Titolo originale | Personal Shopper |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico, Thriller, |
Produzione | Francia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Olivier Assayas |
Attori | Kristen Stewart, Lars Eidinger, Anders Danielsen Lie, Nora von Waldstätten Sigrid Bouaziz, David Bowles, Ty Olwin, Pamela Betsy Cooper, Leo Haidar, Abigail Millar, Hammou Graïa, Benjamin Biolay, Audrey Bonnet, Pascal Rambert, Aurelia Petit, Olivia Ross, Thibault Lacroix, Calypso Valois, Benoit Peverelli (II), Dan Belhassen, Mickaël Laplack, Vianney Duault, Célia Ouallouche, Khaled Rawahi, Julie Rouart, Monika Bastová, Jakup Stritezsky, Charlotte Caussarieu, Charles Gillibert, Christina Konstantinidis, Natasa Novotna, Iris Müller-Westermann, Helmut Zander. |
Uscita | giovedì 13 aprile 2017 |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | Academy Two |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,26 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 14 aprile 2017
La personal shopper di una grande attrice nasconde un segreto: è capace di parlare con i morti. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, In Italia al Box Office Personal Shopper ha incassato 175 mila euro .
Personal Shopper è disponibile a Noleggio e in Digital Download
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CONSIGLIATO SÌ
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Maureen ha da poco perso il fratello Lewis per una disfunzione cardiaca congenita, da cui anche lei è affetta. Maureen è una medium e come tale cerca un contatto con l'aldilà per poter salutare definitivamente il fratello e riappacificarsi con la sua perdita. Maureen è anche una personal shopper, ovvero ha l'incarico di scegliere i vestiti ideali, con un budget stratosferico a disposizione, per una star esigente di nome Kyra. Finalmente Maureen sembra entrare in contatto con una presenza spettrale, ma non è sicura che si tratti di Lewis.
Il problema, se di problema si può parlare, che affligge le persone con un'intelligenza superiore alla media è quello di non poter rinunciare a cercare una spiegazione sulle cause o sugli effetti, dove i più arresterebbero la loro indagine, accontentandosi della via più breve. La stessa sindrome che affligge Olivier Assayas, instancabile indagatore di quel che sta dietro, o sopra.
Di quel che non si vede, ma che muove le cose. Assayas non si accontenta di verticalizzare l'approfondimento su un tema, deve necessariamente tracciare più connessioni intertestuali possibili tra questo e altri temi, portando la speculazione filosofica su lidi forse impensabili all'inizio del processo. Inutile dire che questo approccio, che spesso coincide con le opere dell'autore meno immediatamente fruibili e comprensibili per lo spettatore medio (Irma Vep, Boarding Gate), non trova grande riscontro presso il pubblico e la critica più generalista. Ma è proprio qui che si trova la natura profonda del cinema di Assayas, la medesima che anima un film accettato quasi unanimemente come un capolavoro come Sils Maria.
Perfetto esempio di tutte queste idiosincrasie, Personal Shopper è una profonda investigazione sulle origini della paura, sul bisogno di credere nell'aldilà, e su come relazionarsi con tutto ciò in una società crossmediale, che filtra le emozioni per poi amplificarle. In cui si attende un segno, ma in cui questo arriva via SMS e da uno sconosciuto.
Il regista francese riprende temi già affrontati in Sils Maria, di cui Personal Shopper rappresenta al contempo, una prosecuzione, un gemello introverso, un fantasma. Proprio quest'ultimo diviene l'ectoplasmatico e ingannevole fenotipo dell'opera: che procede come una ghost story, ne sfrutta i cliché e i calibrati colpi di scena, per poi raccontare tutt'altro. Con un indubbiamente voluto gioco di/sulle parole, la medium interpretata da Kristen Stewart diviene fulcro di un ragionamento sui media che caratterizzano la contemporaneità. Una parte consistente di Personal Shopper si svolge attraverso l'utilizzo di un iPhone, sia per la visualizzazione di video su YouTube che per un dialogo via chat, che attraversa le sequenze cruciali e thrilling del film come un'inseparabile (e invisibile) presenza. Come un fantasma.
La materia da comprimere e da rendere coerente, molteplice e complessa, diviene opera coesa solo grazie a un linguaggio filmico straordinario e a tratti sperimentale - la sequenza precognitiva in albergo - in cui una storia di tensione alla Brian De Palma - citato esplicitamente nelle vestizioni di Maureen, nel voyeurismo implicito, nell'uso del sonoro - con un pizzico di Kubrick e di Kurosawa Kiyoshi convive con una riflessione sulla solitudine da multimedialità e sul mutamento radicale vissuto nel nostro quotidiano. Il tutto proiettato - letteralmente, viste le scene di nudo parziale e l'indagine della macchina da presa sullo straordinario corpo cinematografico della Stewart - sulla pelle di una diva che vive (ma il processo era iniziato in Sils Maria) perennemente camminando sul filo invisibile sospeso tra pubblico, privato e sovraesposizione mediatica.
PERSONAL SHOPPER disponibile in DVD o BluRay |
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BLU-RAY |
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Spoiler alert: nella recensione vi sono anticipazioni sulla trama del film].."Personal shopper", ultimo film di Assayas, è una proposta che disorienta e sconcerta. A un primo -e superficiale- livello di analisi, quello dei contenuti proposti, della sceneggiatura, della storia narrata, si rilevano numerose omissioni e incongruenze, apparentemente delle smagliature nella trama [...] Vai alla recensione »
Intendiamoci, non è un film da poco, e da certi punti di vista anche apprezzabile (v. lavoro di regia e fotografia). Infatti meno di tre stelle non le darei. Per certi versi riesce anche ad intrigare ma poi gira troppo su se stesso, e su cose straviste altrove e meglio. Tutto il clamore messo su ad arte dalla critica mi sembra un pretenzioso atteggiarsi a neo-filosofi del sapere (già)comune, [...] Vai alla recensione »
Drammatico? Paranormale? Thriller? Giallo? Questo film è tutto questo o forse niente di questo. Cerca di fondere più generi, finendo però per non essere nessuno di questi. La protagonista è Maureen, interpretata da una intensa Kristen Stewart, è la Personal shopper di una ricca mondana. Ma è anche una Medium, al punto che vuole mettersi in contatto col fratello gemello morto per una crisi cardiaca, [...] Vai alla recensione »
Drammatico? Paranormale? Thriller? Giallo? Questo film è tutto questo o forse niente di questo. Cerca di fondere più generi, finendo però per non essere nessuno di questi. La protagonista è Maureen, interpretata da una intensa Kristen Stewart, è la Personal shopper di una ricca mondana. Ma è anche una Medium, al punto che vuole mettersi in contatto col fratello gemello morto per una crisi cardiaca, [...] Vai alla recensione »
Maureen fa la personal shopper per una celebrità del jet set, è dotata di facoltà medianiche ed ha perso da poco il fratello gemello per una malformazione congenita del cuore da cui lei stessa è affetta. Alla ricerca di un contatto con il congiunto defunto, rimanda il viaggio che le farà riabbracciare il fidanzato in trasferta di lavoro in Oman, fin quando gli strani messaggi di un interlocutore misterioso [...] Vai alla recensione »
“Ma almeno, sei in pace?”. E’ questa l’unica domanda che la Kristen Stewart, protagonista del film di Olivier Assayas “Personal Shopper”, vorrebbe rivolgere al fratello gemello morto alcuni mesi prima, e che infine riesce a fare, seppure con una modalità infantile e regressiva (“se ci sei batti un colpo”) in una delle ultime scene del film.E’ evidente che quel “sei in pace?” non è la domanda di una [...] Vai alla recensione »
Olivier Assays, regista e autore francese molto cinefilo, autore di Irma Vep, Ore d’estate e del recente capolavoro Sils Maria, torna ad indagare nelle pieghe torbide dell’animo umano, in un film, in cui vera protagonista è l’identità umana, frammentata, incoerente e controversa. E’ un film di spostamenti, di transizione Personal Shopper, ambientato in un mondo [...] Vai alla recensione »
Negli ultimissimi anni, il cinema d Assayas sembra avere imboccato una strada diversa sia a precedenti ormai ventennali -"Irma Vep"-, sia ad opere come "Aprés mai-qualcosa nell'aria", figlie più esplicitamente della Nouvelle vague. Rimproverare al nostro un (o s)cadere nel postmoderno -non necessariamente parola [...] Vai alla recensione »
La personal shopper dell'omonimo titolo dell'ultimo film di Olivier Assayas è la tormentata protagonista di una vicenda violenta in cui ella si trova coinvolta in aggiunta alla propria esistenza personale fortemente scossa dalla morte prematura del proprio fratello gemello. Kristen Stewart interpreta la suddetta giovane donna la quale, appunto, svolge l'attività di personal [...] Vai alla recensione »
PersonalShopper è a suo modo un film d’amore. E una storia di fantasmi declinata attraverso la tecnologia. OliverAssayas è sempre stato un autore attratto dall’impalpabile, a cominciare dal finale enigmatico del suo capolavoro “L’acqua fredda” (1994) in cui Virginie Ledoyen svaniva nel nulla lasciando al suo giovane e spaesato compagno solo una [...] Vai alla recensione »
“Ma almeno, sei in pace?”. E’ questa l’unica domanda che la Kristen Stewart, protagonista del film di Olivier Assayas “Personal Shopper”, vorrebbe rivolgere al fratello gemello morto alcuni mesi prima, e che infine riesce a fare, seppure con una modalità infantile e regressiva (“se ci sei batti un colpo”) in una delle ultime scene del film. E’ evidente che quel “sei in pace?” non è la domanda di [...] Vai alla recensione »
“Ma almeno, sei in pace?”. E’ questa l’unica domanda che la Kristen Stewart, protagonista del film di Olivier Assayas “Personal Shopper”, vorrebbe rivolgere al fratello gemello morto alcuni mesi prima, e che infine riesce a fare, seppure con una modalità infantile e regressiva (“se ci sei batti un colpo”) in una delle ultime scene del film.E’ evidente che quel “sei in pace?” non è la domanda di una [...] Vai alla recensione »
Ma quale film sperimentale, concettuale...ma quale riflessione su...? Sono andato a vedere il film sperando davvero di assistere ad una lettura non banale e inconsueta che affascina la mia parte irrazionale.E invece...Nulla di più banale e prevedibile. Film costruito sulla immagine di un'attrice americana giovane,caruccetta e indubbiamente fortunata.
ultmamente nelle sale cinematografiche si vedono sempre meno buoni film....sara che il modo di cumunicare è cambiato sta di fatto che io mi aspettavo un film sui medium incece mi sono trovato il solito film che si vedano nelle sale... il regista oliver mette insieme varie parti come un affresco e alla fine si capisce che non riesce a sviluppare il testo .
Pellicola assolutamente controversa. Da un lato il thriller/horror dallo sviluppo lento e ripetitivo sembra comunque funzionare in quanto si crea effettivamente pathos. Dall'altro una continua ricerca di spiegazioni, in ambito pseudo filosofico, che dovrebbe dare maggiore spessore ma che piuttosto crea inutili aspettative. Il finale purtroppo è di libera interpretazione e non da quelle risposte [...] Vai alla recensione »
Leggendo i commenti su mymovies, sembra un film di qualità. Personalmente, non mi è piaciuto. Film adatto a chi piace farsi dei viaggi mentali sulla psicologia. Ma questa unione del paranormale e introspettiva psicologica, l'ho trovata solo un miscuglio forzato, come un'opera d'arte astratta che in pochi apprezzeranno. Salvo solo il topless della kristen.
Un film che personalmente incuriusisce, grande cast, inquadrature perfette, tutto bellissimo, favoloso, pero più che drammatico sembra un misto di triller, spiritismo, horror, bo? difficile definire cosè, alla fine del film sul viso della gente un chiaro punto di domanda, ma perche esistono questi film?
thriller horror o fantascienza? carne al fuoco ma poco credibile mal spiegato e non concluso trattasi di un film dove le azioni non sono consone alle spiegazioni,il delitto resta inspiegato quasi non risolto e abbandonato, alla fine sembra che la stewart si sia fatta un trip da sola ,comunque già una medium di 27 anni nonchè personal shopper è poco veritiera.
Ho fatto molta fatica a tener gli occhi aperti,annoiato da una storia pretenziosa e da un film clamorosamente sopravvalutato. Ho letto paragoni con Hitch:dove stanno suspence ed ironia? Persino l'incensata protagonista mi pare avere evidenti limiti,offrendo una gamma limitata di espressioni facciali. Due stelle,scarse.
Immagino che la colpa sia mia che non 'capito' il film e le intenzioni del regista. Una protagonista irritantemente monoespressione, trama francamente confusa (qualcuno mi spiega a cosa è servito l'omicidio nei termini della storia nel suo insieme? Sicuramente non a farti chiedere 'ma chi sarà mai stato??), ci ho messo sei/sette tentativi per guardarlo fino alla fine. Vai alla recensione »
Maureen è una personal shopper nonché medium, ma il fatto che sia interpretata da una attrice che in ogni suo film ha quell'espressione da “ la vita è una merda” il personaggio non poteva che trasmettere l'entusiasmo di un bradipo. La sceneggiatura sembra esser stata scritta da una decina di persone che invece di trovare un filo logico comune hanno [...] Vai alla recensione »
Ci sono film che suscitano reazioni opposte, fischi e applausi, amori incondizionati e sarcasmi aggressivi, godimenti cinefili e ostilità anti-autoriali, proprio come quelli che ha sortito Personal Shopper alla prima proiezione di Cannes 2016 e che poi si sono regolarmente ripresentati alla sua uscita internazionale. "Capolavoro o boiata pazzesca?", si è chiesto un importante mensile nostrano. Di solito, le pellicole che portano lo scontro a un tale livello sono a loro volta provocatorie, esagerate, fuori dagli schemi del buon gusto o della mezza misura, ed è quello che è sovente accaduto di fronte a cineasti come Gaspar Noé, Takashi Miike, Ciprì/Maresco, Ulrich Seidl e così via.
Diverso il caso di Olivier Assayas, che gira film permeati da un amore assoluto per i personaggi e per lo spettatore, che odia ogni forma di sarcasmo, che cerca di unire invece di distruggere le icone (anche se il finale di Irma Vep era un vero manifesto di iconoclastia, seppur creativa).
Personal Shopper - per il quale dichiariamo apertamente la militanza tra i sostenitori più convinti - irrita e svia per altri motivi. Avrebbe forse corso meno rischi, Assayas, se avesse deciso di non mostrare i fantasmi della sua ghost story, se avesse lasciato meno misteriose le identità dello spettro e dello stalker (chissà se sono la stessa persona), se non avesse lambito così da vicino i terreni del rimosso, della sessualità, dell'irrazionale nel raccontarci la sua, e forse anche se non avesse palesato in modo così impudico la propria dichiarazione d'amore cinematografico per Kristen Stewart. In questo racconto sinuoso e imprendibile, infatti, non si deve fare altro che vagare con lei, seduttrice recalcitrante, diva sempre più "off", corpo androgino e latteo al tempo stesso, attrice forse non troppo dotata tecnicamente ma tanto carismatica da farci confermare tutte le teorie sulla fotogenia, anche quando - come oggi - appaiono ferri vecchi della teoria del film e dell'incanto cinefilo.
"I nostri sogni sono più reali e importanti del lavoro che facciamo tutti i giorni per pagare l'affitto". Olivier Assayas, figlio d'arte (il padre era lo sceneggiatore Jacques Rémy), critico, sceneggiatore e pluripremiato regista, sceglie di raccontare anche in Personal Shopper, che ha presentato a Roma nell'ambito del Festival del nuovo cinema francese Rendez-vous, come una testimonianza del rapporto fra visibile e invisibile.
Maureen, la personal shopper del titolo, sembra fare shopping di identità.
Sì, prova a ricostruire la propria identità, a reinventarsela. Il suo lavoro in fondo consiste nel portare pacchi di vestiti dal punto A al punto B per conto di qualcun altro, è frustrante, letteralmente alienante, ma la aiuta a definire ciò che vuole e che non vuole più essere. Maureen è attratta dalla moda perché lì c'è una parte della risposta alla sua ricerca di identità, e perché la aiuta ad accettare una femminilità fino a quel momento tenuta nascosta. Anche lo spettatore è invitato a mettere nel proprio sacchetto ciò che vede nel film e portarsi a casa ciò che gli serve per lavorare sulla propria percezione del mondo.
Nel film Maureen ha un fratello gemello e deve confrontarsi con una cliente che vorrebbe emulare. Come si è posto nei riguardi del tema del doppio, tanto caro al cinema?
Personal Shopper è definito dal desiderio di Maureen di voler essere qualcun altro, dal suo cercare qualcosa al di fuori di se stessa, per poi capire che l'interazione è in realtà con un suo doppio, un'altra dimensione della propria identità. In questo senso il film tratta della conversazione interna che tutti noi portiamo avanti e del modo in cui, all'interno della mente, le nostre varie identità partecipino ad una stessa conversazione.
Spesso la tecnologia nei suoi film ha una funzione maieutica: tira fuori dai personaggi verità delle quali non avevano consapevolezza.
Mi interessa soprattutto l'uso del linguaggio, la sintassi della comunicazione tecnologica. Ad esempio, una mail ha la forma romanzesca della lettera, mentre un sms esprime una concentrazione poetica: le frasi diventano brevissime ma dense di senso, c'è una schiettezza, anche una brutalità specifica in questo modo di comunicare, che va velocemente all'essenziale. È un mettersi subito a nudo, soprattutto quando la comunicazione è utilizzata come forma di seduzione.
Personal shopper è la persona utilizzata dai vip (ma anche da pigri ricchi privi di personalità) per cambiare a getto continuo il guardaroba. Professionale, rapida, Maureen lavora per una star con feticistica attrazione (una "serva" di Genet). Come medium, invece, attende in una villa disabitata un segnale dal fratello appena morto. Durante un viaggio a Londra un "numero privato" instaura con lei una [...] Vai alla recensione »
Quattro anni dopo Sils Maria, Olivier Assayas torna a far squadra con Kristen Stewart, questa volta protagonista di un film che è una partitura per attrice solista. L'americana a Parigi Maureen si mantiene facendo acquisti per una celebrità, una "socialite" tutta Chanel e Cartier. In realtà non pensa che a stabilire un contatto col gemello Lewis, morto per un incidente cardiaco.
La giovane Maureen, a Parigi, fa la personal shopper per la star Kyra. Compra abiti e accessori perchè la sua capa, poverina, non ha tempo. Maureen ha anche capacità medianiche, tanto da cercare un contatto con il gemello appena deceduto. Intanto, uno sconosciuto inizia a mandarle strani messaggi. Un po' horror, molto thriller, decisamente lento e cerebrale.
Che cosa significhi, ancora oggi e nonostante tutto, la parola cinema d'autore, d'essai, arthouse o quel che vi pare lo dice bene Personal Shopper di Olivier Assayas. Regista di culto ma non per pochi, autore e però democratico, sperimentatore indefesso ma senza campana di vetro, il francese classe 1955 ha fatto di Kristen Stewart la sua nuova musa.
Giovane americana a Parigi e «persona! shopper» di una celebrity Maureen (Kristen Stewart) ha un dono di medium, per questo aspetta ostinata un segno dal fratello gemello morto all'improvviso. Ma il segno non arriva, ci sono solo altri spiriti incattiviti, e intanto la fidanzata de! ragazzo ha trovato un altro amore - «Non volevo vivere nel lutto fa troppo male» - la sua casa viene venduta, i giorni [...] Vai alla recensione »
C'è un'americana a Parigi a caccia di fantasmi. Uno è quello del suo fratello gemello Lewis, morto prematuramente e cercato da lei in una villa abbandonata forse abitata anche da altri spiriti (che paura quelle sequenze iniziali). L'altro fantasma è quello più prosaico di una modella per cui l'americana lavora comprando vestiti e gioielli senza praticamente vederla mai (se non in foto accanto a Lagerfeld), [...] Vai alla recensione »
Malinconica e arrabbiata, insofferente e scontrosa, sempre di corsa, nelle strade più chic di Parigi, alle prese con il lussuoso armamentario della moda contemporanea. Abiti, scarpe, gioielli, ferri del mestiere della «personal shopper» Maureen, che ha appena perso il fratello gemello Lewis e che, tenendo fede a un'antica promessa, cerca un ultimo contatto con lui, un addio definitivo che l'aiuti a [...] Vai alla recensione »
Lo spiritismo nell'epoca dell'iPhone e l'elaborazione diversa di un intimo lutto dentro il tempo della sovraesposizione compulsiva quale libidine morbosa del pubblico tecnologico che annienta l'essere, e non l'apparire, privato. Sospensione tra la realtà e l'al di là, tra un'esistenza prigioniera di una morte e il desiderio di una vita da ricominciare, tra la paura e la trasgressione, tra il sole e [...] Vai alla recensione »