sandra
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martedì 17 maggio 2016
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sensibilità per la natura e le persone
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Avevo già scritto qualcosa, ma il collegamento mi ha tradita.
Film dalle immagini bellissime, raffinate e sensibili. Se non avessi letto, la sequenza dei pianeti che si sfiorano non l'avrei apprezzata, anche se potente. Belle le scene, citazioni pittoriche musicali comprese. Soprattutto quelle notturne in esterno le ho trovante vibranti, molto intime e delicate. Forse perchè ci gioca il buio e la solitudine. Di contro le scene degli interni, affollate e rumorose, fanno risaltare il lato prosaico dei personaggi: anche negli splendidi locali intemi le asprezze dei caratteri la fanno da padrone. Si fa salvo solo l'episodio del nipotino con la zia.
Mi sono goduta la visione in perfetta solitudine, senza alcuna interferenza ed è stata un'esperienza
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Avevo già scritto qualcosa, ma il collegamento mi ha tradita.
Film dalle immagini bellissime, raffinate e sensibili. Se non avessi letto, la sequenza dei pianeti che si sfiorano non l'avrei apprezzata, anche se potente. Belle le scene, citazioni pittoriche musicali comprese. Soprattutto quelle notturne in esterno le ho trovante vibranti, molto intime e delicate. Forse perchè ci gioca il buio e la solitudine. Di contro le scene degli interni, affollate e rumorose, fanno risaltare il lato prosaico dei personaggi: anche negli splendidi locali intemi le asprezze dei caratteri la fanno da padrone. Si fa salvo solo l'episodio del nipotino con la zia.
Mi sono goduta la visione in perfetta solitudine, senza alcuna interferenza ed è stata un'esperienza bellissimo ! Grazie
sandra Caponeri
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antonellademaioba
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martedì 17 maggio 2016
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poesia e inquietudine
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Bel film, poetico e inquietante, dal ritmo lento e dilatato per far crescere sempre più il senso di attesa per l'Evento. La visione pessimistica e disperante di una Natura che incombe implacabile sul genere umano è lo sfondo su cui si muovono i personaggi. Stranamente in questo film, le donne hanno un ruolo più forte, dinamico e intuitivo; il maschio, fiducioso nelle "magnifiche sorti e progressive", soccombe vigliaccamente agli eventi, quando si accorge che il suo ottimismo è mal riposto. La "grotta magica", esile ed esposta, è un tocco di poesia ed un esempio di disperata solidarietà familiare in vista del pericolo. La paura, l'attesa e la Natura indifferente sono una specie di "rumore bianco" che accompagna ogni azione del film; così la depressione di Justine è l'espressione di una lucida sensibilità e consapevolezza del destino degli uomini, abilità che la ricca e disciplinata sorella non è capace di avere.
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Bel film, poetico e inquietante, dal ritmo lento e dilatato per far crescere sempre più il senso di attesa per l'Evento. La visione pessimistica e disperante di una Natura che incombe implacabile sul genere umano è lo sfondo su cui si muovono i personaggi. Stranamente in questo film, le donne hanno un ruolo più forte, dinamico e intuitivo; il maschio, fiducioso nelle "magnifiche sorti e progressive", soccombe vigliaccamente agli eventi, quando si accorge che il suo ottimismo è mal riposto. La "grotta magica", esile ed esposta, è un tocco di poesia ed un esempio di disperata solidarietà familiare in vista del pericolo. La paura, l'attesa e la Natura indifferente sono una specie di "rumore bianco" che accompagna ogni azione del film; così la depressione di Justine è l'espressione di una lucida sensibilità e consapevolezza del destino degli uomini, abilità che la ricca e disciplinata sorella non è capace di avere. Nel quadro familiare, il cinismo della madre (Rampling) e il fanciullesco egoismo del padre sono una ulteriore conferma dell'inadeguatezza degli adulti ad essere punti di riferimento per i propri figli, anche in età matura. Forse il pianeta Melancholia è anche la metafora del disagio esistenziale/depressione che è, insieme al tumore, causa di morte e invalidità dell'era contemporanea, governata dalla ricerca scientifica.
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etabeta
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lunedì 25 aprile 2016
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perchè?..
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la macchina da presa in spalla?? dopo i primi 10 minuti di mal di testa, ho abbandonato.. :-(
[+] dogma 95
(di francismetal)
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gabri0001
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domenica 17 aprile 2016
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melancholia di von trier
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Il pianeta Melancholia da cui prende titolo il film può avere più di un’interpretazione, o meglio, più di un’allegoria.
La prima è la seguente: il pianeta è un’allegoria delle emozioni dei protagonisti del film, e il sentimento è la Malinconia (non a caso il pianeta è azzurro, e il blu e le sue sfumature sono da sempre considerati i colori della Malinconia).
Alla fine della prima parte del film, Justine, una delle due protagoniste del film, si ammala di Malinconia. Von Trier (il quale ha sofferto di Malinconia) mostra nel suo film che chi ne soffre, non tende a prendersela con gli altri, ma ad autodistruggersi (come fa Justine nella seconda parte del film).
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Il pianeta Melancholia da cui prende titolo il film può avere più di un’interpretazione, o meglio, più di un’allegoria.
La prima è la seguente: il pianeta è un’allegoria delle emozioni dei protagonisti del film, e il sentimento è la Malinconia (non a caso il pianeta è azzurro, e il blu e le sue sfumature sono da sempre considerati i colori della Malinconia).
Alla fine della prima parte del film, Justine, una delle due protagoniste del film, si ammala di Malinconia. Von Trier (il quale ha sofferto di Malinconia) mostra nel suo film che chi ne soffre, non tende a prendersela con gli altri, ma ad autodistruggersi (come fa Justine nella seconda parte del film).
Da non dimenticare però che la Malinconia è fondamentale per l’uomo e si può definire “amica”. Per l’arte è basata sulla Malinconia e sulla pietà. Sulla pietà perché da sempre gli uomini lottano per ottenere la bellezza, che suscita pietà. Infatti, nell’Iliade di Omero, gli uomini lottano per Elena, una donna bellissima. Il nome Elena deriva dalla parola greca Eleos, che significa “pietà”, e ogni artista prova Eleos per l’uomo mentre realizza le sue opere.
La seconda allegoria si distacca dalla prima: il pianeta Melancholia è Dio. Anche se il pianeta da alcuni può essere visto come Dio, il film rimane ateo, perché il pianeta come si vede nel finale del film, distrugge gli uomini e la terra, quindi il pianeta è il Dio in cui crede von Trier, ovvero un Dio cinico e spietato, che compare in altri suoi film (Dogville, dancer in the dark).
Nel prologo del film vi sono citati alcuni quadri come “I cacciatori nella neve” di Bruegel, “La morte di Ophelia” di Millais e “Melancholia” di Cranach. I tre citati sono rimandi alla Malinconia.
Il significato de “I cacciatori nella neve” potrebbe essere questo: alcune volte, ma non sempre, in psicoanalisi la neve è il simbolo del tempo che si ferma e che scorre lento (infatti, la scena del prologo che mostra la collisione della terra col pianeta Melancholia, è girata a rallentatore).
Invece “La morte di Ophelia” potrebbe essere il simbolo dell’assenza della speranza e della morte (infatti Ophelia si suicida) oppure il simbolo del non sentire più la vita.
Il terzo, ovvero Melancholia di Cranach (del quale esistono diverse versioni, una che si trova in un museo a Copenaghen, in Danimarca) rappresenta una giovane con un vestito rosso dall’aria malinconia, nell’atto di levigare con un pugnale un ramo. In una delle ultime sequenze del film, anche Justine compie l’atto di levigare un ramo con un coltello (sempre per parlare di allegorie, Justine, è l’allegoria della malinconia) e da non dimenticare che nell’arte le figure malinconiche sono quasi sempre femminili.
Per concludere, la Malinconia (nell’arte) altro non è che un continuo senso di inappagamento, che costringe gli artisti a provare sempre più Eleos.
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painno
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domenica 29 novembre 2015
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l'imperfezione della perfezione
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Empedocle affermava che la vera perfezione è l’imperfezione. Se il mondo non fosse perfetto non sarebbe migliorabile e quindi avrebbe la pecca di essere finito nella sua perfezione. In parole povere ciò che è denominato perfetto non ha la possibilità di migliorarsi e quindi non è più perfetto. Al contrario l’imperfezione è migliorabile e quindi di per se stessa perfetta. Justine e Claire hanno in apparenza vite perfette, un bellissimo matrimonio, una vita agiata , una splendida villa, un campo da golf con diciotto buche. La loro vita è perfetta. E proprio per questa destinata a crollare su se stessa. Non gode dell’assioma del miglioramento in alto ma del peggioramento in basso. Justine e Claire hanno grandi, enormi pesi di piombo che gravano sulle loro anime.
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Empedocle affermava che la vera perfezione è l’imperfezione. Se il mondo non fosse perfetto non sarebbe migliorabile e quindi avrebbe la pecca di essere finito nella sua perfezione. In parole povere ciò che è denominato perfetto non ha la possibilità di migliorarsi e quindi non è più perfetto. Al contrario l’imperfezione è migliorabile e quindi di per se stessa perfetta. Justine e Claire hanno in apparenza vite perfette, un bellissimo matrimonio, una vita agiata , una splendida villa, un campo da golf con diciotto buche. La loro vita è perfetta. E proprio per questa destinata a crollare su se stessa. Non gode dell’assioma del miglioramento in alto ma del peggioramento in basso. Justine e Claire hanno grandi, enormi pesi di piombo che gravano sulle loro anime. Una pellicola di dolore che offusca i loro sguardi pieni di vita e di gioia. In tutto questo Melancholia si avvicina. Sempre di più. Tanto che il cerchietto appoggiato sul petto non la contiene più, la sua circonferenza trabocca da quel cerchietto artigianale, vomita fuori i suoi confini come vomitato è l’odio sulla misera terra dalle due donne. Anche Ophelia si mescola in questa tragica storia. Ophelia che raccoglie fiori e cade nel ruscello non opponendo resistenza e andando incontro alla morte è citata nella scena in cui Justine si abbandona , completamente nuda, sulla riva del ruscello. Il suo donarsi totalmente alla propria pazzia è facilmente riscontrabile nella vita di ogni giorno. Arriva un momento nel quale ci arrendiamo e per un attimo o per tutta la vita ci lasciamo trasportare dagli eventi. Lasciamo che la circonferenza di Melancholia esuberi esageratamente il cerchietto che abbiamo appoggiato sul petto e attraverso il quale osserviamo il mondo. Allora dentro di noi diciamo basta, ci spogliamo e ci abbandoniamo alla fredda pietra e alle gelide acque del ruscello della nostra anima. Lasciando che gli eventi facciano il resto. In fondo il freddo pianeta azzurro si avvicina ogni giorno di più per tutti noi. Si prende gioco di noi, facendo finta per qualche ora di allontanarsi per poi tornare più vicino che mai, interferendo con la sua massa con le nostre vite, con i nostri pensieri, con le nostre buone intenzioni. Justine e Claire sono aspetti terribili della nostra anima , della nostra coscienza. Non serve a niente nascondersi , nè fuggire nel bosco con i cavalli. Inutile. Meglio lasciarsi scivolare nelle fredde acque di un torrente e lasciarsi trasportare dall’inesorabile caso degli eventi.
www.myoddmovies.wordpress.com
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dario
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venerdì 14 agosto 2015
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retorico
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Von Trier conosce il linguaggio fotografico, meno quello cinematografico: è una costante nei suoi film. Ha inoltre sentore dei grandi temi della vita, ma il suo narcisismo gli impedisce di svilupparli decentemente. Parecchia retorica, compiacimento di grana grossa, apocalittismo di scarso spessore. Sceneggiatura ridotta a zero. Buona scenografia (ma questa è tecnica, è mestiere) e recitazione da mal di pancia. Noia a go-go. Più intellettualismo irritante alla Godard, alla Antonioni; per stare ai nostri tempi, alla Rohrwacher (la Alice, ma anche l'Alba non scherza come attrice sopra le righe).
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no_data
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martedì 12 maggio 2015
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no comment
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129 minuti di nulla che nessuno potrà mai restituirmi.
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aldo marchioni
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lunedì 19 gennaio 2015
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nè carne nè pesce
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Lo ho visto più di una volta, perchè qualcuno che mi è molto vicino lo considera il miglior film di tutti i tempi.
Sarà: a parte il nichilismo assoluto di Lars Von Trier, qui ancora più depresso del solito; a parte la fotografia e le belle immagini (e le tre stelle sono per questo, non per altro), non rimane un granchè.
La storia è piuttosto risibile, da un punto di vista scientifico non si regge in piedi: ma probabilmente è solo un pretesto per introdurre la distruzione totale della vita. E prendiamo questo per buono. Ma, insomma, c'è un limite a tutto: tranne che alla stupidità umana, diceva Einstein. Ecco, questo film mi sembra piuttosto stupido.
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Lo ho visto più di una volta, perchè qualcuno che mi è molto vicino lo considera il miglior film di tutti i tempi.
Sarà: a parte il nichilismo assoluto di Lars Von Trier, qui ancora più depresso del solito; a parte la fotografia e le belle immagini (e le tre stelle sono per questo, non per altro), non rimane un granchè.
La storia è piuttosto risibile, da un punto di vista scientifico non si regge in piedi: ma probabilmente è solo un pretesto per introdurre la distruzione totale della vita. E prendiamo questo per buono. Ma, insomma, c'è un limite a tutto: tranne che alla stupidità umana, diceva Einstein. Ecco, questo film mi sembra piuttosto stupido.
Prendiamolo come una collezione di belle immagini, sottolineate da bella musica. Accontentiamoci delle sensazioni estetiche che questo dà, e asteniamoci dal giudicare il film come un tutto.
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no_data
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sabato 10 gennaio 2015
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la terra è cattiva
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Tutto bello fin troppo, ma in che contesto va inserito? Perché nessuno ha una tv accesa un telefono che squilla , solo una maldestra consultazione Internet? C'è un'atmosfera metafisica estetizzante che non capisco ....mi da fastidio la crudeltà della sorella depressa e tifo decisamente per chi teme la morte
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kondor17
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venerdì 26 dicembre 2014
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la fine secondo lars
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Film palpabile e pregno di profondi simbolismi, dalla fine annunciata al crollo dei valori base della vita, dei cardini, degli dei.
Melancholia è un pianeta che si trova a passare per il sistema solare. Lars ce lo fa sentire, prima che vedere, senza fornire spiegazione alcuna sul come e perchè si trovi lì, nel cielo, a far da pari alla Luna all'imbrunire. Melancholia esiste come tale, come simbolo di una ineluttabile volontà divina, da cui niente e nessuno può prescindere.
La fine di Lars von Trier, prima di essere fisica, è la fine dell'amore e del sogno. In una festa di matrimonio, simbolo dell'apice gioioso dell'esistenza, le vite e le storie si intersecano creando all'improvviso dinamiche inprevedibili.
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Film palpabile e pregno di profondi simbolismi, dalla fine annunciata al crollo dei valori base della vita, dei cardini, degli dei.
Melancholia è un pianeta che si trova a passare per il sistema solare. Lars ce lo fa sentire, prima che vedere, senza fornire spiegazione alcuna sul come e perchè si trovi lì, nel cielo, a far da pari alla Luna all'imbrunire. Melancholia esiste come tale, come simbolo di una ineluttabile volontà divina, da cui niente e nessuno può prescindere.
La fine di Lars von Trier, prima di essere fisica, è la fine dell'amore e del sogno. In una festa di matrimonio, simbolo dell'apice gioioso dell'esistenza, le vite e le storie si intersecano creando all'improvviso dinamiche inprevedibili. Si apre lì il cancello del possibile e dell'impossibile, che preannuncia il grande nulla. Il regista ci prende per mano e ce lo mostra, sorprendendoci con momenti di rara poesia e angosciosa bellezza.
Un cast fantastico per un film fantastico, con luci musica e fotografia perfette.
Secondo me IL capolavoro di Lars von Trier.
Premio strameritato a Kirsten Dunst a Cannes, ma anche Kiefer Sutherland e Charlotte Gainsbourg da circoletto rosso.
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