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Wim Wenders

Wim Wenders (Ernst Wilhelm Wenders) è un attore tedesco, regista, produttore, produttore esecutivo, scrittore, sceneggiatore, montatore, è nato il 14 agosto 1945 a Düsseldorf (Germania). Al cinema il 30 aprile 2024 con il film Anselm.
Nel 1987 ha ricevuto il premio come miglior regia al Festival di Cannes per il film Il cielo sopra Berlino. Dal 1985 al 1987 Wim Wenders ha vinto 2 premi: David di Donatello (1985), Festival di Cannes (1987). Wim Wenders ha oggi 78 anni ed è del segno zodiacale Leone.

Il dedalo della sostanza

A cura di Fabio Secchi Frau

Una filmografia che è un labirinto del pensare. Può essere necessario, dato che è un attività che ultimamente non facciamo spesso. Primo smarrimento in questo dedalo della sostanza è dato dalle riflessioni sulla bellezza. Per Wim Wenders la bellezza è una Nastassja Kinski con un golfino rosa che si volta di scatto e che si prende cura di qualcuno dopo lunghe introspezioni. Il secondo smarrimento lo si prova di fronte a tutte le sue riflessioni cinematografiche sul Male e sul Bene. Non ci sono carnefici o vittime, perché i personaggi nell'arco del tempo cambiano. A fargli paura, per cui, non è tanto il male, ma la condizione degli esseri umani che vivono una guerra personale dal di dentro, una lotta che sfiora, coinvolge e a volte distrugge anche gli angeli. Fa spavento dover morire, dover essere umani. Fa spavento lasciare un carcere, per tornare alla vita di sempre: alla famiglia, alla propria casa, ai vecchi amici, quasi si preferisse la freddezza di una stanza con le sbarre e un muro sporco. Fa spavento essere un angelo e innamorarsi, ben sapendo che si morirà. Ma chi sceglie la vita, per Wenders, è sempre un eroe, anche se ha paura, se piange, se urla, se prega. È un eroe perché è vittima di qualcosa di più grande di lui. Del suo corpo, della sua vita, della sua storia o di chi lo ha fatto crescere. Terzo smarrimento è senza alcun dubbio l'amore. Non è un gioco per questo regista. L'amore ti fa perdere. Basta uno sguardo e tutto è smarrito. Un colpo d'occhi, come in una roulette russa, e lasci tutto. A volte è un incubo, a volte è un sogno, ma rimane sempre e comunque un'indelebile esperienza psicologica infernale e paradisiaca. Un ennesimo dedalo pieno di finte strade, dove o ci si perde o ci si orienta come meglio si può. Quarto smarrimento è la settima arte; del resto, il suo maestro e migliore amico è uno che ha dato fuoco a una gioventù bruciata, un regista (Nicholas Ray) che ha dato urla a un clima di ribellione, parossistica eccitazione e paura di un'intera generazione di teenagers americani. Wenders ha vissuto con il sangue e le banconote, le grida e l'adrenalina del cinema americano, trasportandolo nella bellissima Europa, con lo stesso rispetto che si usa per il corredo di una sposa. Violenza, realtà amara, potere, ragione e sentimenti. Ci mette la sua faccia occhialuta, ben si equilibra fra la morale e il senso di colpa. E l'ultimo smarrimento si prova quando si rivolta la medaglia. Gli americani non sono sempre cattivi e i tedeschi non sono sempre buoni e lui, che è figlio di una guerra ritenuta sbagliata e atroce, sfida entrambe le verità parlando di vite di provincia, di immigrati, di angeli taciturni o demoni mandati sulla terra dall'inferno più caldo e sudato. Il cinema di Wenders gioca con la vita e la morte, la sostanza è questa e la chiave per uscire da un labirinto così pesante è tutta qui. Un impatto visivo notevole che si sposa con un manierismo romantico, accattivante, imprevisto e solo negli ultimi tempi estremamente sonnolente.

Origini e formazione
Figlio di un medico, dopo il diploma si iscrive alla facoltà di medicina, ma alla fine del 1966 si trasferisce rapidamente a Parigi, dove si iscrive alla scuola di cinematografia IDHEC. Tornato in Germania, dal 1967 al 1970, frequenta la Academy of Film and Television di Monaco, cominciando a collaborare dal 1968 con i giornali Filmkritik e Süddeutsche Zeitung come critico cinematografico. I suoi primi approcci alla macchina da presa sono tutti rivolti verso la realizzazione dei cortometraggi. Così nascono in questo periodo: Scenari (1967), Lo stesso giocatore spara di nuovo (1968), Città d'argento (1969), Film sulla polizia (1969) e Alabama 2000 anni luce (1969). Innamorato dell'attrice Edda Köchl, la sposerà nel 1968, per divorziare da lei nel 1974. Sarà la prima di una lunga serie di unioni naufragate: dalle attrici Liza Kreuzer (1974-1978), Ronee Blakley (1979-1981) e Isabelle Weingarten (1981-1982) - che inserirà sovente nelle sue pellicole - alla fotografa Donata Wenders. Da nessuna di loro avrà però un figlio. Causa: la sua sterilità.

Debutto cinematografico
Il suo debutto nel lungometraggio avviene invece con Summer in the city (1970), il suo film di diploma, girato in 5 giorni con fotografia in bianco e nero, che narra la difficile vita fuori dalle sbarre del carcerato Hanns, cui seguiranno i drammatici La lettera scarlatta (1972) e Alice nelle città (1973). Ma sarà con la pellicola Nel corso del tempo (1975), storia di un incontro casuale di due uomini lungo il confine fra le due Germanie - allora divise dal muro di Berlino - che vincerà il premio Fipresci. Wenders si distingue così per saper ben descrivere la Germania post bellica, che vive ancora nel sogno del miracolo americano, ma che cova dentro di sé quel malessere del dopoguerra. Si stacca poi da questa visuale portando sui grandi schermi L'amico americano (1977), trasposizione cinematografica del giallo di Patricia Highsmith con Bruno Ganz e Dennis Hopper, immediatamente seguito da Nick's Movie - Lampi sull'acqua (1980) omaggio all'amico regista Nicholas Ray in cui registra ora per ora le sue ultime ore di vita.

I premi, il successo
Lo stato delle cose (1982) con la sua parabola funerea sul cinema vince il Leone d'Oro al Festival di Venezia, anche se il suo vero capolavoro - dopo il poliziesco Hammett: Indagine a Chinatown (1983) - è Paris, Texas (1984). Nastassja Kinski (la scoperta del film) è uno splendore in questo road movie e la pellicola vince meritatamente il Premio Fipresci, la Palma d'Oro e il Premio della Giuria al Festival di Cannes, nonché il BAFTA per la miglior regia.
Wenders continua a mietere successi (la Palma d'Oro come miglior regista), alla fine degli anni Ottanta, firmando l'angelico Il cielo sopra Berlino (1987), storia di due angeli che scendono su Berlino per vedere il comportamento degli umani. Vera e propria risposta ai critici che lo accusavano di formalismo e prolissità. Il premio in denaro della Palma d'Oro lo offrirà al collega canadese Atom Egoyan e parte dei 5.000 dollari andranno anche al suo sceneggiatore Peter Handke, che finanzierà nel suo salto dietro la macchina da presa. Presidente della Giuria del Festival di Cannes nel 1989, si appassionerà ai documentari firmando Appunti di viaggio su moda e città (1989) e Lumière et compagnie (1995), successivamente seguiti dal sequel di Il cielo sopra Berlino: Così lontano, così vicino! (1993), pellicola intrisa di citazioni filmiche che gli frutterà il Gran Premio della Giuria, nonché l'audacia di dirigere l'ex presidente russo Gorbaciov.
Il pubblico rimane senza fiato e si lascia travolgere dal documentario musicale Buena Vista Social Club (1998), alla scoperta della musica cubana degli anni '30 - '60 che gli farà ottenere la prima nomination agli Oscar per il miglior documentario e che lo spronerà in un viaggio sulla pellicola alla ricerca della musica anche in Viel passiert - Der BAP-Film (2002) e L'anima di un uomo (2003).

Il salto americano
Affiliatosi al cinema americano, si farà più commerciale dirigendo prima Mel Gibson e Milla Jovovich in The Million Dollar Hotel (2000) - storia di un albergo abitato da vagabondi bordeline che gli farà stringere fra le mani l'Orso d'Argento al Festival di Berlino - e poi Sam Shepard, Jessica Lange, Tim Roth e Eva Marie Saint in Non bussare alla mia porta (2005).

Ultimi lavori
Nel 2008 dirige Campino, Giovanna Mezzogiorno e Dennis Hopper nel drammatico (e purtroppo poco riuscito) Palermo Shooting. Torna sul grande schermo nel 2011 con Pina 3D, musical incentrato sulla figura di Pina Bausch, coreografa tedesca capofila del teatro danza. Le ultime opere sono l'apprezzato documentario Il sale della terra, ispirato dalla potenza lirica della fotografia di Sebastião Salgado, il film di finzione Ritorno alla vita e Les beaux jours d'Aranjuez, riflessione di un uomo e una donna sull'amore ispirata da un testo teatrale di Peter Handke. Dirige poi anche un documentario su Papa Francesco, Papa Francesco - Un uomo di parola (2018) e quello su Kiefer Anselm (2023), prima di tornare alla finzione con Perfect Days (2023), premiato al Festival di Cannes (premio miglior attore).
Presidente dell'European Film Academy, forte della contaminazione fra la tradizione del miglior cinema mondiale e il messaggio comunicativo dei suoi tempi, Wenders ha aperto una nuova strada espressiva al cinema tedesco, dagli anni Settanta a oggi, passando dal rock a temi musicali più ritmati, slacciandosi dall'estremismo di Fassbinder e dal mito del superuomo di Herzog. Storce il naso la critica di fronte a questo "fin troppo artificioso Antonioni" che spera ancora in una sua resurrezione (lo si accusa di troppa confusione dal punto di vista narrativo e di una prolissa e fastidiosa predicazione della sostanza), lontano dagli interrogatori sulle utopie che lo ossessionano. È uno di quegli autori che rimangono nella memoria come un tarlo, come un brutto sogno rotto da un risveglio agitato. Un tale concentrato di pensieri che evidentemente, Wenders non riesce a trattenere.

Prossimi film

Documentario, (Germania - 2023), 93 min.

Ultimi film

Drammatico, (Giappone, Germania - 2023), 123 min.

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