Claudine è una donna di mezza età che ha passato tutta la vita ad occuparsi del figlio, sacrificando sé stessa e i suoi sogni. Espandi ▽
Claudine è la madre di un giovane uomo disabile, che accudisce a casa, dove lavora come sarta. Tutti i santi giorni, tranne il martedì, quando prende il treno e va lontano. Oltre la diga della Grande-Dixence c'è un hotel dove sceglie un uomo, per piacere, per niente, senza legami. Italiano, inglese, tedesco, dopo uno scambio educato di battute incentrate sul paese d'origine dei forestieri, Claudine si invita a salire nella loro camera. Consuma un amplesso, ringrazia e se ne va. Poi un giorno incontra Michael, un ingegnere idrico affascinante e affascinato, che fa progressivamente deragliare la sua routine ascetica.
Incontrare Jeanne Balibar è un dono, un impulso poetico che Maxime Rappaz abbraccia col suo ritmo e la sua silhouette, discreta e fluttuante sopra le architetture di cemento, le cime rocciose e gli angoli scoscesi. Immerso in una fredda luce bianca,
Solo per una notte, storia d'emancipazione intima e romantica, appartiene a un genere inesauribile e non importa quante storie d'amore impossibili abbia collezionato, l'orizzonte del melodramma prende atto ogni volta della loro singolarità. Quella singolarità, come il movimento romantico, è incarnato dal corpo dell'attrice fino a piegare la rigidità delle linee che la sovrastano come l'amore grande per suo figlio. Così grande che non ne ha più per nessun altro. L'opera prima di Rappaz annulla gli stereotipi di genere - la madre, la santa, la puttana - per raccontare soprattutto una donna.