Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 108 minuti |
Al cinema | 1 sala cinematografica |
Regia di | Marco Righi |
Attori | Jacopo Olmo Antinori, Florenzo Mattu, Yile Yara Vianello, Gaja Masciale, Andrea Bruschi Fausto Paravidino. |
Uscita | giovedì 29 febbraio 2024 |
Distribuzione | Obiettivo Cinema |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 4 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 1 marzo 2024
Niente somiglia più a un vero santo di un falso santo. In Italia al Box Office Il vento soffia dove vuole ha incassato 6,5 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Antimo è un giovane uomo dall'anima antica che non si rassegna alla morte prematura della madre. Una madre che, pur essendo credente, negli ultimi tempi della sua malattia non voleva più pregare in casa, e chissà se lo faceva ancora nella chiesa del suo paese dell'Appennino emiliano, presieduta da un parroco spigoloso e poco disposto all'ascolto. La vita di Antimo si muove in modo regolare e preciso fra la cura della fattoria paterna, la compagnia occasionale della fidanzatina Miriam, condita di un po' di sesso furtivo e solipsistico, l'attenzione alla sorella Marta che sembra voler sfuggire alla prevedibilità del suo destino e la lettura delle sacre scritture. Quando il giovane uomo incontra un contadino sardo, Lazzaro, che non ha mai ricevuto i sacramenti, decide di insegnargli a pregare, sperando di aprirgli le porte del Regno dei cieli quando sarà arrivata la sua ora. Anche se, come dice Giovanni nel passaggio del Vangelo dal quale è tratto il titolo del film, il vento è già "di chiunque è nato dallo Spirito".
Lazzaro, Miriam, Marta sono tutti nomi che appartengono alle Sacre scritture, e l'afflato spirituale di Antimo, che potrebbe ispirarsi ad Antimo di Nicomedia, il predicatore che battezzò alcuni soldati prima di essere decapitato dalle milizie anticistiane dell'impero romano, sottende tutta la narrazione di Il vento soffia dove vuole, che contiene nel titolo un'altra coordinata: l'ingovernabilità della natura che si comporta come le pare, indipendentemente dalle aspettative degli uomini.
Marco Righi, che di Il vento soffia dove vuole (non ispirato al romanzo di Susanna Tamaro, che è stato pubblicato dopo il film) è scrittore, regista e montatore (insieme a Roberto Rabitti), filma i paesaggi di montagna in campo lungo e lunghissimo, restituendo alle figure umane la loro scala minima rispetto all'ambiente che li circonda, ma allo stesso tempo coglie con determinazione bressoniana nei boschi, nelle montagne e nei grandi spazi aperti lo stesso rigore meditativo che Antimo impone a se stesso.
La narrazione si muove senza scosse, anzi indugiando in una composta lentezza contemplativa, fino ad una svolta importante, seguendo il percorso di un "falso santo" che però somiglia (o cerca di somigliare) a un santo vero, come dice la citazione a inizio film di Amédéé Ayfre, sacerdote francese appassionato di cinema cristiano e promulgatore di una "teologia dell'immagine". Colpiscono per intensità l'interpretazione di Fiorenzo Mattu, già figura cristica in Su Re, nei panni di Lazzaro, e per naturalezza quelle di Yle Vianello (attrice simbolo di Alice Rohrwacher) e Gaja Masciale (in una svolta radicale rispetto al suo personaggio della saga di Sul più bello) in quelli di Marta e Miriam; così come colpisce per contrasto la ricercatezza teatrale, che lascia trapelare qualcosa di fasullo e costruito, della recitazione di Fausto Paravidino nel ruolo del parroco del paese. Meno riuscito il lavoro di Jacopo Olmo Antinori nei panni di Antimo, di cui non riesce a comunicare il tormento interiore attraverso una eccessiva fissità espressiva.
Righi costruisce una parabola di poche parole (per quanto possa sembrare un ossimoro) e molti silenzi, di solitudini e sguardi, facendo leva sulla fotografia naturalistica di David Becheri e su una notevole padronanza registica (ad esempio nel piano sequenza finale e nelle numerose panoramiche) che però non sovrasta mai il senso della storia che racconta, e non chiama prepotentemente l'attenzione su se stessa. Le musiche di Luca Giovanardi sono minimaliste ma efficaci e sottolineano senza invadere, attingendo a sonorità non scontate.
Il cinema italiano contemporaneo si occupa poco del rapporto con la spiritualità e la religione, e il coraggio di chi rimette mano a questa materia incandescente va premiato. Ma la carenza di informazioni sulle origini del tormento interiore di Antimo e i comportamenti sfuggenti di Marta e Miriam, e la paucità di eventi a movimentare l'azione potrebbero richiedere al pubblico uno sforzo di attenzione e di concentrazione pari a quello che Antimo esercita sulla sua realtà. Persino due autori ascetici come Bresson e Dreyer nutrivano la narrazione di dettagli utili a far comprendere meglio agli spettatori la sofferenza sottaciuta dei loro personaggi, senza per questo ricorrere a pesanti sottolineature o, peggio ancora, a spiegoni didascalici.
Il Vento Soffia Dove Vuole è una storia di fantasia che esplora temi sacri. Attraverso le vicende di Antimo e dei personaggi che lo circondano, lo spettatore si trova di fronte a un evento misterioso e a una scelta radicale, che deve interpretare secondo la propria sensibilità. Il film è privo di manicheismo, si concentra sull'atmosfera e sul legame intimo e prosaico che lega gli abitanti del villaggio in cui è ambientata la storia. Il titolo italiano del lungometraggio - Il vento soffia dove vuole - fa riferimento alle parole bibliche (Vangelo secondo Giovanni) con cui Gesù si rivolge a Nicodemo, un uomo religioso che si chiede chi sia il giovane di Nazareth che sta creando problemi nel suo paese. Gesù gli risponde che: "il vento soffia dove vuole"; che lo Spirito di Dio vale più delle regole della Chiesa.
Così sintetizza il senso del film, presentato al Festival del Cinema di Porretta Terme, il suo regista che è anche autore del soggetto e della sceneggiatura.
Righi aveva già affrontato, almeno in parte, il tema dell'adesione al
cattolicesimo nel personaggio della madre ne I giorni della
vendemmia. La vicenda portata ora sullo schermo è quella di Antimo, un
giovane come tanti che lavora con il padre (la madre è morta) nella fattoria in cui
allevano mucche. Antimo ha una ragazza ed è anche animato da una forte fede
religiosa che lo porta a confessarsi anche quando il suo unico peccato è l'aver
rimproverato una mucca incinta. Nel momento in cui conosce Lazzaro, che
lavora in una fattoria vicina, vede in lui un'anima che può essere avvicinata con
la finalità di una possibile conversione.
Antimo sa come citare passi del Vangelo
ma la catechesi che propone al nuovo amico non ha molto di quella
riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa e questo potrebbe creare dei problemi. A
fare da coprotagonista è l'Appennino Emiliano con l'operosità e la quiete dei
suoi piccoli paesi e la bellezza un po' misteriosa dei suoi rilievi. Nel ruolo di
Antimo ritroviamo Jacopo Olmo Antinori che aveva già affrontato un film con
tematica religiosa in Maria Maddalena. Nel ruolo di sua sorella c'è
Yile Yara Vianello, vista di recente in La bella estate mentre nel
ruolo di Lazzaro c'è Fiorenzo Mattu che è stato Gesù Cristo in Su
re.
L'assolata campagna dell'Appennino emiliano in alternanza al buio cupo degli interni, il bene e il male già si confrontano nell'opera seconda di Marco Righi che torna sul tema della spiritualità (titolo compreso) a 13 anni da I giorni della vendemmia. Il film è disseminato di trappole simboliche per i cultori della Bibbia, a partire dal nome di Lazzaro (Fiorenzo Mattu), il villico senza fede sardo [...] Vai alla recensione »
Su di lui anatema! Forse i bambini del coro de La via lattea additerebbero così la figura e il pensiero di Antimo, infervorato religioso, predicatore con un solo discepolo, protagonista di Il vento soffia dove vuole, opera seconda del filmmaker emiliano Marco Righi presentata in concorso al 57° Kalovy Vary IFF. Antimo è un giovane che vive in un paesino di campagna sull'Appennino tosco-emiliano.