Anno | 2021 |
Genere | Biografico, |
Produzione | USA |
Durata | 111 minuti |
Regia di | Pablo Larraín |
Attori | Kristen Stewart, Timothy Spall, Jack Nielen, Freddie Spry, Jack Farthing Sean Harris, Stella Gonet, Richard Sammel, Sally Hawkins, Amy Manson, Olga Hellsing, Michael Epp, Ryan Wichert. |
Uscita | giovedì 24 marzo 2022 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 2,74 su 42 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 7 marzo 2022
Argomenti: Royal Family
Il Natale in cui Diana Spencer decise di mettere fine al suo matrimonio con Carlo. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 5 candidature e vinto un premio ai Satellite Awards, 2 candidature a Critics Choice Award, In Italia al Box Office Spencer ha incassato 868 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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C'era una volta in un Paese non troppo lontano una principessa che non voleva essere regina. Diana Spencer era una principessa rosa che voleva vestire di rosso o magari di giallo, mangiare hamburger, guidare fino a Sandringham, sognare un regno migliore. Aveva baciato un rospo che sarebbe diventato un principe ingrato. C'era una volta una Vigilia di Natale e poi un castello freddo da gelare il sangue e la principessa che cacciava i draghi e volava via.
Un brushing, uno sguardo, un destino, pensavamo di conoscere tutto di lei, del suo matrimonio, della sua fine tragica, a soli trentasei anni. Eppure Lady D. è inesauribile, la sua vita è dappertutto. Su Netflix nella nuova stagione di The Crown, a Broadway con Diana, un musical realizzato a porte chiuse e in piena crisi sanitaria, al cinema 'diretta' da Pablo Larraín.
Ma non è la prima volta per lei sul grande schermo, la sua relazione turbolenta con il chirurgo Hasnat Khan era al centro del superfluo mélo di Oliver Hirschbiegel (Diana - La storia segreta di Lady D.). In Spencer come in The Crown c'è invece tutto quello che ci affascina in Diana. Il tic tac di un orologio che evoca un disastro imminente. Il 'matrimonio del secolo' era fatto della materia delle favole, il seguito lo conosciamo: adulteri, bulimia, autolesionismo, tentativo di suicidio.
Un incubo che nutre il mito secondo Larraín, che si concentra sul Natale del 1991, i tre giorni che convinsero Diana a mettere fine a undici anni di matrimonio combinato, mediatizzato, massacrato. Jackie, Neruda e Spencer non si somigliano ma condividono senz'altro l'arte di infiltrare la liturgia del biopic integrale e agiografico. Questa formula consiste soprattutto nell'interpretare una vita alla luce di un preciso momento storico (una settimana dopo l'assassinio di JFK per Jackie, la Vigilia di Natale del 1991 per Diana Spencer), nell'individuare un'istanza narrativa circostanziale (l'intervista per Jackie, la fuga per Neruda dopo un "J'accuse" al Senato nel 1948) e nella focalizzazione estrema sull'eroina o l'eroe. Come Natalie Portman prima di lei, Kristen Stewart è in tutti i piani. Come lei è in modalità mimetica.
Spencer è tutt'altro che un biopic, genere costituzionalmente promesso alla più grande banalità illustrativa. È l'inverso della favola, è il boccone amaro della torta, è una porzione della vita della Principessa di Galles, un brano di vita instabile, inafferrabile, perpetuamente ricomposto, cucito e scucito come le tende che la occultano ai giornalisti, spegnendo per sempre il sole. Ancora una volta l'autore cileno firma un film politico, di nuovo esplora l'esercizio del potere sul corpo ma questa volta il 'colpo di stato', lo 'choc' che fu pure Diana Spencer, non gli riesce. Il problema di Spencer è soprattutto The Crown, la serie di Peter Morgan, così lontana dalla realtà che ha finito per andarci molto vicino. Morgan scrive la Storia a partire dalla materia umana e adesso è impossibile tornare indietro. A dispetto dello splendente dispiegamento formale o forse a causa di quel dispendio formale, Spencer è un film freddo come la morte e come la sua protagonista, silhouette disarticolata che articola un inglese calcato.
La Stewart, più sagoma gotica che principessa spezzata, imita le posture e l'accento dell'originale dimenticando che Diana Spencer era terribilmente umana. Il miracolo di Peter Morgan è stato proprio quello di rendere così umana la sua melanconia démodé, a cui faceva eco quella della famiglia reale e realmente disfunzionale. Se i Kennedy di Jackie sono iscritti in una prospettiva idealizzata (la referenza alla leggenda arturiana), che non corrisponde evidentemente a quella che fu la loro realtà politica e familiare, la famiglia reale affonda in un rigore marziale. Per Jackie Kennedy lo stile è un affaire politico, per Diana Spencer gli abiti sono uniformi per andare in guerra o per posare in una foto di gruppo. In trance come Ema, Kristen Stewart è una figura sovraesposta dal regista, un pallido disegno di donna a cui Larraín ha appiccicato un travestimento di troppo. La frammentazione narrativa questa volta non basta a far progredire il film e a incarnare i turbamenti della 'principessa di cuori', più marionetta che personaggio. Non è mai empatica la Diana di Spencer e porta con sé una morale individualista. La principessa che viveva per gli altri, nel castello di Larraín vive solo per se stessa.
SPENCER disponibile in DVD o BluRay |
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In Spencer Larraín segue Kristen Stewart con la macchina da presa, indugia su primi piani e dettagli strettissimi per evidenziare tutto il senso di oppressione di una donna che amava le cose semplici e non riusciva a costringere il suo corpo a fare cose che detestava, a mostrare al mondo una versione di sé che non combaciasse con la realtà.
Siamo nel weekend natalizio del 1991, e la famiglia reale britannica, come da plurisecolare tradizione, trascorre alcuni giorni nella residenza a Sandringham, nel Norfolk. Da alcuni anni Diana, della casata degli Spencer si sta sempre di più insidiando all'interno della dinastia reale più “ intima ”, entrando in stretto rapporto con il figlio della Regina Elisabetta [...] Vai alla recensione »
Pessimo film, statico, noioso. Sconsiglio vivamente. Diana è dipinta come una matta, una bambina viziata e capricciosa che non riesce a controllare le proprie emozioni, esattamente com'è l'attrice che la interpreta. Non porta rispetto alla persona che realmente è stata. Da evitare, la storia si svolge in tre giorni in cui c'è sempre la stessa sceneggiatura e non succede assolutamente niente.
Prendiamola così. Altrimenti ci perdiamo, malignamente, in perfidie e sarcasmi. Non sulla povera "Spencer", per carità, anche qui... beatificata (animalista, contro le armi...). Oggetto di culto. Proprio in questi giorni (aprile 2022) si è passata in rassegna l'iconografia consacratale dal famoso fotografo scomparso.
Spencer di Pablo Larrain (gia' regista di un altro biopic su Jacqueline Onassis, Jackie con Natalie Portman). Questo ennesimo film su Diana invece riesce a colpire con l'interpretazione di Kristen Stewart ma ci si chiede cosa altro c'e' da rimestare nei segreti della corona inglese dopo il film Diana con Naomi Watts , la serie The Crown e quant'altro.
Quanti modi ci sono per raccontare una storia? Quante storie ci sono dentro lo stesso evento? Pablo Larraín sa che ci sono tanti modi e tante storie – e ne tiene conto. Tutta la sua filmografia ruota attorno questo unico centro, sorta di motore immobile che spinge avanti e indietro, a scatti, a lato, tutti i suoi titoli. Che sia la dittatura di Pinochet, i crimini della Chiesa o l’omicidio Kennedy ogni cosa si piega a questa semplice e comprensibile formula: ci sono tanti modi e tante storie. O, per riportare il cartello che apre Spencer - disponibile in streaming su CHILI -, “a fable from a true tragedy”, una favola da una tragedia reale. Già, perché Larraín decide di fare proprio questo, mettersi davanti al corpus storico-mediatico che ha avvolto – avvolge – la figura della principessa Diana e pian piano, con attenzione e precisione, incidere questo opus per restituirci il suo personale bassorilievo, la sua opera.
Traslando in un puro racconto di finzione testimonianze, ricostruzioni, memoir, Larraín prende uno script di Steven Knight e lo fa intimamente suo, continuando impassibile nella compilazione di una sua personale pseudo-cronistoria di avvenimenti e personaggi del XX° secolo. Spencer, infatti, è un sottile gioco di specchi che rimanda verso un’immagine impossibile, cioè il compimento di quel percorso emotivo, personale e – perché no? – politico che l’intrusa Diana Spencer raggiunge e che da lì a poco la porta ad allontanarsi dalla famiglia reale inglese.
Costretta nei tre dickensiani giorni di Natale del 1991 (Christmas Eve, Christmas Day e Boxing Day), questa favola tratta da una tragedia reale è una sorta di kammerspiel che al posto di un interno borghese ha come palcoscenico la residenza reale di Sandringham House, dove la regina Elisabetta e tutta la sua coorte-famiglia trascorrono il tempo da metà dicembre a febbraio (perché ogni cosa si deve fare in un tempo e in luogo). Ed è qui che giunge la principessa Diana, in macchina, da sola, per ultima, assommando ancora una volta ritardi, strappi al protocollo, mancanza di formalità; ed è qui che si consumerà il definitivo distacco con la Corona, per una sorta di motu proprio che due decenni dopo troverà riflesso nelle vicende di Henry e Meghan.
Larraín e Knight si posizionano proprio in questi tre giorni, facendo emergere in modo finzionale i veri tormenti interiori di una principessa irrimediabilmente estranea alla “forma” dei Windsor, nonostante i suoi nobili natali e la sua prossimità anche ideale con la famiglia reale essendo lei nata e cresciuta a Park House, residenza degli Spencer posta proprio dentro i confini di Sandringham House.
Dopo Jackie Pablo Larraín torna a immaginare la vita di una forte personalità femminile, al di là di muri e porte chiuse a fare da custodi o prigione. Spencer è il cognome della principessa Diana, ribattezzata la principessa triste, scomparsa in un incidente d'auto del 1997, elevata dal popolo e dalla stampa, che l'ha perseguitata, a icona di libertà e ribellione.
Lo scorso giugno, alle soglie del suo 75esimo anno d'età, posa per la prima volta per Vogue UK la Duchessa di Cornovaglia, futura Regina consorte, Camilla, un tempo nota come Parker Bowles: probabilmente il gesto più "post-" occorso dalla scomparsa di Lady Diana Spencer. Camilla è smagliante nel suo abito blu zaffiro firmato Bruce Oldfield, couturier che vestì anche la compianta principessa del Galles [...] Vai alla recensione »
Pablo Larrain alza l'asticella del rischio. Dopo Neruda (Pablo) e Jackie (Kennedy), il regista cileno porta sullo schermo Lady D., invero un breve lasso di tempo nella vita di Diana Spencer, i tre giorni tra vigilia di Natale e Santo Stefano 1991 che decretarono la fine del matrimonio tra la principessa del Galles e Carlo. Se Pablo Neruda e in parte Jackie Kennedy sono icone sbiadite nell'immaginario [...] Vai alla recensione »
Gli abiti come gabbia. Come costrizione. Come dispositivo di soffocamento della personalità. È questo il messaggio di fondo che trasmettono gli outfit scelti dalla costumista Jacqueline Durran per vestire Kristen Stewart nei panni di Lady Diana nel film Spencer diretto dal regista cileno Pablo Larrain (Jackie, Ema, Neruda). Una fiaba dark, è stato scritto.
Nel cinema c'è sempre spazio per la fantasia, dice Pablo Larraín a proposito di Spencer (Gran Bretagna, Germania, Usa e Cile, 2021, 117'). Intende che la riservatezza dei Sassonia-Coburgo-Gotha - come fino al 1917 si chiamava la schiatta dei re britannici, oggi Windsor - ha costretto lui e lo sceneggiatore Steven Knight a "integrare" le poche informazioni sulla vita privata di Elizabeth e degli altri [...] Vai alla recensione »
Un cileno alla corte d'Inghilterra per raccontare la sfortunata Diana nata Spencer. Referenze: era già stato a Camelot (o quel che ne restava) per un film sulla sfortunata Jackie Kennedy: il lutto per il marito e la vita di prima, quando in televisione mostrava agli americani la Casa Bianca - faceva da guida una celebre intervista uscita su Life nel 1963.
Il film di Pablo Larraín su Lady Diana è "una favola ispirata a una tragedia vera". Sono immagini che restano nella mente, perché hanno la forza delle immagini mancanti: sulla scorta della sceneggiatura di Steven Knight, il regista cileno immagina infatti l' ultimo Natale di Diana Spencer; tre giorni, nel 1993, con la famiglia del ma - rito, nella tenuta di Sandringham House.
In un luogo dove il futuro non esiste e il passato e il presente sono la stessa cosa, nella prigione dorata di una vita che ti costringe a recitare sempre lo stesso copione, la «favola tratta da una tragedia vera» del cileno Pablo Larrain: che dopo avere raccontato il dramma e la solitudine di Jackie Kennedy realizza ora con «Spencer» un bellissimo ritratto intimo, volutamente stridente, sofferto e [...] Vai alla recensione »
Finalmente è nelle sale Spencer, il film di Pablo Larrain incentrato sulla figura di Lady Diana e presentato in concorso allo scorso Festival di Venezia. Lontano dal biopic comunemente inteso, il film segue la principessa provando a immaginare cosa sia accaduto durante l'ultimo Natale trascorso con Carlo e la famiglia reale. Tre giorni qualsiasi nella vita di una persona possono dire molto e Larrain [...] Vai alla recensione »
Ultimi giorni da principessa del Regno Unito, e da moglie di Carlo, di Lady Diana, nella visione di Pablo Larrain. Diana Spencer è una di noi, una donna semplice per interessi e passioni, in fuga dalla prigione dorata della corte reale, dove tutti scrutano ogni sua mossa. Questo ci racconta la favola che Pablo Larrain situa in un ipotetico 1992, cinque anni prima della morte di Diana.
Dopo Jacqueline, Diana. Continua il percorso del regista cileno Pablo Larraín nel delineare le icone femminili del Novecento. Donne che hanno fatto della sofferenza e della reazione a essa il senso della propria vita, che venivano da un modo dorato e candido e che proprio per questo si sono trovate a gestire una resilienza molto più difficile, drammaticamente difficile.
Meglio non cercare qui la presunta "vera" Diana, ormai una nessuna centomila nelle varianti del mito. L'obiettivo è proprio il mito: la principessa, il tradimento, l'emarginazione, la liberazione e la morte. Orrore e pietà, dunque una tragedia. In questo senso Diana è diventata immortale nel giro semantico della civiltà che l'ha eletta e che riconosce quella famiglia come un sistema di potere e ricatto [...] Vai alla recensione »
Prigioniera dei Windsor. Spiata, costretta a seguire ferree regole di corte uguali da centinaia d'anni. Sola, delusa dal rapporto con Carlo. L'incubo, la solitudine, la sofferenza, la rabbia e la ribellione hanno il volto e gli occhi pieni di lacrime di Kristen Stewart perfetta nel ruolo di Diana Spencer. Mamma affettuosissima e amatissima ma moglie e donna delusa.
«È una favola al contrario: la storia di una principessa che ha deciso di non diventare regina, ma di costruirsi da sola la propria identità». Al terzo biopic in cinque anni, dopo «Neruda» (sul Nobel cileno) e «Jackie» (su Jacqueline Kennedy), Pablo Larraín conferma lo schema adottato con gli altri due, realizzando una radiografia dell'anima della principessa triste Diana Spencer, raccontata mentre [...] Vai alla recensione »
Chi si aspetta la vita di lady Diana resterà disorientato per- ché Pablo Larraín si allontana in modo deciso dai toni didascalici del racconto biografico o del biopic, facendo contenti tutti coloro che in questo genere non si trovano a loro agio. Spencer è un'analisi introspettiva fortissima che assume un valo- re di attualità, in questi anni in cui la monarchia britannica è chiacchieratissima tra [...] Vai alla recensione »
Pablo Larraín sarà ricordato come l'innovatore del biopic, genere frequentatissimo quanto, troppo spesso, pigro e asfittico. Analogamente ai suoi precedenti film Neruda e Jackie, in Spencer il regista cileno si focalizza su un unico episodio della vita della protagonista, Diana principessa di Galles, per metterne in immagini l'infelicità. Una sintesi grandiosa e onirica, introdotta dalla frase "una [...] Vai alla recensione »
Dopo Jackie che stava per Kennedy, la First Lady, ecco ora Spencer che sta per Diana, la principessa del Galles; e sono titoli che esprimono l'intento del cileno Pablo Larrain di tracciare di queste figure iconiche un profilo biografico in chiave anti-mediatica, sottraendole alla luce dei riflettori per scavarne le ambiguità e il disagio esistenziale.
Una favola inspirata a una tragedia vera. Una favola tradita però, quella di Lady D., protagonista di Spencer di Pablo Larrain, in concorso all'ultimo Festival di Venezia. Dopo aver messo in scena un'altra principessa triste, Jackie Kennedy, il regista cileno porta sullo schermo i tre giorni in cui Diana decise di rinunciare al sogno di diventare regina per scegliere di ricostruire da sola la pro- [...] Vai alla recensione »
La storia di Diana Spencer è stata raccontata diverse volte. Al cinema, un buon film di Stephen Frears osservava il suo personaggio usando una cartina al tornasole, nella per- sona del giovane Tony Blair che, ad inizio mandato, si trova a dover gestire l'emozione popolare che l'improvvisa scomparsa di Diana Spencer suscita, rischiando di travolge- re la corona inglese e la stabilità di quell'antica [...] Vai alla recensione »
È di Kristen Stewart il nuovo volto di Lady Diana, protagonista di Spencer, l'ultimo film del cileno Pablo Larraín. Siamo nel 1991, alla vigilia di Natale, e Diana Spencer - la "principessa triste", così la chiamavano - si è persa nella campagna inglese nel tentativo di arrivare da sola, alla guida della sua macchina sportiva e seminando la scorta, a Sandringham, residenza di campagna dei Windsor, [...] Vai alla recensione »
A 5 anni da Jackie e Neruda - il 2016 è stato l'anno dei film biografici per Pablo Larraín - il regista cileno torna al cinema con una nuovo biopic concentrato su pochi fatidici giorni della vita di un personaggio realmente esistito. E il termine "reale" in questo caso assume vari significati collaterali. In primis, come avveniva per la vedova Kennedy e per il poeta premio Nobel, i fatti sceneggiati [...] Vai alla recensione »
"Una favola da una tragedia vera": così recita l'incipit che apre Spencer (2021), il nuovo film dell'acclamato regista cileno Pablo Larraìn, un autore che - dopo i primi lavori epicorici e di ambientazione nativa come No e Il club - già da un po' di anni si è ormai ritagliato un ruolo sempre più di spicco nel panorama cinematografico internazionale.
«Dove cazzo sono?». Sono queste le prime parole della Lady D secondo Larraín. Disorientata. In un film che non c'entra nulla con la cronaca, con il dietro le quinte, il gossip, la versione della Storia, il racconto dei tabloid. Con il cinema biografico. E, soprattutto, con le aspettative su un film su Lady D (non siete soddisfatti? Rimborso in grande cinema).
Non è l'horror. È horror. C'è una sottile differenza. Da straniero, da lontano, il cileno Pablo Larraín guarda a Lady D. come noi - gli spettatori di un film -guardiamo il protagonista di un film horror. E costruisce il suo Spencer, a partire dal sublime plongée geometrico sul titolo di testa, attorno a uno schema narrativo horror. Pensateci. Il film comincia con Diana al volante che si perde nella [...] Vai alla recensione »
Nel suo saper raccontare le involuzioni e i cortocircuiti della Storia, anche attraverso snodi significativi di biografie illustri (in Neruda e Jackie, ad esempio, dove le due celebri figure del poeta cileno e della first lady americana vengono colte nel loro incarnare, sia a livello fisico che simbolico, un "dopo", il momento posteriore a una drammatica cesura temporale), Pablo Larraín mette in scacco, [...] Vai alla recensione »
Una favola tratta da una vera tragedia. Così recita l'incipit di Spencer, la fiaba al contrario su lady Diana che, negandosi un futuro da regina, inverte il paradigma della felicità regale. Lo capovolge, ma non lo cancella dalla tela dell'immaginazione. Lo sa bene Pablo Larrain, regista del film in uscita giovedì dopo aver concorso all'ultima Mostra veneziana con la protagonista Kristen Stewart candidata [...] Vai alla recensione »
Spencer è un altro tassello del puzzle cinematografico sulla ricerca dell'identità da parte di Pablo Larraín. Il terzo, all'apparenza, dopo Neruda e Jackie. In realtà un lavoro iniziato molto prima. Tony Manero, nel suo essere opera di finzione, è una ricerca sé, così come Ema. Cinque film che hanno un nome e/o un cognome, non a caso. Così come non lo è l'avere trattato questi film per generi.
Dopo il deludentissimo Diana - La Storia Segreta di Lady D, un altro cineasta ha deciso di cimentarsi con le vicende legate alla vita di Lady Diana, la principessa del popolo - deceduta in un'incidente d'auto nel 1997, a soli 36 anni. Si tratta di Pablo Larraín,, che a due anni di distanza da Ema, torna in Concorso a Venezia 78. con Spencer. L'autore cileno si era già cimentato con il ritratto di un'altra [...] Vai alla recensione »
Il film racconta tre difficili giorni nella vita di Diana Spencer (Kristen Stewart) durante le vacanze di Natale del 1991 nella tenuta reale di Sandringham. Pablo Larraín ha descritto questo lavoro come "una favola al contrario". Partendo da una sceneggiatura di Steven Knight (Locke, Peaky Blinders), il regista cileno ritrae Diana come una martire dell'upper class, un'equivalente moderna della sventurata [...] Vai alla recensione »
«Dove cazzo sono?». Le prime parole di Lady D. Questo interessa a Larraín: non la cronaca, l'estraneità. L'attrito che corpo e psiche di Diana (una perfetta, grottesca e spaesata Stewart) esercitano nei confronti della Corona. I suoi riti. Le norme. Le misure. Un film (come sempre) che mette in scena un processo di riscrittura sformante da parte del Potere.
Una Porsche corre attraverso una campagna deserta, emblema di un'Inghilterra rurale, lontana dalle luci londinesi. Quell'auto è un punto nero all'orizzonte, che taglia il verde macinando miglia. A guidarla è la principessa più famosa del mondo, Diana, costretta a fermarsi per chiedere informazioni sotto lo sguardo stupefatto dei locali, sbalorditi di fronte a un'apparizione che si rivela come una presenza [...] Vai alla recensione »
In un certo senso, ancora un film su Diana? La questione è il mito. La principessa, il tradimento, dolore, liberazione e morte. Orrore e pietà, la forza del destino: dunque, la tragedia. Se non vediamo film su Medea o Edipo è perché siamo pieni di film che ci raccontano ancora e sempre Medea, Edipo & Co. Con certificata sapienza drammaturgica (script di Steven Knight), Pablo Larrain prende la parte [...] Vai alla recensione »
Alla domanda: perché proprio Lady D? Pablo Larraín risponde che era affascinato dalla sua «favola al contrario di principessa che ne ha cambiato il paradigma decidendo di non diventare regina». Come aveva fatto per Jackie Kennedy anche nel confronto con Diane Spencer prova a «costruire» un gesto cinematografico di memoria cogliendone l' essenza nel tempo e nello spazio di un momento chiave della sua [...] Vai alla recensione »
Di casate reali si parla anche in Spencer di Pablo Larraín ma non nello spazio bensì nello strazio della Principessa del Galles Diana Spencer, affetta da bulimia e stati di allucinazione in quella vigilia di Natale 1991 in cui la vediamo passare due giorni d' inferno a Sandringham, vicino a una severa Regina Madre e un arcigno marito Carlo. La Lady D di Kristen Stewart, lanciata come nuova Jodie Foster [...] Vai alla recensione »
"Fiaba tratta da una tragedia vera": così si dichiara all' inizio Spencer, il film di Larraín, idealmente gemello del bellissimo Jackie sulla morte di Kennedy visto dalla vedova. Qui un' altra donna si trova nelle stanze del potere: Lady Diana nei giorni di Natale del 1991. La corte diventa una trappola dorata, lei è sempre più angosciata, e addirittura la visita il fantasma di Anna Bolena: a questo [...] Vai alla recensione »
Non c'è figura popolare e tragica negli ultimi decenni come Diana. La sua morte, che ha agitato spesso pensieri di complotti, è stata un autentico trauma collettivo e ancora oggi il suo ricordo è vivissimo. Era quindi un'idea rischiosissima portare sullo schermo un biopic o un ritratto personale di una persona così "ingombrante", anche se Pablo Larraín aveva affrontato già un'altra icona dalla notevole [...] Vai alla recensione »
Inizia quasi come un film di guerra. Nella calma di una campagna che sembra uscita dai quadri di Constable, una carovana sbarca a Sandringham House, una delle residenze della famiglia reale britannica. È un'invasione surreale. Ma non si tratta di truppe armate. È, semplicemente, l'esercito dei cuochi chiamato a garantire un "felice Natale" ai reali.
"Non esisterà più un'altra Camelot", rivelava disperata Jacqueline Kennedy in Jackie. Dopo la morte del marito, si concludeva un ciclo che in molti credevano non potesse mai giungere al capolinea. Pablo Larraín si interroga sulla Storia, come aveva anche fatto in Neruda. La realtà diventa qualcosa di inafferrabile, le linee temporali si fanno relative, come i luoghi abitati dai suoi protagonisti.
Gli avventori di una squallida bettola nella contea di Norfolk devono stropicciarsi ben bene gli occhi per credere all'immagine che si è loro parata davanti: Diana Spencer, la principessa del Galles, la futura regina nel momento in cui Carlo erediterà il trono dalla madre Elisabetta, è lì tutta sola a chiedere informazioni su come arrivare a Sandrigham, una residenza di campagna della casa reale inglese. [...] Vai alla recensione »
A quanto pare Lady D, "la principessa triste", continua a ispirare film e serie tv. Se la terza stagione di "The Crown" s'è interrotta con la rottura pressoché definitiva tra Diana e Carlo, "Spencer" compie un piccolo passo indietro e ci riporta al Natale terribile del 1992, nella lussuosa e gelida residenza reale di Sandringham House. "Una favola tratta da una tragedia vera" si legge sui titoli di [...] Vai alla recensione »
Sentivamo il bisogno di un'agiografia di Lady D versione 'principessa ribelle'? Anche no, ma Pablo Larraìn, già autore di notevoli e impegnate pellicole nel suo Cile natale, ha provveduto comunque. Dopo il suo "Jackie", sulla vedova Kennedy, a Venezia 78 porta in concorso "Spencer", dedicato a una Lady Diana sull'orlo di una crisi di nervi e in pieno 'strappo'coi Windsor.