Un doc interessante su Klimt, il suo stile bohémien, e un bel confronto con altri grandi maestri. Documentario, Gran Bretagna2023. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia, la sensualità, i materiali abbaglianti e i misteri di uno dei dipinti più suggestivi, conosciuti e riprodotti del mondo. Espandi ▽
Per raccontare una storia si può partire da un unico elemento per poi ampliare la narrazione e comprendere una realtà intera. "Il bacio" (Der Kuss) di Gustav Klimt è il focus da cui si sviluppa un'intrigante vita di un personaggio che, sin dagli esordi della sua carriera di pittore, diventò unico, tra i più grandi artisti della storia.
L'opera da cui inizia il racconto sulle vicende e sui talenti di Klimt è custodita al Belvedere di Vienna. Klimt, attraverso la ripetizione delle figure femminili tipiche delle sue opere, i nudi sensuali, ma sempre moderni per le pose e i colori, i colori frammentati, le influenze dai più classici impressionisti o ritrattisti anglosassoni, attraverso il tema del ritratto e del nudo femminile - quindi di temi piuttosto classici - riesce a rivoluzionare il modo di fare e guardare la pittura.
Dunque Klimt è una figura complessa, ma anche un osservatore e studioso: una parte interessante del documentario riguarda l'accostamento con altri maestri, contemporanei o del passato, a cui Klimt si ispira; da Monet a Sargent fino a Van Gogh, per poi creare uno stile unico con i suoi irripetibili corpi creati con poche e sensuali linee, attraverso una sintesi ancora moderna. Recensione ❯
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Una straordinaria fotografia del reale, espressa con grande pudore e senza pornografia del dolore. Documentario, Italia2023. Durata 107 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La quotidianità di un gruppo di ragazzi affetti da malattie psichiche. Espandi ▽
Sei pazienti ricoverati in due strutture psichiatriche della periferia romana: uno è in balia di "pensieri troppo veloci" che non riesce a gestire; un'altra, da quando aveva 12 anni, soffre di un disturbo alimentare che l'ha ridotta al lumicino; una ragazza dell'Est crede nell'oscurità e nell'esistenza dei "raptor"; un uomo è convinto di essere ebreo; un ragazzo e una ragazza di colore affrontano la realtà l'uno inseguendo l'empatia verso il prossimo, l'altra cercando di imparare l'italiano (ma attraversando le stanze della struttura come se fossero campi minati). E poi le loro famiglie, e gli psichiatri che giorno dopo giorno cercano di aiutare queste anime smarrite a ritrovare la strada di casa.
Quella di Munzi è una straordinaria fotografia del reale che non si limita ad essere una testimonianza ma che diventa un'adesione empatica alla sofferenza, espressa con grande pudore e senza spettacolarizzazione, ma non per questo priva di cura formale e di attenzione nel costruire un racconto accessibile al pubblico.
Kripton racconta la fatica di vivere di chi si fa cartina di tornasole di un disagio contemporaneo, urlo di Munch di un mondo iper accelerato e ipertecnologico mirato alla performance esteriore invece che alla crescita interiore, e la ricerca estrema di una risposta alla domanda di senso che tutti ci poniamo - soprattutto oggi. Recensione ❯
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Nella Casa Circondariale di Milano Bollate è stato aperto il primo ristorante al mondo all'interno di un carcere. Questa è la sua storia. Espandi ▽
Da nove anni nel carcere di Bollate c'è un ristorante aperto al pubblico guidato da uno chef che ha lavorato con Gualtiero Marchesi. Il documentario ne mostra l'attività che continua grazie alla disponibilità dei detenuti e alla professionalità di Silvia Polleri, esperta del settore ristorazione.
Quando il recupero alla vita sociale di chi sta scontando una pena detentiva unisce la creatività all'imprenditorialità il risultato merita di essere documentato.
La narrazione è suddivisa in capitoli nei quali non si nascondono i problemi (fra i quali quello della curiosità inopportuna di alcuni avventori che vogliono essere informati sui reati commessi dal cameriere di turno) ma si mostrano soprattutto i valori e l'importanza che un'attività simile, che chiede fatica ma anche disponibilità alla creatività e all'incontro con il mondo esterno, implica. Recensione ❯
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Un documentario che racconta i concerti del Renaissance World Tour di Beyoncé. Espandi ▽
Il doc racconta il viaggio del Renaissance World Tour, dal suo inizio, all'apertura a Stoccolma, in Svezia, fino al concerto finale a Kansas City, Missouri. Vedremo il lato più intimo di Beyoncé, il duro lavoro, il coinvolgimento in ogni aspetto della produzione, la sua mente creativa. Recensione ❯
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La lenta convivenza di un uomo con l'Alzheimer. Espandi ▽
L'attrice Paulina Urrutia e il giornalista e scrittore Augusto Góngora sono innamorati da oltre vent'anni. Paulina, nata nel 1969, nei primi anni Duemila è stata anche Ministro del Consiglio Nazionale per la Cultura e le Arti in Cile. Classe 1952, Augusto è stato un noto reporter e produttore. Con inchieste televisive e libri si è occupato a lungo del passato più nero del suo Paese, la dittatura del generale Augusto Pinochet, imposta nel 1973 e durata per tutti gli anni Ottanta. Quando nel 2014 gli viene diagnosticata la malattia di Alzheimer, Paulina assume il ruolo di sua caregiver, fino alla morte di Augusto, avvenuta il 19 maggio 2023.
La regista filma lungo un arco di quattro anni la relazione d'amore e di cura tra Paulina e Augusto. I due, protagonisti assoluti del film, non possono definirsi una coppia ordinaria: entrambi hanno una consuetudine decennale col pubblico e una familiarità naturale con l'obiettivo fotografico. Ciò aumenta straordinariamente la fluidità delle scene, composte da dialoghi teneri, a volte drammatici, sempre serrati, il cui fulcro è il tema del ricordare.
L'esito del pedinamento di Alberdi nell'intimità della coppia non si fa mai voyeurismo, né corteggia l'estetica del dolore, anche nei momenti più duri di confusioni e intemperanze notturne. Recensione ❯
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Un'opera che lascia tutto lo spazio che serve al grande artista. Paolo Conte sembra così raccontarsi in prima persona. Documentario, Italia2023. Durata 105 Minuti.
Un tributo ad una carriera irripetibile ed è destinato a diventare una reale testimonianza dell'eredità
artistico culturale di Paolo Conte. Espandi ▽
Un film che ha la struttura di un film-concerto. Ci sono l’attesa, l’entrata sul palco e gli applausi del pubblico. Poi il volto di Paolo Conte, con la sua voce inconfondibile di cui lui stesso ne ha parlato come un handicap che segna il timbro unico dei suoi brani. Ma questa è solo una parte di Paolo Conte. Il maestro è nell’anima. Si differenzia infatti dalla tendenza dei biopic su artisti e cantautori proprio perché, al di là dell’evento, sembra soprattutto un racconto in prima persona. Suddiviso in due atti, lascia emergere passioni (il jazz), frammenti biografici (la professione di avvocato) ricordi come quello del ‘suono sacrale’ del trattore che si allontana in campagna mostrato con un disegno, altra grande passione del cantautore. Il grande merito di questo lavoro è aver lasciato tutto lo spazio che serviva a Paolo Conte. La telecamera è lì assieme agli altri musicisti. Prima è solo testimone, poi suona e danza con gli altri. Recensione ❯
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Il regista del pluripremiato Vado a scuola continua a rivolgersi ai giovani spettatori con un film sull'importanza dell'inclusione a scuola e nella vita quotidiana. Espandi ▽
We Have a Dream esce in sala in occasione della “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità” e il viaggio comincia dopo le parole di Maud prima del titolo di testa del film in cui si chiede, scrivendo sul suo diario, com’è la situazione nel resto del mondo. C’è chi cammina con le protesi, chi è cieco, chi è affitto da autismo, chi è albino. Ma ognuno di loro ha i loro obiettivi che sono anche rinforzati e sollecitati dalla presenza e le parole di Henry Wanyoike, fondista kenyota campione mondiale delle Paralimpiadi che ha perso la vista quando aveva 20 anni. Il documentarista francese Pascal Plisson cerca la giusta distanza ma anche di costruire la necessaria intimità per lasciar emergere le difficoltà di tutti i giorni ma anche sottolineare la forza di chi non si vuole arrendere mai. Forse, nella durata di poco più di un’ora e mezza, non riesce a sostenere tutte le storie che vuole mostrare. Plisson cerca un legame, un dialogo, in parte lo ottiene ma poi si accontenta di quello che ha davanti. Recensione ❯
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L'incredibile storia del tour che creò un ponte tra Melpignano e Mosca, passando per la rossa Emilia. Documentario, Italia2023. Durata 96 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Andata e ritorno dal 1988, quando da Melpignano partì il tour che squarciò la cortina di ferro tra Occidente e Urss, a suon di rock e punk. Espandi ▽
Tutto nasce da un sogno, quello che gli organizzatori del festival “Le idi di marzo”, Antonio Princigalli e Sergio Blasi – che in seguito avrebbe dato vita alle Notti della Taranta – fanno nel 1988: invitare alcuni gruppi musicali sovietici a suonare a Melpignano, e portare alcune band italiane a suonare in Russia. La cosa incredibile è che ci riuscirono: le band sovietiche arrivano in Salento. E i CCCP finiranno a suonare a Mosca e a Leningrado. Il film ricostruisce la parte italiana e quella sovietica di quel doppio tour, con materiale d’archivio, le testimonianze di testimoni di quel momento, come i giornalisti Alba Solaro, Francesco Costantini e del critico musicale Gino Castaldo. E con la testimonianza dei componenti storici dei CCCP, che per la prima volta dopo anni rivediamo insieme. Una reunion per il film, a casa di Giovanni Lindo Ferretti sull’Appennino tosco/emiliano. Ma che potrebbe anche preludere ad altri progetti. È prezioso, questo film. Per chi c’era. E per chi non c’era. Per chi c’era, senza avere avuto l’occasione di andare al di là della cortina di ferro, a toccare con mano quello sfacelo, quel disastro economico e di ideali. Per chi non c’era, per sapere che c’erano ragazzi che sognavano, e sognavano forte, e avevano coraggio. E sapevano fare spettacoli folli, senza paura di niente. I nostri Clash, i nostri Einstürzende Neubauten. Chiedi chi erano i CCCP. Recensione ❯
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La cinefilia incontra ancora una volta il piacere dell'affabulazione. Veltroni ci ricorda la grandezza di Lucio Dalla. Documentario, Italia2023. Durata 90 Minuti.
Un film che nasce riportando alla luce una storia d'amore a più strati: quella napoletana di Caruso e quella che lega Dalla a Napoli e Sorrento. Espandi ▽
Il 23 marzo 1986 Lucio Dalla teneva al Village Gate di New York un concerto di cui si pensava si fossero perse le riprese che ora vengono invece proposte in un'edizione restaurata e rimasterizzata. Ad esse si aggiunge in apertura la ricostruzione della creazione di "Caruso" avvenuta pochi mesi dopo a Sorrento.
Un ritrovamento prezioso che, unendosi alla rievocazione di come è nato un classico della canzone, ci ricorda la grandezza di Lucio Dalla. Ancora una volta Walter Veltroni torna a offrirci l'occasione di assistere a un concerto del tutto particolare con le riprese di Ambrogio Lo Giudice che si ritenevano ormai perdute. Lo fa con il suo stile che unisce la cinefilia al piacere dell'affabulazione finalizzata ad ampliare la conoscenza del protagonista.
Alla fine del film (suggeriamo di vedere i titoli di coda perché c'è una sorpresa) compare un ringraziamento a un particolare commendatore. Chi non ne conoscesse il motivo potrà successivamente documentarsi scoprendo un ulteriore aspetto dell'ironia di Lucio. Recensione ❯
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Il film è incentrato sull'autenticità della statua del Guerriero di Capestrano, simbolo della Regione Abruzzo, rinvenuta a Capestrano nel 1934 e datata dagli archeologi VI secolo A.C. Espandi ▽
Un film inchiesta che racconta retroscena e particolari della storia del ritrovamento del 'Guerriero di Capestrano'. Si tratta della statua rinvenuta nel 1934 e, al tempo della scoperta, datata VI secolo a.C, da poco inserita nello stemma della Regione Abruzzo. La pellicola è dedicata allo studio del ritrovamento e alle caratteristiche del manufatto. Si tratta di un'accurata indagine, parallela alla storia ufficiale della statua, condotta dal regista e giornalista abruzzese che sollecita riflessioni e richieste di chiarezza sul reperto. Attraverso documenti inediti e approfondite indagini, Consorte studia e analizza la realizzazione della statua con un risvolto clamoroso nel finale del film. Recensione ❯
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Un film-saggio en plein air di una psicanalista sulla comprensione della violenza sulle donne. Parole di un'intelligenza ardente. Documentario, Italia2023. Durata 60 Minuti.
Un monologo in cui Marina Valcarenghi, giornalista e attivista, ripercorre le sue esperienze in fatto di disparità di genere. Espandi ▽
Milano, Università Statale degli Studi. Nel giardino del cortile della Legnaia, seduta dietro una cattedra collocata sul prato, che si fa teatro pubblico, la psicanalista Marina Valcarenghi offre una dissertazione sulle cause della violenza sulle donne e le possibilità di contrastarla. Laureata in giurisprudenza, giornalista, fondatrice di VIOLA, associazione per lo studio e la psicoterapia della violenza e di una scuola psicoterapeutica, la dottoressa è stata la prima psichiatra italiana a lavorare in carcere con detenuti in isolamento per omicidio, stupro e pedofilia, documentati nei saggi "Ho paura di me - Il comportamento sessuale violento e L'insicurezza. La paura di vivere nel nostro tempo".
Ponendola al centro di un luogo di sapere, di spinta utopica e cambiamento, Ancarani inquadra la relatrice sia di fronte che di lato, con stacchi continui che ne seguono la direzione dello sguardo. Una scelta di montaggio che evita il pericolo di monotonia di un'esposizione individuale, simula l'attenzione di più interlocutori, ricordando che il discorso è di interesse collettivo.
Pamphlet didattico, profondamente rivoluzionario, che richiama tutte e tutti a uno sforzo maggiore di comprensione e partecipazione, Il popolo delle donne è una versione aggiornata del manifesto nella rivista di lotta o del volantino novecentesco. Recensione ❯
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Un film che entra a fondo nelle parole di Gaber e ci ricorda che ogni sua canzone trasformava la libertà in partecipazione. Documentario, Italia2023. Durata 135 Minuti.
Un percorso lungo la vita e la carriera di Giorgio Gaber. Espandi ▽
Chi è stato Giorgio Gaber, per la musica italiana ma soprattutto per noi, che magari “non ci sentiamo italiani, ma per fortuna o purtroppo lo siamo”? È forse da questa domanda che è partito Riccardo Milani per raccontare uno dei cantautori più originali del nostro Paese, ma anche un teatrante, un filosofo, un pensatore politico e un “operatore culturale” nel senso più alto e nobile del termine. Gaber era “un intellettuale promiscuo”, come lo descrive Serra, “raffinato e popolare, di popolo e di élite”. Perché Gaber è stato immerso nel suo tempo sapendo sempre prevederne uno futuro. Milani entra a fondo nell’utilizzo che faceva Gaber della parola, fondamentale quando “dentro c’è la nostra vita”, e del suo “corpo scenico” che in teatro “sembrava posseduto”, rendeva “la parola visibile” e si trasformava in “melodia cinetica”. Io, noi e Gaber ricorda che ogni sua canzone aveva “uno spazio di incidenza”, cioè una volontà di intervenire sul reale trasformando la sua libertà in partecipazione. Recensione ❯
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La storia del sensitivo torinese a cui molte star si sono affidate. Espandi ▽
Gustavo Rol chi è, soprattutto, cosa era costui? Il documentario si propone di ricostruire, attraverso molteplici testimonianze e ricostruzioni, sia di fiction che di animazione, la vita e l'attività di un uomo che per molti (e anche illustri) amici e frequentatori è stato dotato di capacità paranormali e per altri è stato soltanto un abile illusionista.
Anselma Dell'Olio affronta un personaggio che, in qualche misura, ha riassunto in sé pregi e difetti di quelli che erano al centro dei suoi documentari precedenti.
La regista lascia spazio sia a chi ne descrive le sorprendenti doti (utilizzate anche per proteggere la popolazione di San Secondo di Pinerolo dalle azioni dei tedeschi occupanti) sia a chi sta più dalla parte di Piero Angela che lo definì "un mediocre illusionista". Recensione ❯
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Un viaggio nella notte che funziona più come inchiesta che come doc. Ma lascia comunque qualcosa. Documentario, Italia2023. Durata 91 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un viaggio tra le notti romane in una città pazza e in continuo cambiamento. Espandi ▽
Roberto D’Agostino e Marco Giusti partono per un viaggio nella notte romana alla scoperta dell’anima e la storia della Città Eterna. Come Dante e Virgilio, oppure Ric e Gian e Tomas Milian e Bombolo vanno alla ricerca del volto più intimo e sorprendente di un labirinto di rovine unico al mondo che ha mantenuto nei secoli la sua identità. E in questo percorso nell’oscurità, attraversando le strade di Borgo Pio e navigando col barcone sul Tevere, incrociano romani di nascita e di adozione come Carlo Verdone, Vladimir Luxuria, Enrico Vanzina, Sandra Milo, Vera Gemma, Massimo Ceccherini, Carmelo Di Ianni e Giorgio Assumma. Alcuni ricordi sono più sentiti, altri invece diventano parte di un dialogo anche interessante ma del quale si diventa solo semplici ascoltatori. L’idea, nella sua disomogeneità, resta comunque intrigante. Recensione ❯
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Un panorama su Napoli, partendo dal Rione Sanità: un doc ampio, ricco e capace di andare oltre gli stereotipi. Documentario, Italia2023. Durata 107 Minuti.
Un giro tra i vicoli di Napoli tra opere d'arte, musica e teatro. Espandi ▽
Innamorati dell'Italia, non solo della Toscana, ma anche di Napoli: Sting e la moglie Trudie Styler, attrice, produttrice e regista che ha realizzato proprio a Napoli il suo terzo lungometraggio. Girato tra i vicoli popolari e i quartieri borghesi, con Dante Spinotti alla fotografia, il film attraversa le anime della città, dal cibo al Vesuvio, dalle opere d'arte al teatro dell'arte messo sempre in scena nella vita quotidiana, facendo risaltare i contrasti che la rendono una città unica, fatta di "luce e oscurità, vita e morte". Al centro naturalmente la musica. Tra i collaboratori, il rapper Clementino e lo street artist Jorit. Recensione ❯
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