Un film liberamente ispirato al rapimento di Carlo Celadon, il più lungo della storia d'Italia. Espandi ▽
Gennaio 1988. Al ritorno da una festa Paolo Pierobon, figlio di un noto imprenditore vicentino, viene rapito fuori dalla sua abitazione dagli uomini dell'Ndrangheta. Inizia per il ragazzo un incubo che durerà più di 800 giorni vissuti all'interno di spazi angusti e claustrofobici, come un sepolto vivo, tra privazioni, speranze disilluse, umiliazioni. Sullo sfondo la provincia italiana di fine anni '80, le radio private e le feste giovanili, il mondo dell'informazione e quello della politica. Un tuffo nel passato, attraverso la rievocazione di uno dei fenomeni criminali più crudeli mai conosciuti dal nostro Paese, che sconvolse le vite di centinaia di persone rapite e dei loro cari. Recensione ❯
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Un'opera inconsueta e affascinante che presenta un amore estremo senza aver paura di indagare il disagio. Drammatico, Erotico - Svizzera2023. Durata 110 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Bigna e Frank sono due persone di personalità diverse. Quando i loro mondi diversi si scontrano, diventano ossessivamente intrecciati in una relazione appassionata. Espandi ▽
In Svizzera, Bigna è una giovane scienziata che conduce studi sulla prevenzione dei terremoti. Tutto nella sua vita sembra improntato al controllo, inclusa la sessualità, che per la ragazza vuol dire incontri organizzati tramite app e che simulano l'aggressione da parte di uomini mascherati. Uno di loro, Frank, fa però breccia nella rigida routine di Bigna e i due decidono di rivedersi nonostante abbiano vite molto diverse. Sarà l'inizio di una frequentazione e poi di una relazione che lascia sorpresi entrambi.
Il regista svizzero Jan Gassmann firma un'opera inconsueta ma affascinante, che guarda all'amore e all'attrazione in chiave molto diversa dagli stereotipi del genere. Invece di mettere l'amore sotto un microscopio, Gassmann lo proietta a distanze siderali e poi lo traccia con un telescopio, cercando qualcosa che perduri.
Fino a che punto può sopravvivere una cosa a cui non sappiamo dare un nome, sembra chiedere Gassmann? La sua idea di storia d'amore è estrema e non ha paura di indagare il disagio. Recensione ❯
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La storia di un uomo di umili origini che sogna di diventare astronauta. Espandi ▽
Jose Hernandez e il suo percorso da bracciante agricolo a ingegnere e astronauta. Una storia di perseveranza, comunità e sacrificio per realizzare un sogno apparentemente impossibile. Recensione ❯
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Sollima torna a raccontare una Roma disperata e crepuscolare in una crime story di forte
impatto. Drammatico, Italia2023. Durata 127 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Stefano Sollima conclude la trilogia romana iniziata con A.C.A.B nel 2012 e proseguita con Suburra nel 2015. Espandi ▽
Dopo essersi affermato anche all'estero come un tecnico dalle mani sicure, capace di dirigere buoni action muscolari, Stefano Sollima torna nella sua Roma. Ne aveva esplorato il sottobosco più oscuro in film come Acab e Suburra, oltre che nella serie che lo ha lanciato, Romanzo criminale. Ma in questa storia di bassa malavita, tra vecchi gangster malmessi e forze dell'ordine corrotte, sullo sfondo di una città in fiamme a un soffio dal post-apocalittico, Sollima trova una delle sue opere più compiute e mature. L'azione senza il cuore e la testa conta poco, e rispetto anche a quanto fatto in passato Adagio beneficia enormemente di un rapporto diverso con il luogo che racconta: è forse la prima volta che si va oltre un certo sensazionalismo sulla Roma in rovina, che sembra sempre sottintendere un facile commento sociale solo perché di moda a livello nazionale. Recensione ❯
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L'ultimo capitolo della saga dedicata ad un amore impossibile. Espandi ▽
Hardin fa fatica per andare avanti. Assediato dal blocco dello scrittore e dalla rottura con Tessa, Hardin si reca in Portogallo alla ricerca della donna a cui ha fatto un torto in passato e per ritrovare se stesso. Sperando di riconquistare Tessa, si rende conto di dover cambiare strada prima di prendere l'impegno definitivo. Recensione ❯
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Una storia di tori e toreri che non prende il volo, in cui a mancare sono proprio il sangue e l'arena. Drammatico, Italia, Spagna2023. Consigli per la visione: Ragazzi +13
In una piccola città del nord Italia, un bambino, Matteo, cresce circondato da bare e con la madre gravemente malata. Sogna di andare via, e morire da eroe in un'arena. Nelle praterie dell'Andalusia, un vitello, Fandango, viene allevato per diventare un toro da corrida. Matteo e Fandango crescono in mondi distanti e paralleli, ma un giorno dovranno incontrarsi e affrontarsi, davanti a migliaia di persone. Recensione ❯
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Un esordio autoriale e divulgativo che è pura emanazione dei codici etici ed estetici della sua autrice. Drammatico, Italia2023. Durata 118 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Paola Cortellesi fa il suo esordio alla regia con un originale dramedy in bianco e nero ambientato nel Secondo Dopoguerra. Espandi ▽
Delia è “una brava donna di casa” nella Roma del dopoguerra: tiene il suo sottoscala pulito, prepara i pasti al marito Ivano e ai tre figli, accudisce il suocero scorbutico e guadagna qualche soldo rammendando biancheria, riparando ombrelli e facendo iniezioni a domicilio. Secondo il suocero però “ha il difetto che risponde”, in un’epoca in cui alle donne toccava tenere la bocca ben chiusa. E Ivano ritiene sacrosanto riempirla di botte e umiliarla per ogni sua “mancanza”. Per fortuna fuori casa Delia ha qualche alleato. E soprattutto, ha un sogno nel cassetto, sbocciato da una lettera ricevuta a sorpresa. C’è ancora domani è l’esordio alla regia di Paola Cortellesi, ed è una pura emanazione della sua persona. Il tono è divulgativo, pensato per raggiungere il più ampio pubblico possibile, ma questo non va a scapito della sua vocazione autoriale. L’aspetto più sorprendente del film è che, di fatto, è un horror, ma raccontato attraverso il filtro gentile della sensibilità di Paola Cortellesi, nel suo stile riconoscibilmente “leggero” che riassume ciò che abbiamo finora appreso di lei: la capacità di parlare di cose serissime rendendole appetibili, il rispetto della propria e altrui dignità. Recensione ❯
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Saúl Armendáriz, un wrestler amatoriale gay di El Paso, diventa famoso a livello internazionale dopo aver creato il personaggio di Cassandro, il "Liberace della Lucha Libre" Espandi ▽
Fine anni Ottanta. Saúl Armendáriz è un lottatore di lucha libre, una specialità del wrestling messicano. È conosciuto con il soprannome di "El Topo" e viene spesso sconfitto da Gigantico oltre ad essere deriso dal pubblico per la sua omosessualità. Per lui sarà decisivo l'incontro con Sabrina, una lottatrice conosciuta anche come Lady Anarquía che lo convince a combattere come exótico e a prendere il nome d'arte di Cassandro in omaggio alla soap che ama guardare con sua madre. Da quel momento inizia a vincere i primi incontri e ad avere successo arrivando perfino a sfidare El Hijo del Santo, uno dei più famosi luchador del mondo.
Cassandro, oltre alla struttura biopic, è un film sulla mutazione di un corpo del quale cattura l'energia e il suo coraggio nel trasformare un mondo macho come quello dei combattimenti di lucha libre e la sua stessa vita. Sotto questo aspetto ha un'anima soderberghiana proprio nel modo in cui il film gioca con la luce e l'ombra
Le scene dei combattimenti vengono intenzionalmente spogliati anche della necessaria tensione proprio perché in primo piano c'è la trasformazione tecnica del lottatore nel modo di stare sul ring che è un'altra faccia delle sue identità. Una figura del genere, grazie anche alla prova magnificamente sopra le righe di Bernal, si prende quasi tutta la scena. Recensione ❯
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Le condizioni socio assistenziali dei malati di demenza nei primi anni 90 in Italia, prima dell'arrivo di strutture specialistiche Espandi ▽
1990, Italia. Golia è un ex giocatore di rugby affetto da una grave forma di demenza senile e vive in una casa di riposo. Ogni giorno si sveglia senza sapere dove si trovi e perché, senza ricordare quasi nulla di sé e della sua storia. Spesso subisce scherzi crudeli da alcuni membri del personale, mentre può contare sull'affetto e le premure di una giovane infermiera. Golia non ha più contatti con moglie e figli, ma tra gli ospiti dell'istituto c'è un amico che gli vuole bene, l'ex professore di lettere antiche Alessandro, costretto sulla sedia a rotelle e deciso ad aiutarlo a scappare. Per farlo, utilizza delle audiocassette affinché possano guidare Golia sia attraverso il racconto del suo passato sia con le istruzioni per la fuga.
Un'opera prima compatta e credibile, ambientata in una casa di riposo e con un intenso protagonista, bloccato in un eterno presente insignificante.
L'esperienza del cast (Giorgio Colangeli, Pietro De Silva, Lucia Batassa, Giobbe Covatta) alleggerisce il ritmo con momenti di dialogo e simpatici scambi tra i personaggi secondari, senza comunque intaccare né il lato più introspettivo del film né il messaggio di denuncia sociale relativo alle condizioni degli anziani e dei malati. Recensione ❯
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Un sentimento profondamente radicato nella cultura giapponese, contrariamente a quella occidentale che incensa esclusivamente i vincitori. Espandi ▽
Il film racconta di una insegnante di educazione fisica, Stefania Trezzi (Manuela Arcuri) si ritrova - costretta a causa di uno spiacevole evento che riemerge nella sua vita - ad accettare l'incarico di insegnante di recupero all'interno di una classe composta da giovani arrabbiati, delusi e rassegnati a una vita e senza un obiettivo ben preciso per il proprio futuro. Stefania trascinerà i ragazzi e la loro volontà a combattere senza arrendersi al di là del risultato conseguito e lo farà attraverso lo sport. Recensione ❯
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Un uomo viene condannato per quattro rapine. Si dichiara innocente per una delle accuse e il suo caso diventa mediatico. Espandi ▽
Regista e attore ormai veterano del circuito francese, e spesso sensibile all’ispirazione letteraria, Cédric Kahn estrae dalla cronaca anni settanta uno dei suoi film più tesi e meglio riusciti, riportando in auge la figura dell’attivista Pierre Goldman e del suo processo per omicidio. Un racconto fatto di sguardi incrociati in una stanza affollata (di poliziotti ma anche di sostenitori di Goldman, un coro greco di reazioni che testimoniano del valore politico del personaggio), che si chiuderà con il verdetto senza concedere nulla al mondo esterno, mentre la rabbia iconoclasta del protagonista non risparmia nemmeno il suo stesso avvocato. Un’opera dai risvolti tanto complessi - eppur così asciutta nel ritmo e nella struttura - si poggia naturalmente sulla furiosa e carismatica interpretazione di Arieh Worthalter, attore belga il cui talento camaleontico viene finalmente premiato con un ruolo di primo piano. Insieme mattatore e sabotatore, uomo animato dalla contraddizione, e personaggio cinematografico dal magnetismo innegabile. Recensione ❯
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Parabola di un antieroe in cerca di riscatto, infarcita di cliché dei film sulla boxe e schiacciata dal peso del suo stesso immaginario. Drammatico, USA2023. Durata 105 Minuti.
Il percorso di redenzione di un pugile tra passato e presente. Espandi ▽
In attesa di combattere un incontro al Madison Square Garden, Mikey Flanaghan, ex pugile di origini irlandese tornato a combattere dopo anni di lontananza dal ring, decide di sistemare i conti in sospeso della sua vita. Dalla mattina alla sera, l’uomo attraversa New York ripensando con dolore al passato (l’abbandono forzato della boxe, l’alcolismo, l’incidente che l’ha portato in prigione, la fine del matrimonio…) e incontrando le persone che ama: un amico di famiglia che lo aiutò dopo il suicidio della madre; un amico prete; l’ex moglie e la figlia nel frattempo diventata adolescente; il padre che lo sempre maltrattato. L’incontro sarà per Mikey l’occasione per dare un senso alla sua esistenza. C’è tutta la retorica del cinema sulla boxe, in Day of the Fight: l’autodistruzione del campione che ha portato la violenza del ring nella vita privata; il retaggio di un passato familiare che grava sull’anima del guerriero; l’insperata seconda occasione che offre la possibilità del perdono; il rimorso per peccati impossibili da cancellare; il combattimento come testimonianza di un coraggio e una forza indomiti; il mito della caduta, della rinascita e, forse, della salvezza. Tutto è ricalcato e greve, come se per il regista aderire al genere del film sulla boxe – com’è noto il più cinematografico degli sport, quello che meglio si adatta alla parabola dell’antieroe in cerca di riscatto – implicasse anche sobbarcarsi tutti i suoi cliché, senza alcuna ironia o senso della misura. Recensione ❯
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Un thriller distopico basato sull'omonimo romanzo di Iain Reid del 2018. Espandi ▽
2065, da qualche parte nel Midwest degli Stati Uniti. L'acqua scarseggia a causa di una profonda siccità, le città si sono sovrappopolate e le campagne sono state abbandonate, mentre il governo ha avviato una campagna per creare insediamenti nello spazio celeste. Ma Junior e sua moglie Hen continuano a vivere in una casa in mezzo al nulla, cercando di far crescere quel poco che è rimasto intorno a loro. La casa è nella famiglia di Junior da due generazioni e lui non vuole andarsene, Hen invece è stanca di quella vita da reclusi, anche perché nel tempo il rapporto con suo marito si è logorato.
Un giorno bussa alla loro porta un funzionario del governo, Terrance: Junior è stato scelto per imbarcarsi a bordo di una stazione spaziale in orbita intorno alla terra e dovrà prepararsi all'impresa. Il giovane uomo non può rifiutarsi di servire la patria per affrontare la migrazione climatica, e la notizia peggiore è che a sostituirlo, mentre è nello spazio, manderanno un suo clone per tenere compagnia a Hen. La coppia ha due anni di tempo per abituarsi all'idea, non certo facile da accettare, per nessuno dei due.
La trama è parecchio confusa, al punto che i due attori protagonisti Saoirse Ronan e Paul Mescal sembrano far fatica a stare dietro alle eccessive contorsioni dei loro personaggi e di una trama che in fondo non dice molte cose, ma le ripete ossessivamente e in modo a volte incoerente. Altro punto a sfavore del film è un commento musicale incessante che spesso schiaccia il film con la sua presenza ingombrante. Recensione ❯
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Niente somiglia più a un vero santo di un falso santo. Espandi ▽
Antimo è un giovane uomo dall'anima antica che non si rassegna alla morte prematura della madre. Una madre che, pur essendo credente, negli ultimi tempi della sua malattia non voleva più pregare in casa, e chissà se lo faceva ancora nella chiesa del suo paese dell'Appennino emiliano, presieduta da un parroco spigoloso e poco disposto all'ascolto. La vita di Antimo si muove in modo regolare e preciso fra la cura della fattoria paterna, la compagnia occasionale della fidanzatina Miriam, condita di un po' di sesso furtivo e solipsistico, l'attenzione alla sorella Marta che sembra voler sfuggire alla prevedibilità del suo destino e la lettura delle sacre scritture.
Quando il giovane uomo incontra un contadino sardo, Lazzaro, che non ha mai ricevuto i sacramenti, decide di insegnargli a pregare, sperando di aprirgli le porte del Regno dei cieli quando sarà arrivata la sua ora. Anche se, come dice Giovanni nel passaggio del Vangelo dal quale è tratto il titolo del film, il vento è già "di chiunque è nato dallo Spirito".
Righi costruisce una parabola di poche parole (per quanto possa sembrare un ossimoro) e molti silenzi, di solitudini e sguardi, facendo leva sulla fotografia naturalistica di David Becheri e su una notevole padronanza registica (ad esempio nel piano sequenza finale e nelle numerose panoramiche) che però non sovrasta mai il senso della storia che racconta. Recensione ❯
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