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Ultimo aggiornamento lunedì 24 settembre 2018
La storia del trentenne romano morto all'ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre 2009 mentre si trovava in custodia cautelare. Il film ha ottenuto 9 candidature e vinto 4 David di Donatello, In Italia al Box Office Sulla mia pelle ha incassato 614 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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L'ultima settimana nella vita di Stefano Cucchi è un'odissea fra caserme dei carabinieri e ospedali, un incubo in cui un giovane uomo di 31 anni entra sulle sue gambe ed esce come uno straccio sporco abbandonato su un tavolo di marmo. Alessio Cremonini ha scelto di raccontare una delle vicende più discusse dell'Italia contemporanea come una discesa agli inferi cui lo stesso Cucchi ha partecipato con quieta rassegnazione, sapendo bene che alzare la voce e raccontare la verità, all'interno di istituzioni talvolta più concentrate sulla propria autodifesa che sulla tutela dei diritti dei cittadini, sarebbe stato inutile e forse anche pericoloso.
Cremonini sposa il racconto della famiglia Cucchi e la loro denuncia di un pestaggio delle forze dell'ordine come causa principale della morte del detenuto affidato alla loro custodia, e anche se non ci mostra direttamente la violenza ce ne illustra ampiamente le conseguenze.
La sua narrazione è imbavagliata e compressa, un po' perché l'iter legale è tuttora in corso, un po' perché questo è un modo efficace per rappresentare il tunnel in cui Cucchi è entrato, le pareti sempre più strette intorno al suo corpo martoriato, fino alla scena in cui la testa di Stefano è letteralmente incastrata fra due supporti che sembrano una morsa, uno strumento di tortura medievale. Intorno a lui si muove un universo magmatico e incolore fatto di rifiuti e ostruzionismi, di autorizzazioni non concesse e responsabilità non assunte, di ottusa burocrazia e di ipocrisia travestita da rispetto delle regole.
Cremonini sceglie di non fare di Cucchi un santino, anzi, ne illustra bene le debolezze e le discutibili abitudini di vita. Stefano acconsente alla propria odissea perché si vive come una "cosa da posare in un angolo e dimenticare": e perciò minimizza, non si fa aiutare, non cerca di rendersi simpatico, alle autorità come al pubblico. Ma è proprio sull'anello debole della catena che si misura la solidità di un sistema democratico, e giustizia, carcerazione e sanità dovrebbero comportarsi correttamente a prescindere dalla stima che nutrono per i soggetti affidati alla loro tutela.
Sulla mia pelle non ha la cruda potenza documentaria di 87 ore di Costanza Quatriglio, né quella capacità di astrazione in grado di sollevare la vicenda dal piano della cronaca verso una più ampia critica di sistema, o una riflessione più profonda sulla natura umana. Ma resta un dignitoso tentativo di restituire corpo e voce ad un essere umano fragile e fallibile finito in un groviglio di dinieghi e brutalità: ed è proprio sulla voce e sul corpo che Alessandro Borghi compie il suo lavoro più prezioso, ritrovando quel tono sfuggente e lamentoso che apparentava Stefano Cucchi ai tanti giovani "sbagliati" di una Roma distratta e indifferente, e quel corpo che negava a se stesso il nutrimento perché si percepiva come irrimediabilmente immeritevole.
Via Crucis di Stefano Cucchi in un film denuncia asciutto e duro. Il regista prende una precisa posizione su un caso non ancora risolto, dalla parte dei familiari, in particolar modo della sorella Ilaria Cucchi che ancora lotta per la verità e la giustizia. La carta vincente del film, che lo rende fruibile ovunque, anche nelle scuole, è la scelta di non rappresentare la scena violenta [...] Vai alla recensione »
Alessio Cremonini, al suo secondo film, traspone sul grande schermo il caso di Stefano Cucchi. Lo fa attenendosi ai fatti, ricostruendo in maniera imparziale come andarono le cose. Almeno stando a quanto si sa fino ad ora. Perchè la verità assoluta se l'è portata con sé il povero Stefano, ragazzo che ha commesso tanti errori nella sua vita che però non giustificano [...] Vai alla recensione »
Un film coraggioso e scomodo. In questi tempi 'neri' il solo narrare con obiettività una tragedia come questa a 'ferita ancora aperta' è già di per se un atto ammirevole. Ma la vera sostanza del film va oltre la mera cronaca dei fatti e ci induce ad una riflessione reale su tutti noi, su cosa siamo diventanti [...] Vai alla recensione »
Quando si affronta il genere realistico nel cinema, allora si corro il rischio della affermazione di una posizione oggettiva ,di un punto di vista ,a scapito della obiettività e quindi di una imparzialità di giudizio . Questo film non corre il rischio di una parzialità di giudizio su una vicenda tragica e reale accaduta in Italia dove un ragazzo Stefano Cucchi viene arrestato [...] Vai alla recensione »
Il film di Cremonini è un film sociale, duro e necessario, che ci racconta in modo asciutto, mai troppo di parte, un episodio in cui si è manifestata la sospensione dello stato di diritto nel nostro Paese. Il titolo molto azzeccato rappresenta bene l'oggetto dell'opera: una trasformazione fisica e una sofferenza indicibile, resa alla grande da un superlativo Alessandro Borghi [...] Vai alla recensione »
Un film non deve dare risposte. Piuttosto porre le domande che altri preferiscono glissare. Se l’argomento trattato è tratto da un terribile fatto di cronaca, il compito del regista è quello di ricostruire i fatti sulla base delle inchieste svolte e le dichiarazioni di chi ha vissuto la vicenda in prima persona. E’ come se lo stesso regista debba vestirsi del ruolo [...] Vai alla recensione »
Ricordo ancora la rabbia che provai quando vidi Diaz di Daniele Vicari, dove la brutalità e la violenza delle forze dell'ordine fu mostrata con dovizia di particolari. Qui invece, in questo ottimo film di Alessio Cremonini, dove almeno l'aspetto più cruento, il pestaggio, ci è stato (correttamente) risparmiato, a prevalere alla fine, è un senso di infinita tristezza. [...] Vai alla recensione »
Fatto: il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi viene fermato a Roma dai carabinieri, perquisito e trovato in possesso di sostanze stupefacenti per cui ne viene decisa la custodia cautelare. Fatto: il 22 ottobre 2009 Stefano Cucchi muore all’ospedale Sandro Pertini per cause in fase di accertamento. Si soffre, si soffre terribilmente durante tutti i cento minuti di una pellicola che [...] Vai alla recensione »
E' una storia vera. E questo film, che è un'opera d'arte, raccontandola con rigore e insieme cogliendone la complessità e restituendone l'intimità la proietta su di un piano universale. Non obbliga a prendere una posizione, ma obbliga a pensare: disagio giovanile e solitudine delle famiglie da una parte, violenza e indifferenza delle istituzioni dall'altra. [...] Vai alla recensione »
Prodotto da Netflix e diretto da Alessio Cremonini, "Sulla mia pelle" racconta l'ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, trentenne romano morto all'ospedale Sandro Pertini per cause che ancora oggi non sono state accertate. Il giovane è interpretato da Alessandro Borghi, che dà il meglio di sè in questa interpretazione: per immedesimarsi nella parte perde [...] Vai alla recensione »
Uno dei più sconvolgenti ed inquietanti casi della cronaca nera italiana. Ci troviamo davanti una pellicola che racconta, senza enfatizzazioni ed eventuali stravolgimenti, gli ultimi giorni della vita di una delle figure più tristemente famose degli ultimi venti anni. Stiamo parlando di Stefano Cucchi. Rispettabilmente e senza enfatizzazioni (che si sarebbero rivelate inopportune), il [...] Vai alla recensione »
La storia di Cucchi viene trattata dai media come una questione giudiziari; si consegnino i colpevoli alla giustizia e che questa faccia il suo corso. La sorella Ilaria chiede giustizia, una parte dell’Italia vuole i colpevoli in galera, si buttino le chiavi; dall’altra parte, capitanati dall’indomito Giovanardi, Cucchi era un tossico, se l’era cercata.
Purtroppo, al contrario di come affermato dal generale comandante dei carabinieri Giovanni Nistri, che "Non è stata violenza di Stato, solo di alcuni" ritengo (anche per esperienza personale) che il comportamento violento e aggressivo dei carabinieri sia molto generalizzato e che il caso Cucchi sia solo la punta di un enorme iceberg, venuto alla luce, nonostante la perseveranza della [...] Vai alla recensione »
Film da vedere assolutamenti con un Borghi da oscar. Un groppo alla gola.
Una vera schifezza che intreccia alla perfezione le due vene della decadenza cinematografica odierna. Da una parte l'esasperante lentezza e la carenza d'una trama chiara e definita, che tradisce velleità intellettuali ed aspira a stimolare masturbazioni mentali nello spettatore proattivo (leggi salottiero e radical-chic). Dall'altra il film è perfettamente sincronizzato [...] Vai alla recensione »
Un film importante, necessario, con un grande Borghi. Il film è quello che è, con poca ispirazione, regia medio bassa, ma non importa. Merita di essere visto da chi vuole conoscere la vicenda (basta non cercare il cinema)
Che cosa può insegnare questo film. Decisioni e azioni compiute fuori dalle regole e dai protocolli possono causare gravi danni, distruggere la vita di un individuo, infangare la reputazione di un'istituzione gloriosa, scalfire il senso di giustizia in una società. Ma, anche peggio, può fare chi si attiene ottusamente a quelle regole e protocolli per [...] Vai alla recensione »
Il film segue con chiarezza e precisione, quasi come un documentario, la dinamica dei fatti, i giorni e i luoghi. La denuncia è indiretta perchè il regista lo fa documentando da vicino il corpo stremato e livido di Borghi che qui davvero dà il meglio di sè. Trasformato e smagrito, anche la voce del protagonista è molto simile a quella del vero Cucchi.
Non entro in merito della vicenda, comunque tutti bravi, incredibile la somiglianza di Trinca. Ottimo nei cineforum con dibattito finale, sarebbe bello che le multisale dedicassero almeno un giorno alla settimana con un film di spessore, gestito e condotto alla fine da personale qualificato per un confronto, penso che l'iniziativa abrebbe discreto successo.
Non è un capolavoro ma non nasceva sicuramente con quell'intento. L'impronta è fra film e documentario, in realtà ci sono pochi elementi per rendere interessanti 90 min. di pellicola. Ci sono campi sequenza lunghi degni di Sorrentino ma che quasi annoiano per il "piattume" dei corridoi delle caserme.
Con tutto il rispetto della vicenda, e verso i fatti reali, questo film non è per niente interessante, molto noioso e con poco dialogo, non lo consiglio.
Il film si basa su una terribile tragedia... la morte di un ragazzo!, cosa spaventosa, ingiusta... insensata ed avvenuta probabilemente a causa di un ignobile abuso di potere. Su questo non ci sono dubbi, ma chi era questo ragazzo?... il film ne tratteggia una vita normale: corsa, palestra, lavoro.... chiacchere con gli amici... Beh questo non è Vero! Stefano Cucchi era uno spacciatore abituale, [...] Vai alla recensione »
Quando incontri Alessio Cremonini, Jasmine Trinca e Alessandro Borghi ti accorgi subito dal clima che si respira che tra loro c'è una forte consonanza che è quella poi che costituisce la forza del film che offre, come recita l'ipersintetica sinossi del pressbook: 'l'emozionante racconto degli ultimi giorni di via di Stefano Cucchi e della settimana che ha cambiato la vita della sua famiglia".
È Alessandro Borghi il primo a dire che si tratta di un film necessario perché lui cerca di partecipare a lavori come quello che lo ha fatto conoscere (Non essere cattivo) e la risposta del pubblico in sala a Venezia ne è stata una conferma.
Jasmine Trinca ha 'sentito' in modo netto la partecipazione di chi aveva assistito ai dettagli di una storia che conosceva probabilmente solo in parte e ne avvertiva la misura dell'approccio. Il lavoro di mimesi è proprio dell'attore ma qui era necessario restituire una dimensione privata della sorella di Stefano a cui l'attrice si è accostata con poche informazioni ma con un profondo rispetto. È il cinema che entrambi gli attori prediligono: prendere parte a storie che restituiscano al pubblico uno sguardo capace di stare un passo indietro ma proprio per questo carico di onestà.
Fa poi piacere sentire affermare da Alessio Cremonini che per una sceneggiatura di circa 50 pagine su un tema non facile ha trovato subito una porta che si è aperta senza difficoltà o remore. Olivia Musini l'ha letta e nel giro di una settimana c'era l'ok a cui seguiva l'appassionata adesione di Netflix con l'uscita anche nelle sale con Lucky Red.
Quello che stupisce è l'uso della voce, oltre che del corpo, da parte di Borghi con un'adesione che non ha voluto essere un tentativo di imitazione e che lo spettatore avrà modo di confrontare alla fine di un film in cui non si sono fatte prove preventive ai ciak ma semmai aggiustamenti solo quando si rivelava necessario. Favorendo così quel senso di verità che dallo schermo si trasferisce a chi guarda e che non può lasciare tranquilli. Con un'annotazione importante: al termine dell'incontro uscendo ho incontrato un folto gruppo di colleghi della stampa internazionale che attendevano di entrare: un ottimo segnale.
Non era per niente semplice realizzare un film tratto dal caso del trentenne Stefano Cucchi, arrestato a Roma con l'accusa di detenzione e spaccio il 15 ottobre del 2009 e restituito morto alla famiglia, pieno di lividi, una settimana dopo. Dopo il processo che si concluse nel 2015, sul caso è stata riaperta un'inchiesta con il rinvio a giudizio di alcuni carabinieri; la ricostruzione cinematografica [...] Vai alla recensione »
Durissimo e preciso nel colpire là dove deve andare a segno senza deviazioni di percorso Sulla mia pelle di Alessio Cremonini accompagna con rara umanità fino alla morte la settimana di agonia di Stefano Cucchi. È noto il caso della morte in carcere del giovane geometra arrestato per detenzione, spaccio e uso di stupefacenti, il più conosciuto dei 176 casi di decessi in carcere nel 2009.
Si può realizzare un bel film da una storia orribile? L'ha fatto Alessio Cremonini con "Sulla mia pelle", agghiacciante ricostruzione di ciò che accadde a Stefano Cucchi (Alessandro Borghi) a partire da quella notte romana quando venne arrestato per spaccio. Davanti al suo corpo sfileranno carabinieri, giudici, avvocati e dottori in quei 7 giorni in cui viene sballottato da una caserma all'altra fino [...] Vai alla recensione »
Prima la versione populista: "Il vincitore della Mostra di Venezia appartiene a tutti, non solo all'élite degli abbonati Netflix". Poi la versione cineforum: "Grazie per essere venuti qui, anche se il film è su Netflix", ha detto Alessandro Borghi al cinema Ambrosio di Torino, dopo la proiezione (il film ha aperto la sezione Orizzonti alla Mostra di Venezia, la giuria distratta non gli ha dato neanche [...] Vai alla recensione »
Due sistemi. Uno privato, interno, gestito dai suoi componenti, una famiglia piccolo borghese che soffre in silenzio la croce di un figlio "difficile" che a sua volta soffre in silenzio quando viene picchiato dalla polizia, perché i duri fanno cosi. L'altro pubblico, in teoria aperto, in teoria tenuto a rispondere dei suoi errori e a correggerli prima che sfocino in tragedia, ma in realtà chiuso e [...] Vai alla recensione »
Ritorna il cinema d'impegno all'italiana, sulla scia del filone degli anni '60 e '70 in cui rientrano i film diretti in quel periodo, tra gli altri, da Pontecorvo, Rosi, Petri, Montaldo o Damiani: «Sulla mia pelle» non è, però, uno di quei film già visti ancora prima d'entrare in sala perché persegue un certo equilibrio tra l'assurdità e la durezza degli eventi rievocati e la giusta distanza che è [...] Vai alla recensione »
Non solo un'interpretazione mimetica. Non solo una prova attoriale, in linea con gli standard hollywoodiani. Non solo una stupefacente trasformazione fisica, seguita alla dieta che gli ha fatto perdere 18 chili. Nel modo con cui Alessandro Borghi è diventato Stefano Cucchi, nel film di Alessio Cremonini «Sulla mia pelle», c'è qualcosa di più. L'adesione profonda all'odissea del protagonista, il desiderio [...] Vai alla recensione »
Durissimo e preciso nel colpire là dove deve andare a segno senza deviazioni di percorso Sulla mia pelle di Alessio Cremonini accompagna con rara umanità fino alla morte la settimana di agonia di Stefano Cucchi. È noto il caso della morte in carcere del giovane geometra arrestato per detenzione, spaccio e uso di stupefacenti, il più conosciuto dei 176 casi di decessi in carcere nel 2009.
Gli ultimi sette giorni della vita di Stefano Cucchi, 31 enne ragioniere romano morto all'ospedale Sandro Pertini di Roma il 22 ottobre 2009 mentre si trovava in custodia cautelare. Diretto da Alessio Cremonini e interpretato da uno straordinario Alessandro Borghi, calatosi con sensibilità e intelligenza nel ruolo del giovane sulla cui drammatica vicenda non è stata ancora messa la parola fine, Sulla [...] Vai alla recensione »