisti underground. Il 2 luglio, l'emisfero intero segue col fiato sospeso lo sbarco di Neil Armstrong sulla Luna, proiettato nell'orbita da quell'epica "Ground Control to Major Tom..." .
Il 20 marzo 1970, David convola a nozze con Angela Barnett. Celebre la sua affermazione: "Ho conosciuto Angie perché stavamo con lo stesso ragazzo" (nrd. il discografico Calvin Mark Lee). Il matrimonio finirà un decennio dopo.
Queen Bitch
Nel 1971, esce il nuovo vinile, "The Man Who Sold The World", la cui copertina lo ritrae in abiti femminili, languidamente sdraiato su un divano e con i lunghi capelli biondi che gli cadono sulle spalle. Negli USA la copertina dell'album viene censurata e sostituita. L'effetto è quello desiderato: la stampa parla di Bowie. "L'uomo che vendette il Mondo" è anche una splendida ballata intrisa di malinconia. Il 28 maggio 1971, nasce il primogenito Duncan Zowie Jones.
Nei sette mesi che seguono, questo genio psichedelico partorisce l'acclamato "Hunky Dory", trascinato dalle straordinarie hit "Changes" e "Life On Mars?", pietre miliari nella storia del rock. Andy Warhol riceve in dono una frizzante ballad, Lou Reed una vistosa "Queen Bitch" e Bob Dylan una "Song For ". "Kooks", invece, è un benvenuto al figlio Zowie.
David promuove il disco con roboanti e provocatorie affermazioni riguardo alla sua ormai ostentata bisessualità.
L'Uomo delle Stelle
Il 1972 lo vede mutarsi in un alieno androgino profeta del rock, conosciuto come lo Ziggy Stardust di cui l'album "The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars" narra le gesta.
La critica grida al capolavoro, conferendogli il titolo di "Re del Glam Rock". La strategia della provocazione continua: in bilico tra erotismo e futuribile, l'oltraggioso marziano Ziggy infiamma il palco del Royal Festival Hall di Londra con gioielli scintillanti quali "Starman", "Lady Stardust", "Moonage Daydream", la dylaneggiante "Rock 'N' Roll Suicide", nonché la sensuale title-track. Si dice che "Lady Stardust" sia un'autentica dichiarazione a Marc Bolan, nonostante ci siano alcuni chiari riferimenti a Lou Reed.
Idolatrata come una divinità nel Regno Unito, dove i suoi concerti registrano il sold out, la stella nel '73 parte in tournée alla conquista della puritana America. Poi il Giappone e l'Europa. È il trionfo. Bowie, "la leggenda", cura ora la realizzazione di "Transformer" di Lou Reed e "Raw Power" di Iggy Pop. Nel frattempo, produce "Aladdin Sane" (da leggere 'A Lad Insane', 'un ragazzo pazzo'). Questo LP segna il nuovo ma ingestibile successo dell'istrionico artista. Soffocato dall'ormai preponderante personalità della sua creatura, David fissa un concerto per dare l'addio a Ziggy: il 3 luglio 1973 all'Hammersmith Odeon.
Pubblica "Pin Ups", raccolta di cover dei 60's: diventano così cinque gli album di Bowie presenti contemporaneamente nelle classifiche. Nel dicembre '73 riceve il premio come 'musicista rock più popolare' e quello per 'la donna peggio vestita'.
Golden Years
L'anno successivo, si trasforma in "Halloween Jack", mutante canino che popola un pianeta devastante nel vinile "Diamond Dogs", dove è inclusa la rockettara "Rebel Rebel". Il suo ultimo, inquietante personaggio trae fondamento dal libro di Burroughs 'Ragazzi Selvaggi' e da '1984' di Orwell. Sfilate le zeppe, staccati gli sfavillanti lustrini e struccatosi da un make up pesante, il "Re del Glam" - a metà dei 70's - abbraccia le sonorità soul sfoggiando un look raffinato in "Young Americans" che comprende la memorabile collaborazione con John Lennon in "Fame". Nel 1976, il regista Nicolas Roeg lo scrittura ne L' uomo che cadde sulla Terra, basato su un romanzo sci-fi di Walter Tevis. Bowie si cimenta brillantemente in Thomas Jerome Newton: un extraterrestre che, per salvare il proprio pianeta della siccità, giunge sulla Terra dove, rimasto vittima della corruzione del genere umano, sarà costretto a restare. Poi, il divo inaugura una casa di produzione cinematografica, "la Bewley Brothers", e viene contattato da influenti filmaker quali Bergman, Antonioni e Fassbinder.
L'ascesa del Duca Bianco
Sempre nel '76, compare sul mercato l'emblematico vinile "Station To Station" che preannuncia la sua ultima metamorfosi: l'altezzoso "Duca Bianco" (The Thin White Duke) dallo charme glaciale che rispecchia perfettamente l'inedito stile di musica dalle cupe atmosfere, propagate nei suoni metallici ed elettronici. Un album che ben riflette lo stato d'animo di un Bowie tormentato dall'avvenire e disintegrato dalla cocaina. Con "Station To Station", si chiude il secondo ed ultimo capitolo della fase "statunitense". Trasferitosi nella "Città del Muro", fra il 1977 e il 1979, David firmala sua rinascita personale ed artistica con la cosiddetta trilogia berlinese di "Low", "Heroes" e "Lodger"che vanta il connubio con Brian Eno.
Cenere alla Cenere, funk al funky
Il 1980 lo vede impegnato nella Grande Mela, per la registrazione di "Scary Monsters (And Super Creeps)" di cui il singolo, "Ashes To Ashes", viene decretato come il miglior videoclip dell'anno. Bowie è celebrato anche a Broadway, dove calca le scene nei panni de 'The Elephant Man', applaudito da icone del calibro di Christopher Isherwood, David Hockney e Andy Warhol. Il Melody Maker lo dichiara "l'artista più influente del decennio". Dodici mesi più tardi, firma ed incide con i Queen l'indimenticabile "Under Pressure". Appare nel cult underground Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, curandone il soundtrack. In seguito, è vampirizzato da Catherine Deneuve in Myriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott e si aggira nel campo di prigionia giapponese in Furyo di Nagisa Oshima.
Ora, si balla!
Nel gennaio del 1982, stipula un nuovo contratto con la EMI. Primo frutto di questo accordo è il disco "Let's Dance", il suo più grande successo commerciale (198 settimane presente nelle chart, nonché LP più venduto della etichetta dai tempi del beatlesiano "Sergent Pepper"). Seguirà l'album "Tonight". Nell'estate del 1985, si unisce alle maggiori rockstar del globo per lo strepitoso concerto benefico organizzato da Bob Geldof: il "Live Aid". Per l'occasione gira il videoclip "Dancing In The Street", in coppia con Mick Jagger.
Sound and Vision
Il 1986 lo trova coinvolto sul set di Absolute Beginners, per il quale compone anche l'omonima canzone. Regna, poi, sovrano nell'onirico castello di Labyrinth - Dove tutto è possibile, fantasy di cui è autore della colonna sonora. Il "Glass Spider Tour", con cui promuove l'album "Never Let Me Down"nel 1987, è senza dubbio la sua tournée più trionfale: oltre due milioni e mezzo di fan lo acclamano quell'anno negli stadi di tutto il mondo. Nel 1988, incarna Ponzio Pilato nella controversa opera scorsesiana, L'ultima tentazione di Cristo.
Tin Machine
Tra il 1989/91, il divo si unisce a Reeves Gabrels e ai fratelli Tony e Hunt Sales, per dare origine ai Tin Machine, una band con cui tornare a comporre musica rock in vecchio stile ed in cui scomparire: "Non voglio più essere David Bowie, voglio diventare solo il frontman dei Tin Machine".
The Prettiest Star
Nel tiepido mattino del 6 giugno 1992, presso la chiesa episcopale americana di St. James a Firenze, il Duca Bianco corona il suo sogno d'amore sposando la favolosa top model somala, Iman Mohamed Abdulmajid: dalla loro unione nasce, Alexandria Zahra.
Bowie esprime le sue emozioni, legate alla nuova vita coniugale, nell'LP "Black Tie White Noise" del '93.
Watch that man!
Nel periodo medesimo, esce con "The Buddha Of Suburbia", soundtrack dell'omonimo film tv, tratto dal romanzo dello scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi. Il 18 aprile 1995, allestisce - alla Cork Street Gallery di Londra - la prima mostra dei suoi lavori: dipinti, sculture e due disegni per carta da parati da lui ideati per Laura Ashley. Pubblica "1.Outside", concept album composto con Brian Eno, dove descrive le imprese di sette personaggi, tutti impersonati dallo stesso Bowie; la critica lo recensisce in modo entusiastico.
L'8 gennaio 1997, David spegne cinquanta candeline e, per l'occasione, decide di organizzare un mega concerto autotributo al Madison Square Garden di New York; sullo stage si esibiscono, accanto a lui, stelle come Lou Reed, Frank Black, Robert Smith e Billy Corgan. Il giorno del suo compleanno coincide con la pubblicazione del cd "Earthling", in cui le sonorità rock si mescolano ai ritmi jungle e drum'n'bass. Nel 1998, estrae dalla fondina la pistola di bandito, ne Il mio West di Giovanni Veronesi. Questo è anche l'anno di "BowieNet", il primo ISP di una rockstar a diventare reale fulcro di una comunità virtuale. Nei dodici mesi che seguono, arriva nei negozi "Hours" dove il poliedrico artista riabbraccia le atmosfere dei suoi primi lavori. Scisso il contratto con la Virgin Records, fonda - nel 2001 - la Iso Records. Poi, si improvvisa giudice per due male models quali Owen Wilson e Ben "Zoolander" Stiller. Nel giugno del 2002, lancia l'uscita del cd "Heathen" con un tour che tocca gli Stati Uniti e l'Europa.
Il 2003 segna il ritorno in grande stile con il disco "Reality", accompagnato da una tournée mastodontica (oltre cento date) "dans le monde entier"!
I'll survive
Purtroppo, nel giugno 2004, dopo un centinaio di spettacoli, la star si vede obbligata ad interrompere lo show, poiché ricoverata in una clinica di Amburgo per un problema cardiocircolatorio, che viene risolto con l'applicazione di una angioplastica.
Tra il 2006/09, tuttavia, appare come per magia in The Prestige, nelle vesti dello scienziato serbo Nikola Tesla. Inoltre, è il tutor di un gruppo, nella teen comedy Bandslam - High School Band.
Riconoscimenti
Il pioniere del rock è stato insignito della "laurea ad honorem" dal Berklee College of Music. Nel 1999, l'Ordre des Arts et des Lettres, ordine onorifico gestito dal ministero della cultura francese, gli ha attribuito il grado di "Commendatore". L'anno seguente, è stato eletto "artista più influente" da più di 100 popstar sul settimanale inglese New Musical Express. Si è potuto, inoltre, permettere di rifiutare il titolo di "Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico" nel 2000 e, persino, il cavalierato nel 2003. Il 2006 lo vede impugnare il Grammy alla carriera. David Bowie si spegne tre giorni dopo aver compiuto 69 anni, nella sua Londra. Da circa un anno e mezzo lottava contro un cancro.
Curiosità
L'inestimabile artista suonava quattordici strumenti differenti. Alla sua vita si ispira il biopic di Todd Haynes, Velvet Goldmine, prodotto da Michael Stipe. Negli anni settanta, è stato amante della madre di Slash, Ola, al tempo sua stilista, e di Amanda Lear. In un'intervista, la Lear ha dichiarato che Bowie è stato l'unico uomo con cui fosse mai andata a letto che si truccava più di lei.
'Laboratorio' inesauribile di forme, concepisce da sé le silhouettes dei suoi numerosi avatar e delle sue tante vite. Per Bowie palcoscenico e vita si confondono, l'esistenza non è per lui che un gioco di ruoli e il costume il modo migliore di prendere posto nella narrazione che ciascuno di noi fa di se stesso. La sua l'ha consegnata al mondo e di questo saremo sempre riconoscenti. Bowie non è un prodotto della moda o dell'immaginazione di uno stilista, Bowie si è creato da solo e ha cucito da solo ogni mise. Non è la moda a ispirarlo ma è lui che la ispira, galvanizzando Frida Giannini (Gucci) che consacra tre collezioni allo stile Bowie, Hedi Slimane (Dior Homme) che applica la sua eleganza androgina all'abito maschile, Raf Simons (ancora Dior) che omaggia i suoi personaggi nella collezione haute couture primavera-estate 2015.
Alla crisi identitaria, Bowie oppone l'idea di reboot, un'identità da rilanciare incessantemente, trasformandola e modellandola a proprio piacimento. Una performance perpetua portatrice di libertà e di possibilità. Per i suoi concept album inventa allora personaggi che abbiglia e poi incarna sulla scena, talora, a suo discapito, nella vita (Ziggy Stardust, Aladdin Sane, Halloween Jack, Nathan Adler, The Thin White Duke...). Bowie costruisce un'armatura, moltiplica i suoi alter ego, oggettivizza i suoi demoni, li domina e li condivide col pubblico, per renderli più sopportabili, per esistere sotto lo sguardo febbrile dei fan. Perché l'uomo che viene dal pianeta Marte qualche volta non sa dove andare, qualche altra non va da nessuna parte, vagando station to station. In equilibrio permanente tra realtà e (science) fiction, fa delle sue vertigini personali (paranoia, angoscia, mancanza di desiderio) un'emozione universale.
Catalizzatore e acceleratore insieme, capace di sintetizzare e tradurre in lingua fluida e comprensibile i concetti ardui di artisti e movimenti artistici, Bowie si fa evento puro, evento generato dalla mente iper-creativa di David Robert Jones (il suo nome all'anagrafe). Ma perché la magia si compia, a Bowie serve un pubblico e un'epifania che si annuncia in diretta una sera d'estate del 1972. I più fortunati, e i più vecchi, la vivono su un divano di pelle e davanti al loro televisore, i più giovani la recuperano su YouTube, ma il risultato non cambia e mette tutti d'accordo. Ospite a "Top of the Pops", un programma musicale trasmesso sulla BBC dal 1964, David Bowie canta "Starman". L'Inghilterra è sbalordita. Capelli rossi, pallore lunare, abitato da una bellezza cosmica, buca lo schermo, spinge sul cuore, si aggrappa alla memoria e lì resta per sempre. Nel pop inglese esiste un prima e un dopo "Starman" a "Top of the Pops". Momento iconico, rivoluzionario e rivelatore, ospitato in una trasmissione che si guarda in famiglia, la prestazione di Bowie sigla per gli adolescenti di allora la separazione dal mondo genitoriale, indignato, sbigottito, sorpassato. È il debutto della televisione a colori e la tuta policroma di Bowie congeda per sempre bianco e nero e passato.
Figura transgender, performer nato, iconofilo convinto, ex studente di arti grafiche, Bowie ha tutto per piacere (anche) agli artisti. 'Materia plastica' per schizzi, scatti, collage e sculture, l'artista inglese ispira il mondo e gli regala una discografia e una storia pop(rock) che va ricollocata dentro un contesto extra-musicale. Perché Bowie ha tracciato singolari percorsi tra le arti praticate con trasporto fino a prolungare al cinema il gesto di Warhol (Basquiat, 1996) e a concepirsi come concept pop. Spugna vivente, assorbe tutto, ricicla, duplica, reinventa e si reinventa meravigliosamente. Il suo appetito di trasformista interstellare convince Nicolas Roeg, appassionato dell'universo rock che aveva già assoldato Mick Jagger (Sadismo), ad affidargli nel 1976 il suo primo ruolo cinematografico (L'uomo che cadde sulla terra). D'altra parte, la potenza delle immagini prodotte da Bowie attraverso cover, concerti e clip non poteva lasciare a lungo insensibile il cinema. Così, il cantante che 'intonava' i suoi testi agli autori preferiti (Stanley Kubrick, Fritz Lang), debutta sul grande schermo. Alieno caduto sulla terra, David Bowie non ha bisogno di incarnare, gli basta infilare un paio di occhiali neri e il prodigio è compiuto. Perché Bowie è un performer, il più grande di tutti e senza il quale tutti non esisterebbero.
Prigioniero inglese (Furyo, 1983) o vampiro crepuscolare (Miriam si sveglia a mezzanotte, 1983), una carriera sembra aprirsi al cinema per l'artista ma le cose vanno altrimenti. Bowie si accontenta di apparizioni ricreative, più o meno lucrative, più o meno prestigiose. Alcune brevi ma rimarchevoli come Ponzio Pilato ne L'ultima tentazione di Cristo (1988) di Scorsese o l'uomo scomparso e riapparso in un video di sorveglianza ne I segreti di Twin Peaks (1990) di Lynch o ancora Nikola Tesla nel prestigio di Nolan, che alimenta la sua mitologia affidandogli il ruolo di uno scienziato inventore di una macchina per fabbricare cloni umani perfetti.
Il percorso di Bowie nel cinema eccede comunque i film girati e regala altrettante emozioni come voce allacciata alle immagini. Miniera d'oro discografica, diventa motore d'ispirazione di sequenze indimenticabili. Su tutte la corsa folle e disarticolata di Denis Lavant (Rosso sangue, 1986) su "Modern Love" e lungo i marciapiedi di Parigi. Una straordinaria esplosione di lirismo pop che rende impossibile ormai ascoltare la canzone di Bowie senza associarla alle immagini eccitate di Leos Carax. Altri e numerosi i film che hanno adottato le sue canzoni, "Cat People" canta ne Il bacio della pantera (1982) e in Bastardi senza gloria (2009), "Space Oddity" in C.R.A.Z.Y. (2006) e ne I sogni segreti di Walter Mitty (2013), estorto un frammento ("The Hearts Filthy Lesson" in Seven, 1995, "I'm Deranged" in Strade perdute, 1996), adattato in un'altra lingua ("Rock 'n' roll suicide" in Le avventure acquatiche di Steve Zissou, 2004, "Ragazzo solo, Ragazza sola" in Io e te, 2012) o mai 'inteso' e soltanto evocato col loro creatore (Velvet Goldmine, 1998). Ma c'è un altro film insieme a quello di Todd Haynes dove non ascoltiamo una sola nota di Bowie ma lo avvertiamo continuamente. Toccante favola science-fiction-esistenzialista, Moon (2009) racconta la solitudine di un astronauta, unico abitante di una stazione lunare che come il Major Tom manda messaggi d'amore alla moglie e vorrebbe tanto ritornare a casa. Opera prima di Duncan Jones, figlio dell'artista, Moon tradisce la suggestione paterna: la fascinazione per la conquista spaziale che ha messo in orbita Ziggy e Tom e irrigato ogni disco.
Ossessionato dall'idea di fare della sua vita e della sua fine un'opera d'arte, l'oggetto di una costante messa in scena, Bowie pubblica l'otto gennaio "Blackstar" e recita il 'morto' per esorcizzare la (sua) morte. Morte che sopraggiunge una settimana dopo l'uscita del suo ventiseiesimo album. La clip "Lazarus" lo scopre allettato. Immagine testamentaria e versi riconciliati, corpo senile e spirito indomito, Bowie si ritira a ritroso dentro un armadio-tomba che richiude per sempre su di sé. Sull'uomo e sull'artista tante volte trapassato, liquidando a turno le proiezioni della sua furia trasformista. Perché Bowie fu Lazzaro prima di cantarlo, libero prima di liberarsi. Candido extraterrestre, dandy, queer, duca, pirata dello spazio o hero ai piedi del Muro ha concepito l'homo superior ("Oh, You Pretty Things") e un'ultima stella da guardare. E da ascoltare sulla Terra o altrove.
Se n'è andato domenica scorsa il duca bianco della musica rock. Se n'è andato a 69 anni per un cancro, lui, alieno incantatore piombato da una stella per narcotizzarci con il suo sguardo imperfetto e, così, insanamente conturbante. Lui, poeta ambiguo venuto da un altro pianeta che, per cinque decadi, ha sedotto le platee con una galassia di suoni, capaci di trasportarci nella dimensione cosmica di quella voce graffiante dal sofisticato fascino. Ladies and gentleman, l'uomo che ha precorso il Glam Rock, avvolto dal luccicante mantello di "Ziggy Stardust"; l'esile "Duca Bianco" noto al mondo come David Bowie.
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