Un thriller psicologico hitchcockiano che affascina e colpisce nel segno. Drammatico, Thriller - USA2024. Durata 94 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Jessica Chastain e Anne Hathaway al centro di un intenso thriller psicologico di influenza hitchcockiana. Espandi ▽
Alice e Celine sono due vicine di casa, ma soprattutto due care amiche. Si frequentano, organizzano feste insieme ai loro mariti, guardano i figli crescere e giocare insieme. Almeno finché il bambino di una delle due precipita dal terrazzo, davanti agli occhi increduli dell'altra. Nulla sarà più come prima, e una spirale di sospetti, sensi di colpa, paranoie e delitti comprometterà per sempre la loro amicizia.
Pur avendo a disposizione poco tempo (poco più di tre settimane) e un budget contenuto (per quelli che sono gli standard delle due attrici), il risultato è un thriller psicologico hitchcockiano e patinato che deve tutto all'affiatamento delle due dive Jessica Chastain e Anne Hathaway.
La riflessione che scaturisce dal film è importante: perdere un figlio diventa più che un inimmaginabile trauma personale, diventa anche una perdita di ruolo, di senso sociale. Se una donna non è più madre allora chi è? Che cosa resta di lei?
Il tema freudiano del doppio è sempre interessante, quando poi è combinato con il tema dell'emancipazione femminile nell'America degli anni Sessanta e sviluppato da un regista esperto di fotografia sa affascinare e colpire nel segno. Recensione ❯
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Oltre il 'film per ragazzi'. Un coming of age attento al reale, che diventa una storia di resistenza umana per tutti. Drammatico, Italia2023. Durata 101 Minuti.
Una bambina cerca di superare a suo modo il terremoto che ha colpito la sua città. Espandi ▽
Un terremoto che sembra non finire mai ha distrutto un'intera area abitabile italiana, i cui abitanti si sono rifugiati all'aperto, attrezzandosi con tende di fortuna e una baracca adibita ad area comune. Il gruppo forma una sorta di accampamento denominato Isolarotonda, popolato da coppie come un maresciallo e sua moglie, un muratore e una parrucchiera, i gestori di un distributore di benzina e una donna incinta e suo marito, che ha lavorato a lungo in Belgio, con la loro figlia Viola di dieci anni. È proprio dal punto di vista di Viola che la storia si dipana e vede in successione la scomparsa di Pasquale, il migliore amico di suo padre, l'arrivo di un intellettuale che la comunità soprannomina Pigiama e quello di una coetanea di Viola, Anna. Le due bambine stringeranno un'amicizia che le aiuterà a sopravvivere all'emergenza e a venire a patti con alcune esperienze della vita che le aiuteranno a crescere.
Ma Superluna non è solo un coming of age o un "film per ragazzi", bensì una storia di resistenza umana per tutti, imbevuta delle atmosfere spiazzanti della pandemia, di cui restituisce in maniera metaforica le paure e le tensioni attraverso lo sguardo di chi forse le ha subite forse più di tutti, senza poterle relativizzare in un contesto esperienziale più ampio. Il cinema di Federico Bondi, che riesce a girare film a distanze temporali esponenziali, guarda in una direzione diversa da quella di molti altri, non necessariamente ostinata e contraria, ma certamente più attenta al reale (forte anche di una lunga esperienza documentaria), refrattaria alle facili semplificazioni e fedele alla vita nei suoi impercettibili scollinamenti di senso, questa volta filtrati attraverso la sensibilità di una bambina. Recensione ❯
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Una donna perde la custodia di un figlio ma è decisa a vincere la battaglia legale. Espandi ▽
Sylvie è una madre single con due figli da accudire il cui più piccolo, Sofiane, è piuttosto problematico. La loro vita è caotica e disordinata, e Sylvie, pur affettuosa e partecipe, è anche un po' approssimativa nella gestione domestica. Un giorno, mentre la madre è al lavoro cercando di mantenere la famiglia, Sofiane si fa male e finisce in ospedale. I servizi sociali lo allontanano da casa per mandarlo in un istituto, e a Sylvie non resta che intraprendere una battaglia nel tentativo di riavere a casa suo figlio.
Niente da perdere è l'opera prima di finzione della giovane regista Delphine Deloget che proviene dal cinema di realtà e a quella realtà non vuole derogare, anche nel raccontare una storia da lei stessa accuratamente sceneggiata. Tutto succede davanti ai nostri occhi con un'immediatezza e un'urgenza che fanno il paio con quelle di Sylvie, interpretata da un'ottima Virginie Efira.
Siamo di fronte ad un film immersivo calato in un quadro famigliare ma anche in una realtà socioeconomica e geografica ben definita. E ci spinge a ragionare senza pregiudizi sulle trappole in cui rischiamo tutti di cadere, un po' a causa nostra, un po' a causa della rigidità delle istituzioni che ci circondano. Recensione ❯
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Una sorprendente Thomasin McKenzie in un'opera completa che esplora la prigione esistenziale di una donna. Drammatico, USA2023. Durata 97 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Tratto dal romanzo omonimo di Ottessa Moshfegh. Espandi ▽
Nella Boston degli anni '60 la giovane Eileen conduce una vita monotona lavorando come segretaria in un riformatorio minorile e prendendosi cura di Jim, il padre alcolista. Le cose cambiano con l'arrivo di Rebecca, la nuova psicologa del carcere. Brillante e disinvolta, Rebecca esercita un fascino magnetico su Eileen, che rimane immediatamente attratta dalla sua eleganza. La loro amicizia prende però una piega pericolosa quando Rebecca le rivela un oscuro segreto.
Tratto dall'omonimo romanzo di Ottessa Moshfegh (Mondadori), Eileen esplora le prigioni esistenziali in cui vive la protagonista, interpretata da una sempre più sorprendente Thomasin McKenzie, prima di un'emancipazione radicale e definitiva.
Anche Anne Hathaway è capace di riempire lo schermo con un immaginario attoriale da femme fatale (il suo nome, Rebecca, è già tutto un programma), è molto più interessato a esplorare i lati oscuri della mente di Eileen, a prescindere dalle connotazioni sessuali soltanto evocate. Recensione ❯
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Un uomo è perseguitato ed è costretto a cambiare vita. Non capisce però il perché di questi attacchi. Espandi ▽
Vincent, grafico pubblicitario e uomo mite, è aggredito in ufficio da uno stagista. Quello che assomiglia a un regolamento di conti assume presto contorni perturbanti, perché il giorno successivo un altro collega lo pugnala con una biro. È l'alba di un incubo. Vincent lascia la città e si isola progressivamente in campagna. Un esilio costellato di incontri inaspettati.Tutti vogliono uccidere Vincent.
Opera prima di Stéphan Castang, Vincent doit mourir è una metafora della violenza all'opera nella società francese post pandemia. Racconto esilarante e paranoico, assume tutta l'ansia e la collera della nostra epoca volgendole in un fenomeno sovrannaturale contagioso.
Horror che flirta con la commedia sentimentale (e il thriller paranoico), Vincent doit mourir è armato di ascia e di un'audacia folle che irriga l'avventura di un eroe inviso al mondo. Le ragioni dimorano inspiegabili ma il godimento è spiegabile con un soggetto parente diretto del film di zombie, con cui condivide la carica sovversiva e politica. Recensione ❯
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Un debutto curioso fatto di ritmi pacati e momenti sospesi, che guarda al cinema gentile di Moretti e Di Gregorio. Drammatico, Italia2023. Durata 88 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Indecisioni, timidezze, distrazioni e clamorose maldestrezze dei giovani, raccontati al suo esordio nella regia da Filippo Barbagallo, anche autore della sceneggiatura e interprete. Espandi ▽
Lungometraggio di debutto scritto, diretto e interpretato da Filippo Barbagallo, Troppo azzurro è un film curioso, e la supervisione artistica di Gianni Di Gregorio è un segnale importante, perché il ritmo pacato, che segue l’indolenza del protagonista, ricorda quello del regista di Il pranzo di Ferragosto. Solo che qui parliamo di ventenni, e dunque l’inedia di Dario fa più impressione di quella di un boomer: ma è assolutamente realistica, perché molti ragazzi (maschi) della sua generazione sono spaventati dalla vita e si tirano indietro davanti ai rapporti con gli altri, in particolare quelli sentimentali. L’esordio alla regia di Barbagallo è il ritratto di un ipocondriaco dell’anima. E il neoregista, senza grandi velleità ma con molta gentilezza, fa bene il punto su un tipo umano che conosce, e che sembra essere molto frequente nella contemporaneità. Recensione ❯
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Una cronaca romantica che volge in inferno coniugale. I sentimenti, secondo Donzelli, sottendono una sentenza bellicosa. Drammatico, Francia2023. Durata 105 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Quando Blanche incontra Greg pensa di aver trovato l'uomo della vita. Presto però si ritrova coinvolta in una relazione tossica con un uomo possessivo e pericoloso. Espandi ▽
Blanche Renard vive a un passo dal mare dove attende l'amore, che arriva e ha lo charme di Grégoire Lamoureux (nomen omen), un perfetto sconosciuto che sembra avere tutto quello che cerca. Cresciuta tra una madre affettuosa e una sorella gemella più intraprendente, Blanche sposa Grégoire e lascia la famiglia per il tetto coniugale. Lontana dalla Bretagna e dagli affetti più cari, la sua idea romantica dell'amore si scontra presto con la realtà e un uomo possessivo. Vessata dal marito, manipolatore nocivo e inquisitore feroce, Blanche precipita in una disperazione profonda. Non resta che decidere se restare o partire, tacere o denunciare.
L'amour et les forêts traccia un percorso a parte nella filmografia di Donzelli, lavorando su due universi completamente separati, il lirismo e il realismo noir, che finiscono per convergere violentemente in un melodramma psicologico. I sentimenti secondo Donzelli sembrano sempre sottendere una sentenza bellicosa, i suoi personaggi 'andare all'amore' come si va alla guerra. L'amour et les forêts non fa eccezione, la vita di coppia non è mai stata più pericolosa ma il 'trattamento' avrebbe meritato più sottigliezza e meno eccentricità. Recensione ❯
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La storia e il futuro delle immagini in un'opera che pone domande e rivendica maggiore consapevolezza. Documentario, Danimarca, Svezia2023. Durata 85 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un documentario che si interroga sulle immagini stesse. Espandi ▽
La macchina da presa (ora telecamera) è il soggetto di questo documentario che vede i due registi ancora una volta uniti in una ricerca. Questa volta si chiedono come la contemporanea ossessione per le immagini si sia sviluppata al punto da mutare i nostri comportamenti. Partono dalle prime immagini impressionate su una lastra fotografica per giungere al dato, stimato per il 2022, di 45 miliardi di camere presenti sul pianeta e senza alcun tipo di linea progettuale. Il lavoro di Danielson e Van Aertryck, grazie al fatto che, specie nella seconda parte, si avvale di una miriade di riprese e di siti su cui i nativi digitali sono assolutamente competenti, andrebbe mostrato in tutte le scuole superiori. Anzi, prima dovrebbero essere i docenti a vederlo per prendere ulteriore coscienza del fatto che la scuola mentre insegna a scrivere, leggere e decodificare gli scritti altrui, ben poco ancora fa per favorire la decodificazione del linguaggio dominante che tutti accomuna: quello delle immagini. Recensione ❯
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Boss riceve una telefonata dal suo amico Aood, in Thailandia, che gli rivela di essere malato di cancro. Espandi ▽
Boss, barman e dongiovanni, conduce una vita dissoluta a New York quando viene raggiunto dalla chiamata del suo migliore amico, Aood, che gli confessa di avere la leucemia e gli chiede un ultimo favore: tornare in Thailandia per accompagnarlo dalle sue ex compagne e restituir loro un oggetto. Il doloroso processo di commiato dalla vita che sta per svanire diviene per Aood un’occasione per rinsaldare rapporti e saldare debiti prima che sia troppo tardi. Un film che è un tentativo di adattare stilemi e situazioni tipiche del cinema di Wong Kar-wai, oggetto di imperituro feticismo presso i cinefili di diverse generazioni, alle esigenze di botteghino thailandesi. Da Poonpiriya ci si attende infatti un altro campione di incassi, dopo che il precedente Bad Genius si è affermato come il maggiore incasso mondiale di sempre per un film thailandese. L’espediente del viaggio a ritroso nella propria vita, che passa inevitabilmente da rimpianti, rimorsi e rancori mai sopiti, diviene quindi l’occasione ideale per esaltare il feticismo sentimentale tipico del cinema di Wong e la sua reificazione dei sentimenti. Recensione ❯
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Riparte la saga con un capitolo curioso. Ma sono troppi i luoghi comuni. Azione, Fantascienza - USA2024. Durata 145 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un nuovo capitolo della saga de Il pianeta delle scimmie, che riprenderà molti anni dopo la conclusione del film del 2017 The War - Il pianeta delle scimmie. Espandi ▽
Sono passate generazioni dalla morte del primo leader delle scimmie senzienti, Cesare, e ora i primati hanno il controllo del mondo, ma non hanno sviluppato una società particolarmente evoluta. Noa vive infatti in una piccola comunità rurale. La specializzazione del suo clan è addestrare aquile, di cui rubano le uova per crescerle in modo che rispondano al canto delle scimmie. Questa comunità viene razziata dal vicino regno di Proximus Caesar. Gli aggressori cercano una giovane donna.
Riparte la saga del Pianeta delle scimmie con un netto salto temporale in avanti e però pure un villain e un protagonista troppo generici. L'ultimo atto apre prospettive interessanti per il futuro, ma ci arriva con fatica. Due ore e venti minuti, costellati di luoghi comuni, di simbologie fin troppo trasparenti e di dialoghi stentati.
Wes Ball realizza alcune buone sequenze spettacolari e le città ridotte ad antiche rovine coperte di vegetazione sono uno scenario affascinante. Non sempre la logica degli eventi è però convincente, ci sono le tipiche scorciatoie del cinema avventuroso e pure qualche drammatizzazione di troppo. Recensione ❯
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Un cast affiatato e ben diretto, al servizio di una storia famigliare che rimanda a Monicelli e Scola. Drammatico, Italia2024. Durata 103 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una commedia corale che esplora le tensioni familiari di sei fratelli nati dallo stesso padre e da madri diverse. Espandi ▽
Guido, Marco, Leo, Gaelle e Mattia sono, in ordine di età, i cinque figli di Manfredi Alicante, padre egoista e narciso che si è appena tolto la vita. All'apertura del suo testamento i cinque figli scopriranno di avere anche una sorella, Luisa. I sei litigano fra di loro, alcuni anche a causa di antiche ruggini, e trovare un'intesa su come gestire l'allevamento di ostriche che hanno collettivamente ereditato, e che il padre ha trasformato in una utopistica coltivazione di perle, non è facile. Ci saranno discussioni e rappacificazioni, intese e ostilità nella cornice di Bordeaux, ultima residenza del padre e della terza moglie francese.
Sei fratelli, scritto da Luca Infascelli e Simone Godano e diretto da Godano stesso, parte da una buona premessa e va a toccare un tema eminentemente cinematografico, ovvero la complessità del rapporto fra fratelli e sorelle, soprattutto all'interno di una famiglia allargata.
Se da un lato è divertente osservare le interazioni di un cast affiatato di attori abili e ben diretti, dall'altro si sente la mancanza di un maggiore coraggio nell'esporre le piccinerie e le contraddizioni che fanno parte della natura umana, in particolare all'interno delle dinamiche famigliari. Recensione ❯
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Quando un gruppo di amici viola incautamente la sacra regola della lettura dei Tarocchi, scatenano inconsapevolmente un male indicibile intrappolato nelle carte maledette. Espandi ▽
Un gruppo di sette amici si ritrova in una vecchia villa isolata, appositamente affittata, per un weekend spensierato. L’occasione è data dal compleanno di una di loro, Elise. Ma, finita anzitempo la birra, i ragazzi perlustrano la villa alla ricerca di alcolici e finiscono con lo scovare, in una stanza in cui sarebbe interdetto l’ingresso, un vecchio mazzo di tarocchi. Usando il misterioso mazzo di tarocchi, gli sprovveduti vacanzieri si mettono in guai molto seri, causati da un’antica maledizione. La profezia del male crea una classica situazione di pericolo partendo da una premessa molto semplice - la lettura dei tarocchi - che consente di dare il via a una serie di siparietti mortali. La prevedibilità di una simile costruzione è evidente ed è anche una circostanza molto comune nell’horror. Qui i personaggi sono in genere poco interessanti ed è anche poco interessante il loro destino, ma le scene clou presentano una buona vivacità e sono realizzate con una certa inventiva e l’ausilio di apprezzabili effetti speciali in modo da garantire una buona resa spettacolare. Recensione ❯
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Provost ritrae Bonnard e la moglie Marthe. Una coppia che ha saputo trasformare il proprio vissuto in arte. Biografico, Francia2023. Durata 122 Minuti.
Provost esplora il rapporto tra il pittore francese Pierre Bonnard e la sua compagna di una vita e musa per eccellenza, protagonista di un terzo dei suoi dipinti, Marthe de Méligny. Espandi ▽
Pierre Bonnard trova come modella occasionale la fioraia (di un negozio di fiori finti) Marthe che gli si presenta con un cognome falso per fare una buona impressione. Da quel giorno i due, con vicende alterne, finiranno con il costruire un rapporto in cui lei diventerà per i detrattori la donna che lo ha isolato dal mondo parigino e per lui colei che sarà al centro di un terzo delle sue opere. I film sugli artisti sono spesso concentrati su un percorso che metta in luce genio e sregolatezza ed in essi prevalgono gli uomini. Non a caso a un certo punto Marthe chiederà a Pierre perché i nudi nei quadri sono quasi sempre femminili. “Perché i pittori sono uomini e non donne” sarà la risposta. Provost invece trae la propria ispirazione dalla coppia e, in particolare, dal bisogno di rileggere la figura di Marthe, divenuta a un certo punto della sua vita pittrice a sua volta. Provost riesce nello scopo di descrivere un uomo e una donna che trasformano il loro vissuto in arte e riesce anche, evitando l’aneddotica da museo delle cere che spesso inficia i biopic sugli artisti, a farci immaginare l’origine delle ninfee di Monet come l’esito di una giornata estiva e di un incontro tra amici in campagna e, ancora una volta, con una mano che sublima la realtà in arte. Recensione ❯
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Un film multi-mediale, multi-piattaforma, multi-generazionale su un artista che ama l'anonimato. Documentario, Animazione - Italia2024. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un film che unisce immagini dal vero e animazione per raccontare l'evoluzione di un'artista straordinario: Liberato. Espandi ▽
C'è un artista in tour per l'Europa - Berlin', Parigg', Londr' - con la sua crew che è una comitiva che è una compagnia, e ad ogni tappa ci si deve fare una foto con la sciarpa del Napoli calcio sotto gli skyline metropolitani per liberarli. Ci sono e' cumpagn di questa posse che vanno in giro assieme da anni e che da anni coprono un segreto, però sono liberi di parlare di tutto il resto, di come sono arrivati lì, di quello che sapevano, di quello che hanno imparato e anche di quello che non sanno di avere davanti.
C'è un ragazzo che nun tene padrone tranne la musica che vorrebbe fare e che ancora non gli esce fuori, nonostante la bacchetta del nonno, la band del liceo, l'amore di una mangaka. Ci sono 'o sang' 'e San Gennaro, ll'ov' sott' 'o Castiell', 'o Munaciell', Pulecenell'. E poi c'è Liberato, che è tutte queste cose assieme e nessuna di queste.
La paranza di Lettieri e Liberato è multi-mediale, multi-piattaforma, multi-generazionale. E non sembra avere altre convergenze nel panorama italiano. Recensione ❯
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Vittorio, un uomo sui quarantacinque anni, un borgataro, una mattina si avvia da via del Mandrione, a
piedi, per raggiungere il Rio della Grana, di cui conosce genericamente l'ubicazione. Espandi ▽
Un gruppo di ragazzi romani si aggira per le zone periferiche della Città eterna bighellonando senza lavoro, battibeccando e perdendosi lungo le strade assolate di un'estate senza prospettive. Il punto di incontro è un bar con una cameriera che non vuole servire chi non ha i soldi per pagarle le consumazioni; il mezzo di trasporto, oltre alle proprie gambe, è un'automobile a corto di benzina il cui proprietario cerca di vendere il suo crick per fare quattro soldi.
Fra sogni ricordati dai protagonisti che suscitano gelosie e preoccupazioni e trame di capolavori cinematografici come Mamma Roma, Accattone e La Ricotta raccontate dall'unico over-30 del gruppo la giornata trascorre nella calura e nell'inedia, consumandosi in litigi, battute e dinamiche relazionali fra i ragazzi che sembrano avere fra di loro legami estemporanei.
Daniele Costantini mette in scena un gruppo di studenti di un'accademia di cinema romana. Purtroppo però il lungometraggio mantiene tutte le caratteristiche del saggio di fine corso, a cominciare dall'impianto fortemente teatrale e dall'utilizzo di dialoghi enunciati in quel romanesco che caratterizza ormai gran parte della produzione scolastica della Capitale. Recensione ❯
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