marco8
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sabato 23 giugno 2012
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meraviglioso. ma pochi sono andati a vederlo...
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meraviglioso!!!! certo, se si guardano gli incassi di 2012 si capisce quanto la maggior parte delle persone non sappiano cosa sia un'opera d'arte e questo film lo è!!! grandioso!!!!
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kronos
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martedì 19 giugno 2012
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doppia faccia
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Film rigidamente (e non è un complimento) diviso in due atti dagli esiti difformi: pessima la prima metà, un delirio che solo gli ultrà di Von Trier possono tollerare, suggestiva ed empatica la parte seconda, quella esplicitamente apocalittica.
La depressione della protagonista, insistentemente esibita dal primo minuto, conferisce all'opera una fastidiosa patina di didascalismo, ma nell'insieme è uno dei pochi film *guardabili* del celeberrimo danese.
VOTO FINALE: due stelline e mezzo.
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alice1992
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domenica 17 giugno 2012
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melancholia
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Questo film, a mio avviso capolavoro del cinema contemporaneo, utilizza il pretesto dell'ipotetica distruzione della terra, che si andrà verificando a seguito della collisione di un pianeta chiamato 'Melancholia', per esplorare i meandri dell'animo umano.
La protagonista, Justin, è una giovane donna afflitta da una forte depressione che giorno dopo giorno la rende sempre più debole, incapace di compiere anche i gesti più semplici (lavarsi, camminare, mangiare).
Il film inizia con la cerimonia di nozze di Justin e del marito, curata nei minimi dettagli dalla sorella e dal cognato nella loro maestosa villa.
Fin dalle prime scene il malessere di Justin è palese; nonostante gli sforzi di apparire felice, di esser cordiale con il marito, con la sorella e il cognato il suo volto lascia trasparire l' insofferenza, il forte desiderio di rimaner sola, di estraniarsi da ciò che la circonda nei confronti di cui non nutre alcun interesse.
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Questo film, a mio avviso capolavoro del cinema contemporaneo, utilizza il pretesto dell'ipotetica distruzione della terra, che si andrà verificando a seguito della collisione di un pianeta chiamato 'Melancholia', per esplorare i meandri dell'animo umano.
La protagonista, Justin, è una giovane donna afflitta da una forte depressione che giorno dopo giorno la rende sempre più debole, incapace di compiere anche i gesti più semplici (lavarsi, camminare, mangiare).
Il film inizia con la cerimonia di nozze di Justin e del marito, curata nei minimi dettagli dalla sorella e dal cognato nella loro maestosa villa.
Fin dalle prime scene il malessere di Justin è palese; nonostante gli sforzi di apparire felice, di esser cordiale con il marito, con la sorella e il cognato il suo volto lascia trasparire l' insofferenza, il forte desiderio di rimaner sola, di estraniarsi da ciò che la circonda nei confronti di cui non nutre alcun interesse.
Il suo desiderio di solitudine è tale che, nonostante le attenzioni della sorella e dell'innamorato marito, la festa termina con la fine del matrimonio.
Questa situazione, al limite del verosimile, lascia perplessa la sorella ed il cognato, ma non Justin che, in balia del nulla, è troppo legata alla morte per essere in grado di interpretare i sentimenti di coloro che cercano di aiutarla.
Justin, consapevole di aver provato a condurre una vita ordinaria ispirandosi alla routine della sorella Claire, è ormai sicura di non essere adatta ad adeguarsi alle congetture della società.
Il suo estraniamento viene meno alla vista del pianeta 'Melancholia' che giorno dopo giorno sembra avvicinarsi sempre di più alla Terra.
A questo punto entra in gioco l'analisi psicologica del cognato,di Claire ed del nipotino, che da semplici spettatori del dolore di Justin si trasformano in protagonisti.
Il cognato, uomo di scienza, ha da molto studiato l'avvicinamento di 'Melanchonia' alla Terra, ma la convinzione che non vi sarà alcuna collisione lo porta a tranquillizzare la moglie ed ad assicurare l'assenza di alcun pericolo.
Quando l'uomo capisce che i suoi studi sono errati, dal momento che la collisione è ormai certa, si suicida dimostrando, dietro l'apparente serenità, di essere un uomo fragile prigioniero dell'immagine di sapiente da lui stesso creata.
Con quest'atto egoistico l'uomo lascia in balia della disperazione Claire che incapace di accettare l'idea di dover morire cerca di scappare con il figlio, senza meta, in una disperata
ricerca di un modo, in realtà inesistente, di mettersi in salvo.
La follia di Claire è deleteria per il bambino che, nella sua inconsapevolezza, avverte la paura della madre e si sente smarrito.
Per assurdo la più razionale è Justin che, in una situazione fuori del comune, riesce a prendere la situazione nelle proprie mani.
Riesce a rassicurare il bambino spaventato costruendo con il suo aiuto una capanna magica dove si andranno a rifugiare insieme a Claire al momento dell'urto e potranno essere al sicuro.
In questo modo riesce a riunire la famiglia per un ultimo istante prima della fine.
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aurora m.
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lunedì 14 maggio 2012
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la fine del nostro mondo, firmata lars von trier.
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Un lungo prologo, una lenta introduzione che si rivela riassuntiva, un sapiente mix di musica wagneriana e pittura in movimento. E' così che si presenta agli occhi dello spettatore l'inizio di Melancholia, pacifico e inquietante al tempo stesso. Chiunque abbia visto qualche film di Lars Von Trier, pensa di sapere cosa aspettarsi entrando in sala: il regista danese ha ampiamente dimostrato di saper abilmente, e volutamente, destabilizzare e frantumare ogni nostra sicurezza(Dogville), mettendoci nella situazione di doverci porre dei quesiti che si pensava avessero già trovato una risposta. In sala mi reputavo preparata, pensavo già al peggio. Ma sono rimasta spiazzata: in questo film Von Trier rinuncia, quasi interamente, alla crudezza e alla violenza delle sue celebri immagini, lasciandoci confusi, stordendoci con immagini che sembrano uscire dal Purgatorio, da quella terra di mezzo che ci è difficile ricondurre al modus operandi di questo regista.
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Un lungo prologo, una lenta introduzione che si rivela riassuntiva, un sapiente mix di musica wagneriana e pittura in movimento. E' così che si presenta agli occhi dello spettatore l'inizio di Melancholia, pacifico e inquietante al tempo stesso. Chiunque abbia visto qualche film di Lars Von Trier, pensa di sapere cosa aspettarsi entrando in sala: il regista danese ha ampiamente dimostrato di saper abilmente, e volutamente, destabilizzare e frantumare ogni nostra sicurezza(Dogville), mettendoci nella situazione di doverci porre dei quesiti che si pensava avessero già trovato una risposta. In sala mi reputavo preparata, pensavo già al peggio. Ma sono rimasta spiazzata: in questo film Von Trier rinuncia, quasi interamente, alla crudezza e alla violenza delle sue celebri immagini, lasciandoci confusi, stordendoci con immagini che sembrano uscire dal Purgatorio, da quella terra di mezzo che ci è difficile ricondurre al modus operandi di questo regista. In un mondo prossimo alla Fine, due sorelle si destreggiano tra sentimenti complessi e una quotidianità al limite dell'inutilità: Justine (Kirsten Dunst) partecipa al suo matrimonio in grande stile come se fosse un avvenimento che le è totalmente estraneo, avvolta nel velo della depressione che si fa sempre più pesante e dal quale si lascerà facilmente vincere; Claire (Charlotte Gainsbourg, musa del regista) si preoccupa per la sorella, non la capisce, la critica, e cercherà di comprendere tutto ciò che accadrà, nonostante la razionalità si dimostri palesemente fallace e insufficiente. Le figure delle due sorelle dominano lo scheletro del film, che si fa bipartito, dando equamente a ognuna la propria parte (la prima è dedicata a Justine, la seconda a Claire). L'angoscia di Justine apre le porte all'oscurità, fino a quel momento a malapena intravista tra un sorriso e l'altro degli invitati al matrimonio. Justine riesce a percepire, così come allo stesso modo fa la Natura, cosa realmente sta accadendo: il pianeta Melancholia è diretto verso la Terra, e la collisione è solo questione di tempo. Attraverso Justine, Lars Von Trier ci lancia un messaggio, nemmeno troppo velato: l'umanità non merita di sopravvivere, l'uomo non merita la vita. A questa si oppone un'altra visione del regista, espostaci tramite Claire, secondo la quale deve esserci un'altra spiegazione, un senso più logico, e magari una via d'uscita. Ma una via d'uscita non c'è, e il mondo che noi conosciamo è destinato a dissolversi. Le certezze di Claire cominciano a vacillare quando la sorella, ospite in casa sua dopo il fallimento del matrimonio, comincia a sembrare più credibile, meno "folle". In Claire sboccia il seme della paura, mentre in Justine è ormai germogliato il fiore della rassegnazione: non c'è niente che si possa fare, questa è la fine, quella che la razza umana ha meritato di avere, ed è giusto che sia così. Uno scontro tra due personalità diverse, una battaglia tra la sopravvivenza e la morte, il cui esito è già stato percepito dalla Natura, che progressivamente si fa sempre più ostile e agitata; mentre in noi spettatori rimane comunque una sorta di calma, forse evocata dall'omaggio che il regista di Dogma ha voluto fare all'arte, perfetta e immutabile, anche in uno scenario apocalittico.Melancholia è un film magico, per la sua incredibile capacità di incantare lo spettatore.Credo che nel finale nessuno possa, e voglia, distogliere lo sguardo dallo schermo nemmeno per un secondo. Io ho preferito stancare le palpebre.
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gianleo67
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mercoledì 11 aprile 2012
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fine del mondo da serial tv
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Una famiglia si ritrova per un ricevimento di nozze nel maniero (con annesso campo da golf a 18 buche!) del ricco cognato
della sposa. Il matrimonio naufraga immediatamente e dopo la partenza degli ospiti i rimanenti componenti il nucleo familiare
rimane ad attendere tra fiducia e disperazione l'imminente passaggio di un misterioso pianeta (Melancholia) che rischia di
collidere catastroficamente con la Terra. Interessante e bizzarro soggetto per un dramma fanta-psicologico che rasenta il
ridicolo.
La elaborazione di temi impegnativi come il senso della vita, la paura escatologica della fine del mondo, il significato
della presenza dell'uomo sulla Terra è banalizzata da un linguaggio cinematografico inadeguato e pretenzioso se non proprio
superficiale.
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Una famiglia si ritrova per un ricevimento di nozze nel maniero (con annesso campo da golf a 18 buche!) del ricco cognato
della sposa. Il matrimonio naufraga immediatamente e dopo la partenza degli ospiti i rimanenti componenti il nucleo familiare
rimane ad attendere tra fiducia e disperazione l'imminente passaggio di un misterioso pianeta (Melancholia) che rischia di
collidere catastroficamente con la Terra. Interessante e bizzarro soggetto per un dramma fanta-psicologico che rasenta il
ridicolo.
La elaborazione di temi impegnativi come il senso della vita, la paura escatologica della fine del mondo, il significato
della presenza dell'uomo sulla Terra è banalizzata da un linguaggio cinematografico inadeguato e pretenzioso se non proprio
superficiale. Si nota la totale assenza di una necessaria composizione simbolica a livello figurativo (a mio parere presente
nel pur criticato 'Antichrist') e di un tessuto narrativo coerente ed efficace. Piu' interessante la prima parte dove si
notano timidi spunti legati al tema, sottilmente evocato, dell'attesa. Meno riuscita la seconda che si risolve in modo
incolore e privo di efficacia narrativa. Lo script è quanto meno approssimativo con dialoghi più consoni ad una soap-opera e
che oscillano tra la banalità e l'insipienza. Il ritmo è piatto come pure la fotografia che appaiono involuti e anonimi; dove
la mancata progressione di una utile tensione drammatica non è compensata da un approccio altrimenti minimalista alla materia
trattata. Le plausibili citazioni letterarie e cinefile (da Ballard a Buzzati a Tarkovskij) sono abilmente eluse da una regia
che manca di autorevolezza e chiarezza di intenti.
Compagine nutrita di star Hollywoodiane vecchie e nuove che sembrano spaesate e si aggirano attonite e perplesse per il set
forse ignare di essere riprese. La Dunst fornisce il solito contributo di smorfiette e la Gainsbourg non mai apparsa così
fuori ruolo. Alcune sequenze sono perfino imbarazzanti: la Dunst tutta nuda in preda ad una sorta di licantropia autoerotica;
il comportamento inspiegabile di K.Sutherland che si suicida senza avvisare; l'ingenuo e tenero mehnir di viticci che
dovrebbe proteggere simbolicamente i nostri dalla fine imminente; lo scontro cosmico tra due mondi alla stregua di un banale
incidente d'auto. Comicità involontaria.
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crociclaudio
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giovedì 29 marzo 2012
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la vita e' cattiva
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Commento a Melancholia
In primo luogo un’opera filmica cioè comunque una pellicola che ha in sé motivi artistici , come dei versi che assurgono a “ poesia”.
La lentezza del film che alcuni lamentano , esprime invece pause necessarie a costringere lo spettatore a pensare su questa enorme contraddizione che è la vita umana , la natura che ci circonda , il mistero della vita e della morte. Justine interpreta un po’ la chiave di volta che con le sue certezza quasi folli e che scuotono in primo luogo sé stessa , rompono i canoni di una vita che scorre nella normalità. Amore , successo , matrimonio tutte parvenze di cui non comprendiamo il significato , ma lo accettiamo passivamente. La natura stessa bella , selvaggia , vera ed incantata , ma capace di autodistruggersi e di infischiarsene dei calcoli degli uomini.
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Commento a Melancholia
In primo luogo un’opera filmica cioè comunque una pellicola che ha in sé motivi artistici , come dei versi che assurgono a “ poesia”.
La lentezza del film che alcuni lamentano , esprime invece pause necessarie a costringere lo spettatore a pensare su questa enorme contraddizione che è la vita umana , la natura che ci circonda , il mistero della vita e della morte. Justine interpreta un po’ la chiave di volta che con le sue certezza quasi folli e che scuotono in primo luogo sé stessa , rompono i canoni di una vita che scorre nella normalità. Amore , successo , matrimonio tutte parvenze di cui non comprendiamo il significato , ma lo accettiamo passivamente. La natura stessa bella , selvaggia , vera ed incantata , ma capace di autodistruggersi e di infischiarsene dei calcoli degli uomini. Una tristezza cosmica pervade tutta la storia per finire in un gesto di infinito amore come la stretta di mano tra due sorelle e un ragazzino , una speranza ? Forse ! Ma nello stesso istante il mondo si dissolve.
Claudio Croci
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catdog
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martedì 27 marzo 2012
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ottima opera cinematografica
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MELANCHOLIA di Lars Von Trier:
L’inizio del film è particolare sembrano delle fotografie che prendono vita, molto suggestivo.
Il regista fa vivere lo spettatore con grande partecipazione tutto il film fin dalla prima scena, lo prende per mano e quasi come per magia lo porta come un entità invisibile dentro le scene, lo fa sentire libero di vagare tra gli attori e la macchina da presa. Ecco il sommo genio.
Ho percepito in tutto il film una latente angoscia, il regista “mi convince” a non credere in nulla al nichilismo più feroce, mi sento affranto perché la vita e la Terra sono “cattive” e meritano un’inesorabile morte, senza speranza di rinascita.
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MELANCHOLIA di Lars Von Trier:
L’inizio del film è particolare sembrano delle fotografie che prendono vita, molto suggestivo.
Il regista fa vivere lo spettatore con grande partecipazione tutto il film fin dalla prima scena, lo prende per mano e quasi come per magia lo porta come un entità invisibile dentro le scene, lo fa sentire libero di vagare tra gli attori e la macchina da presa. Ecco il sommo genio.
Ho percepito in tutto il film una latente angoscia, il regista “mi convince” a non credere in nulla al nichilismo più feroce, mi sento affranto perché la vita e la Terra sono “cattive” e meritano un’inesorabile morte, senza speranza di rinascita. E’ un film forte, come la disperata ed inutile fuga della madre verso la città, dove nasconde il significato che davanti all’ineluttabile, nulla ci può salvare. Bellissima e sublime la scena di quando Justine dice alla sorella, dopo avergli detto che lei già sapeva il numero esatto dei fagioli nella bottiglia, che non c’è nulla dopo la morte ma soltanto un vuoto cosmico. Il regista rende palpabile e materializza quell’atmosfera di falsa felicità dove ogni cosa è mascherata ed è finta, dove tutti devono per forza essere felici quasi come se fosse un dogma, la felicità è obbligatoria altrimenti l’umanità ti mette al bando, solo la sorella capiva Justine, impazzita e impotente davanti alla ineluttabile verità di morte, eppure certe volte anche lei la odiava con tutta se stessa. Un film crudo dove i genitori ripudiano i figli perché vuoti e resi schiavi del danaro. Ci sono poi molte metafore e simboli nel film che solo un grande spettatore attento riesce a cogliere, e si potrebbe parlare per ore.
Invece, non mi è piaciuto l’esagerata dominante del giallo nelle scene esterne quasi come se il regista non avesse fatto un corretto bilanciamento del bianco, ma probabilmente è stata una cosa voluta. In ultima analisi, l’opera l’avrei fatta più lunga, mi dispiace tanto quando finisce e sicuramente è da rivedere più volte. Per certi versi mi ricorda un poco il meraviglioso The tree of life by Terrence Malick.
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luis23
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domenica 25 marzo 2012
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kirsten dunst... la fine del mondo !!
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E'giusto spiegare la provocazione.
Intanto metà è provocazione l'altra metà è proprio la Dunsten che si lega bene al film in quanto bellezza inquieta o direi piuttosto sguardo, aria inquieta che fa trasparire , dai suoi personaggi, una messa in discussione di tutto. Quindi da questo punto di vista meglio di lei in questo film ad esprimere insofferenza al proprio matrimonio dopo poche ore , con ineluttabile separazione, non poteva nessuno.
Per il resto avrei potuto titolare questo mio commento cosi: anche io ho fatto un sogno, anzi un incubo... ma non credo interessi nessuno di voialtri.
Il rischio è di fare un film visionario (che di per sé non è un difetto, anzi)ma fine a se' stesso, che rende a mio parere questo lavoro inversamente proporzionale come dimensione al "gigantesco" pianeta in avvicinamento alla nostra mal-trattata terra: un lavoro piccolo piccolo e, quel che è peggio, inutile!!
Sintesi brutale e forse anche troppo ingrata per il lavoro altrui ma confesso che è "esattamente" ciò che ho pensato durante i titoli di coda.
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darkmage1975
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venerdì 23 marzo 2012
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un film inutile
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Ok, al solito mi trovo a dover commentare un film che ho detestato per avermi fatto perdere 2 ore di tempo, fra mille commenti, invece, assolutamente entusiasti. Quindi ho deciso di impegnarmi nel fare capire chi legge, ed eventualmente prima di vedere il film, se i suoi gusti lo farebbero propendere verso un giudizio ottimo o verso il mio. A parte la visionaria sigla iniziale che riassume in una serie di quadri lievemente animati (lo stile che il regista adora, quello slow slow motion che abbiamo visto in opere passate) all'inizio del fim pare subito esserci una trama, e nel complesso c'è, fino alla fine. Gli entusiasti dicono "una trama molto semplice, seppure caratterizzata da un evento catastrofico imminente, che tuttavia proprio per la sua semplicità non distoglie lo spettatore da quello che è il vero scopo del film: leggere dentro l'anima delle due sorelle protagoniste.
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Ok, al solito mi trovo a dover commentare un film che ho detestato per avermi fatto perdere 2 ore di tempo, fra mille commenti, invece, assolutamente entusiasti. Quindi ho deciso di impegnarmi nel fare capire chi legge, ed eventualmente prima di vedere il film, se i suoi gusti lo farebbero propendere verso un giudizio ottimo o verso il mio. A parte la visionaria sigla iniziale che riassume in una serie di quadri lievemente animati (lo stile che il regista adora, quello slow slow motion che abbiamo visto in opere passate) all'inizio del fim pare subito esserci una trama, e nel complesso c'è, fino alla fine. Gli entusiasti dicono "una trama molto semplice, seppure caratterizzata da un evento catastrofico imminente, che tuttavia proprio per la sua semplicità non distoglie lo spettatore da quello che è il vero scopo del film: leggere dentro l'anima delle due sorelle protagoniste." Il problema è che io non c'ho letto quasi nulla. O meglio: certo, sia l'una che l'altra sorella, caratterizzate da un padre e una madre inadeguati, anche se per motivi totalmente diversi, sono piene di problemi e drammi interiori non risolti (e che non si risolvono certo nel corso del film ,anzi si acutizzano) tanto che una delle due è evidentemente psicologicamente instabile. Eppure il film non è altro che un lento (anzi, lentissimo, in pure stile slow slow motion) danzare delle patologie mentali delle due protagoniste che danno sfoggio dei loro problemi senza, a mio avviso, alcuna volontà del regista di portarli a soluzione. Ma, mi dirà qualcuno, il bello è proprio il fatto che il film non abbia l'intenzione, come la maggior parte dei film di oggi, di arrivare ad una soluzione del problema, solo di mostrarlo in tutta la sua realtà. Bene. Ma non fa assolutamente per me. Per concludere, per chi l'aveva visto, devo dire che Anticristo mi era piaciuto decisamente di più (voto da 4/10 invece di Melancholia che non passa il 2/10).
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cinemaniaco85
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venerdì 16 marzo 2012
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von trier com malick
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Trier dà anche lui la sua versione della vita e della morte come ha fatto Malick del suo The tree of life...
2 film a mio avviso stupendi e da vedere, profondi e mai sotto tono, se quello che volete vedere è un film
riflessivo e non banale o commerciale come tanti in questi tempi!
X fortuna esistono anche questi genere di film d'autore! Da vedere!!!!!!!!!!!!!!!!
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