"Anche i ricchi possono avere dei problemi, ma li risolvono all'interno della propria limousine" . E' l'incontenibile e smodata sete di denaro, l'esecranda fame dell'oro di virgiliana memoria, la molla che spinge Jordan Belfort a creare, negli anni '90, una società finanziaria che, traendo in inganno investitori ingenui ed inesperti, riversa nella tasche ( e nei conti esteri) del protagonista e dei suoi accoliti fiumi di dollari, che vengono sperperati ( o ben spesi, a seconda dei gusti e delle propensioni individuali) in beni di lusso, sesso e droga.
Scorsese trascina per tre ore lo spettatore in un vortice di lusso pacchiano e depravazione, festini ed orge squallidi e ripetitivi, in cui quintali di droga vengono assunti in ogni modo e luogo h 24, tonnellate di carne femminile sono utilizzate per rapporti sessuali privi di qualsiasi sensualità perchè, alla pari dei Rolex, Ferrari, Lamborghini, panfili e ville miliardarie, non hanno alcun valore intrinseco in quanto sostituibili con altre di valore pari o superiore.
L'Associazione dei familiari delle vittime delle truffe è insorta contro il film, invitando a boicottarlo perchè, a loro modo di vedere, lo stesso "... è un tentativo maldestro di rendere simpatico e divertente un mondo di banditi...".
Regista e protagonista si sono difesi affermando che il film non si schiera dalla parte dei protagonisti ma, anzi, è un atto di accusa contro Wall Street.
Purtroppo, in realtà, nel film manca qualsiasi accenno alle gravissime conseguenze che l'attività criminosa del Lupo e della sua banda di truffatori ha avuto sull'esistenza di migliaia di famiglie americane, che hanno visto volatilizzarsi tutti i propri risparmi, trasformati in carta straccia dalla "finanza creativa" di Jordan Belfort e che stanno ancora lottando per cercare di recuperare il recuperabile.
E' una pecca molto grave in un film che, a mio modo di vedere, ha quale unico elemento positivo una magistrale ed adrenalinica interpretazione di Leonardo Di Caprio che, come sempre, da il meglio di sè quando dietro la macchina da ripresa c'è Martin Scorsese. E' difficile non dir bene di un film del maestro ma, a mio sommesso avviso, questa volta Scorsese ha esagerato, non so se volutamente, creando un prodotto spiazzante, rumoroso, noioso, molto spesso fastidioso, volgare e ripetitivo, privo di ogni magia ed fascino.
Il film è basato, come sappiamo, su una storia vera ma lo spettatore non ha gli strumenti per distinguere la riproposizione della realtà dalla finzione filmica e questo dubbio continuo, protratto per tre ore, crea distacco tra immagini e spettatore che, se dotato di buone capacità di assorbimento, non può che assistere, perplesso e vagamente disgustato, alle performances di Di Caprio e compagni alle quali, ( sia nella realtà che nel film) l'FBI riesce, per fortuna di tutti, a mettere fine.
Ho già detto che mancano i mezzi per capire quanto di vero e quanto di inventato ci sia nel film. Di una cosa, però, sono certo: bisognerebbe avvertire regista e sceneggiatore che nelle 37 miglia di navigazione sottocosta che separano Portofino da Monaco è ben difficile scontrasi con onde oceaniche da tempesta perfetta e, comunque, tali da poter affondare un panfilo di 50 metri. Il panfilo sarà pure affondato, ma riesce difficile credere che l'evento sia accaduto a poche miglia dalla costa ligure.
Per il resto 180 minuti che non ti prendono mai e che non ti danno niente.
Ciao a tutti, G. Canestrelli
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