francesco2
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giovedì 23 aprile 2015
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eastwood e cronenberg
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La guerra ha due volti, credo comunque la si pensi. Il protagonista, che scopre durante e dopo _Anche prima?- che anche il suo paese ne ha due, è al contempo eroe e persecutore: da questo punto di vista è (Anche troppo) esemplificativa la scena in cui sta per sparare ad un bambino
E' strano, dunque, che tra tutti i commenti che ho sentito non si faccia riferimento alla cronenberghiana "Promessa dell'asassino." Eppure non mancano temi i comune: la legittimità della violenza, le caratteristiche ed il ruolo dell'eroe nella società di oggi.persino, ad un livello più specifico, la cultura delle armi in un paese come gli USA ( Anche se Cronenberg è canadese).
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La guerra ha due volti, credo comunque la si pensi. Il protagonista, che scopre durante e dopo _Anche prima?- che anche il suo paese ne ha due, è al contempo eroe e persecutore: da questo punto di vista è (Anche troppo) esemplificativa la scena in cui sta per sparare ad un bambino
E' strano, dunque, che tra tutti i commenti che ho sentito non si faccia riferimento alla cronenberghiana "Promessa dell'asassino." Eppure non mancano temi i comune: la legittimità della violenza, le caratteristiche ed il ruolo dell'eroe nella società di oggi.persino, ad un livello più specifico, la cultura delle armi in un paese come gli USA ( Anche se Cronenberg è canadese).
Ma il MIGLIOR Eastwood ci ha regalato film superiori a questo.
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giuseppetoro
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sabato 18 aprile 2015
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ottimo..agghiacciante!!
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La guerra...un atto orribile che per chi l'ha fatta, ti distrugge..bellissimo film dai tanti lati significanti..
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melograno.rosso
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mercoledì 8 aprile 2015
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apologia a stelle e striscie
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A me non è piaciuto..per carità girato bene, attori credibili, regia come al solito asciutta secca, senza orpelli.. ma ma .. ma la scena iniziale dice tutto. Il cecchino appostato su un palazzo, le truppe americane che avanzano, dalla strada esce un bambino con la sua mamma, nelle mani stringe una granata che tenta di lanciare verso i soldati americani, Chris Kyle è "costretto" a sparare. Prima al bambino poi alla mamma che dopo aver raccolto la granata in terra tenta a sua volta di lanciarla. Chris non ha un minimo sussulto, sta svolgendo il suo lavoro, spara perchè è il suo dovere e perchè è stato addestrato a far quello, deve proteggere il suo paese e quello conta, non conta se sotto i suoi colpi cade un'innocente, conta solo che quelle stelle e quelle strisce sono sopra e più importanti di TUTTO.
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A me non è piaciuto..per carità girato bene, attori credibili, regia come al solito asciutta secca, senza orpelli.. ma ma .. ma la scena iniziale dice tutto. Il cecchino appostato su un palazzo, le truppe americane che avanzano, dalla strada esce un bambino con la sua mamma, nelle mani stringe una granata che tenta di lanciare verso i soldati americani, Chris Kyle è "costretto" a sparare. Prima al bambino poi alla mamma che dopo aver raccolto la granata in terra tenta a sua volta di lanciarla. Chris non ha un minimo sussulto, sta svolgendo il suo lavoro, spara perchè è il suo dovere e perchè è stato addestrato a far quello, deve proteggere il suo paese e quello conta, non conta se sotto i suoi colpi cade un'innocente, conta solo che quelle stelle e quelle strisce sono sopra e più importanti di TUTTO.
A casa c'è una moglie che lo aspetta e un figlio appena nato, ma Chris se saltuariamente torna fisicamente in patria con la testa è sempre li, in divisa e con il fucile in braccio, la Guerra del Golfo è casa sua, lucido, implacabile, non ci sono dubbi, non ci sono lacerazioni davanti all'orrore che sta vivendo. Domande non ce ne sono, c'è solo l'America con le sue necessità, il soldato non pensa, agisce, uccide. Stelle e striscie e svastica non sono mai state cose vicine. Ma ora basta corro a rivedermi "Il cacciatore"!
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miguel angel tarditti
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venerdì 27 marzo 2015
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de como matar 170 personas
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DE COMO MATAR 170 PERSONAS
(algun niño incluido) puede transformar un hombre en un heroe,
en leyenda de una cultura. Suena a contrasentido, no?
“AMERICAN SNIPER” el nuevo film de Clint Eastwood
Màs incomprensible todavìa, si eses hombre es un francotirador, que trabaja escondido en las alturas, con un arma super sofisticada y una mira que le permite ver a 2000 metros de distancia.
Entonces, para volverse un heroe, una leyenda y ser honrado post mortem por un pueblo, se necesita:
a) “coraje” para disparar desde un escondite en las alturas,
b) se necesita una buena vista, y
c)buena punteria y ya està?
Pobre nuestro Sargento Cabral no? que con una precaria bayoneta en mano donò su vida al enemigo para salvar a nuestro gran paradigma de humanidad Generalisimo San Martìn, quien por otra parte de coraje sabia!
Creì que ese era el coraje, el que se juega hasta los tuetanos, el que me enseñaron en la escuela, ese verdadero coraje en el que creerè siempre.
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DE COMO MATAR 170 PERSONAS
(algun niño incluido) puede transformar un hombre en un heroe,
en leyenda de una cultura. Suena a contrasentido, no?
“AMERICAN SNIPER” el nuevo film de Clint Eastwood
Màs incomprensible todavìa, si eses hombre es un francotirador, que trabaja escondido en las alturas, con un arma super sofisticada y una mira que le permite ver a 2000 metros de distancia.
Entonces, para volverse un heroe, una leyenda y ser honrado post mortem por un pueblo, se necesita:
a) “coraje” para disparar desde un escondite en las alturas,
b) se necesita una buena vista, y
c)buena punteria y ya està?
Pobre nuestro Sargento Cabral no? que con una precaria bayoneta en mano donò su vida al enemigo para salvar a nuestro gran paradigma de humanidad Generalisimo San Martìn, quien por otra parte de coraje sabia!
Creì que ese era el coraje, el que se juega hasta los tuetanos, el que me enseñaron en la escuela, ese verdadero coraje en el que creerè siempre.
Pero parece que los tiempos cambian las pautas morales!
Uy! si se alzaran de la tumba los griegos que tanto discutieron sobre la virtud! Pobres.
El film deClint Eastwood ambientado muchos años mas tarde de aquel en el que cayò el valiente negrito, en un Iraq invadido “preventivamente” con alucinantes equipos de guerra por los americanos del Norte, nos pone (y no creo que sea la intenciòn del film) ante la profunda reflexion sobre los valores morales actuales de nuestras sociedades.
Por ejemplo el de entender qué es el coraje.
Se mata 170 personas desde un escondrijo y se pasa a la historia como heroe?
Se enseña contra el viento, el frio, y supongo, hasta hambre en una escuelita de la Quebrada de Humahuaca, y se es anonimo y no heroico?
Un profesional de Medicos de Fronteras, se contagia de ebola en alas de su vocaciòn de servicio, y solo sacude la cronica unos pocos dias?
Curiosa prioridad en esta escala de valores dignas de ser analizadas por un Sociologo. Y por un psicologo. O de cualquiera que sepa y quiera usar la razòn.
Se lo dejo ahì picando, para que lo piensen en la soledad de la almohada.
El film, una gran superproduccion americana, obviamente esta bien filmado por alguien que tiene mucho talento como Clint Eastwood, y al que puede ser que el estado americano haya “encomendado” este trabajo, no lo se.
Es muy eficàz desde el punto de vista cinematografico, y tiene el merito de hacerte sentir dentro de la guerra. Y la inteligencia fundamental, de mostrarte el absurdo de esa (y de todas) guerra, donde las dos partes estan equivocadas.
Allà ellos: la necesidad de justificar una guerra absurda, mentirosa.
Y acà nosotros: nodejandonos embaucar falazmente.
Y que viva nuestro negrito querido y “corajudo” Sargentisimo Cabral, carajo!
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lore64
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lunedì 23 marzo 2015
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due ore di idiozia
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Si tratta di una ripugnante americanata priva di qualsiasi aggancio alla realtà, fatta per portare il gregge nelle sale secondando la bigotteria nazionalistica della plebe più grossolana del mondo, quella statunitense. Mi limiterò ad accennare i difetti principali:
1) il protagonista è interamente deformato rispetto al libro: il Kyle reale si trovava a proprio agio nel ruolo di mercenario, quello cinematrografico viene romanzato affibbiandogli una serie di disagi psicologici inventati di sana pianta, abbastanza puerili da risultare comprensibili allo spettatore medio. Lo scopo è quello di fare un drammone popolare sulla falsariga di Rambo (film sul medesimo livello di serietà ed intelligenza): l'eroe afflitto ripudiato dalla patria ingrata (e via scretinando).
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Si tratta di una ripugnante americanata priva di qualsiasi aggancio alla realtà, fatta per portare il gregge nelle sale secondando la bigotteria nazionalistica della plebe più grossolana del mondo, quella statunitense. Mi limiterò ad accennare i difetti principali:
1) il protagonista è interamente deformato rispetto al libro: il Kyle reale si trovava a proprio agio nel ruolo di mercenario, quello cinematrografico viene romanzato affibbiandogli una serie di disagi psicologici inventati di sana pianta, abbastanza puerili da risultare comprensibili allo spettatore medio. Lo scopo è quello di fare un drammone popolare sulla falsariga di Rambo (film sul medesimo livello di serietà ed intelligenza): l'eroe afflitto ripudiato dalla patria ingrata (e via scretinando).
2) L'azione militare NON HA IL MINIMO E PIU' LONTANO AGGANCIO CON LA REALTA'. Un soldato che telefonasse alla moglie mentre si trova in combattimento - foss'anche un generale a 3 stelle - finirebbe dritto dinanzi alla corte marziale. Certamente non potrebbe farlo dal suo telefono da campo, a meno di non subornare il comando reggimentale. L'idea che un cecchino abbandoni a piacere la propria postazione per unirsi alle perquisizioni ha la stessa verosimiglianza che se ne vada in giro a comprarsi un gelato. Ancora più assurda l'idea che conduca personalmente gli interrogatori, effettuati in esclusiva da sottufficiali appositamente addestrati. La ricerca di singoli capi guerriglieri viene deliberata a livello di armata o di divisione e quindi trasmessa alle unità subordinate: l'idea che un ufficiale dica a una ventina di soldati "trovatemi questa persona" va bene nei film dell'ispettore Coliandro, ma è tanto assurda quanto il fatto che a Kyle e sempre a lui capiti infallibilmente di trovarsi sulle tracce del medesimo ricercato. Completamente inverosimile il duello fra cecchini, tratto di peso da "Il nemico alle porte".
3) Per giustificare moralmente l'azione di Kyle, il regista ha la disonestà di mettere in mano a ogni iracheno ucciso un'arma, quando nel libro è specificato che KYLE AVEVA L'ORDINE DI SPARARE AUTOMATICAMENTE A OGNI ESSERE UMANO DI SESSO MASCHILE IN ETA' DI COMBATTERE, ARMATO O MENO. Non parliamo delle truculenze attribuite alla Resistenza irachena fra gente torturata col trapano, teste mozzate e conservate sugli scaffali ecc. La resistenza all'invasione statunitense fu condotta in gran parte da militari dello sconfitto esercito iracheno entrati in clandestinità: gente corretta che non si sarebbe mai sognata di perpetrare crimini del genere. Solo i militanti islamici radicali - quelli che finché scuoivano e castravano 18enni sovietici in Afghanistan erano diventati gli eroi dell'iconografia occidentale - compivano atrocità. Poca cosa del resto rispetto alle centinaia di civili inermi trasformati in torce umane dalle bombe al fosforo illegalmente adoprate dalle truppe statunitensi a Falluja (quelle però Eastwood non le mette in scena).
4) Il regista non ha ritegno di sbattere in prima pagina scene patetiche di inconcepibile grossolanità, stile quella del reduce salvato da Kyle che dice al figlio che suo padre è un eroe. Ci mancava solo la scritta intermittente "si prega il pubblico in sala di farsi un piantino".
Il fatto che si tratti di un film stupido quanto volgare è d'altronde plasticamente confermato dal fatto che al gregge piace e fa cassetta. Un'enorme caduta di stile, o meglio, una perfetta incarnazione della cinematografia statunitense.
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cinemaniac98official
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sabato 21 marzo 2015
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che cecchino eastwood
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Che Eastwood fosse un grande regista , lo sapevamo tutti dai tempi di Million Dollar Baby , flags of our fathers e Lettere da Iwo Jiima , questo suo nuovo capolavoro fa centro e Eastwood da grade cecchino qual'è... Fa segno un'altra volta... Dirigendo un grande cast all'interno di un grandissimo film .... Dal punto di visita registi o è impeccabile ...a mio parere il migliore film di Eastwood dopo Gran Torino ... Questo film parla del cecchino più famoso d'America Chris Kyle ... Non si può dire altro ..... La scena finale è da brividi ........ Me la rivedrei altre 1000000 volte .... Grande Clint , grande Chris Kyle , ma soprattutto grande Bradley Cooper che finalmente da un interpretazione degna almeno di un oscar .
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Che Eastwood fosse un grande regista , lo sapevamo tutti dai tempi di Million Dollar Baby , flags of our fathers e Lettere da Iwo Jiima , questo suo nuovo capolavoro fa centro e Eastwood da grade cecchino qual'è... Fa segno un'altra volta... Dirigendo un grande cast all'interno di un grandissimo film .... Dal punto di visita registi o è impeccabile ...a mio parere il migliore film di Eastwood dopo Gran Torino ... Questo film parla del cecchino più famoso d'America Chris Kyle ... Non si può dire altro ..... La scena finale è da brividi ........ Me la rivedrei altre 1000000 volte .... Grande Clint , grande Chris Kyle , ma soprattutto grande Bradley Cooper che finalmente da un interpretazione degna almeno di un oscar .... Che avrebbe potuto vincere quando fece : The words
American Sniper un grande film , un grande regista .
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dario
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mercoledì 18 marzo 2015
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discontinuo
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La regia è buona, ma quando c'è azione. Fuori dik essa, si cade nel melenso (il rapporto con la moglie e il figlio). Eastwood non sa trattare temi del genere. Appena si richiedono concetti seri, il nostro regista affonda letteralmente nelle banalità. Qui, poi, manca del tutto una disamina, anche minima, sulla tragedia dell'Irak. Tutto dentro le righe della convenzionalità. Bel fondale, ma poca consistenza. E poi è ora di finirla con l'esaltare l'uso delle armi!
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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la storia del cecchino più spietato d’america
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Chris Kyle è un cecchino statunitense, il più letale che la storia abbia mai conosciuto. Si arruola nel 1999 ed ha una determinazione ed una mira notevoli, tanto che viene abilitato per entrare a far parte delle forze speciali dei Navy Seal. Nel 2003 viene spedito in Iraq e qui diviene una leggenda vivente, tanto che le forze Irachene sono decise ad eliminarlo, mettendo una taglia sulla sua testa. Tornato a casa, il marine si dedica a moglie e figli, non trascurando però i reduci di guerra a cui si ripromette di guardare le spalle.
Questa in breve la trama di American Sniper, una storia vera che sfugge all’occhio di Clint Eastwood, che non si limita a raccontare e a denunciare gli orrori della guerra, ma entra nell’animo dei soldati e mette in rilievo le assurdità che ne vengono fuori.
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Chris Kyle è un cecchino statunitense, il più letale che la storia abbia mai conosciuto. Si arruola nel 1999 ed ha una determinazione ed una mira notevoli, tanto che viene abilitato per entrare a far parte delle forze speciali dei Navy Seal. Nel 2003 viene spedito in Iraq e qui diviene una leggenda vivente, tanto che le forze Irachene sono decise ad eliminarlo, mettendo una taglia sulla sua testa. Tornato a casa, il marine si dedica a moglie e figli, non trascurando però i reduci di guerra a cui si ripromette di guardare le spalle.
Questa in breve la trama di American Sniper, una storia vera che sfugge all’occhio di Clint Eastwood, che non si limita a raccontare e a denunciare gli orrori della guerra, ma entra nell’animo dei soldati e mette in rilievo le assurdità che ne vengono fuori. Un bravissimo Bradley Cooper (che per la cronaca ha messo su un’ingente massa muscolare per entrare nel personaggio) tiene il pubblico costantemente con il fiato sospeso, in preda ad una schizofrenia perenne che rischia di farlo precipitare nel baratro nonostante sia convinto della causa che ha sposato.
Gli effetti speciali sono degni di un colossal di Hollywood, le riprese fanno sentire lo spettatore nel pieno dell’azione e generano una sensazione di ansia ed angoscia. Il merito di Eastwood è quello di non aver girato il classico film patriottico che esalta l’eroe americano, ma un film introspettivo, che mette il luce ciò che la guerra genera nell’animo del soldato, la fragilità umana contrapposta all’eroismo ed al sangue freddo. Un soldato che non deve sopravvivere solo fisicamente ma anche mentalmente, un disfacimento psicologico che distrugge l’essere umano ancor più delle pallottole
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gianleo67
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sabato 7 marzo 2015
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black hawk down & wite sheep-dog
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Storia vera, tra realtà autobiografica e finzione cinematografica, del Navy Seal Chris Kyle arruolatosi nei corpi speciali americani durante la seconda Guerra iraquena, dopo l'abbandono della vita nomade nei rodei texani, e passato agli annali come il più letale cecchino della Storia militare a stelle e strisce con all'attivo più di 250 uccisioni nemiche. Sposato e padre di 2 figli, Kyle alterna alle sue quattro missioni in territorio nemico una difficile convivenza con la moglie Taya, dovuta alle difficoltà di un impegno professionale che lo vede quasi sempre lontano da casa, al supporto fondamentale ai reparti militari americani impegnati sul campo nella ricerca e neutralizzazione di obiettivi sensibili come il numero due di AlQuaeda Al Zarkawi.
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Storia vera, tra realtà autobiografica e finzione cinematografica, del Navy Seal Chris Kyle arruolatosi nei corpi speciali americani durante la seconda Guerra iraquena, dopo l'abbandono della vita nomade nei rodei texani, e passato agli annali come il più letale cecchino della Storia militare a stelle e strisce con all'attivo più di 250 uccisioni nemiche. Sposato e padre di 2 figli, Kyle alterna alle sue quattro missioni in territorio nemico una difficile convivenza con la moglie Taya, dovuta alle difficoltà di un impegno professionale che lo vede quasi sempre lontano da casa, al supporto fondamentale ai reparti militari americani impegnati sul campo nella ricerca e neutralizzazione di obiettivi sensibili come il numero due di AlQuaeda Al Zarkawi. Non saranno le pericolosissime missioni a cui prende parte ad ucciderlo però, ma la mano folle ed armata di un ex marine affetto da stress post traumatico che cercava di aiutare.
Chiedere ad un patriota convinto e consapevole come Eastwood di schierarsi dalla parte del nemico nel trattare un fatto storico così recente e doloroso per la storia americana come la guerra iraquena post 11 Settembre, sarebbe oltre che irrealistico assolutamente al di fuori della poetica filmografica fortemente ideologizzata del suo autore, fin qui protagonista indiscusso di un'epica radicale dei valori tradizionali che ha saputo coniugare tanto le esigenze spettacolari di una scrittura solida e compatta (con un maestro come Don Siegel non deve essere stato tanto difficile) con la messa in discussione degli stessi rigorosamente nel solco di una strenua fedeltà ai suoi modelli. Così era stato per le contraddizioni umane e professionali del sergente tutto d'un pezzo del campo di addestramento di 'Gunny' (1986) o nel sacrificio e l'espiazione di un reduce della Guerra di Corea ossessionato dai fantasmi del suo passato nel bellissimo 'Gran Torino' (2008), piuttosto che nel dittico, struggente e ambizioso, di un fronte Pacifico della Seconda Guerra Mondiale visto da entrambi gli appostamenti delle trincee nemiche in 'Flags of Our Fathers' e 'Lettere da Iwo Jima' (2006). Se è vero che l'intento del buon Clint era quello di mostrare le contraddizioni implicite non solo della storia in sè (l'autobiografia di un cecchino americano con all'attivo centinaia di morti in terra nemica che muore in patria per fuoco amico in tempo di pace) ma anche nelle trasformazioni profonde che lo spirito marziale induce nel tessuto sociale di una nazione di lunga tradizione democratica come l'America (e qui ci sono opinioni naturalmente contrastanti), possiamo affermare che questo film ne mostra non solo la difficoltà di organizzare la materia narrativa sfuggento alle facili accuse del più retrivo nazionalismo, ma anche i limiti di un'ambiguità e complessità dello sguardo costretto a fare continuamente la spola tra la spietata (e sacrosanta) determinazione sul campo di battaglia con le indelebili ferite inferte alla sfera degli affetti e delle relazioni su quello familiare. Seguendo il filo e la logica narrativa di un'educazione balistica che ricorda lo sguardo di ghiaccio ed il cuore di leone di un 'cane da pastore' che dalle lande ghiacciate dell'altopiano siberiano ('Il nemico alle porte' - 2001 - Jean-Jacques Annaud) si sposta sui brulli e assolati sentieri texani, il patriota dagli occhi di ghiaccio cerca di portare la logica di questo atteggiamento ideologico alle sue estreme conseguenze, centrando da un lato il bersaglio di una full immersion nell'inferno iraqueno stordente e ossessiva che non si vedeva dai tempi di 'Black Hawk Donw' (Ridley Scott - 2001), ma mostrando evidenti cedimenti nell'inseguire il filo di una insania mentis che sembra affliggere collateralmente le parti più solide e sane (la famiglia, la prosperità economica, la salute fisica) della società americana e finendo per comprimerli sullo sfondo di una vicenda familiare che precipita nel finale da amarcord e docu-fiction di una celebrazione post mortem al suono del 'silenzio' ed allo sventolio della bandiera a stelle strisce.
Al netto di questo squilibrio di scrittura e di messa in scena, resta una perizia registica indiscutibile e l'attendibilità di un virtuosismo narrativo che sembra descrivere con impassibile lucidità le impercettibili e silenziose traiettorie di morte di macchine da guerra in carne, ossa e tuta mimetica. Premio Oscar 2015 per il miglior montaggio sonoro a Alan Robert Murray e Bub Asman.
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ultimoboyscout
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sabato 7 marzo 2015
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one shot one kill.
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Clint Eastwood torna a parlare di temi di guerra portando sul grande schermo la storia di Chris Kyle, il cecchino più letale e infallibile che l'America ricordi. Chris Kyle ovvero "The Legend", i suoi numeri dicono 166 morti accertati, 255 probabili, gli iracheni lo avevano ribattezzato "Il diavolo di Ramadi" e messo sulla sua testa una taglia da 180mila dollari. Nativo di Odessa in Texas, Kyle si era arruolato nei SEALS ma dopo ben 4 turni in Iraq, nel 2009, aveva lasciato la marina per tornare a casa ed aprire un centro di addestramento per militari e forze dell'ordine, preoccupandosi anche di assistere i reduci affetti da PTSD, la sindrome da stress postraumatico.
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Clint Eastwood torna a parlare di temi di guerra portando sul grande schermo la storia di Chris Kyle, il cecchino più letale e infallibile che l'America ricordi. Chris Kyle ovvero "The Legend", i suoi numeri dicono 166 morti accertati, 255 probabili, gli iracheni lo avevano ribattezzato "Il diavolo di Ramadi" e messo sulla sua testa una taglia da 180mila dollari. Nativo di Odessa in Texas, Kyle si era arruolato nei SEALS ma dopo ben 4 turni in Iraq, nel 2009, aveva lasciato la marina per tornare a casa ed aprire un centro di addestramento per militari e forze dell'ordine, preoccupandosi anche di assistere i reduci affetti da PTSD, la sindrome da stress postraumatico. Venne ucciso nel Febbraio del 2013 nel suo poligono di tiro da uno di quei veterani, ma negli States era già una star assoluta, complice la sua autobiografia, best seller assoluto. Eastwood ha un modo tutto suo di vedere la guerra e quindi di filmarla, lo sguardo è assolutamente personale e magnificamente discreto e fa di Kyle un discendente diretto dell'Ispettore Callahan e di tutti i pistoleri e gli stranieri senza nome che hanno animato la filmografia del vecchio regista. Evoca rare volte l'America rurale e austera che ha cresciuto il suo protagonista, fucile, Bibbia e cene di famiglia sono i tre capisaldi della formazione di Kyle, un soldato schivo e semplice come lo è l'occhio di Eastwood, assenziale, asciutto, antispettacolare, privo di retorica e apparentemente privo di sentimenti. Il film è costruito direttamente sulle osservazioni della guerra e delle azioni di guerra di Kyle, intervallate dallo scollamento della realtà intima e famigliare che si racconta nei suoi brevi rientri a casa, è un film sul mestiere della guerra sul genere di "The hurt locker" ma molto meno stilizzato e più brutale e realistico, compreso il bellissimo e tesissimo scontro finale. E poi Eastwood è geniale nel mettere in risalto il fattore delle scelte e del "rapporto" che si crea tra il cecchino e chi sta dall'altra parte del fucile. Dietro ad ogni suo occhio nel mirino c'è una scelta, sparare o meno, poco importa che l'inquadrato sia una donna o un bambino, ogni scelta pesa moltisimo e non ha nulla a che vedere con moralità o politica, con giusto o sbagliato e nemmeno con l'eroismo. Film sentitissimo e potente, chiaro il punto di vista del regista che però non realizza un prodotto ideologico ma tratteggia un ritratto inquietante e bellissimo del suo protagonista, inquadrando con tormento estenuante e snervante l'attimo precedente in cui Kyle decide per il si o per il no, un film disurbante e destabilizzante, un war western in cui Falluja si trasforma nella città di frontiera presente in ogni buon western interpretato (o diretto) dal buon Clint. Bradley Cooper è eccellente nel riuscire a spingere il pubblico dalla parte del cecchino, ad empatizzare con le sue scelte e col suo compito, mostruoso e alienante, quello di distinguere e valutare in meno di un attimo. Normalmente Eastwood e i suoi film vengono regolarmente ignorati agli Oscar, stavolta un premio, sulle (ben) sei candidature gli è stato assegnato, quello per il miglior sonoro, non certo uno di quelli più "altisonanti", ma un Oscar è pur sempre un Oscar.
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