Paolo Conte alla Scala - Il maestro è nell'anima

Film 2023 | Documentario, 105 min.

Anno2023
GenereDocumentario,
ProduzioneItalia
Durata105 minuti
Regia diGiorgio Testi
Uscitalunedì 4 dicembre 2023
TagDa vedere 2023
DistribuzioneMedusa
MYmonetro Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni.

Regia di Giorgio Testi. Un film Da vedere 2023 Genere Documentario, - Italia, 2023, durata 105 minuti. Uscita cinema lunedì 4 dicembre 2023 distribuito da Medusa. Valutazione: 3,5 Stelle, sulla base di 3 recensioni.

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Ultimo aggiornamento martedì 28 novembre 2023

Un tributo ad una carriera irripetibile ed è destinato a diventare una reale testimonianza dell'eredità artistico culturale di Paolo Conte. In Italia al Box Office Paolo Conte alla Scala - Il maestro è nell'anima ha incassato nelle prime 11 settimane di programmazione 133 mila euro e 129 mila euro nel primo weekend.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
Un'opera che lascia tutto lo spazio che serve al grande artista. Paolo Conte sembra così raccontarsi in prima persona.
Recensione di Simone Emiliani
martedì 28 novembre 2023
Recensione di Simone Emiliani
martedì 28 novembre 2023

Milano, 19 febbraio 2023. Teatro alla Scala. Paolo Conte, 86 anni, sta per esibirsi in concerto con i suoi strumentisti con una scaletta pensata apposta per l'occasione. Tra il pubblico sono presenti molte personalità della cultura, della politica e dello spettacolo. Ripropone nel repertorio alcuni dei brani più famosi per un evento di eccezionale rilievo.

Ha la struttura di un film-concerto. Ci sono l'attesa, l'entrata sul palco e gli applausi del pubblico. Poi il volto di Paolo Conte, con la sua voce inconfondibile di cui lui stesso ne ha parlato come un handicap che segna il timbro unico dei suoi brani.

Ma questa è solo una parte di Paolo Conte. Il maestro è nell'anima, nato da un'idea di Caterina Caselli e diretto da Giorgio Testi che ha anche scritto la sceneggiatura assieme a Pasquale Plastino. La voce appunto. Profondamente cinematografica, evidente anche in quella gran commedia sottovalutata di Lawrence Kasdan, French Kiss, dove Via con me accompagna la camminata di Meg Ryan per le strade di Parigi.

Ma anche il suo volto continua a bucare l'inquadratura con una forza magnetica. Si era già visto nel bel documentario di Giorgio Verdelli Paolo Conte, via con me e anche nella sua testimonianza-ricordo nel recente Enzo Jannacci. Vengo anch'io. Ma soprattutto la sua immagine del presente sembra dialogare con quella del passato, evidente nel filmato d'archivio sullo schermo in cui Paolo Conte parla della sua insoddisfazione nell'incisione dei dischi ma soprattutto del modo in cui nascono le sue canzoni dove in testa ha già la musica e le parole arrivano dopo e cita l'esempio del brano Max.

E c'è proprio un momento del concerto, durante l'esibizione di Diavolo rosso, che l'artista lascia totale spazio ai suoi musicisti nei loro assoli. Lui sembra osservarli ma ne è anche incantato. Oppure quelle note gli continuano a risuonare in testa come puro atto creativo.

Paolo Conte. Il maestro è nell'anima si differenzia dalla tendenza dei biopic su artisti e cantautori proprio perché, al di là dell'evento, sembra soprattutto un racconto in prima persona. Suddiviso in due atti, lascia emergere passioni (il jazz), frammenti biografici (la professione di avvocato) ricordi come quello del 'suono sacrale' del trattore che si allontana in campagna mostrato con un disegno, altra grande passione del cantautore.

Nel tempo di un concerto ci sono tutti i frammenti di vita, di rituali come quello delle tende che si aprono prima che Conte, con i suoi occhiali da sole con montatura gialla, si avvicina al pianoforte. Sembra uno schema che si ripete. Ma invece ad ogni ascolto i suoi brani sembrano cambiare, essere diversi, avere un tipo di feedback differente con il pubblico. Forse Conte, nell'attesa prima di ogni esibizione, ha lo stesso atteggiamento di Eduardo De Filippo che a teatro spiava il pubblico prima di ogni rappresentazione per capire che tipo di spettatori aveva davanti quella sera.

Sembra inizialmente 'cinema da camera' ma poi Paolo Conte alla Scala. Il maestro è nell'anima si scalda e rompe la divisione tra il palco e la platea durante l'esibizione di Gli impermeabili e poi l'apoteosi con Via con me. Il grande merito di questo lavoro è aver lasciato tutto lo spazio che serviva a Paolo Conte. La telecamera è lì assieme agli altri musicisti. Prima è solo testimone, poi suona e danza con gli altri.

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